[Atrium] Una notte particolare

Eva + Mikael / premiata

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  1. Eva Cooper
     
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    L'Auror e l'Obliviatore hanno appena fatto rapporto e, dopo essere stati sommersi da domande di vario genere, è giunto il momento di riprendere fiato. Sono ritornati laddove Fune ha deciso di smaterializzarli, in salvo da un luogo pericoloso e potenzialmente mortale. E' alquanto incredula se ripensa a ciò che è appena accaduto, ma probabilmente non ha ancora ben rimuginato sulla portata degli avvenimenti di quella sera.
    Il suo sguardo infatti si perde in quella fontana che dona una certa eleganza a quella zona del Ministero della Magia sito ad Hogsmeade, mentre Fune - dopo essersi attacca possessiva alla sua caviglia - ha deciso di far ritorno direttamente al polso della mezza Veela dove di tanto in tanto armeggia con qualche personalissima manifestazione di affetto: disegna cuoricini, gli stessi che la bionda ha già potuto osservare giusto qualche ora prima. Ormai è notte inoltrata ma nonostante questo l'Auror non sembra affatto avere voglia di dormire: per la prima volta ha visto qualcuno morire e, difficilmente, riuscirà a chiudere gli occhi senza immaginare quella scena, non certo a breve insomma.
    Seppur in compagnia di Mikael che per qualche motivo non si è ancora deciso a levare le tende, la mezza Veela non si è posizionata accanto a lui, ma è in piedi ad almeno cinque passi di distanza ad osservare la fontana in questione, evidentemente priva di argomentazioni da intavolare. Certo, insieme a loro c'è anche Procione che non la smette un attimo di parlare e tantomeno sembra intenzionato a staccarsi dal suo nuovo padrone, ma non basta per destarla da quella sorta di tepore nel quale pare essersi rintanata.
    Precedentemente al crollo dello Statuto per la Segretezza Magica era sempre stata dalla parte dei Babbani, addirittura li aveva difesi in più di una occasione e non solo dalle malelingue. Ora tutto è invece cambiato e, lei stessa, ha dovuto cambiare punto di vista: si è resa conto di aver sbagliato, di aver commesso un grave errore nel credere nelle potenzialità degli esseri umani privi di magia. Ed è terribile rendersi conto che ciò in cui si credeva profondamente è in realtà una menzogna.
    Rabbrividisce appena, ritrovandosi a dover portare le mani all'altezza dello stomaco nella zona dove Kit l'ha colpita e laddove, nonostante l'intervento dei Medimaghi del San Mungo, il dolore è ancora piuttosto opprimente. Una smorfia sofferente si dipinge sul bel volto mentre nella sua testolina compare il ghigno maniacale di quel Babbano che chissà che cosa le avrebbe fatto se solo non fossero stati così fortunati da incontrare Fune e Procione.
     
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  2. Mikael Soulbrandt
     
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    L'odore del sangue è svanito ma rimane come impresso nella sua bocca, ogni tanto mastica, un retrogusto amaro ma da cui non dona accenno di potersi sentire infastidito, a volersi fortificare maggiormente lottando con l'amara scelta di aver ucciso per non lasciare qualcuno in pericolo, il non soccombere davanti ad un nemico che ne avrebbero tolte la libertà, una scelta compiuta in un momento buio. Non ha smesso di parlare, nonostante il maldigola, né di guardarsi, ovviamente sforzi minimi ma ad accentuare quel suo gesto di voler andare avanti da quella situazione, abituato nel ruolo di Obliviatore a prendere scelte difficili per un bene comune, fortunatamente gli è stato dato un cambio e modo di darsi una pulita. Pulita che ne ha portato ad indossar per quella sera una semplice giacca di pelle e una camicia bianca, rispetto al resto del vestiario che non manca di essere presente. Al suo fianco si può notare esserci il Procione a seguirlo e di quelle parole ne ha ascoltate ogni attimo, lo ha tenuto attaccato alla sua spalla per tutto il tragitto e anche dopo essere usciti dalle cure ricevute, unico momento di tregua era per quel rapporto, dove ha consegnato la sua camicia per le prove del sangue da analizzare in modo da scovare quale famiglia appartiene agli spazzini. Spazzini a cui darà la caccia in futuro. Ma ora si concentra sul presente, osserva la mezzaveela osservare quella fontana, si muove con molta attenzione, a ruotare il busto verso d'ella così da scrutarla per pochi istanti, schiudere le labbra e proferire.< Mi spiace per ciò che è accaduto. Ho sottovalutato il pericolo pensando di poter riuscire a trattenerli ma ho dovuto fare...> una pausa, una pausa che non smentisce quel suo essere diretto ma per un attimo vuole trovare le parole giuste, tossisce per schiarirsi la gola, fa male, ma ignora e prosegue.Uccidere. Ho fatto in modo di non avere scelta. E' stato un mio errore.> confessa, in quell'attimo, dispiacere per quella vita non ve ne è visto le colpe ma il metodo che ha dovuto usare per spegnerla e anche l'incapacità a poter scegliere se farlo o meno, ne ha portato a quel pensiero che viene rivelato alla ragazza, mentre una mano viene tesa al procione che afferrandola scala il braccio fino a sostare sulla spalla destra del mago.
     
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  3. Eva Cooper
     
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    Lei non si è cambiata, indossa ancora la sua divisa da Auror che fondamentalmente non ha subito molti danni, ma qualche piccola goccia di sangue è sparsa anche in alcune zone della sua stoffa proprio lì dove ha impattato con la camicia grondante quando Fune ha deciso di portarli in salvo. E' ancora ferma, immobile come una bambola di porcellana priva di vita, mani a sostenere il proprio stomaco e sguardo che ancora non si scosta dalla fontana. Fortunatamente la voce dell'Obliviatore arriva giusto in tempo, ad interrompere quei momenti per niente felici che la mezza Veela sta vivendo: già, lei non aveva mai visto nessuno morire, non le era ancora capitato. Essendo Auror però l'aveva già messa in conto questa possibilità: il problema è che un conto è prefigurarsi una situazione, un conto è invece viverla.
    Volge il capo verso Mikael quindi, annuendo un unica volta alle sue parole. Non sorride, ma pare aver capito il suo punto di vista tanto che, dopo poco, interviene a sostenere il discorso altrui. < Non è stato un errore > proferisce, priva di quel sarcasmo che ha sempre dimostrato di avere le poche volte che si sono incrociati, così come all'inizio di quella stessa serata. E' più che seria, sa ben esserlo quando il momento lo richiede. < Hai fatto quello che dovevi fare e ringrazio il fato di non aver dovuto affrontare tutta quella situazione da sola. In fondo ci siamo aiutati a vicenda e, ognuno di noi, ha dovuto reagire di fronte al pericolo: se ci avessero presi probabilmente a quest'ora ci starebbero torturando o, peggio ancora... > ma la frase si conclude lì, accompagnata da un lungo sospiro che aggiunge solo nuovo dolore al ventre della bionda, costringendola a muovere un passo lateralmente per sopportare meglio quell'istante. < Non avevo mai visto nessuno morire > una confidenza verso di lui, mentre le iridi azzurrine si posano sul Procione ora sulla spalla del suo interlocutore. Probabilmente ha solo bisogno di dirlo, di sfogarsi in qualche modo da quella sensazione di impotenza dalla quale si sente pervadere. Decide di muoverne ancora uno di passo, per avvicinarsi un po' all'Obliviatore, ma si ferma subito dopo quest'ultimo. < Ed ero convinta di essere preparata, lo ero davvero. Ma forse mi sbagliavo > una breve risata, accennata e della durata di un singolo istante < O forse mi serve solo una bella dormita > ultima specifica prima di stringersi nuovamente nelle spalle. E' stanca, ma non ha sonno questo è poco ma sicuro. Sta solo cercando di riflettere ad alta voce, qualcosa che dovrà fare nei giorni a seguire se vuole davvero affrontare l'accaduto in modo resiliente.
     
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  4. Mikael Soulbrandt
     
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    Silenzioso in quei frangenti ne va a stringere le labbra e proprio in quell'istante dove il procione apre bocca, distratto probabilmente a reggere la sua sfera e salire. < Sì. E' stato umiliante dovermi spogliare davanti a tutti per lavarmi quei vestiti sporchi di sangue, dovresti fare attenzione !> rimprovero casuale di quell'animale parlante, rimprovero che Mikael pare ignorare in una strana simbiosi di come uno sia silenzioso e metodico, l'altro rumoroso e veggente. Veggente che insieme al suo padrone ne ascolta di quelle parole proferite dalla mezzaveela e quando quest'ultima finisce pare voler aprire il muso ma viene interrotto da Mikael che estrae dalla tasca della giacca ciò che pare essere un pacco di cracker donati come pasto al San Mungo, pacco di cracker che si ritrova venir afferrato dall'animale che con foga apre il pacchetto e ne mangia quello spuntino sbriciolando tutto addosso al soprabito dato all'Obliviatore. Obliviatore che solo dopo comincia a porre parola in direzione della bionda.< Nessuno dovrebbe essere preparato ad uccidere.> detto da un Soulbrandt potrebbe risultare come una battuta, ma dal suo tono e dalla sua voce si pone serio in quel frangente, sbuffando dalle narici per quell'attimo in cui compie un singolo passo, riducendo quei cinque di distanza a quattro e portando quelle labbra a schiudersi ancora.< O vedere qualcuno morire per mano di un altro. La morte deve essere l'ultima scelta per il bene di qualcuno. Ma se prendiamo in mano il ruolo di Auror, dobbiamo renderci conto che la nostra anima diventerà sempre più nera per un futuro luminoso. Questo è ciò che mi ha mandato avanti, nella vita.> quelle parole curate e attente, portate con estrema serietà e di cui solo alla fine pone un sorriso appena più lieve, schioccando la lingua contro il palato e scuotendo il capo.< Dormire lo peggiorerà.> ammette, con il medesimo sorriso appena reso tenue da quelle sue parole, muovendosi con l'andare a ruotare in direzione di quella fontana e permanere in silenzio, rivolgendo un secondo pacco di crackers al suo compagno parlante, giusto per impedirgli di poter parlare per quel frangente.
     
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  5. Eva Cooper
     
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    Il Procione e le sue parole prive di senso logico - o sarebbe meglio dire pronunciate al momento inopportuno - le strappano comunque un sorriso. Piccolo, a labbra appena serrate, ma meglio che niente insomma. Nel frattempo Fune si stiracchia sul suo polso, dotata di una mentalità propria nonostante reagisca senza alcun problema alle mosse della sua nuova proprietaria. Mentre Mikael sta parlando quello strambo aggeggio pare piuttosto tranquillo, ma quando lui si avvicina di un passo sembra quasi spostare alcuni dei suoi "lacci" per guardarlo malamente. Sì, diremmo così se immaginassimo una fune in grado di guardare qualcuno...E lei lo fa, a modo suo, già parecchio possessiva nei confronti della mezza Veela.
    < Conosco il mio lavoro, ormai sono trascorsi anni dal mio addestramento. Ho scelto di specializzarmi in incantesimi difensivi optando per questa branca perché è sempre stata mia prerogativa difendere le persone piuttosto che ferirle, ucciderle. Ho sempre preferito che fossero gli altri ad utilizzare le maniere forti mentre io, invece, pensavo alla loro incolumità > ha imparato a lanciare scudi di alto livello che in pochi sarebbero in grado di eseguire in modo così perfetto e forse è proprio per questo che quei nuovi sentimenti che sta provando appaiono così complessi per lei.
    Uno sbuffo, accompagnato da un movimento rotatorio del capo come a voler negare quelle sue stesse parole, ma non effettua tale intenzione verbalmente. Si limita a tornare a guardare Mikael, non prima di aver lanciato un'occhiatina anche al Procione intento a sgranocchiare i suoi cracker e, in questo modo, a non parlare più del dovuto. < Sei stato coraggioso, io non so se sarei stata in grado di fare quello che tu hai invece osato > gli riconosce fissando le sue iridi in quello che potrebbe rivelarsi un complimento se non fosse che la tonalità di voce della bionda sia totalmente apatica, priva di trasporto emotivo. Non dipende dal fatto che non lo pensi, anzi, ma è diretta conseguenza di quelle sensazioni contrastanti che sta provando e alle immagini che si susseguono ancora e ancora nella sua mente. < E' alquanto ilare se ci pensi > che cosa non lo specifica subito, ma è evidente che non abbia concluso lì il discorso < Il fatto, intendo, che fino a qualche giorno fa non ci eravamo nemmeno mai parlati. Ed ora mi tocca condividere con un Soulbrandt le mie debolezze > c'è un fondo di scherno in quel dire, forse per stemperare la tensione che - perlomeno lei - sta provando.
    Alla sua ultima affermazione la si può osservare inclinare la bionda testolina, interrogativo lo sguardo che gli regala < E che cosa dovrei fare quindi? Non credo che dimenticare sia possibile né di aiuto. Voglio imparare qualcosa da tutto questo e, anche se sarà complesso, non ho intenzione di piegarmi > nervosa, forse accigliata in quel dire, ma è evidente che non ce l'ha con lui. Non aggiunge altro ma ancora lo guarda, contatto visivo che non si perde più nel nulla.
     
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  6. Mikael Soulbrandt
     
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    Ascolta di quella scelta nella specializzazione ed elabora quelle parole, lo studio di quella persona procede con lo sguardo ghiacciato a scorrere lungo quel corpo e soffermarsi sul volto, sfruttando anche quella lontananza a catturare bene quei movimenti altrui e non sforza nemmeno il suo collo, provando in quell'attimo a lasciare uno schiudere delle labbra.< Non potrai sempre contare sul proteggere e avere chi offende con i suoi incantesimi, dovrai specializzarti nel fare entrambi.> conclude di quelle parole che sono un consiglio per il futuro, lui ad aver vissuto in quel passato a dover cambiare continuamente, difatti il suo registro di incantesimi può vantare di una buona variazione e quelli di Difesa Contro le Arti Oscure sono a livello magistrale, offesa e difesa. Difesa che ha attuato con l'offesa in quella sera in cui sono stati rapiti e di questo l'altra ne porta un complimento, ascolta, ascolta ma non pone gesto in sua direzione limitandosi ad uno sbuffare di quelle narici.< Ti auguro di non avere mai modo di trovarti davanti a questa scelta.> le fa sapere in quel futuro istante dove intreccia le braccia per reggere meglio il peso del procione attaccato e occupato a mangiare. Cibo di cui il medesimo mago potrà sentirne la mancanza per un paio di settimane visto la sua condizione, ma al momento non vi pensa molto, quando ella va a nominare quel cognome, il mento si solleva in una nota di orgoglio nell'appartenere a quella famiglia, come d'istinto e proferisce.< Ognuno ha le proprie sfortune.> riferendosi al suo cognome utilizzato a generalizzarlo, ma non pare offeso o in qualche modo infastidito, neutro quanto illeggibile in quello sguardo ghiacciato che ora ha l'attenzione delle sfumature di color cielo.< Dormire e andare avanti. Non dimenticarti quello che è successo. Mai. Un giorno ti servirà per superare il momento in cui la tua bacchetta difenderà ma facendo del male a chiunque voglia privare la nostra società o un suo membro... alla libertà.> ne fa sapere di quel frangente, muovendosi con attenzione nel condurre quelle falcate ampie quanto lente in un allontanarsi, facendo scendere il procione dalla spalla con uno scivolare e in contemporanea, la mano libera prende l'ultimo pacchetto di crackers per lanciarlo al volo in direzione dell'animale che lo afferra e si avvia a sedersi sulla fontana, aspettando il suo nuovo padrone che invece rimane a metà tra l'animale e la mezzosangue.
     
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  7. Eva Cooper
     
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    Sta diventando man mano più complesso rimanere in piedi in quella posizione: lo stomaco di tanto in tanto le lancia fitte di dolore supplicandola in un certo qual senso di preferire il riposo a quella conversazione. Ma, in quegli istanti, è più la sua testa ad agire per conto proprio senza tener conto di quelle sensazioni poco sopportabili che probabilmente verrebbero ascoltate da qualsiasi altra persona dotata di un minimo di zucca. Ancora rimane quindi ferma, braccia a circondare sempre il solito punto, ombelico coperto dalla mancina mentre la destra con Fune ancora avvinghiata è posata proprio su quest'ultima.< Avere una buona difesa significa anche essere in grado di contrattaccare adeguatamente. Ma sì, non posso darti torto ormai, non questa sera. No di certo. > si vede che è parecchio scombussolata, solitamente avrebbe aggiunto qualche battuta pungente o ci avrebbe scherzato sopra ma non questa notte. Rimane in silenzio quando lui le rivolge quell'augurio, guardandolo in volto come anche lui sta facendo: di per certo la presenza altrui le permette di non perdersi in pensieri troppo scomodo. L'intero dialogo e la possibilità di discorrere con qualcuno rappresentano un appiglio per colei che forse non era pronta ad affrontare tutto questo, ma che evidentemente ce la sta mettendo tutta per non lasciarsi sopraffare dalla negatività.
    D'un tratto riprende a camminare, traballando lievemente, ma sembra comunque mantenere un buon equilibrio alla fin fine: appoggia bene un piede dopo l'altro abbassando lo sguardo per essere certa di non inciampare su qualcosa vista la stanchezza che comunque percepisce. Dovrebbe ormai averlo raggiunto e, ad un solo passo di distanza - sempre che l'altro non decida all'ultimo di arretrare - si ferma. Rialza solo allora gli occhi chiari a cercare ora con una certa costanza quelli altrui. Qualora li dovesse intercettare vi si fisserebbe senza troppi problemi, nessun cenno di imbarazzo o altro: pare avere un motivo, che forse ancora non è reso evidente, per aver voluto assottigliare in quel modo le distanze.
    < Come fai, Soulbrandt? >sembra averci preso gusto nel pronunciare il suo cognome che lascia scivolare oltre le labbra in una tonalità di voce bassa, quasi intima poiché non vi è proprio bisogno di urlare visto che sono uno di fronte all'altra. < Come fai a sembrare così apatico? > Fune si agita sul polso della mezza Veela, forse non gradisce quell'estrema vicinanza con il povero Obliviatore. Il Procione nel frattempo ha preferito accomodarsi sul muretto della fontana, luogo che anche il corpo spossato dell'Auror desidererebbe raggiungere, ma quest'ultima evidentemente preferisce perdere tempo così, a porre domande esistenziali ad un uomo che conosce ben poco. < Sembrare > ripete senza ancora sorridere, mantiene le labbra appena appoggiate in assenza di una qualche espressione ben identificabile < Sei davvero in grado di separare le varie emozioni che provi e lasciarle da parte, se necessario? > si percepisce, finalmente, una certa curiosità in quel particolare quesito. Evidentemente la donna ha in testa un'idea un po' vaga del suo interlocutore, ma allo stesso tempo sembra interessata a scoprire qualcosa in più, qualcosa che magari potrebbe esserle utile.
     
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  8. Mikael Soulbrandt
     
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    Permane ad osservare quella ragazza reggersi quella ferita, lui più stoico nel portare quelle ferite con più orgoglioso e in quella sofferenza silente trovare maggiore forza, quando ella permane e non vi è portata ad essere ironica, schiude le labbra per pronunciare un. < Non puoi darmi torto ? Si sta concludendo bene la serata.> prende in giro entrambi in quel momento, il mago pone un sorriso più ampio in quel momento in cui rompe la serietà del luogo. Luogo isolato abbastanza per via dell'ora e per le pochissime persone che attraversano l'atrium per giungere alla metropolitana, entrambi si muovono, lui si allontana per raggiungere la fontana e lei invece sta andando in sua direzione ma si ferma, quello sguardo sarà presente e anche il contatto visivo, schiocca la lingua contro il palato per quell'attimo e alla sua domanda rivolge un sollevar del sopracciglio destro, mantenendo quello sguardo ghiacciato su quel cielo mentre le mani ciondolano ai fianchi e così va a schiudere le labbra ma si ferma quando lei aggiunge di quelle parole, parole che lascia continuare e permane nel silenzio. Silenzio proprio e che verrà rotto quando ella va a concludere con quella domanda, annuendo e procedendo. < Mi concentro su ciò che è utile. In questo momento e nei prossimi. Saranno più difficili e se non faccio la scelta giusta, potrebbe farla qualcun'altro, è vero, ma ci sono pochissimi maghi capaci di discernere ciò che è per la società e ciò che è per il proprio egoismo.> spiega quelle motivazioni che lo portano ad agire in quella maniera, mentre andrebbe ad avvicinarsi verso d'ella per porgerle il braccio destro, piegato, in modo che ella possa reggersi come meglio preferisce e concludere, guardandola negli occhi, da quella nuova vicinanza compiuta da quel paio di passi.< Non è la prima scelta che compio per il bene di un altro mago utile alla società magica e non sarà nemmeno l'ultima. Siediti.> direbbe in conclusione se ella avesse accettato il suo braccio per condurla a sedere vicino a quella fontana e quanto meno riposare per l'urto subito allo stomaco.
     
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  9. Eva Cooper
     
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    Scuote la testa in segno di resa alle sue parole, senza però commentarle immediatamente. Diciamo pure che in quei momenti le fitte non hanno fatto altro che aumentare, costringendola a focalizzarsi su queste ultime: non sposta le mani dallo stomaco, ma allo stesso tempo non distoglie nemmeno lo sguardo da lui. Forse non abbastanza stoica, ma di certo ce la sta mettendo tutta per sopportare silente il dolore. Ce la fa alla fine, forse perché grazie alla sua piccola battuta riesce in qualche modo a sdrammatizzare anche lei < Non so, te lo avevo detto ad inizio serata > che cosa aveva detto, eh Soulbrandt? Rimane in silenzio per lunghi istanti mentre lo guarda ancora negli occhi glaciali e, alla fine, compare quello che potrebbe apparire come la parvenza di un sorriso. L'angolo destro delle labbra carnose si alza di poco insomma, un'espressione simil divertita. < Se per bene intendi che puoi ancora godere della mia piacevole compagnia devo darti di nuovo ragione > muove la testolina un po' più avanti, ciondolando quasi < E siamo a due, non ti ci abituare troppo > concluso quel piccolo siparietto va ad ascoltare in silenzio il suo vociare successivo, facendo tesoro di quelle parole che lui le sta donando. Un insegnamento, perché è questo ciò che è per lei che tende a ragionare fin troppo spesso con il cuore piuttosto che con maggiore raziocinio. Un difetto, alle volte un pregio, ma certamente qualcosa da limare.
    Mentre lui parla però succede qualcosa di impercettibile di primo acchito: lo sguardo azzurrino della mezza Veela scivola sulle labbra in movimento del suo interlocutore e le osservano per alcuni brevi istanti. Non pare esserci malizia in quel fare, certo potrebbe risultare alquanto inopportuno quel fissarsi su qualcosa che da così vicino potrebbe far pensare ad altro. Fortunatamente il braccio di lui, volto verso di lei, la desta da quell'attimo riportandola ad intercettare il suo sguardo con lui che ancora la guarda dritto negli occhi: probabilmente Procione a breve riprenderà a parlare e a dire qualcosa di parecchio sconveniente, ma è bene approfittarsi dei suoi momenti di silenzio per assumere un atteggiamento adeguato. Si appoggia senza fare storie, afferrandolo con delicatezza attorno alla mano destra, prima di camminare con lui verso la fontana. Un sopracciglio inarcato al suo ultimo imperativo < Cosa ti fa pensare che tu possa darmi ordini? > retorica, fintamente irritata e palesemente scherzosa, dato che alla fine acconsente e va finalmente a sedersi. Quel movimento le procura un lieve spasmo che la costringe ad esser dannatamente più lenta, ma alla fine ce la fa e - obiettivamente - comincia da quella postazione a sentirsi meglio.
     
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  10. Mikael Soulbrandt
     
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    Portato ad ascoltare la compagna di disavventure per quelle sere e lasciando che quel dolore altrui venga combattuto dalla ragazza per quel frangente ma come già accennato vi è il silenzio, inquisitoriale nella sua ricerca minuziosa di dettagli e solo con uno sguardo normale, minimo, il giusto per poter decidere cosa catturare di una persona e tenerla nel suo registro mentale. Registro mentale in continuo aggiornamento, procedendo con l'ascoltare di quelle parole e sbuffando divertito un.< Se voglio un appuntamento, chiedo, chiaro.> risponde in direzione dell'altra ad annuire, almeno, quella è stata la prima frase che l'altra ha riferito all'inizio di quella sera, mente a ricordare ogni singola cosa di quelle giornate in modo da non lasciare alcun evento dimenticato. Quando ella prosegue con quel conto a cui rivolge un sollevar del sopracciglio dove ogni volta in cui viene abbassato comporta un sollevamento in quella situazione, procedendo con un.< Siamo a due ?> chiede in maniera genuina per una volta, domanda, per proseguire lui intanto con quelle parole di insegnamento. Insegnamento che non smette mai di esserci, soprattutto ad aiutare l'Auror nell'affrontare la sua prima morte davanti agli occhi e lui di quelle ne ha viste parecchie, portate per mano sua o per mano dei parenti o di altri colleghi, tutto per un bene superiore e in altri vederli solo per scopi egoistici, conosce ogni tipo di morte ma quest'ultima si è sempre riservato di risparmiarsela, anche se sa che la via dell'Obliviatore potrebbe portarlo ad una tale scelta in un futuro. Quella vicinanza ne porta a comportare di notare quel gesto degli occhi giungere sulle labbra del mago, mago che permane a porgere quel braccio e a continuare con quelle parole, sguardo a fluire nel guardare il viso dell'altra, una volta preso il braccio ne va a condurre l'altra verso quella fontana e quando ella si siede pronunciando quelle parole. < La mia esperienza, il mio carisma, la mia capacità di comando e il fatto di essere una persona rispettata dal Ministero. Rispetto reciproco. E il mio essere modesto quanto obiettivo sulle mie capacità.> allarga quel suo sorriso in modo da lasciare una punta divertita, prendendosi in giro per quel frangente e scuotendo il capo nel momento successivo in cui pronuncia quelle parole, andando a portarsi con il sedersi anche lui accanto ad ella e al suo procione, allargando le gambe e curvandosi con la schiena, per poggiare le braccia sulle ginocchia in quella curvatura, tirando un respiro di sollievo a potersi finalmente rilassare per quella serata ma nonostante tutto si può notare come non vi sia reale stanchezza in quelle movenze o sguardo, neanche fosse pronto a combattere di nuovo o a difendere il mondo a cui appartiene.
     
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  11. Eva Cooper
     
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    Non è facile fingere che tutto va bene, non quando è appena accaduto qualcosa di irreparabile. Bisogna ricordare però che anche l'Auror, seppur non abbia mai visto nessuno morire, ha seguito come tutti i suoi colleghi un duro addestramento durato per ben due anni e dunque è in grado di far fronte ai momenti di difficoltà tragici o meno che siano. Ci vorrà più tempo, ma in cuor suo sa di essere abbastanza forte per reagire. E in quel momento, non avendo ancora chiuso gli occhi, si sente anche meglio: forse è perché si è accomodata e quindi il dolore allo stomaco è decisamente più pacato, forse perché la presenza di Mikael fa sì che - almeno per un po' - non sia sola ad affrontare la realtà dei fatti.
    E dunque i due cercano di stemperare i toni, lui a rispondere con un sbuffo divertito alla sua provocazione. < Bravo, hai una buona memoria > lo prende in giro mentre il suo sguardo vaga ilare su Procione ancora intento a mangiare da bravo i suoi cracker. Annuisce poi al suo dire successivo, tornando dunque con le iridi azzurrine sul suo volto: sembrerebbe più rilassata ora, meno nervosa anche se un velo di preoccupazione ancora si può ben leggere nei suoi occhi. < Sì, ti ho già dato ragione due volte Soulbrandt > ripete abbozzando ad un nuovo sorriso, aggiungendo anche un'ulteriore affermazione, di nuovo scherzosa come suo solito < Sei tu che invece non mi dai neanche una soddisfazione > finge un'espressione tristemente malinconica, ma dura poco dato che la bionda pare non aver intenzione di rimanere troppo in silenzio. E' solita chiacchierare molto, ma quando è agitata per qualcosa tende ad esagerare e a proferir frasi alle volte anche fuori luogo. < Fune, per favore > si rivolge a quell'arma che le stringe il polso, la quale si sta parecchio agitando in quel momento senza un motivo reale.
    Ascolta dunque le ultime parole dell'uomo, cogliendo quel sorriso più esteso. Sorride lei a sua volta, come se fondamentalmente volesse dargli ragione: < Sull'esperienza e sulla capacità di comando non ho nulla da ridire > dice infatti senza alcun problema nell'ammettere tale sentenza < Per quanto riguarda il carisma è ancora tutto da verificare, mentre per la modestia... > lo guarda negli occhi tendendo la mancina verso di lui, come a voler sfiorare il suo braccio più vicino, ma in realtà si tratta di un semplice gesticolare < ...Hai parecchio da lavorarci > e non sposta lo sguardo da lui, nemmeno se quest'ultimo sentisse la necessità di poggiarlo in un'altro punto di quel luogo in cui entrambi si trovano. Un sospiro delicato, prima di tornare seria perché la sua testolina sempre attiva ha elaborato qualcosa di preciso, qualcosa che le frulla in testa da ormai parecchio tempo. < Quante talpe potrebbero esserci tra i nostri qui al Ministero? > chiede, come se lui potesse saperlo. E si preoccupa, come suo solito perché per lei è inconcepibile che qualcuno dei suoi colleghi, qualcuno che probabilmente incrocia ogni giorno, potrebbe effettivamente aver pugnalato alle spalle tutti loro.
     
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  12. Mikael Soulbrandt
     
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    Ringrazia l'altra con un movimento del capo, un chinare lieve del capo come ringraziamento in sua direzione. Direzione che viene mantenuta ad osservare l'altra, ora entrambi affianco in quella chiacchierata, comincia ad ascoltare le risposte della ragazza e muove un sorriso in sua direzione, pochi attimi in cui schiude le labbra ed esclama un.< Pensavo mi dessi sempre ragione.> e lì muove un ulteriore sorriso ad adornare le proprie labbra, in quei frangenti dove l'altra comincia a pronunciare sulla soddisfazione si va a muovere con un.< Ti do ragione su prima. Sulla mia buona memoria.> tono divertito ma in alcun modo vuole canzonare l'altra, sbuffando un riso che viene trattenuto dal canino destro che si impianta sulla carne del labbro inferiore e lì procede con il sussurrare subito dopo con un.< Facciamo così. Se una notte ti dovessi svegliare per degli incubi.> essendoci passato sa come questi arrivano a turbare l'animo di chiunque, lui più abituato e sa come contrastare di quegli avvenimenti, evitandone i sensi di colpa e mutando tutto solo per un modo per crescere quella sua fortezza mentale e difatti, prosegue con un.< Mandami un gufo, se sono sveglio anche io, ci mangiamo qualcosa fuori.> tendendo in sua direzione quella mano dove porgerebbe il dito mignolo verso d'ella, in un moto per far stare meglio l'Auror che ha passato di quella disavventura insieme a lui e volendo comunque aiutarla in quel momento dove ha visto morire un uomo, soprattutto per mano sua e anche per proteggerla. Riguardante gli altri pregi andrebbe ad aumentare quel suo sorridere e lasciare andare una risata più che divertita, anche se scompare nell'immediato quell'essere cristallino, come se in quella situazione più dura diventasse morbido in quelle pratiche dove solito è più rigido, sorrisi e risate, il quale si può permettere visto la giornata passata a scampare dalla morte o dalla schiavitù eterna e procedendo con un.< Non lo so. Una buona talpa basta per far cadere un intero governo ma punterei sulla decina. Per spargerla una in ogni piano. O Cinque. Uno ogni due piani.> semplice in quel parlare, dopotutto, il conto viene veloce e sottolinea per bene quel "non lo so" a far comprendere quanto stia adesso improvvisando una risposta, allungando la mano sinistra a carezzare il suo animale procione che a breve finirà quel suo spuntino, spuntino che conscio essere l'ultimo pacchetto si divora con molta calma.
     
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  13. Eva Cooper
     
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    Sembra particolarmente comoda in quella posizione, non si muove più e anche quel lento gesticolare si è concluso, con la mano che è ritornata al suo posto, lungo i fianchi della donna a poggiare sul marmetto sottostante. Lui la guarda e lei lo guarda niente di più semplice insomma, se non fosse per il fatto che hanno appena condiviso qualcosa di particolarmente grave. Ha bisogno di scherzare e l'Obliviatore per fortuna l'ha capito, ha inteso la necessità dell'Auror di svagarsi per qualche piccolo istante: sorride lei in sua direzione, al piccolo appunto che lui le fa inizialmente, smuovendo il volto lateralmente come a fargli intendere che quel suo piccolo intervento è stato gradito a stemperare i toni melodrammatici che quella serata ha assunto. Lo guarda sorridere, ridere addirittura e se ne stupisce alquanto dato che fino a quel momento l'uomo era parso piuttosto impostato, finalizzato all'ascolto ma non eccessivamente inglobato in quegli scambi di battute, non così tanto perlomeno. Così la mezza Veela decide di ascoltare quel suo sussurro, di fronte al quale per qualche breve istante rimane letteralmente senza parole. Ed è difficile, davvero parecchio, far sì che tale chiacchierona perda l'uso della parola: la sua proposta viene percepita dalla biondina come un qualcosa di estremamente dolce e premuroso, tanto da portarla a sorridere con delicatezza priva di ilarità o scherno. Dischiude le labbra per un istante, abbassando lo sguardo verso quel mignolo che lui le porge e che tuttavia non sortisce l'effetto sperato: con chi crede di avere a che fare? Con una ragazzina bisognosa di una figura paterna? Ovviamente, in quel momento, la sua mente attualmente confusa fa sì che i buoni propositi dell'uomo vengano fraintesi. Dunque, senza prendere in considerazione la mano di lui, porta il suo bel faccino ad avvicinarsi a quello altrui bloccandolo a pochi centimetri di distanza e fissandolo dritto negli occhi: se lui ha sussurrato, la stessa cosa farà anche lei. < So badare a me stessa se ancora non lo avessi capito, Soulbrandt > socchiude gli occhi lasciando scomparire quel primo sorriso sincero che gli aveva rivolto, ma non si schioda da quella postazione terribilmente pericolosa che ha appena raggiunto < Non sono una ragazzina, questo lo sai vero? > un quesito prima di tirare indietro la testa, se le fosse ovviamente concesso di farlo. Probabilmente qualcosa non quadra, deve aver evidentemente inteso male le parole dell'uomo o, forse, sperava in qualcosa di diverso.
    Il discorso conclusivo comporta per fortuna un cambio di rotta, al quale lei si aggrappa immediatamente. < Penso che al momento tu sia l'unico di cui possa fidarmi dato che hai rischiato di morire proprio come me. Dobbiamo indagare e tenere gli occhi aperti, più di quanto non abbiamo mai fatto. Bisogna stanare questi traditori, non possiamo permettere che accada ancora perchè non tutti sono fortunati come noi due > proferisce prima di lasciarsi andare ad un sospiro profondo, di colei che evidentemente non riesce a pensare troppo senza ritornare per forza di cose al lavoro, a quello che è la sua essenza e il suo scopo di vita.
     
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  14. Mikael Soulbrandt
     
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    Osserva quella reazione al suo mignolo che viene ignorato per quel frangente, quando ella porta a quella vicinanza del viso, andrebbe a portare a scrutare con la sua solita attenzione quanto serietà, non si scompone a quella difficoltà, quando quel sorriso scompare insieme a quella frase si può notare come stringa le labbra e sollevi il mento, socchiude lo sguardo e quel ghiaccio si può notare mostri la rabbia primordiale che in quella sera di difficoltà si era celata, tempesta a formarsi lungo i ghiacciai e riempirli con tuoni e saette, ma di cui lui ne ha il pieno controllo, neanche possedesse la capacità di controllare proprio quell'emozione e darsi maggiore potere in ogni gesto compiuto. Quando quella testa viene tirata all'indietro e ne ascolta quella domanda va a pronunciare, ritirando quella mano e portandola di lato, procederebbe con un.< Certo. Anzi, mi riserverò modo di non rivolgermi da confondere il mio modo di fare. Partito con un gesto di amicizia, il mignolo, per quanto possa sembrare infantile, è una cosa a cui credo, è un modo per suggellare una promessa, il primo modo che si impara.> rivela senza alcun problema di quel movimento e difatti, il tutto non pare essersi infastidito o arrabbiato, la calma regna terribilmente in quelle parole che avvisano la ragazza di quel suo possibile fraintendimento in quel dito esposto come segno di quella promessa. Difatti, in quel frangente, andrebbe con l'osservare di quelle sue parole sugli spazzini e ne porta un annuire del capo, sussurrandosi così.< La fiducia è un grosso peso da dare e ricevere. Comunque, mi occuperò di indagare appena riposato. Mi serve solo tempo.> conclude in quelle parole, quando nota come il procione abbia finito di mangiare ma appena osservato lo sguardo di Mikael solleva le zampe anteriori e saltando giù andrebbe a commentare con un irriverente.< No. Io non centro. Quando vuoi andiamo a casa.> fa sapere immediatamente al suo padrone non commentando quella situazione per vivacemente allontanarsi da quella zona, percorrendo il muretto della fontana e sporgersi per darsi una lavata alle zampe piene di briciole.
     
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  15. Eva Cooper
     
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    Nota il suo sguardo, al quale non cede ma si rende conto solo dopo aver udito le sue parole di aver frainteso il gesto dell'Obliviatore. Tornata alla sua posizione di partenza, la mezza Veela distoglie per qualche attimo lo sguardo dal di lui volto per osservare la pavimentazione sottostante, riflettendo sulle possibili parole da utilizzare. Non capisce come mai un semplice gesto possa averla fatta reagire in quel modo e, l'unica cosa che può fare, è dare la colpa alla serata appena trascorsa invece di cercare chissà quali significati nascosti. Sospira e chiude gli occhi con il capo ancora abbassato.
    < Mi dispiace > proferisce a fior di labbra, ma non ha difficoltà nel dire quelle due paroline magiche, fondamentalmente perchè è in grado di riconoscere i propri errori senza troppo orgoglio. < Non volevo essere poco gentile. Deve essere per tutto quello che è successo, per la stanchezza sicuramente > ma mantiene quegli occhi azzurri sempre chiusi, come per vergogna di doversi prima o poi scontrare di nuovo con quelli altrui < Sei stato gentile, non badare a quello che ho detto > scuote la testa prima di sollevare le palpebre e tentare di riportarsi in piedi dopo quei minuti trascorsi seduta. Si dà una piccola spinta con entrambe le mani sul muretto, ritrovandosi a mugugnare appena per il dolore che non riesce a nascondere: quel pugno ricevuto in pieno stomaco ha delle conseguenze piuttosto fastidiose a quanto pare, ma nonostante questo non chiede aiuto da chi le siede accanto. Si volta però verso di lui una volta assunta la posizione eretta < Penso che, per una volta, Procione abbia ragione > un sorriso rivolto all'animale e poi una piccola azione rivolta verso Mikael in una sorta di tentativo di riappacificazione. Gli porge la destra, molto semplicemente ed è lui a poter decidere cosa fare: se afferrarla per stringerla in un nuovo patto di non belligeranza o se accompagnarla alla sua per qualche istante solo per il gusto di trattenerla a sé. < Posso chiedervi di accompagnarmi? > chiede al plurale, rivolgendosi ovviamente anche a Procione. Fa la gradassa, ma tornare a casa da sola dopo tutto quello che è accaduto rappresenterebbe un ostacolo per lei, questa sera sicuramente. Rimane in silenzio, fissando ora Mikael con ancora quella mano tesa verso di lui.
     
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