[PUB RANDOM] Incubi notturni

Eva + Mikael

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  1. Eva Cooper
     
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    L’ha fatto davvero, seppur si fosse dimostrata così restia qualche sera prima, ma alla fine si è decisa a superare qualsiasi paletto che il buon senso le aveva attribuito. Una notte difficile per la mezza Veela quella che ancora non è giunta a metà del suo percorso, ma che non ha comportato nessun riposo, non a lei perlomeno. Infatti, non appena chiusi gli occhi, si sono susseguite le terribili immagini alle quali aveva dovuto assistere durante la sua disavventura, non solo legate all'omicidio, ma anche al Babbano che ha aggredito l'Auror stessa. Si è subito alzata dal letto, respirando affannosamente: ha deciso che non avrebbe avuto senso chiudere nuovamente le palpebre, non ne valeva la pena vivere quegli assurdi momenti che tanto non le avrebbero permesso di dormire. Dunque aveva liberato la sua civetta delle nevi, Xenia, affidandole un messaggio diretto ad una persona in particolare, a colui che aveva tentato di proporsi per starle accanto anche nei momenti più difficili.
    Non ci sperava poi molto vista l'ora, erano ormai le due e trenta di notte, ma inspiegabilmente lui le rispose quasi subito.

    Raggiunta la strada principale non si stupisce poi molto nel trovare Mikael ad attenderla a poca distanza dalla porta d'ingresso, casa che l'Obliviatore aveva già avuto modo di vedere - da fuori - la sera del fattaccio. Inizialmente la bionda pare però essere piuttosto imbarazzata forse perché si era in qualche modo convinta che non sarebbe successo, che lui non si sarebbe preso la briga di dedicarle quel tempo. Deglutisce appena, superandolo di qualche passo, senza ancora guardarlo in volto: ha indossato i primi abiti che le sono capitati sotto tiro, un paio di pantaloni di tessuto nero e una maglietta di un colore rosa confetto, il tutto unito alla solita cintura munita di fodero e bacchetta che è solita portare sempre con sé. In qualche modo è riuscita anche a sistemare i capelli, morbidamente sciolti - ad arrivare fluenti fino al fondoschiena - attorno al volto sempre piacevole ma caratterizzato da qualche piccola occhiata dovuta alle ultime notti trascorse insonni. Non è questa la prima volta che fatica a prendere sonno, ma la mezza Veela non aveva voluto disturbare prima il gentile Soulbrandt che già fin troppo aveva fatto per lei. < Grazie > proferisce senza neanche salutarlo con un "buonasera" < Non eri obbligato a soccorrere la principessa in pericolo, ancor meno visto come ti avevo trattato quando mi avevi parlato degli incubi. Sei pieno di sorprese. > un'ammissione accompagnata finalmente da un primo sguardo rivolto al suo interlocutore ad alcuni passi di distanza. Gli sorride solo a quel punto, prima di aspettare che lui le si affianchi e cominciare così a camminare: la destinazione è uno dei Pub ancora possibilmente aperti a quell'ora. Non aggiunge altro in quel frangente, lanciandogli di tanto in tanto qualche occhiata: ancora le sembra impossibile che lui sia lì, ma non vuole ringraziarlo eccessivamente perché ormai ha ben compreso l'ego un tantino narcisistico dell'uomo.
     
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  2. Mikael Soulbrandt
     
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    I suoi incubi sono stati più controllati anche se violenti dagli anni in cui ha imparato a dover convivere con quelle cacce che portavano alla morte di qualcuno o nel vedere le persone morire, bene superiore o meno, portando le notti a venir segnate da uno squarcio nella propria testa, testa capace di controllare quelle emozioni ma di tanto in tanto anche quelle notti risultano insonne e ha ricevuto in una di questa una lettera, ha mandato un corvo e dopo si è preparato, preso la sua scopa da corsa per muoversi a grande velocità, preferendo il freddo a risvegliarlo durante quel tragitto, repentino e una volta raggiunto il posto della donna, posare la sua scopa da corsa vicino un negoziante di fiducia a conservarla fino a quando non ritornerà a prendersela. Il suo vestiario è composto da una giacca nera a collo alto, a coprire quella zona del corpo vi è una sciarpa nera, giusto per nascondere i segni di quella lotta che ne ha portato ad una sua vittima, vittima che più era un carnefice l'esatto attimo prima, sotto la giacca si potrà notare la camicia bianca, anch'essa con un bottone mancante, il primo in alto, a mostrare una fenditura (coperta però dalla sciarpa) per lasciare scoperto il fisico e anche a mettere in mostra una catenina con all'estremità l'anello nuziale, le gambe invece indossano un pantalone nero, dai tratti eleganti e non aderenti, in modo da permettere eventuali corse per inseguire chissà quale sospettato, sempre a pensare al lavoro, ai piedi invece delle scarpe militari/da montanaro, adatte a qualsiasi tipo di terreno, come fondina vi è quella sull'avambraccio dove detiene la sua bacchetta magica ma che non ha intenzione di utilizzare in quel silenzio. Silenzio interrotto da Eva che una volta compiuto quel suo ringraziamento la scruta e osserva, piegando il capo in un segno di apprezzamento e scuotendolo subito dopo. < Ti avrei detto ci sarei stato.> dice in maniera più diretta e proprio in quel frangente dopo a sentirne di quelle parole successive. < Lo so.> sull'obbligo.< Sono una persona adulta. E mi comporto da tale.> conclude di quel discorso e procederebbe con attenzione nel cominciare a seguire la ragazza procedendo con un camminare adeguandosi al suo stile di camminata e permanendo al suo fianco. Schiude quelle labbra in un pronunciare in quella notte, sottile sussurro.< Cosa hai sognato ?> chiede per pura curiosità, avviandosi in quel pub adocchiato dalla ragazza e che vedranno di raggiungere a breve.
     
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  3. Eva Cooper
     
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    Procede con l'Obliviatore lungo la strada principale: sorpassano alcuni locali, la maggior parte dei quali sono chiusi, ma è sicura che almeno un posticino aperto debba pur esserci. Le ascolta le parole del suo interlocutore, ma non va a commentarle, non le prime perlomeno. Si focalizza il suo sguardo sulla zona circostante: com'è normale a quell'ora non vi è quasi nessuno a vagare in quella zona, d'altra parte è una sera qualsiasi di una giornata lavorativa e, quindi, c'è ben poco da rimanere svegli fino a tardi. Lui potrà notare come, a differenza del solito, non lo guardi in volto e - anzi - tenda a rifuggire il suo sguardo. Non ricerca il contatto visivo come invece è abituata a fare, ma smuove gli occhi chiari solo e soltanto di fronte a sé: potrebbe apparire apatica, ma anche questo è una conseguenza di ciò che sta vivendo. Non sembra stanca però, cammina senza problemi sopportando quel lieve dolore allo stomaco che man mano sta diminuendo con i giorni che continuano a trascorrere senza pietà. Potrebbe non voler rispondere alla domanda sussurrata che lui le pone alla fine, ma invece si riscopre desiderosa di farlo, di sfogarsi con qualcuno che può capirla.
    < Non è tutto chiaro, alle volte non distinguo bene i particolari. Ma quasi sempre c'è sangue. > una prima affermazione seguita da un sottile sospiro e dalla testa che viene mossa lateralmente insieme ai lunghi capelli chiarissimi smossi dal vento serale < Vedo quell'uomo, quello che mi ha attaccata insomma. Lui mi ha guardata in un modo, quella sera, che non augurerei a nessuna donna > non smette di camminare mentre racconta quella parte dei suoi pensieri, quelli che insieme alle immagini fisse nella sua testa non le permettono di dormire < E' già la seconda volta in cui sogno di essere sopraffatta da lui. Vuole...toccarmi, farmi del male > deglutisce per un istante, fermando il suo incedere solo in quel preciso istante, in cui fatica ad avere il controllo delle sue emozioni. Ma, seppur ferma, ancora non volge lo sguardo verso di lui: a poca distanza ha intravisto un pub ancora aperto, ma attualmente non è in grado di muoversi. La sua espressione è decisamente preoccupata, forse perché l'incubo è recente e quindi non ha ancora avuto modo di metabolizzarlo. < Sembrano sempre così reali > sussurra piano quest'ultima affermazione, mentre con le mani si cinge le corrispettive braccia, in una sorta di abbraccio autoinflitto.
     
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  4. Mikael Soulbrandt
     
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    Osserva quei nuovi aspetti della mezzaveela, studia nel vederla intontita da qualcosa di più grande e di come agisce a riguardo, annuisce di poco con quel movimento del capo a darle cenno di stare ascoltando ogni sua parola mentre ella proferisce di quel racconto, risposta alla sua domanda, il vento ne scombina il suo di ciuffo portato ad essere pettinato da quella furia del tempo e quando procede con quel parlare va a procedere con un.< E' dovuto ai dettagli importanti colti in una serata orribile. Ci saranno sempre queste immagini fino a quando il tuo subconscio non capirà di quanto questo pericolo non sarà fattibile. Solitamente arresto o morte. O tempo.> riguardo quel soggetto, esplica i modi con cui guarire quella ferita inferta alla sua reale impotenza e qualche attimo dopo lasciar che la lingua schiocchi contro il palato per vedere ella fermarsi e lui in realtà si è arrestato già due passi prima d'ella. Un movimento secco quello di togliersi la giacca dal proprio vestiario per tentare di prenderla con le punta delle dita indice e pollice di entrambi le mani sulle "spalle" dell'indumento in modo che una volta sollevato tenterebbe di farlo aderire al corpo della ragazza e glielo sistema, avvicinando di poco il capo, rompendo quelle distanze solite avute per portare quelle labbra ad avvicinarsi all'orecchio d'ella.< Fa freddo.> le ricorda, alla lei che potrebbe aver tralasciato quel dettaglio per la fretta, mentre lui più preciso si è preparato per evitare l'evenienza di prendersi un possibile colpo, aggiungendoci anche la sua sciarpa che è la sua unica fonte di calore, ma non si scosta da quelle parole per continuare, mentre in quel sistemarsi, il braccio proverebbe a porsi intorno a lei, in un mezzo-abbraccio.< E giuro. Confondi questo gesto o futuri per un tipo di paternale o trattamento per l'età e ti faccio finire il Gambe Corte in cucina.> minaccia scherzosa, ma quel "ti giuro" potrebbe essere una scintilla di personalità diversa quanto imposta con serietà, il tono e le lettere scandite con una cura tale da poter scuotere la mente di chi conosce le capacità dell'Obliviatore in un interrogatorio, ira primordiale del suo sguardo che si intonerebbe bene, ma per il resto vi è la solita nota seriosa. Proprio qualche attimo dopo aver compiuto quel gesto, staccarsi per affiancarla se ella non lo fermerà da quel suo distacco, in modo da guardarla per qualche frangente e concludere. < Perché hai una forte immaginazione. Fune lo ha salvato. O lo avrei portato con noi se non fossimo fuggiti con così fretta.> conclude in quelle note lievemente amare sul fatto di essersi fatto scappare l'occasione di poter catturare uno spazzino per via di una creatura... ancora non meglio definita.
     
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  5. Eva Cooper
     
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    < Spero che tutto finisca in fretta, non voglio continuare ad essere così vulnerabile > commenta subito intervenendo alle prime parole dell'Obliviatore che ancora non sta guardando. Non capisce perché, o meglio ancora non l'ha elaborato, ma da qualche giorno a questa parte fatica a guardare le persone negli occhi e soprattutto lui, forse per quello che gli ha visto fare. Mikael ha fatto ciò che doveva, ma quell'atteggiamento va oltre la consapevolezza della mezza Veela, è qualcosa di psico somatico che probabilmente si concluderà quando anche quegli incubi l'abbandoneranno. Si accorge solo in quel preciso momento che il suo accompagnatore si è già fermato qualche passo indietro e, dunque, si volta per comprenderne il motivo. Coglie i suoi movimenti che lo portano più vicino e inarca un sopracciglio nell'osservarlo togliersi la giacca: rimane alquanto stupita per quel gesto gentile, ma lascia che lui possa sistemare quell'indumento sulle sue stesse spalle senza fare una piega. Ascolta il suo primo sussurro, al che tenterebbe di dire qualcosa di probabilmente non molto adeguato ma, non appena schiuse le labbra, la puntigliosità espressa dall'affermazione successiva di lui evita che possa effettivamente esprimere i suoi pensieri. < Ti ho già chiesto scusa per quel fraintendimento Soulbrandt, non essere sempre così precisino > gli sorride, seguitando a chiamarlo per cognome mentre lui ancora armeggia in quella sorta di abbraccio per posizionare i suoi indumenti nel modo migliore possibile. < Non posso permettermi di fare commenti sconvenienti, non questa notte perlomeno dato che ti sei scomodato solo perché il mio gufo ha fatto irruzione in casa tua alle due di notte >Il suo distacco successivo la infastidisce, tant'è che se ne rende anche conto perché nel momento in cui lui si affianca la mezza Veela ha già smesso di sorridere. E non ci riflette poi molto, fatto sta che, ancora da ferma, - mentre le ultime parole di lui la raggiungono senza realmente essere ascoltate diligentemente dalla sua mente - la biondina smuove la destra per cercare di afferrare il braccio dell'Obliviatore con la finalità di tirarlo più vicino a sé. Se dovesse riuscirci, in uno slancio non propriamente professionale, rialzerebbe la propria mano insieme all'altra per avvolgere il primo braccio intorno al collo dell'uomo e l'altro intorno alla sua vita. Dopodiché proverebbe a lasciar scivolare in quel movimento il proprio viso dai candidi lineamenti accanto alla guancia altrui per donargli un abbraccio, uno vero. Un gesto del quale lei ha in realtà bisogno: se tuttavia non dovesse riuscirci riprenderebbe a camminare subito dopo, diretta verso la porta di quel pub ancora aperto a qualche passo di distanza.

    Edited by Eva Cooper - 15/6/2018, 10:37
     
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  6. Mikael Soulbrandt
     
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    Il tutto è dovuto ad un modo di affrontare quelle situazioni, lui prendendo di petto il problema dove ogni sorta di ricordo negativo venga incentivato fino alla sua consumazione e distruzione totale come parte integrante dell'uomo, mentre la ragazza invece assimila in modo diversi di quelle informazioni, lascia proseguire quelle prime parole e va ad annuire solo in un movimento lieve, comprendendone quella difficoltà che l'altra potrebbe avere nel crescere tramite quell'esperienza vissuta. Quando la stringe appena per suggerirne quelle parole ad ascoltare della sua risposta va a continuare con un. < Ah ha.> ma lo dice con un palese tono canzonatorio nei confronti della ragazza, punzecchiandola in quella maniera che imita il personaggio altrui in quella comicità che in parte è anche la propria, quando a continuare di quelle parole altrui annuisce e aggiunge.< No. E' stato per lo più Procione a dormirmi sulla faccia ad avermi realmente svegliato.> schiude ancora le labbra anche dopo quella battuta e avanza con un.< Dormo poco in genere. Specialmente queste sere. Non uccidevo in realtà da molto.> pausa in quel suo discorso e quella confessione, quelle parole sono portate con una nota strana, abitudine in quel gesto nel renderlo naturale ma al contempo stesso stranezza nel dover riprendere le vecchie abitudine, mai alzato dito per egoismo, ma sempre aiutare qualcuno in difficoltà dove non vi era altra scelta, spesso quando si rischia la vita, non ve ne è mai. Osserva quel sorriso scomparire quando l'affianca mentre prima lo intravedeva appena, luminoso in quegli istanti di vicinanza, vicinanza che vengono ripresi con repentinità dalla ragazza, quelle movenze non vengono bloccate in alcun modo e spalanca di poco le palpebre quando viene stretto in quell'abbraccio, procedendo anche lui nel tentare di portare una mano sulla spalla altrui, carezzandone quei capelli nel muoversi, a rassicurarla silenziosamente di come andrà tutto bene, il tutto, in un mezzo abbraccio se così si può dire, uno spingerla pure a mantenere di quel contatto, neanche fosse un bisogno reciproco per quel singolo istante, sussurrando subito dopo.< Grazie anche a te.> lo dice in un mezzo sbuffo che potrebbe risultare una battuta, uno sbuffo che l'altra potrà sentire spargersi di quel respiro caldo sulla guancia nella vicinanza con l'orecchio e poggiando il mento sulla testa della ragazza, trattenendola per quei secondi, se lei avesse permesso di quei gesti.
     
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  7. Eva Cooper
     
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    Lui le fa il verso, a rispondere a quella lieve frecciatina da lei appena abbozzata, il che la diverte e anche parecchio permettendole di non pensare più a nulla per qualche lungo istante. Anche la sua spiegazione successiva la fa sorridere di gusto, all'idea di Procione intento a dormire spaparanzato sul povero Obliviatore: sarebbe da lui, come anche non riuscire a stare zitto per l'intera notte. < Si sta comportando bene? Fune sarà parecchio arrabbiata quando tornerò a casa, non si è accorta della mia piccola fuga > spiega annuendo pacatamente < Sembriamo quasi due amanti costretti ad incontrarsi solo quando i rispettivi partner non sono coscienti> questa volta le scappa anche una risata, genuina perlopiù che la rende in quei frangenti particolarmente avvenente. E non solo per il fatto che sia una mezza Veela, ma proprio perché quando sorride appare particolarmente gioiosa, di una purezza che le appartiene.
    E' stata lei a ricercare, dopo quelle brevi battute, un nuovo contatto fisico con il suo interlocutore: un abbraccio, nulla di eccessivo ma che - a quanto pare - era per entrambi necessario. Si stringe a lui senza ragionare al fatto che quel gesto possa apparire alquanto avventato ma, in realtà, nemmeno ci ha riflettuto. E' stata un'azione del tutto meccanica, coadiuvata dal gesto gentile di Mikael che le ha prestato la sua giacca sfiorandole appena le spalle. La stringe anche lui, lei con delicatezza e in totale assenza di forza eccessiva, poggiando la bionda testolina sulla di lui spalla per qualche secondo. Socchiude anche gli occhi, a godersi quello scambio reciproco di due persone che hanno condiviso dei momenti particolarmente terribili, tragici senza alcun dubbio. Ed è come se in quel frangente non si fosse resa conto di nulla, tant'è che - da parte sua - l'abbraccio dura parecchio. Si distacca appena, ritirando la mano ancora all'altezza del collo dell'Obliviatore mentre l'altra - al suo fianco - permane ancora lì. Arretra con il volto, mantenendo comunque la stessa identica distanza e, se l'altro non dovesse in qualche modo spostarsi da quella postazione, si ritroverebbe davvero molto vicina all'altrui viso seppur più in alto rispetto al suo visto che lui la supera di alcuni centimetri. Sbatte un paio di volte le palpebre e con esse le lunga ciglia nere a donarle uno sguardo più magnetico che tuttavia rifugge dagli occhi altrui, proprio come nei momenti precedenti. Si ferma invece in un punto indefinito del di lui volto, potrebbe trattarsi delle labbra o del naso non è ben comprensibile. < E' un tantino imbarazzante > si ritrova a sussurrare respirando piano per prendersi una piccola pausa < Puoi lasciarmi andare adesso, Soulbrandt > glielo dice con una leggera punta ironica che appare altresì poco convinta anche se mai l'Auror ammetterebbe qualcosa del genere. E, finalmente, si decide a donargli una breve occhiata specchiandosi nelle iridi altrui mentre con lentezza allontana anche l'altra mano ancora pressante sul fianco altrui.
     
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  8. Mikael Soulbrandt
     
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    Quella vicinanza viene portata con naturalezza come se nulla lo imbarazzasse realmente e quel momento fosse piacevole nel vivere quotidiano di quella serata, dove la notte è giunta e non vi sono più occhi per guardarli, se non quelle delle stelle ad osservare ad oltranza di quella situazione e proprio l'attimo dopo va a schiudere le labbra in un continuato.< Si comporta come un procione con doti divinatorie e capacità oratoria dovrebbe. Prevede di mangiare un tot di cibo dalla mia credenze e guarda un po', a volte si supera.> scuote il capo come sconsolato e ruotando gli occhi in un fare eccentricamente infastidito, ovviamente teatrale in quel suo porsi a riguardo dell'animale, ma ritorna piuttosto serio quando la ragazza pone quelle parole e annuisce dicendo.< Chiunque sia stato a celebrare i nostri matrimoni doveva essere più ubriaco di noi a permettere ad un procione e una fune di sposare una persona.> si pone nuovamente su quello scherzare ma in un tono più addolcito così come quel sorriso che si crea e proprio quell'istante dove porta quelle parole ad essere più leggere nel loro scandire. Ne seguono i movimenti della ragazza a vedere come ella si poggia con la testa sulla propria spalla o come le mani si muovano ma permane quella sul fianco e tace silenziosamente, soprattutto quando il volto dell'altra è così vicino e illuminato da quelle luci create per non tenere mai quelle strade nel buio, accentuando i lineamenti di entrambi e indurendo i suoi, vedendo come ella allontana di quello sguardo, ma punta in qualche modo a naso o bocca, accentua un sorriso, mostrando l'arcata superiore di quella bianca dentatura a volerle fare intravedere una cosa che pone raramente, anche per quella stanchezza che ne rompe qualche rigido parametro. Schiude quelle labbra, dopo averle richiuse al suo sorriso, andando così a sussurrarle a fior di labbra, condividere quel respiro ma solo quello ad unirli e nessun tocco.< Non so quanto sopporteresti, lo stare al mio fianco, secondo certe regole. E se proveresti, per quanto.> lo dice con un tono differente, secco, macinato per quei pochi istanti, la mancina si porterebbe ad allungarsi in un provar a condursi sul collo della mezzaveela e salire in una carezza sulla guancia, mentre l'altra mano si poggia su quella di lei al proprio fianco, e si potrebbe notare un tentativo di quelle labbra a cercar di sfiorare in un baciar, l'angolo destro della bocca altrui, socchiude di poco lo sguardo e se ella avesse acconsentito a quel semplice movimento, allontanandosi per sussurrare.< Sei una splendida ragazza, ma perderesti tempo con me se dovessi cercare un lieto fine.> quelle parole che ne comportano uno stringere di quella bocca a continuare successivamente.< Scusa se magari ho capito male dal tuo sorriso. E se ti va bene, nonostante le mie parole.> conclude in quell'attimo dove lui cerca sempre quel contatto visivo, di congelare con le sue iridi quelle di colore cielo, in un attimo dove sono invogliati nell'essere una patina protettiva a concludere con un.< Vorrei tenerti per un altro po'.> riguardo l'ultima frase d'ella, dove quella mano su quella altrui tenterebbe di afferrare questa per sollevarla sulla propria spalla e portarla lì, se la bionda lo lascerà fare, conducendo di quelle dita della mandritta a condurre sul fianco altrui e far in modo che la mancina invece, residente al viso della ragazza, scorrano lungo il braccio di lei per raggiungerne le mano e provare, se fosse riuscito in tutto ciò ad intrecciarne le dita e cominciar in un lento volteggiare, in una posa da ballo, dove lui conduce in un passo lento, un volteggiare leggero, nel suo volto la solita espressione, nei suoi occhi quell'ira primordiale sempre sotto controllo e muove il capo, in un danzare, contemporaneo a quello che compierà con la donna se fosse riuscito in quel suo intento, neanche nella sua testa vi fosse una continua melodia proprio in quel preciso istante.
     
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  9. Eva Cooper
     
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    Sorvola sulle prime parole da lui pronunciate, seppur le strappino un nuovo sorriso. C'è quella sottile ironia che si è andata a creare tra i due forse per via del carattere spumeggiante dell'Auror ma che non le dispiace affatto. Riscopre solo tardi di essere ancora troppo vicina a lui, ad intercettare il suo sorriso che pare diverso da quelli che solitamente lui le dona. La fa sentire bene, come quel lieve tocco che ancora condividono perché è evidente quanto ne abbia bisogno la mezza Veela. Fondamentalmente di lui non sa niente, niente se non ciò che ha sentito dire su di lui e sulla sua famiglia, oltre a ciò che ha visto durante la tragica serata trascorsa insieme. Chiude e riapre gli occhi velocemente quando lo sente pronunciare una frase sibillina, ritrovandosi senza neanche rendersene conto a puntare lo sguardo in quello altrui che fino a quel momento aveva evitato. Ha sentito bene? Si sta riferendo a qualcosa di preciso, ma forse non ha torto, può capirlo. Non riesce ad emetter fiato però, accettando in rispettoso silenzio la carezza che lui le dona all'altezza della guancia, più calda ora forse anche grazie alla concessione di quella giacca altrui che ora è lei ad indossare. Arriva anche quello scontro sottile con l'angolo delle rosee labbra della donna, un'azione che non si aspettava proprio per niente tanto che pare arrossire lievemente all'altezza delle gote solitamente troppo pallide. Si tratterebbe di un lievissimo colorito più accentuato, nulla di eccessivo ma che potrebbe comunque essere notato per via delle luci dei pali e della luna che splende in cielo. Ascolta e non si pronuncia in merito, rabbrividendo appena quando lui va a sussurrarle all'orecchio, non riuscendo ben a capire se essere felice o meno. Questo perchè, se le sue parole negano, i suoi gesti richiamano a sè la mezza Veela. Non solo per quel bacio appena pronunciato, ma anche per i movimenti successivi di lui, grazie ai quali si ritrova con la mancina stretta nella sua destra e con l'altra poggiata invece sulla sua spalla. E' rimasta completamente zitta in quei frangenti, statua greca di infinita bellezza, seppur si sia lasciata condurre: anche in quel preciso momento si ritrova a danzare con lui, lentamente come se solo la notte fosse l'unica compagnia concessa alle due anime che sostano sulla strada. Smuove i primi passi con lui, si lascia guidare ma questa volta mantiene gli occhi chiari in quelli di ghiaccio che le stanno di fronte.
    < Sei un idiota Soulbrandt > dice, ma sostiene quelle parole con una tale dolcezza che tutto sembrerebbe fuorché un insulto. E di fatti sorride la bionda Auror, riprendendo a parlare subito dopo: < Non solo, sei anche insopportabile, puntiglioso, saccente e... > si ferma un attimo scivolando con il volto ancor più vicino a quello altrui, quasi in punta di piedi per limitare la distanza dovuta alle altezze differenti. < ...pensi troppo. Decisamente troppo. > un sussurro anche il suo, suadente però, accompagnato dal tentativo di azzerare le distanze. Dovesse riuscirci poggerebbe le labbra su quelle altrui, per donargli un lungo bacio delicato nei primi istanti, ma maggiormente appassionato in quelli successivi. E scavalcherebbe la sua spalla per raggiungere il capo dell'Obliviatore e accarezzargli piano i capelli. Inutile dire quanto siano state inutili le parole che lui le ha riservato qualche istante prima, giusto?
     
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  10. Mikael Soulbrandt
     
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    Ella ascolta quelle parole ma la reazione che avviene si può notare essere stata predetta da come quelle parole ne portino un corrugare della fronte, nonostante la dolcezza messa nel suo pronunciarlo, o appunto, a causa di quella dolcezza con cui viene pronunciato così da procedere con quell'elenco a cui sussurra un.< ... Sono anche serio.> aggiungerebbe ma a quel pensare troppo si può notare come oramai si sia rassegnato a quel gesto, lasciando che ella compia quella scelta da lui predisposta, nella mancanza di quel lieto fine o di una strada che non sarà piacevole. Bacio che giunge in un premere delle labbra, fino a quando ella non si schiude e lì porterebbe la lingua in un tocco leggero a sfiorare quella altrui, un bacio ricambiato, un distacco di queste e la dentatura a portarsi in un afferrare del labbro inferiore tirandolo appena a sé, cattura delle due arcate sul niveo incarnato della donna a comportarne un tocco di quel lembo roseo con la lingua, per poi proseguire con un salire dal labbro inferiore a carezzare quello superiore d'ella con entrambe le labbra, bacio che è solo un accompagnamento al gesto altrui aggiungendosi la sua dose ma solo con le labbra, le mani smettono di collaborare a non voler creare ulteriore complicità, neanche fosse l'inizio di quel percorso intrapreso dall'altra. A conclusione di quel lungo bacio, andrebbe a distaccarsi per guardare l'altra da quella vicinanza e continuare con un.< Hai scelto una strada più che difficile e senza alcuna ricompensa finale, a meno che non ti renda felice ciò.> amaro in quelle parole, solenne, neanche l'avesse appena maledetta alla sua scelta di voler continuare in una strada per nulla facile dopo quel suo gesto a suggellare tutto e proprio in quell'attimo dove le dita andrebbe nuovamente ad essere intrecciate se lei permetterà tale gesto e in caso, la gemella si risolleverà in una carezza lieve, una nuova per come quel tocco dei polpastrelli diventi più duro quanto caldo, neanche fosse entrato in possesso di quella persona, persona che sta valutando sotto il suo tocco, iridi ghiacciate portate a costituire uno scrutare più profondo negli occhi altrui a volerne studiare di quelle sfumature celesti, silenzioso in quel suo muoversi. Lui abituato a delle regole rigide ma finché sono relazioni privi di alcun finale in un matrimonio può permettersele, le due famiglie sono state più che chiare nella sua crescita, come ogni purosangue nessuno si può permettere l'errore di sporcare ciò che è stato puro per anni. Quel pensiero non lo disorienta ma anzi lo rende saldo su come muoversi con qualunque persona, così come con la mezzaveela ne carezza di quel volto e procede con un.< Magari ti renderai conto dell'errore e ti tirerai indietro. Ma nel caso, non farti problemi.> glielo fa sapere in una nota piuttosto agrodolce, neanche non avesse un minimo di scelta in quella cosa, poiché come già accennato ciò viene definito come un percorso da intraprendere, a seguirlo per ciò che è la sua vita.
     
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  11. Eva Cooper
     
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    Quel bacio perdura a lungo, momenti in cui le rosee labbra di lei si scontrano - si incontrano - con quelle di lui. E, mentre carezza piano i suoi capelli, nemmeno si rende conto che il suo interlocutore non muove un muscolo, che non prosegue quella vicinanza con ulteriori gesti. Per lei sono attimi da vivere fino in fondo, quando schiude la bocca per trovare l'altrui lingua e giungere così al compimento di un contatto che lei stessa ha ricercato, ma che ricambia con enfasi poiché ella stessa lo desiderava profondamente. Lo lascia giocare con le proprie labbra, rispondendo con qualche lieve morso di una passione non indifferente ma che, quando giunge il momento della conclusione, diviene più dolce, di una tenerezza che solo un animo puro come il suo può dimostrare di avere.
    Ascolta da vicino le sue parole, perdendosi nei suoi occhi, specchiandosi in quel ghiaccio che ancora l'avvolge da così vicino e - alla fine - sorride di nuovo. < Volevo che accadesse Soulbrandt > sentenzia in risposta alla sua affermazione che pare rovinare quel prezioso istante o che, perlomeno lei, ritiene tale. < Non ha importanza tutto il resto, nemmeno quello che avverrà domani o il giorno dopo ancora. Potrebbe succedere di tutto, potrei risvegliarmi un giorno e scoprire che questo è stato dettato solo da un momento di debolezza, ma in ogni caso ripenserei sorridendo a questi istanti.> genuina in quel dire, sincera nell'esporre i suoi pensieri così come vagano nella sua testa. Non è mai stata brava a mentire, non nella vita al di fuori dal lavoro, quando per via delle indagini segrete spesso è costretta a farlo. Per il resto ama essere sincera con tutti, anche con chi spesso non lo merita e di certo non si esimerà dall'esserlo con lui. < Sei così presuntuoso dal pensare che io possa innamorarmi di te e soffrire per questo motivo? > la mano all'altezza ancora del suo capo scende giù nel tentativo di afferrare quella altrui e di stringerla nella sua, circondando con delicatezza le sue dita < Ma certo, certo che lo sei > presuntuoso insomma, ma aggiunge una sottile risata, melodiosa come la sua voce e che si perde nell'aria di questa notte silenziosa. Lo osserva ancora in volto e, seppur abbia accusato lui di pensare troppo, anche lei comincia a rimuginare sulle implicazioni di un possibile collegamento duraturo tra di loro. Mikael ha delle certezze riguardo il suo futuro, la sua famiglia che lei pensa di conoscere bene: sa del suo essere Purosangue e immagina anche senza una spiegazione approfondita ciò che questo può significare. Eppure glielo ha appena detto, lei tende a fare ciò che la fa sentire bene e poco prima aveva deciso di baciarlo senza pensare alle conseguenze. < Ciò che mi fa stare bene non è mai un errore, cerca di tenerlo a mente > glielo dice, esprimendo ad alta voce quella stessa ipotesi mentale prima di ritrarsi mantenendo però ancora - se possibile - la mano nella sua. E lo trascinerebbe quindi verso l'ingresso dell'unico pub ancora aperto, quella che doveva essere la loro destinazione già da alcuni minuti. Passi decisi eppur sempre leggeri, mantenendo la mando libera sulla giacca dell'uomo che ancora è presente sulle sue spalle, per evitare di farla cadere e anche perché, in effetti, la fa stare certamente più al caldo.
     
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  12. Mikael Soulbrandt
     
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    Dopo quel bacio ne porta ad ascoltare le risposte alle sue parole, per la prima parte risulta chiara e difatti annuisce ad acconsentire ad andare avanti, andando avanti con un lasciare di quelle labbra schiudersi nel procedere.< Va bene.> secco quanto diretto in quel suo parlare. Ma dopo pochi istanti quando ella ne nomina la sua presunzione si può notare come sollevi il mento e corrughi la fronte, ma non parla perché ne nota come ella stia per aggiungere altro e la sua rista ne porta alla sua attenzione nel condurre quella mano sul volto a scendere per chiudersi sulla spalla altrui, se ella permetterà, in modo da continuare in quella vicinanza di volti a sussurrare.< E tu non sei così sciocca da pensare io sia presuntuoso, quanto io stia esponendo ciò che sono i dati di fatto tra un "Noi".> sottolinea accuratamente quella parola finale nel far comprendere come quella unione reale sia impossibile in tutti i sensi e schiocca la lingua contro il palato, ma non è un rimproverla quando un rimetterla nuovamente al corrente e continuare.< Seguimi se ti fa felice, ma non chiedere di più.> la mette in guardia, sottolinea quella situazione e stringe quelle labbra, muovendo il capo in uno scuoterlo leggero. Leggero in cui vedrebbe quella mano altrui trascinarlo e si arresterebbe con il passo, se fosse riuscito a fermarla, andrebbe a camminare proseguendo fino ad arrivare all'ingresso del locale, così da tentare di sciogliere quell'intreccio di dita qualche passo prima di questo e guardarsi la mano dicendo.< Non sono tipo da tenere la mano quando cammino. Limita di molto i movimenti, anche so voleva essere una cosa dolce.> quella motivazione risulta reale anche dal fatto che ha dovuto fermare la ragazza prima di farsi trascinare e i suoi movimenti per una volta si compiessero con una nota di difficoltà, anche se nel guardarsi la mano si può notare un sospiro di poco pesante, un ricordo portato alla luce. Ma nulla dal distrarlo dal muoversi con l'andare ad aprire la porta ed entrando prima lui, per tenere la porta alla mezzaveela, personaggi per lo più dell'ambiente notturno a cominciare a sfogarsi con qualche danza o a riempire il bancone per una bevuta o chi ancora dorme sul tavolo per la stanchezza accumulata, si muove fra quegli elementi descritti in maniera naturale, abituato ad essere sempre nel giusto ambiente dopo averlo studiato, nonostante il suo essere purosangue ha vissuto con molte note dettagliate, sedendosi su uno dei tanti sgabelli ma di cui, un occhio attento, potrebbe notare come la situazione del locale è appositamente tenuta d'occhio per evitarsi sorprese, il suo spirito da cacciatore permane sempre e procede verso il barista.< Rum di Ribes Rosso.> nulla di più verrà detto in quel frangente, aspettando la sua ordinazione, tutto questo se la ragazza sarà voluta entrare, ovviamente.
     
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  13. Eva Cooper
     
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    Risultano fredde le parole di lui, fin troppo dopo quello che è appena avvenuto. Rimane in silenzio lei, ad ascoltarlo senza più guardarlo perché ormai il suo sguardo si è spostato sulla pavimentazione sottostante, sul sentiero per raggiungere il pub. Il fatto che lui sottolinei più volte qualcosa che ha già compreso più che bene la innervosisce e, dai sentimenti positivi espressi poco prima, avrebbe voglia di aggiungere qualcosa di non molto adeguato. Si trattiene per qualche istante assecondando i movimenti altrui, anche quando l'Obliviatore decide di eliminare il contatto con la sua mano. Un attimo si ferma, prima di accedere alla locanda, volgendo ora gli occhi dalle iridi chiare verso l'uomo. < Sei stato chiaro Soulbrandt, non è il caso di continuare > sostiene il suo sguardo per un momento sospirando per un solo istante < Mi pare chiaro che quello che è appena successo rappresentasse un desiderio solo mio > e pare davvero innervosita ora, come se non si capacitasse di tutti quei castelli mentali che l'Obliviatore pare essersi fatto per reagire in quel modo.
    < Qui non c'entra niente tutto il resto, è stato un bacio, non ti ho chiesto di sposarmi > nonostante tutto parla tranquillamente, non ci sono scatti d'ira in lei nonostante non riesca a capirlo. Conosce il motivo della sua titubanza, ma non si aspettava di sentirsi parlare in quel modo dopo un semplice bacio. Il problema reale è che però così non le va bene, non vuole certo "seguirlo" come farebbe un cagnolino con il suo padrone: la cosa deve essere reciproca, a prescindere dall'impossibile futuro insieme così come lui lo intende. Si avvicina di nuovo al volto di lui, fissando costantemente i suoi occhi, per poi sussurrare precise parole ad una distanza di nuovo labile dalle sue labbra: < Non devi abbracciarmi, né baciarmi perché ti faccio pena. Non ho bisogno di compassione, te lo assicuro e di per certo lo puoi capire anche da solo > un sibilo privo di alcun sorriso < Non farò finta che non sia accaduto, perché mi è piaciuto > si addolcisce infine nel pronunciare tale frase < Ma non accadrà più se non è questo quello che vuoi. Non voglio essere solo io a desiderarlo > e scuote infine la testa prima di arretrare, salvo poi donargli un ultimo sguardo < Grazie comunque per avermi fatto compagnia. Ci vediamo al lavoro. > non aggiungerebbe altro e si volterebbe per allontanarsi da lì, seguendo la strada a ritroso per ritornare da dove erano venuti, senza lasciargli la possibilità di trattenerla qualora lui volesse farlo. Gli dà le spalle e procede più velocemente, infischiandosene del lieve dolore allo stomaco che ancora l'accompagna.

    Edited by Eva Cooper - 18/6/2018, 19:52
     
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  14. Mikael Soulbrandt
     
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    Rimane ad osservare l'altra in quel suo ascoltare di quelle parole, lei risponde ma egli aggiunge rapido.< Io sono venuto questa sera a darti una mano con i tuoi incubi.> e proprio quell'istante dopo proseguire con un.< Chiedo scusa se voglio chiarire una situazione repentina prima che ti ferisca. Un dolore minore per evitarne uno più grande.> dice serio in quel suo chiudersi di quelle labbra per pochi istanti, lui a ragionare di quei pensieri così rapidi da adattare una soluzione efficace anche se spesso drastica, dando importanza alla parola "scusa" di cui raramente ne fa utilizzo ma solo per sincerarsi di essere davvero rammaricato più che come azione repentina e di circostanza. Quando ella procede in quel suo parlare ne va ad accentuare un sorriso più debole e sollevando le sopracciglia andrebbe a sussurrare un.< Mi fai così superficiale da considerarlo "un" bacio.> si può notare come sottolinei quell'articolo neanche a volerlo valorizzare quel momento proibito e non dare modo all'altra di poterlo sottovalutare in alcun modo, sbuffando divertito a quella definizione anche se con una nota amara, la prima a risultare diversa da qualunque suo dialogo, posato e attento. Riguardo di quel successivo dire, con la sua vicinanza del volto dell'altra, sospira a farle sentire involontariamente il suo respiro sulle labbra se lei non si sarà scostata per cominciarne a porre parola e andrebbe con uno scuotere del capo a negare quelle sue parole.< Non sono un tipo compassionevole. Faccio tutto perché voglio farlo. Ti stringo perché voglio. Ho ricambiato il tuo bacio perché volevo sentire le tue labbra. E se vuoi stare al mio affianco, sarò felice di voltarmi a vederti accanto. Non mi sei indifferente o avrei rifiutato di baciarti. Volevo solo chiarire per non farti male in futuro.> si pone a farne capire di quei suoi modi di fare, a razionalizzare anche per ella in modo analitico ogni singola informazione che egli voleva dare ma nel suo essere freddo ha incontrato una barriera sentimentale che non ne ha permesso di far trasparire chiaro il messaggio senza risultare pesante e procedere con un.< E ho scelto di aprire una porta, ingrata, orribile per molti, a farti entrare in una camera della mia vita. E' normale che tu la chiuda pensando che sia un posto angusto, dove da subito taglia le gambe a qualsiasi desiderio di arredarla. Ma capisco la tua scelta.> scrolla le spalle, non biasimando quel resto delle parole con quella spiegazione e vedendola voltarsi di spalle per cominciare ad allontanarsi e di quel augurio di serata, pone la mano ad altezza cuore e compie un piccolo inchino, procedendo con un. < Non mi pentirò di questo bacio. Buonanotte Eva. Spero tu possa avere dei sogni tranquilli. Se ti svegli e vuoi la mia compagnia, mi troverai qui per una buona ora, il giusto per riprendermi dal sonno prima di mettermi in volo. O nel caso, buonanotte e ci vediamo a lavoro.> in quel suo pronunciarsi andrebbe a condurre la sua attenzione nell'aprire la porta del Pub e avanzare all'interno nel suo prendere posto all'interno del pub a cui hanno deciso di mettere piede, all'inizio di quella serata.
     
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  15. Eva Cooper
     
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    Ascolta ogni sua singola parola, fermando il suo incedere nel momento in cui riprende a parlare. Il fatto che sia arrabbiata non comporta che debba atteggiarsi da immatura allontanandosi dal luogo prima di avergli dato la possibilità di ribattere. E, infatti, eccola voltarsi di nuovo verso di lui, mostrandogli ancora il suo volto pallido ma sempre perfetto nonostante non vi sia più alcun sorriso ad accompagnarla. < Sei stato gentile, fin troppo e lo apprezzo. Mi dispiace se non ti ho ringraziato abbastanza per questo, ma mi ha resa felice vederti correre da me nonostante l'ora. > lo ammette, senza problemi di ogni sorta ed è forse questo ciò che non apprezza in Mikael, il fatto che invece di dirle subito ciò che pensava sia arrivato subito al dunque, alla parte negativa insomma, invece di godersi quel momento speciale con lei. < Dovresti essere più sincero con te stesso e, forse, riuscirai ad esserlo anche con me. Apprezzo che tu mi abbia già avvertita che non potrà mai esserci nulla di serio tra di noi, ma penso mi capirai se ti dico che avrei voluto ricordarmi quegli istanti diversamente > e pare sarcastica per un istante, ma quel nervosismo si distende di nuovo perché non è da lei essere arrabbiata. Non le si addice proprio e fatica a rimanerlo per troppo tempo: un lato positivo, forse per lo stesso Obliviatore che le sta davanti. < So quello che ho affermato prima, che non mi interessa di ciò che potrebbe accadere in futuro. E ne sono ancora convinta, ma tu... > e si blocca sospirando per l'ennesima volta questa sera. Che fatica sta facendo ad esprimere i suoi pensieri, forse perché nemmeno i suoi sono molto chiari.
    < ...tu non puoi capire. E' già difficile per me essere ciò che sono e il fatto che possa pesare sulla nostra relazione, di qualunque tipo essa sia, mi è davvero pesante. > Scuote la testa e la sua voce si fa più sottile: non lacrimevole, ma è evidente che tale pensiero provochi in lei una certa malinconia. < Ti trovo attraente Soulbrandt, ma penso dovresti lavorarci un po' sul tuo approccio con le donne. Soprattutto con quelle che hanno avuto l'ardore di baciarti. > scrolla le spalle infine, concludendo il tutto con una frecciatina ironica, prima di voltarsi di nuovo e allontanarsi lungo la strada così come voleva fare qualche istante prima.
    Con la sua giacca ancora sulle schiena.
     
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15 replies since 14/6/2018, 09:13   208 views
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