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Alexander N. Byron.
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E' sul suo divano di pelle avvolto in accappatoio quando accende la radio. Sta fumando, ma solleva le sopracciglia al nome di Eva, un nome che gli è familiare. Sbuffa quando sente tutti quei "meravigliosa collega" e "amore mio", ispirando dal naso e sollevando le spalle con un sonoro <ma cosa si deve dire per una mezza scopata> e poi aggrotta la fronte cercando di carpire ogni dettaglio. D'istinto, segna su un fazzoletto di carta quei nomi babbani, con un gesto della mano un po' rabbioso.
<però. Hanno una strana concezione della parola "vittima". Col cazzo che io mi stringo al loro dolore.>
E così dicendo, spegne la sigaretta e la lancia nel lavandino, facendo centro. Si alza e si va a fare una doccia fredda, meditando su ciò che ha appena sentito..