[Metropolitana] Fine giornata.

Mikael + Eva

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  1. Mikael Soulbrandt
     
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    Una giornata lavorativa come molte che giungono alla conclusione, non ha perso tempo nel rimuovere quella divisa che lo identifica con il suo ruolo, passando ad un abito borghese, pronta a nascondersi tra quella massa di persone che per un motivo o per un altro sono giunti al Ministero, oltre ai suoi colleghi che avranno finito quel turno di lavoro. Falcate ampie quanto lente nel suo arrivare in mezzo alla folla, mani a ciondolare prive di vita lungo i fianchi, quei movimenti portati con una certa cura in modo da permettere alla pupilla di giungere nello scrutare i lineamenti facciali di chiunque passi vicino a lui, uno sguardo rapido, di chi conosce cosa guardare di una persona per identificarla nell'immediato e dunque catturare una serie di dati di quelle persone che potrebbero identificarlo come una persona qualunque. Uno studio nei dintorni e delle persone che lo circondando a poter permettere una sua descrizione; capelli marrone scuro di cui ciuffo scompigliato e pettinato dal vento della prima mattinata donandogli una stilla "sbarazzina" alla sua persona, una cappa nera a coprire interamente la figura del suo corpo e giungere appena sotto le ginocchia, per un occhio attento si potrà intravedere una giacca in pelle scura con la cerniera a metà, dove una camicia bianca è presente e mostra il primo bottone in alto ad essere mancante, da quella fenditura si potrà notare il fisico allenato per gli anni di servizio tra gli Auror e Obliviatore oltre i continui allenamenti per la famiglia, dove risalterà una catenina con all'estremità un anello nuziale in continuo movimento ad ogni suo singolo passo, le gambe invece sono coperte da un paio di jeans neri tenuti su da una cintura in cuoio scuro, ai piedi invece vi sono degli scarponcini da montagna/militari, perfetti per qualunque tipo di terreno, a solcare quello della Metropolitana dove aspetta il suo treno con la dovuta calma, altri oggetti presenti ma ben celati, la fondina sul suo avambraccio a contenere la sua bacchetta decorata pronta a venir estratta nel momento del bisogno. Bisogno che non pare spuntare e dopo quel suo camminare si porta con l'andare a poggiare le spalle contro uno dei muretti vicino quella zona, volto serio, sguardo ghiacciato ad essere attento e chiunque sia stato vicino a sostenere il suo sguardo avrà intravisto l'ira primordiale del suo sguardo di cui obiettivo non pare essere mai stato l'interlocutore ma qualcosa di lontano, ma di cui tuttavia ha pieno controllo.
     
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  2. Eva Cooper
     
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    E' finito anche il suo turno, qualche minuto in più del previsto in realtà dato che - come suo solito - tende a farsi accalappiare dai colleghi e dalle loro mansioni non ancora concluse. Si è dilungata infatti nel sistemare alcuni plichi di documenti che con lei poco avevano a che fare ma che comunque hanno contribuito a farle ottenere oneste parole di ringraziamento. Lei è fatta così, da sempre: se qualcuno ha bisogno di aiuto è improbabile che la Cooper si tiri indietro. Anzi, tende a prodigarsi anche più del dovuto ma solo se, ovviamente, crede che la persona in questione se lo meriti.
    Tuttavia, finalmente, eccola sgambettare insieme alle altre streghe e agli altri maghi intenti a raggiungere la Metropolitana e le altre svariate destinazioni che li condurranno a casa. L'Auror si presenta vestita con un semplice abito estivo, un tubino nero piuttosto elegante ma caratterizzato da alcuni disegni floreali che stemperano quel look decisamente eccessivo per del tempo trascorso lontano da ristoranti o locali raffinati. Non manca ovviamente, posta alla cintura che va a delineare in questo modo i fianchi sinuosi della donna, l'apposito fodero al cui interno è ben celata la bacchetta magica, pronta ad essere estratta dalla sua mano destra. I biondi capelli, tanto lunghi da raggiungere il fondoschiena, sono stati legati in una ben pettinata treccia laterale che mette in mostra un volto privo di cicatrici o imperfezioni. E' un colorito diafano il suo, simile a quello di una bambola di porcellana e determinato da lineamenti delicati: labbra carnose, nasino all'insù e grandi occhi di un azzurro chiarissimo, impegnati a vagare sulle persone che supera con il suo incedere veloce. Non ha realmente fretta di tornare a casa, ma d'altra parte segue la massa che ovviamente non vede l'ora di potersi dedicare qualche attimo di effettivo riposo.
    Raggiunge così, per niente trafelata, la zona adibita all'attesa del proprio treno: è la stessa dove si trova anche Mikael il quale però è appoggiato ad uno dei muretti, passando in questo modo inosservato allo sguardo della giovane donna.
    Si può dire che la biondina riesca a spiccare tra la gente in un modo piuttosto particolare. Sarà per il suo modo di camminare - passi aggraziati e movenze suadenti - o per il suo aspetto piacevole, fatto sta che pare attirare alcuni notevoli sguardi su di sé. Ormai si è abituata anche se da parecchio tempo si è convinta che tutto questo non abbia niente a che fare con il fatto che sua madre fosse una Veela: sembrerebbe infatti che, fino a questo momento, non si siano manifestati in lei particolari poteri.
    Si ferma a non molta distanza dalla zona in cui anche l'Obliviatore ha deciso di posizionarsi e, solo allora, comincia a spostare le iridi chiare sui presenti in quella zona. Incontra la figura del mago dopo alcuni istanti e proprio su di lui pare soffermarsi a lungo, tanto che potrebbe risultare in qualche modo invadente. In effetti continua in quel lungo sguardo perché, anche se non riesce a fare mente locale, è sicura di averlo già visto: diciamo pure che, quando non ha legami stretti con qualcuno, tende a dimenticarsi i volti delle persone. Non lo fa per cattiveria, ma con il lavoro che svolge sono davvero troppi i volti che incontra sul suo cammino. In questo caso però il viso di Mikael le ricorda evidentemente qualcuno...solo che non riesce a farsi venire proprio in mente chi.
     
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  3. Mikael Soulbrandt
     
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    Posizionato con quelle spalle contro il muro, quella mantella utilizzata non per riparo quanto più per coprire maggiormente la sua figura, figura che come indicato se ne sta lievemente in disparte rispetto la massa di persone, durante quel suo studio riguardo ogni soggetto, lui con la memoria fortificata dai continui allenamenti mentali che ne portano a trasportare velocemente i dettagli catturati ed elaborarli come a poter riconoscere nell'immediato mostro o criminale, lui cacciatore di entrambi, il primo per sangue e il secondo per spirito. Spirito temprato dagli anni in cui ha fornito servizio da Auron e ha ottenuto la sua "promozione" nei corpi speciali tra gli Obliviatori, orecchie ad ascoltare le chiacchiere o le lamentele di chi è appena uscito dal Ministero. Silenzio per pochi istanti nel condurre il suo sguardo verso i dintorni e catturare la figura della mezzosangue durante il processo, processo che prosegue con un fermare la sua attenzione nei confronti della bionda, la studia per pochi istanti e ne nota una caratteristica fondamentale, l'assenza di imperfezioni nel volto, un dettaglio importante per identificarla di primo acchito ma conscio di ricordarla in divisa come Auror, uno sguardo più deciso nel confermare un ricordo e qualche attimo in cui si sposterebbe con la schiena, un colpo di reni veloce nel condursi lontano dal muro incontrato per giungere ad avvicinarsi in direzione della ragazza, un movimento lento, dando in tempo ad ella di potersi allontanare o deviare lo sguardo, mentre il suo ghiaccio sarà chiaramente puntato contro quello altrui. Ambedue le mani si poggiano sui lati dei fianchi infilandosi con le dita ad entrare di poco, con indice e medio, all'interno delle tasche, quelle falcate verranno fermate a metà strada, un metro o due di distacco, se ella sarà rimasta ad osservarlo o altrimenti avrebbe tirato come per dritto dopo aver studiato quella persona. Ma nel prima caso eventualmente, una volta fermatosi porterebbe le sue labbra a schiudersi con un sussurrato. < Posso aiutarti ?> domanda che porta in un tono monocromatico, per nulla distaccato, serio e posato, in uno scandire attentamente quelle lettere in modo passare oltre i suoni che li circondano, distruggere quelle chiacchiere intorno a loro, a cui lui tiene stretta attenzione come a non lasciarsi sfuggire alcun dettaglio, qualche istante in cui quel mento viene sollevato di poco. < Eva Cooper. Auror.> pronuncia in modo pensieroso, ma al medesimo tempo attivo, in un raziocinio che sfugge all'istinto, un ricordare esattamente di quel nome e cognome anche se letto per sfuggita in una scrivania o sentito nominare nelle chiacchiere che possono attirare le fanciulle Auror ai loro colleghi di sesso maschile, lui capace di trovare informazioni ovunque e usufruirne. Come in quella metropolitana, si volta in direzione dei binari per qualche istante, ritornando verso la mezzosangue e scrutandola negli occhi, se ella permetterà un contatto visivo, come ad attendere l'eventuale risposta che ella avrà da dire al suo quesito.
     
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  4. Eva Cooper
     
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    Ancora intenta a fissarlo interessata, procede in una riflessione priva di chissà quale fine. E' la curiosità, più che altro, a spingerla nel rinnovare quello sguardo perché proprio non può permettersi di rimanere con il dubbio. Il problema è che potrebbe averlo incontrato davvero ovunque, magari durante una qualche missione sul lavoro o durante alcune delle sue poche serate libere, chi può dirlo. Fatto sta che, nel momento in cui l'uomo si spinge su dal muretto al quale era appoggiato, la bionda ancora non distoglie lo sguardo. Anzi, continua a fissarlo ancor di più probabilmente perché - mano a mano che si avvicina - è in grado di osservarne maggiormente i lineamenti. Insistente e sfacciata come pochi, potrebbe anche apparire come una donzella interessata alla sua persona dato che continua a guardarlo come farebbe una ragazzina con la sua boy band preferita.
    Quando lui le giunge di fronte però riesce a staccare gli occhi dal di lui volto, salvo lasciarli scivolare sulla sua intera figura senza troppa necessità di risultare più o meno visibile in tale azione. Ritorna sul suo volto dopo pochi istanti, spalancando un poco basita i grandi occhi azzurri: < Chiedo scusa, non volevo sembrare eccessiva, è solo che sono convinta di avervi già incontrato > proferisce, annuendo anche di rimando e trascinando in quel gesto la folta chioma fluente momentaneamente legata, a ricadere sulla spalla destra fino all'ombelico.
    Quando Mikael pronuncia per intero il suo nome con annessa professione rimane piuttosto sbigottita, tant'è che per alcuni momenti nemmeno riprende a parlare. Inarca invece le sopracciglia chiare, focalizzandosi nuovamente sul suo viso: allora non si stava sbagliando, evidentemente si erano già visti qualche volta.
    < Interessante > labbra arricciate a denotare una reale espressione di sorpresa < Non credevo di avere degli ammiratori segreti > puntualizza abbozzando ad un sorriso divertito, salvo poi lasciarlo del tutto scomparire nell'esatto momento in cui riesce ad intercettare i suoi occhi. Sono proprio questi che permettono alla sua memoria di fare finalmente mente locale. < Soulbrandt > un sussurro pronunciato piano, ma comunque udibile all'uomo che ormai pare essere piuttosto vicino, forse anche troppo. Non sembra essere in qualche modo imbarazzata ora che ha ricordato chi lui sia: già, se i volti spesso e volentieri non riesce a memorizzarli, non si può certo dire la stessa cosa degli occhi. Sono proprio questi ultimi che la Cooper tende ad osservare con attenzione, a ricercare un costante contatto visivo, per lei necessario al fine di instaurare una conversazione come si deve. E quelli, beh quelli difficilmente se li dimentica.
    < Non ci siamo mai parlati se non sbaglio > sguardo ancora puntato su di lui, come se il resto al momento non fosse affatto di suo interesse < Come fai a sapere chi sono? > una domanda molto semplice. Lei non è finita sui giornali, nemmeno una volta e - al massimo - lui potrebbe averla incontrata lungo i corridoi del Ministero.
     
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  5. Mikael Soulbrandt
     
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    Ferma quei passi e lì arrivano le prime parole della ragazza, scuote il capo di poco in un gesto di fermare quelle scuse e schiude le labbra in un andare a presentare un. < Non c'è bisogno.> fa sapere in direzione dell'altra, impegnato piuttosto a comprendere il motivo di quello sguardo e si ritrova quella risposta che viene analizzato. Qualche istante dopo andrebbe a sentire riguardo quel puntualizzare e solleva il sopracciglio destro in un moto di sorpresa a quella risposta e all'abbozzo di sorriso divertito, scuote il capo ma lascia un mezzo sorriso farsi appena avanti, pronunciando un. < Alcuni ragazzi si espongono, so. Ma no, non sono tra la lista degli ammiratori, non vorrei scatenare una guerra civile di odio da parte delle sue colleghe verso di voi. Non è un periodo in cui possiamo permettercelo.> serio in quelle parole ma il finale si conclude con una punta divertita a voler canzonare la propria persona per quell'attimo, sfuggendo l'occasione di attingere al suo lato da purosangue, ma nonostante la crescita in due famiglie importanti non è arrogante e anzi china il capo in un cenno di scuse per quell'eventuale battuta, sbuffando un lieve sorriso che scompare subito dopo. Qualche istante dopo ella va a pronunciare quel cognome e lì, il mento ritorna in alto, come fiero del suo sangue e sollevando le sopracciglia per denotare quel suo effettivo ricordare, quel contatto visivo viene effettivamente portato a termine, ghiaccio che sprofonda sull'azzurro del cielo, ma non per congelare o intrappolare, solo un studio lento delle sfumature che ella mostra, mentre egli lascerà presente quella tempesta di rabbia in grado di controllare nel minimo fulmine e che non pare diretto verso la sua persona. < No.> conferma quelle sua affermazione e alla domanda accentua un sorriso lieve, pronunciandosi con un. < Ricordare i nomi dei colleghi è il primo passo per instaurare un legame. Direi. Ma in realtà è che sono provvisto di un'ottima memoria, ho visto il nome sulla scrivania e ho sentito qualche chiacchiera su alcuni colleghi che apprezzano il suo operato.> dopotutto quello è il suo mondo, catturare ogni singola informazione e preservarla fino a quando non serve che venga utilizzata, un sorriso che viene portato leggero a scomparire e tornare in un torno serio, autorevole nel suo fuoriuscire da quelle labbra e si porta a mantenere quel contatto visivo privo di alcun piacere, la mancina si muove in un lento estrarsi dalla tasca e allungarsi verso d'ella. < Ma ritengo sia migliore una presentazione ufficiale e un formale "tu" fuori dal servizio di lavoro. Mikael Soulbrandt.> si presenta, personaggio alla mano, visto ciò che ha passato nel corso della vita che ne possono permettere quella libertà che raramente si vedrebbe in un purosangue, purosangue che scruta la mezzaveela a catturarne i nuovi dettagli comparsi da quella vicinanza, aumentata ulteriormente per un singolo passo in avanti del piede destro nel suo allungare la mano.
     
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  6. Eva Cooper
     
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    Mantiene gli occhi in quelli altrui mentre ascolta le sue risposte e non lo interrompe mai, rispettando i tempi necessari per concludere ciascun argomento. Pare interessata ad ascoltarlo, tanto da donare solo a lui la sua attenzione. Mikael è certamente - e di questo lei ne è convinta - uno dei maghi più in vista al Ministero della Magia sotto molti punti di vista e, comunque sia, aver la possibilità finalmente di poter discorrere con lui rappresenta un'occasione ghiotta per chi come lei è sempre molto curiosa di conoscere le persone che, per un motivo o per un altro, le gravitano intorno. Seppur lui ora non sia più un Auror, rimane un suo collega, uno di quelli allo stesso tempo rispettati e temuti. Il fatto che egli sia stato un cacciatore di mostri non la disturba più di tanto perché, fondamentalmente, lei non si considera una mezza Veela dato che ancora non ha evidenziato poteri tipici di quella razza, di un essere Ibrido insomma. E' una strega normalissima, forse particolarmente bella, ma nulla di più. L'ha scampata quella maledizione che avrebbe potuto ereditare dalla madre, ormai ne è davvero convinta.
    < Direi che non avete tutti i torti, potrebbe risultare piuttosto pericoloso avervi sulla lista degli ammiratori > proferisce mantenendo quel sorrisetto divertito eppur mai eccessivo, di una grazia che le appartiene sempre e comunque. Ha ripreso a dargli del voi, dopo quel piccolo momento di sbandamento, dovuto al fatto di aver compreso l'identità del suo interlocutore. Ritorna dunque in silenzio, limitandosi ad ascoltarlo nuovamente salvo poi intervenire al momento adeguato. < Capisco. Spero allora che abbiate ben sentito parlare di me più di una volta, tendo spesso ad aiutare i miei colleghi con il loro lavoro e spererei che, di tanto in tanto, siano in grado di non prendersi l'intero merito attribuendomi parte di quest'ultimo > spiega stringendosi nelle spalle, voce delicata e priva di picchi acuti la sua. Una sorta di melodia piacevole da ascoltare e che va di pari passo con quell'aspetto curato ed esteticamente piacevole.
    Scivolano gli occhi dell'Auror sulla mano che lui le porge, accettando tale presentazione: l'afferra con la propria, l'opposta alla sua, in una stretta leggera ma che appare comunque decisa. In quel movimento anche lei allunga un passo in avanti, rendendo ancora più sottile quella distanza che li separa e, di nuovo, pare studiarne il volto come se fosse di suo interesse coglierne i segreti. < Si è sentito molto parlare di voi > riporterebbe la sua mano accanto al corrispettivo fianco nel pronunciare quella semplice constatazione < Devo temere che possiate attaccarmi, visto il mio sangue? > riprende a sorridere ed è evidente che la sua sia solo una provocazione, un modo scherzoso per proseguire la conversazione senza dar segno di volersi allontanare da quella postazione ora raggiunta.
     
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  7. Mikael Soulbrandt
     
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    Annuisce di quelle parole per pochi istanti dove la sua attenzione andrebbe a concentrarsi sulla ragazza, anche se ella potrà notare se attenta, come riesca da quella posizione a tenere sotto controllo una vasta area di persone, una scelta di passi compiuti in modo da rendere quel proteggere della zona ancora più sicuro. Quando ella prosegue alla sua ironia annuisce procedendo con un. < Tutte le sfortune di questo mondo.> ma il tono utilizzato si prende palesemente in giro in un sorriso che viene fatto ampliare in un sollevare degli zigomi e portarsi abbastanza soddisfatto di quello scambio, nonostante il suo sangue puro non vi pone problemi in quell'umorismo verso la sua persona, visto come la postura risulti perennemente in perfetto comando ed autorevole, pronta ad imporsi su chiunque con facilità ma non in quella situazione dove si chiacchiera. Chiacchiere che proseguono ed analizza le parole altrui riguardante il parere dei colleghi, annuisce in un movimento lento proseguendo con un. < Ho sentito parlare. Sui risultati, non mi sono mai interessato scoprirlo, ma se ci dovessero essere di questi problemi, il mio consiglio sarebbe di...> una pausa molto lenta in quel suo procedere con un chino del capo in un mezzo inchino nel favorire di quella indicazione, un parere che l'altra potrà pure rifiutare da come si pone. < Meglio evitare di aiutare, il lavoro di Auror è una scala in salita e con molte difficoltà, se una persona non riesce a superare un gradino, meglio che lo faccia da solo poiché se aiutato troppe volte, finisce in un posto più in alto e soffrire di vertigini e cadere, così come cadrebbe la credibilità degli Auror.> fa comprendere di quelle parole, così come nel resto della conversazione, ogni lettera è scandita attentamente e ogni parola viene portata con estrema serietà e con la loro importanza, giusto per far comprendere all'altra di quella situazione che ad un primo momento potrebbe risultare sconosciuta, ma alla fine, pone un sorriso più delicato sul proprio tono che non smonta ma anzi si abbina a quel suo fare più autorevole, in contemporanea il mento si solleva di poco. Quel passo in avanti viene compiuto da entrambi come una partita di scacchi che viene giocata da entrambi i lati senza che vi sia qualcuno a compiere una mossa in meno, movimento della mano che porta a raggiungere quella d'ella, ricambia quella decisione, annuendo a quello stringersi come soddisfatto da quel gesto, neanche se con ogni dettaglio aggiunto potesse leggere maggiormente della ragazza davanti a sé, quando ella pronuncia quelle parole. < Di certo non per la nomea di portare cioccolatini ai miei colleghi.> socchiude le palpebre e amplia il sorriso, sollevando le sopracciglia, in una nota che ha una punta divertita, anche per via dal tono ironico con quella punta di serietà finale, serietà viene portata a contornare i suoi lineamenti non appena ella apre bocca. Bocca propria invece mantenuta chiusa, elabora ogni singola parola non appena questa viene pronunciata e alla domanda finale, scuote il capo a risponderle ma schiude le labbra per proferire parola. < I Soulbrandt accettano le persone, sono i mostri privi di utilità sociale a rifiutare. Inteso, finché un individuo si ritiene persona e quindi utile alla società come impiego, è il benvenuto. Fortunatamente la mia famiglia ha compreso che anche chi ha il sangue di una razza diversa dai maghi, sono persone. Il problema sta quando infrangono le leggi, non hanno molta possibilità di fuggire.> fa sapere in direzione dell'altra ma il tutto con un sorriso più sottile, portandosi con la mandritta in direzione del proprio petto, altezza cuore e concludere di quel parlare.< Ho parlato della mia famiglia, perché si è usata la generalizzazione di un cognome. Ma io non ho mai avuto problemi con le altre razze, sono addestrato per combatterle e ucciderle se sono un pericolo, ma è lo stesso per i maghi. Io guardo criminale e innocente, dopo un attento studio.> lo dice con uno schiocco di lingua, soddisfatto, umile in quel parlare ma orgoglioso di come quel suo addestramento lo abbia portato a combattere bene il criminale, senza star a guardare il gruppo sanguigno e dopo quella pausa, aggiungere.< E se vi ritenevo un pericolo, state sicura sareste sicuramente lontana dall'essere una Auror o in prigione o morta. Non prendetela come minaccia, assolutamente, ma come una sicurezza che nel caso di pericolo se sotto i miei occhi, cercherei di non mettere il Ministero in una posizione critica. Spero di non averla turbata.> le fa sapere ma si può notare come quelle parole siano più leggere, marchiate sempre, scandite attentamente come a far comprendere il concetto, lasciando un sorriso farsi spazio in quelle parole e chinando il capo in un segno di eventuali scuse in contemporanea a quella sua nota finale a chiudere del discorso, lasciando cadere l'arto sollevato verso il fianco.
     
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  8. Eva Cooper
     
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    Ha imparato a mantenersi attenta nelle conversazioni con le persone, ad osservare con attenzione i piccoli particolari che potrebbero essere espressi attraverso una semplice occhiata o una semplice parola. Eppure l'Obliviatore in piedi di fronte a lei non sembra affatto essere così semplice da leggere: se lo aspettava, senza dubbio, certamente un uomo della sua esperienza non può essere analizzato in modo semplicistico. La realtà dei fatti, ciò che le impedisce attualmente di salutarlo e volgersi dall'altra parte, è che la bionda Auror risulta essere piuttosto curiosa. Una curiosità per quell'uomo che non può essere intesa come una banale necessità di dialogare del più o del meno, ma come convinzione che lui di per certo potrebbe insegnarle molto. D'altra parte lei ha già un modo tutto suo di pensare, di considerare il mondo e le cose che vivono in esso ma non è mai stanca di ascoltare punti di vista differenti, crede molto nelle persone e nel loro patrimonio di conoscenza. Da brava ex Corvonero non può esimersi dalla continua ricerca del sapere, del dialogo inteso come momento di crescita reciproca. Ed è per questo motivo che apprezza ciascuna parola pronunciata dalla bocca di quell'uomo, a testa inclinata per ascoltarlo con più attenzione e guardarlo in volto ancora una volta. Riflette per qualche istante sulle sue parole, gli sorride di rimando, intervenendo per dire anche la sua.
    < Penso che abbiate ragione, ma sono sempre stata abituata a non voltarmi mai dall'altra parte di fronte alle persone in difficoltà e a combattere invece contro coloro i quali si rivelano nemici dell'ordine. Potrebbe essere una sorta di deformazione professionale che mi impedisce di essere troppo distaccata dagli eventi > non ha concluso quel discorso, dato che subito riprende la medesima conversazione non prima di essersi dedicata ad una breve scrollata di spalle < Probabilmente è un mio difetto, potrebbe anche darsi. Forse sarebbe meglio spronare i miei colleghi a fare di più piuttosto che lavorare al loro posto > e sembra anche pensarci su per alcuni istanti < E' assolutamente un buon consiglio, il vostro > annuisce infatti, un'unica volta, con quei capelli color del grano a muoversi in quel semplicissimo gesto. Dal canto suo - la bella mezza Veela - è rimasta ben ferma in quella posizione, la stessa che ha assunto anche Mikael a quella infima distanza tra due corpi che per la prima volta si parlano. Ha una postura ben diritta che evidenzia una scarsa tendenza all'imbarazzo, un orgoglio evidente che brilla in occhi chiarissimi e che tuttavia paiono ben vispi ad osservare ciò che incontrano sul loro cammino. E' lì e lo è anche con la mente, concentrata in quella conversazione a donare al suo interlocutore il rispetto che si merita. Non può eliminare quel piacevole sorriso sul suo volto quando lo sente rispondere in maniera così seria alla sua domanda provocatoria, ma lo lascia finire seppur lo sguardo che in quei momenti gli sta donando sia decisamente divertito. Non può farne a meno, non certo perchè vuole prenderlo in giro - certo che no - ma più semplicemente perchè pare proprio che l'altro abbia preso il suo quesito in modo fin troppo esagerato. < Credo mi abbiate fraintesa > riprende a parlare solo una volta che l'altro si è zittito, mai prima < Dovete sapere che, alle volte, tendo ad essere piuttosto irriverente. Mi piace scherzare, provocare forse per osservare la reazione del mio interlocutore. Sono una persona che potrebbe essere definita...mmm > ricerca la parola più adeguata serrando le labbra in una espressione pensierosa. Si porta quindi la mancina alla fronte, in un gesto involontario ad indicare il fatto che probabilmente è riuscita a trovare il termine giusto <...sarcastica? Sì, potrebbe essere un buon modo per descrivermi > un sospiro divertito prima di riprendere verbo < So bene che nel corso degli anni anche voi avete mutato il vostro pensiero e, questo, mi rincuora. In realtà non credo di aver ereditato quegli scomodi poteri da mia madre > uno sguardo veloce verso di lui per poi puntualizzare < Non vi sto a spiegare cosa intendo, se avete già sentito parlare di me è probabile che lo sappiate. Ad ogni modo sono completamente d'accordo poichè credo che, ciascuno di noi, a prescindere da dove e come nasce, necessita sempre di una possibilità. Una possibilità per mostrare il proprio valore, per cambiare strada e sceglierne una più adeguata, più utile alla società in cui vive > per un attimo sembra bloccarsi, attraversa da un qualche triste pensiero. Tuttavia le ultime parole pronunciate dall'Obliviatore la portano a ridere, una risata breve e mai sguaiata, di quella grazia della quale pare essere dotata anche nei momenti in cui qualsiasi altra persona potrebbe apparire volgare. < Certo, sempre se foste riuscito a prendermi > un sorrisetto divertito si apre ora sulle sue labbra carnose < Non sono così facile da acchiappare né tantomeno da uccidere, credo che in tal senso il mio Patronus rappresenti la mia essenza più profonda > confessa senza specificare quale sia effettivamente la forma di quel suo incanto.
    Decide, a quel punto, di ritornare indietro con quel passo che poco prima l'aveva avvicinata maggiormente a lui: si posiziona lei, questa volta, schiena a ridosso della parete restrostante. Incrocia le braccia al petto senza aggiungere altro, fissandosi però nuovamente sul suo volto. Pare attendere una reazione, un commento o chissà cosa. E no, non sembra affatto turbata così come lui si è prodigato ad ipotizzare in conclusione alla sua stessa frase.
     
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  9. Mikael Soulbrandt
     
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    Quel consiglio viene accettato e lì solleva la mancina con l'indice appena in alto, a fermarla eventualmente, ricordarsi una aggiunta a quel discorso. < Ovviamente se seguirete il mio consiglio portate un lento distacco, inteso come, non rifiutate di aiutarli ma fatelo poco fino a far diventare degli incoraggiamenti o qualche consiglio. Uno staccarsi da chi si aiuta sempre, può risultare sospettoso e potrebbe scatenare un piccolo senso di rancore, quindi poniti lenta in questo atteggiamenti.> non commenta gli altri "difetti" come se non li considerasse tale o ad aver lasciato spazio alla ragazza nel criticarli. Lui a porre parola solo quando necessario e difatti dopo aver concluso permane in silenzio per quei pochi istanti dove i due sono portati in quello sguardo, ghiaccio ricco di ira primordiale racchiuso in un perfetto controllo contro il cielo che curioso sfiora il ghiacciaio, contatto visivo quindi mantenuto dalla Auror e dall'Obliviatore, mentre quella vicinanza permane tra di loro dove un passo li sfiora e uno potrebbe dividerli, in quel momento di confronto visivo, il suo mento è più in basso giusto per concedere una migliore visuale all'altra, visto la differenza sottile d'altezza, potendo osservare meglio i dettagli facciali dell'altra, così come il sorriso e quelle labbra ad aprirsi per un nuovo proferire. Proferire che ascolta con una certa attenzione per annuire dopo qualche istante, serio nel suo permanere, rispondendo nell'immediato istante alla prima parte di quella discussione per giungere ad un. < No. Nessun fraintendimento. Immagino sia stata una provocazione per analizzarmi, ma appunto, ho preferito riferirvi una parte di storia della mia famiglia e un mio parere generale su ciò che vengono chiamati ibridi.> pronuncia l'ultima parola con una nota piuttosto intensa, a voler dare più importanza a quell'intera parola rispetto le altre, arricchite come sempre, ma più mogie al loro presentarsi a confronto.< Per il resto potrete scoprire che anche io sono una persona sarcastica quando si tratta di argomenti più delicati.> giunge con la sua attenzione a guardarsi in un modo rapido un'occhiata nei dintorni, a voler far capire di come quelle molte orecchie potrebbero in qualche modo portare attenzione a quella conversazione ma si può notare che dopo quel gesto il suo sorriso viene allargato, come se fosse un avviso più per l'altra che per sé stesso, per nulla intimorito di cosa si può ascoltare, anche perché la voce modula attentamente ogni parola, escono naturali, ma protette da una cura particolare nel voler far risaltare alle orecchie esterne solo ciò che vuole lui, sfruttando il rumore generale. Rumore generale che per quella conversazione ignora completamente, visto la sua attenzione a continuare di quella conversazione, dove annuisce.< Non rivelo altri miei tratti per non rovinare la sorpresa.> si prende in giro, con uno sbuffo divertito e un sollevar veloce delle spalle, mento che si alza appena per guardare quel cielo e nel suo riabbassarlo notare come ella abbia fatto un passo indietro e si trovi ad essere a ridosso di quel muro, per procedere in quell'argomentare passato con l'aver mantenuto quelle labbra schiuse.< Meglio così. E' questo ciò che ci si aspetta da un'alleata. Magari un giorno, uno di noi, cambierà idea una volta che avrà visto l'altro... allontanarsi velocemente o catturare un criminale senza avergli dato effettivo modo di scappare prima.> lo dice con un tono più complice in quel preciso istante, dove compie un passo avanti e lascia un cenno con il capo a chiedere il permesso di potersi poggiare anch'egli su quel muro, se ella avrà concesso ciò, porterà la sua schiena ad aderire contro quella parete affiancando la ragazza per lasciare il mento a sollevarsi, uno scrutare nei dintorni e procedere subito dopo. < Capelli biondi. Viso perfetto. Presumo una Veela. Parlando di poteri della madre. Una possibilità per tutti e ti sei bloccata. Perché lei non ha avuto una possibilità in questa società, giusto ?> chiede in sua direzione, ma non la osserva, scruta in lontananza, il tono diventato più basso e con questo anche le parole sono scandite con più attenzione, a voler rivelare quei pensieri in sua direzione e procedere.< Scusa l'indelicatezza. Magari mi sto sbagliando e hai un'altra persona a cui è stata negata una possibilità o se le è negata da sola.> lo dice e quelle scuse sembrano uscire ma con una nota di importanza maggiori di qualunque parola tralasciata, nel suo crederci a quella singola parola, quella informalità che viene mostrata soprattutto aiutata da un angolo meno ricercato da quelle persone e permanendo in silenzio per quegli attimi.
     
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  10. Eva Cooper
     
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    Appoggiata su quella comoda - o forse scomoda dipende dai punti di vista - parete non sposta le braccia dalla posizione assunta, ascoltando tuttavia con la solita attenzione adeguata il dire del suo interlocutore. Di nuovo annuisce alle sue parole intervenendo solo alla fine: < Penso di poterlo fare, in effetti. Sarebbe maggiormente istruttivo per loro e un peso in meno per me. Ho già abbastanza lavoro da fare senza dovermi addossare quello degli altri, in fondo > mantiene ancora una volta quel contatto visivo che anche lui pare ricercare, una sorta di metodo per studiare gli interlocutori che sembra essere particolarmente apprezzata anche dall'Obliviatore.
    < E' un piacere ascoltarvi parlare, avete certamente maggiore esperienza in questi ambiti ed è quindi un modo per arricchire le mie stesse conoscenze intrattenermi con voi in questa conversazione > sincera nel parlare, salvo poi inarcare le sopracciglia ad una sua successiva affermazione < Dite davvero? > domanda con una evidente espressione non proprio convinta < Non so, non mi sembrate una persona sarcastica. Non credo vi piaccia molto scherzare, probabilmente se dovete dire qualcosa lo fate senza girarci troppo intorno > azzarda ad un profilo, è qualcosa che le piace fare di tanto in tanto, per poi verificare se ci abbia o meno azzeccato < Anche io sono così, mi piace essere sincera e non eccedere in parole di troppo, ma di tanto in tanto credo che scherzare possa far bene > e poi, si sa, scherzando spesso e volentieri si dice la verità. Si umetta dunque le labbra tornando in silenzio e, solo ora, si decide a spostare le iridi chiare dal di lui volto verso la zona dei mezzi: a breve dovrebbe arrivare anche il suo e, obiettivamente, non vede l'ora di riposarsi un po'. A dirla tutta quel tubino elegante che indossa potrebbe apparire come un vestito adeguato a qualche uscita elegante, la realtà dei fatti è invece che la mezza Veela tende a voler essere sempre particolarmente presentabile, alla moda in un certo qual senso. Un attaccamento a qualcosa di forse un pochino narcisistico, ma d'altra parte è l'unico "vizio" che ha, se così può essere definito. < Mi state sommessamente chiedendo di farvi altre domande per conoscervi meglio? > una domanda pronunciata senza guardarlo, ma con un lieve sorriso a comparire sul volto dai lineamenti angelici < Non vi credevo così irriverente > eccola di nuovo scherzare, senza la benché minima preoccupazione di che cosa l'altro possa pensare di fronte a delle affermazioni di quel genere. Ed è probabile che nemmeno lei stia pensando a qualcosa di particolare: è semplicemente così, genuina e per alcuni anche un po' troppo chiacchierona. Difficilmente tiene la bocca chiusa e, questo, alle volte può rivelarsi un problema. Problema che lei non contempla dato che si riaggancia senza problemi allo sguardo glaciale altrui e alle sue successive parole < Tutto può succedere, in fin dei conti > concorda con lui sulla frase precedente all'ipotesi sul sangue dell'Auror. Schiocca la lingua sul palato, ad indicargli che ha commesso un errore in quel profilo: < Quasi tutto giusto. Tranne per l'ultima parte: credo che di possibilità ne avrebbe avute. Ma alle volte i mostri rimangono mostri e bisogna accettarlo e proseguire ognuno per la propria strada > non ha smesso di sorridere ma nel pronunciare quella frase ha abbassato lo sguardo: è evidente che pensare a Lei la renda nervosa, per tutto ciò che ne consegue. Il non aver avuto mai una madre, per dirne una. < Il fatto di non aver ancora evidenziato alcun potere da Veela mi riempie il cuore di gioia. Non vorrei mai essere simile a Lei, ma se dovesse malauguratamente capitare cercherei in tutti i modi di averne il controllo. Odio quel che non riesco a controllare, mi fa sentire indifesa > ammette tornando di nuovo a guardarlo.
     
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  11. Mikael Soulbrandt
     
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    Rimane silenzioso in quel suo ascoltare l'altra, annuendo nel sapere come l'altra seguirà nell'effettivo di quel consiglio e del proseguo andrebbe con un accentuar lieve della piega di quelle labbra.< Grazie. Lo apprezzo.> conclude così in un chinare del capo a ringraziare ella. In quanto a quel continuo sulla sua persona, riguardo il suo essere sarcastico, muove la testa per affermare di quelle parole e farla concludere per schiuderne le labbra.< Scherzo se posso assicurarmi di avere una situazione sotto controllo. Mi servono solo pochi minuti.> a controllare un luogo, abilità imparata proprio dalla sua famiglia per non esser mai colto di sorpresa davanti le occasioni in cui sarebbe finito in pericolo, non discordando con le parole della Cooper quando ella aggiunge sullo scherzare. Scherzare che viene ripetuto dall'altra e a cui lui risponde con il confermare in un alzare delle sopracciglia e portare la lingua, priva di malizia, nel condursi sul labbro inferiore per procedere con un.< Lo so, sono anche sfacciato.> non puntualizza per quella volta, si limita a ricambiare di quella battuta, aggiungendovi un'occhiolino veloce nel movimento e pronunciando un sorriso più ampio per qualche istante che non concede alcuna tregua a quella posa più autoritaria. Autorità che si presenta nella propria postura e schiena che si conduce verso la parete affiancando la ragazza, rompendo quel contatto visivo per guardarsi nei dintorni, procedendo con il rispondere nell'immediato.< No. Quando ci si rifiuta di partenza, non si hanno possibilità, le Veela sono creature particolari.> ma non lo dice con un tono aspro o arricchito d'odio, neutro il solito che utilizza in quella discussione e si pone senza giudizio negativo o positivo nei confronti di chi ha generato la ragazza al suo fianco e di cui solo ora si volta in sua direzione quando ella parla di quei poteri, procedendo con un.< Un giorno accadrà.> diretto in quelle parole, uno studio riguardo quelle linee di sangue è stato fatto ma soprattutto è parte di quell'addestramento che raramente dava per buona il fatto che un mezzosangue di creature ibride non si trasformasse e difatti va a procedere nell'immediato dopo.< Ma sarai forte. O ti ritroverai a vivere l'inferno di non sapere credere alle persone davanti a te.> con un colpo di reni si stacca da quella parete per andare così a compiere falcate lunghe quanto ampie, fermandosi proprio a metà strada da quel treno.< Direi di andare.> si pronuncia muovendosi con una nota più veloce all'interno di quel mezzo, ma aspettando con un rallentare anche la mezzaveela, per giungerne di quei vagoni, sedendosi nel primo posto a sua disposizione, vicino al finestrino, a guardare silenzioso di quel panorama che offrirà in futuro quel viaggio o nel caso ella gli porga qualche domanda, andrà con il rispondere ad eventuali quesiti.

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