[PUB RANDOM]towards the night

eva+alexander

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  1. Alexander N. Byron
     
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    L'olfatto di Alexander va a percepire l'odore più consolatorio che conosca: quello del whisky ambrato, contenuto in quel bicchiere vitreo e opaco che stringe tra le dita virili. Manda giù tutto d'un colpo, seduto su uno sgabello di legno e fissando chiunque entri nel locale, nel tentativo di cercare un corpo con cui sfogarsi questa sera. In realtà, è poco interessato al mondo circostante ed è palesemente convinto che nulla possa davvero fare al caso suo: quel suo muro invalicabile si erge più alto che mai, a proteggere un cuore dilaniato da due perdite importanti in ben pochi mesi.
    Cosa ha comportato per lui il crollo dello Statuto di segretezza?! La soppressione di quell'unica speranza che aveva di essere felice, in una casetta poco distante da Londra, con suo marito. Un marito ben più piccolo di lui, ma con un animo capace di raccogliere le emozioni dell'universo intero, se solo avesse voluto. Alexander abbassa il capo sul bancone, disegnando qualche strana forma sulla superficie liscia con i polpastrelli: in apparenza è solo uno stronzo con un giubbotto di pelle e un jeans stretto, rigirato sulle caviglie, che indossa un paio di mocassini senza lacci di colore nero.
    Quell'abbigliamento babbano è dovuto all'influenza di Evan, ma nessuno lo sa e, probabilmente, nessuno lo scoprirà mai. Rigira tra le dita senza anelli (in realtà la fede è sempre presente al dito, ma celata da un incantesimo) una sigaretta magica spenta, di quelle che - se la accendesse- farebbero sentire a ciascuno l'odore di ciò che più ama. Forse è proprio per questo che la mantiene spenta.
    - < Un altro.>
    Poche cerimonie nel chiedere un ulteriore bicchiere di liquido forte al barista, mentre solleva le iridi smeraldo nella sua direzione, senza tuttavia aggiungere altro. Il sto modo di fare è un po' atipico: non un grazie quando viene riempito né un cenno di cortesia, eppure non per questo lo si potrebbe definire un maleducato. Si accarezza il colletto della camicia bianca, prima di passarsi la lingua sul labbro superiore per percepire il sapore dell'orzo mischiato con il malto. Dà l'impressione di essere uno che di lì a poco si solleverà da quello sgabello se non riuscirà a trovare ciò che cerca: con ogni probabilità, prenderà per l'accollatura del mantello quel signore sulla quarantina che lo sta fissando con un fare piuttosto libidinoso e suderanno da qualche parte, scambiandosi un po' di fluidi corporei. La bacchetta è al sicuro nel fodero di pelle che, da seduto, appoggia sulla coscia muscolosa. Fuori da quel pub, il cielo è sereno e le stelle che Alexander ama sono ben visibili, ma momentaneamente dimenticate dal suo sguardo attento.

    Edited by Alexander N. Byron - 14/6/2018, 22:12
     
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  2. Eva Cooper
     
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    Lei è proprio una di quelle che entra in quel pub, dopo una lunga giornata di lavoro, parecchio stressante oltretutto. Qualsiasi altra persona sarebbe filata di corsa a casa, considerando anche tutto il carico emotivo e fisico che si porta dietro dopo gli ultimi avvenimenti che le hanno scombussolato la vita. Ma lei no, lei non vuole chiudere gli occhi perché altrimenti ciò che vedrebbe non le permetterebbe mai di dormire e mai di riposare. Sono giorni infatti che il suo sonno è disturbato, che si sveglia nel pieno della notte mentre nella sua mente si susseguono le immagini di quell'uomo - Kit - che poggia le sue luride mani sul suo corpo per trattenerla a sé, per farle del male, per violarla nella sua libertà. Perciò non può tornare a casa, perciò non vuole stendersi sul suo letto ed è per questo che accede da quella porta.
    Non è lì per rimorchiare né per perdere tempo di fronte ai numerosi sguardi che attrae su di sé lei che, seppur priva di poteri Veela, è comunque dotata di una bellezza particolare unita ad una eleganza che si mostra in quei movimenti raffinati e allo stesso tempo felini che la conducono fino al bancone. Nessuna divisa, non stasera, ma un abito blu notte che raggiunge le ginocchia e cade morbido su fianchi sinuosi, forme snelle ma comunque femminili. Una cintura accoglie la vita stretta insieme all'apposito fodero in cui la bacchetta è celata ma pronta all'uso. Mantiene, questa sera, i lunghi capelli sciolti e sono talmente lunghi da raggiungere il fondoschiena. Eppure appaiono dannatamente in ordine, come se avesse speso un'intera serata a renderli così lisci e luminosi. Il suo volto poi - coadiuvato di uno sguardo azzurrino che rivolge nell'immediatezza al barista - mostra qualche primo segno di stanchezza: qualche occhiaia, ma non ancora talmente esagerata da rendere il suo volto privo di altre imperfezioni meno gradevole. Si va ad accomodare su uno sgabello, il primo disponibile e che per un fortuito caso si trova poco distante dalla postazione di Alexander, rivolgendosi direttamente al barista che ancora sta guardando.
    < Qualcosa di forte > abbassa la voce, forse si vergogna nell'ordinare qualcosa di eccessivo visto il suo lavoro, vista l'efficienza con la quale l'ha sempre svolto < Di parecchio forte > sibila a denti stretti salvo poi sospirare e appoggiarsi completamente allo schienale della seduta. Non ha ancora intercettato Alexander il quale invece, se ancora aveva mantenuto lo sguardo fisso sull'ingresso, probabilmente potrebbe averla invece ben notata.
     
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  3. Alexander N. Byron
     
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    La sigaretta è ancora stretta tra le dita sottili e lo sguardo è fisso sul bancone dove sta disegnando qualcosa con i polpastrelli, imprimendo sulla superficie fredda le sue impronte. Sembra che non gli importi di nulla e che niente possa scalfirlo, ma se qualcuno sapesse tutto quello che ha dovuto passare nella vita, di certo si metterebbe a guardarlo da un'altra angolatura.
    Non va biasimato né compreso per come si comporta: il suo modo di fare così schivo, ma in fondo buono, è parte di sé ormai e non riesce a scollarselo di dosso. Avete presente quando Peter Pan perde la sua ombra preziosa e prova a riunirla con una saponetta? Ecco, togliete ad Alexander quell'apparente stronzaggine e si sentirà perso.
    Quando sposta le iridi in direzione dell'ingresso, vede arrivare una donna affascinante, con un vestito blu che gli ricorda non poco il manto stellato del cielo: aggrotta la fronte, lasciando che qualche ruga d'espressione dipinga il suo volto di un cipiglio curioso, poi - dopo aver fissato i lunghi capelli biondi- riabbassa il capo specchiandosi nel liquido ambrato rimasto nel suo bicchiere. Non è estraneo alla bellezza e la venera in tutte le sue forme, ecco perché ha indugiato un po' sul punto vita di quella che riconosce come una sua vecchia compagna di scuola, più piccola di lui, che faceva dannare non poco gli ormoni maschili di tutta Hogwarts. Anche Alexander, che a quei tempi frequentava gli ultimi anni di scuola, ne era rimasto calamitato quando l'aveva vista scendere con qualche compagna di Casata in Sala Grande, ma poi aveva distolto la sua attenzione verso altri lidi, se così si può dire. E adesso, a distanza di tutti questi anni, nel fissare quel bicchiere vitreo senza per questo dimenticarsi della presenza femminile che si sta accomodando non molto lontana da lui, ecco l'ennesimo volto familiare.
    Un ghigno amaro a constatare quante cose siano cambiate dai tempi dei suoi studi, ma poi i ricordi vengono interrotti da quel parlare sommesso e dal sospiro di chi ha passato qualche sventura. Non riesce a capire bene cosa dica Eva al barista, ma non gli importa: ha imparato, col tempo, a comprendere cosa si celi dietro agli atteggiamenti degli esseri umani e quella donna gli sembra una di quelle che ha davvero bisogno di qualcosa di forte. Senza dire nulla né fissare nessuno, si sporge in avanti oltre il bancone, puntando i gomiti sul legno, per prendere un bicchiere pulito e quella bottiglia di whisky che è rimasta aperta e, nel farlo, il sollevarsi della camicia bianca scopre la sua schiena liscia. Non si preoccupa del fatto che il pub non sia il suo e neanche il barista sembra curarsene: lo conosce, sa com'è inusuale rispetto a tutti gli altri uomini.
    Sollevando la bottiglia troppo in alto riempie il bicchiere fino all'orlo, un po' come farebbe uno di quei barman babbani: lo sguardo è ancora chino, ma si solleva quando lascia scivolare il whisky verso Eva, come se fosse sempre abituato a fare in quel modo. A qualcuno, potrebbe anche risultare attraente avvolto da tutto quel mistero.
    <se non alzi la voce, ti danno dell'acqua>
    Non si sta giustificando e il suo tono fuoriesce virile e un po' graffiato, mentre le sue iridi smeraldo si colorano d'oro.
     
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  4. Eva Cooper
     
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    Lei non l'ha ancora visto, questo perché i suoi occhi fissano ora un punto indefinito alle spalle del barista, in attesa per nulla trepidante della sua bevanda alcolica. Non ha idea di che cosa l'uomo dietro al bancone ideerà per lei, ma non sembra nemmeno così interessata a tal pensiero. Addirittura pare talmente apatica che, nonostante il fischio di apprezzamento che un buon tempone seduto a qualche sgabello di distanza le ha appena rivolto, nemmeno volge lo sguardo. In un'altra occasione avrebbe probabilmente risposto a tono, ma non questa sera. Troppi i pensieri in quella testolina dai capelli biondi, talmente chiari da sembrare in certi punti quasi brillanti. Anche quella caratteristica è strettamente correlata al suo sangue, quello che discende da una Veela - sua madre - dalla quale ha eredita la particolare avvenenza ma per fortuna non i fastidiosi poteri che al momento in lei non si sono ancora manifestati. Se la sua psiche è sempre stata piuttosto combattuta da questo fatto - odiava infatti essere figlia di qualcuno che aveva preferito abbandonarla piuttosto che crescerla - tale pensiero è stato soppiantato totalmente dalle immagini terribili dell'omicidio a cui ha assistito, insieme agli occhi malati di quel Babbano che ha osato colpirla con un pugno allo stomaco. Ventre che è ancora dolorante, seppur meno dei giorni precedenti, ma quei lividi che ancora mostra al di sotto del vestito non scompariranno in fretta nonostante l'intervento dei Medimaghi del San Mungo.
    Rinviene dagli istanti di riflessione priva di fine nel momento in cui con la coda dell'occhio intravede il bicchiere di Whisky posizionarsi esattamente sul bancone di fronte a lei. Lo osserva per un istante muovendo la destra per poggiarla subito dopo sul vetro del contenitore, salvo voltarsi verso colui che pare essersi rivolto proprio a lei. Lascia scivolare gli occhi sul di lui volto, focalizzandosi sui suoi lineamenti: perde qualche istante per fare mente locale e riconoscere in quel viso le fattezze di un vecchio compagno di Hogwarts, più grande di lei ma che comunque non può dimenticare visto quanto si parlava di lui nei corridoi. Era infatti Alexander Byron, colui che probabilmente aveva commesso più infrazioni scolastiche di tutti ad Hogwarts e che, per questo, - e certamente che per il fatto che fosse in contemporanea uno degli studenti più brillanti della scuola - all'epoca aveva raccolto anche le attenzioni della mezza Veela. < A quanto pare qualcun altro mi ha sentita molto bene > un cenno del capo prima verso il bicchiere di Whisky e poi verso Alexander:
    < Non so se ti ricordi di me. Ad Hogwarts ero una Corvonero, tu un Serpeverde del settimo anno quando io ero al quarto > è evidente che, in un certo qual senso, si fosse interessata all'epoca di quella figura così controversa o che - con maggiore probabilità - fosse particolarmente avvezza alle voci di corridoio. Gioca con il contenitore di vetro, spostando la mano in circolo prima di avvicinarlo alle rosee labbra carnose e bere un lungo sorso del suo contenuto: da troppo tempo non assaporava qualcosa di simile e, infatti, il bruciore alla gola si fa presto sentire. Dura poco però, il tempo di spalancare un po' di più gli occhi color dell'oceano e abituarsi a quella sensazione di calore che la bevanda porta con sé. Prosegue nel guardare in volto quell'uomo, ma non gli ha ancora rivolto un sorriso: eppure i lineamenti del suo volto sono talmente delicati e raffinati da determinare un'espressione aggraziata e mai aggressiva, di una bontà d'animo che il suo stesso aspetto sembrerebbe rappresentare. < Grazie, non è affatto male > aggiunge, sempre in riferimento al Whisky che ha appena ingurgitato. E' possibile che non abbia poi mangiato molto questa sera, scarso appetito strettamente correlato al trauma subito qualche notte fa. E' tutto normale, anche per un Auror, ma soprattutto per chi - come lei - non aveva mai visto nessuno morire.
     
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  5. Benjamin Barnes
     
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    La sua giornata non era iniziata nel migliore dei modi, era stato tutta la giornata al San Mango per farsi controllare quella maledetta contusione alla testa che anni prima gli avevano impedito di continuare la sua grande carriera da giocatore di Quidditch "Fermato da una piccola caduta dalla scopa, se solo mio padre lo sapesse mi esilierebbe in chissà quale parte dell'universo..." questo pensavo mentre era li in attesa di avere la sua burrobirra in quel Pub che riteneva inutile, sgradevole e ultimamente frequentato da persone troppo perbene.
    Il suo sguardo si fermò sul cameriere a cui aveva chiesto la sua burrobirra, mentre serviva prima due ragazzi seduti al bancone, arrivati dopo di lui. Attese ancora qualche minuto, nel frattempo però la sua pazienza cominciava a calare, comincio a ticchettare con le dita sul tavolo in modo nervoso aumentando sempre di più la velocità, aveva gli occhi fissi su quei due ragazzi e sul cameriere che stava riempiendo ancora una volta i bicchieri dei due ragazzi "Ora basta disse fra se e se, si alzò di scatto e puntò diretto verso il bancone, si muoveva con passo deciso, il mantello nero gli stava quasi cadendo dalle spalle tanto veloce era stato il movimento nell'alzarsi, non ci mise molto ad arrivare al bancone dove con un pugno, deciso e forte da far quasi rovesciare i bicchieri dei due ragazzi.Il pub cadde nel silenzio più totale ritrovandosi tutti gli occhi addosso, con calma ritirai il pugno dal bancone e mi rivolsi al ragazzo "Senti ragazzino io sono qui da due ore e non ho ancora ricevuto un bel niente" poi il mio sguardo cadde sui due ragazzi "Questi due invece sono qui da dieci minuti ed hanno avuto già una doppia razione di whisky, devo forse pensare che ci sono dei favoritismi anche in questo pub??".
    Lo sguardo non si mosse dai due giovani e un sorrisetto malizioso comparve sul mio viso.

    Edited by Alexander N. Byron - 16/6/2018, 18:33
     
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  6. Alexander N. Byron
     
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    Eva gli appare come una di quelle donne che non deve essersela passata bene ultimamente: malgrado quel cipiglio sicuro e caparbio, il suo volto sembra ottenebrato da qualche ombra fuggevole.Non riesce ad intravedere i lividi celati dal vestito blu e femminile dell'altra, ma - forse per affinità- comprende da prima del suo ultimo sospiro quanto sia importante per lei entrare in quel pub e dimenticare. E' per questo motivo che si premura di lasciarle scivolare quel bicchiere colmo fino all'orlo, con un'espressione a dir poco enigmatica sul viso. Solleva anche il suo bicchiere verso di lei, a mo' di brindisi per festeggiare chissà quale evento: a giudicare dal suo volto, potrebbe dare l'impressione di essere uno di quelli che non si ubriaca facilmente, per quanto alcol ha lasciato scivolare nel suo corpo.
    <la tua voce era troppo bassa. Ciò che ho sentito è il tuo grido d'aiuto>
    Come a dire che ha capito che qualcosa non va e glielo legge in faccia, puntando quelle iridi magnetiche verso quelle di lei, uno sguardo che potrebbe farla sentire nuda e scoperta, malgrado la stoffa morbida del suo vestito.
    Quando l'altra indugia su di lui, si lascia guardare e riconoscere, per nulla infastidito dall'idea di essere al centro dell'attenzione: ci è abituato e sa che tutti possono fissare il suo aspetto esteriore, ma nessuno può carpire quello che si nasconde sotto l'involucro. La sua fede al dito, invisibile agli altri, è segno evidente del fatto che nessuno può violare la sua vita privata, andando ad appropriarsi della sua parte di esistenza più preziosa, più vera e , per questo, più fragile. Non appena Eva ha quel guizzo tipico di chi ha riconosciuto qualcun altro, solleva nuovamente il bicchiere ma questa volta per berlo tutto di colpo. Sta in silenzio per due secondi, lasciando scivolare quel liquido ambrato nella sua gola: è con il volto chino, la camicia bianca che è ancora tirata fuori sulla schiena e solo dopo essersi versato autonomamente altro whisky con un cenno del capo a Jack, il barista, si volta.
    <la mia fama mi precede, noto>
    Una frase pronunciata con voce graffiata dall'alcol, tra le dita si rigira ancora la sigaretta spenta, prima di metterla dietro al suo orecchio. Ogni gesto che compie potrebbe sembrare casuale, eppure quel suo modo di fare così misterioso lo ha reso agli occhi dei più - anche agli occhi di quel signore che lo sta ancora fissando- dannatamente misterioso.
    <e anche la tua. Tutti i ragazzi di Hogwarts volevano dartelo non appena respiravi>
    Una piccola pausa, accompagnata da un sorriso enigmatico. Si solleva dallo sgabello portando il bicchiere più vicino ad Eva e si avvicina anche lei, mantenendo tuttavia ancora una certa distanza di sicurezza.
    <...O quasi>
    Sorride, un sorriso un po' sardonico, simile ad un ghigno non malevolo, ma comunque indecifrabile. Sorseggia ancora, assaggiando il liquido sulle labbra con un movimento repentino della lingua, poi con l'indice puntato in alto per continuare il discorso, sembra ricordarsi all'improvviso di una cosa.
    <sai, devo ringraziarti, Eva Cooper.> Sì, il suo nome lo ricorda ed enfatizza anche sulle lettere che lo compongono <tutti quei ragazzi disperati, che da te non ottenevano nulla...> Alza anche gli occhi al cielo, in un modo a dir poco plateale <..poi ero costretto a consolarli io>
    Un guizzo nei suoi occhi gli fa ricordare quei tempi passati, troppo lontani dagli eventi di quel pub e troppo lontani anche da Evan. Una smorfia si dipinge sul suo viso, facendogli aggrottare la fronte, prima di rispondere al "Grazie" solo con un movimento in su del capo castano, appena accennato.
    Forse la conversazione sarebbe anche continuata, non fosse per un pugno sbattuto sul bancone che lo fa voltare verso chi l'ha causato con tanto di sopracciglia alzate. Si mette anche comodo, con il gomito ancora sul bancone, e quel whisky che per via del colpo è scivolato sulla sua camicia lo risolve sbottonandola fino alle tre prime tre asole, scoprendo quel petto definito e liscio, quasi levigato. Non è sorpreso dal modo di fare del ragazzo e lo analizza in ogni parte del corpo, soffermandosi sul sedere. Per quanto gli riguarda se qualcuno agisce in quel modo, è per una sola causa.
    <non hai trovato nessuna disponibile stasera?>
    Sorseggia il whisky rimasto, incurante di quella scenata. Gli sta praticamente dicendo che è un frustrato solo perché nessuna gliela dà, ma è una risposta così sottile che probabilmente il suo interlocutore potrebbe non capirla. Si passa di nuovo la lingua sulle labbra e solleva una mano a stoppare Jack, il barista suo amico ormai, che sta per iniziare a rispondere in modo poco elegante, a giudicare da quel suo sbracciarsi continuo.
    <tranquillo, Jack.> dice mentre riempie un ulteriore bicchiere di alcol per il ragazzo e lo porge davanti al suo bancone <il ragazzo non ha neanche visto, pur essendo qui da due ore, che io mi sono servito da solo> Esatto, Benjamin, perché Alexander si è versato il whisky per sé e per Eva proprio con le sue manine. Non te lo fa pesare, non ti fa pesare la tua arroganza, solo perché è uno abituato ai tipi frustrati come te e li ripaga semplicemente con l'unica moneta valida che conosce, quindi continua a parlare, con un tono superficiale ma di quelli che ti taglierebbero in due come una lama di un coltello, se solo ti ci avvicinassi.
    <ti capisco eh.> Eccolo che parte all'attacco, riprendendo la sigaretta dall'orecchio e iniziando a rigirarsela tra le dita della mano venosa <questi favoritismi sul whisky, per Salazar!> è pomposo nel modo di parlare, lo sta palesemente copiando e mettendo alla berlina <sono I-N-C-O-N-C-E-P-I-B-I-L-I ! Tutti dovrebbero poter bere in santa pace, soprattutto quando non ci si può sfogare in altro modo>
    E' sottile, in ciò che dice e ha un fare piuttosto da protagonista, tutto inconscio: quando egli parla, ruba la scena. Lo ha sempre fatto, da quando girava tra i corridoi, e fa parte di una sua spontaneità che non è tesa a mettersi in mostra, ma solo ad essere se stesso. Nel bene e nel male, l'Alexander Niam Byron che si sta voltando adesso con un mezzo sorriso indecifrabile verso Eva, è unico.
     
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  7. Eva Cooper
     
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    Alexander potrà notare che, tra uno sguardo e un altro che lei gli dona, vi è un modo particolare dal rifuggire il contatto visivo. Anche questo elemento è conseguenza di ciò che la stazione radio "Baddy" ha avuto modo di spiegare al mondo magico: lei ha sostanzialmente visto l'occhio di quel Babbano praticamente esplodere e, questo, le sta provocando non pochi incubi. Senza rendersene conto le viene molto più complesso fare qualcosa che precedentemente era invece spontaneo: il contatto visivo che prima per lei era essenziale, è attualmente diventato quasi impossibile da sostenere. Lo osserva tuttavia sollevare il suo bicchiere verso di lei, al quale gesto la bionda risponde con un cenno del capo unito ad un primo, lievissimo e quasi impercettibile sorriso. Non si perde nemmeno una sua parola, finendo per bere un altro lungo sorso della bevanda alcolica, senza fretta alcuna, fa sì che il suo corpo possa godere di quel nettare che mai e poi potrebbe ingurgitare durante il suo turno di lavoro. Fortuna vuole che, per oggi, ha smesso di lavorare da un pezzo e che quindi è libera di agire come preferisce, nei limiti della decenza considerato come ora la sua immagine possa essere ben conosciuta ai più visto che la sua foto - insieme a quella di Mikael Soulbrandt - ha svettato sul Profeta in una edizione straordinaria. < Sì, probabilmente hai ragione > una semplice e breve affermazione quella rivolta alle prime parole di Alexander: pare non avere problemi ad esprimere la sua momentanea debolezza, elemento che deve riuscire a superare così come anche qualcun altro le ha ben ricordato di fare. Non si è arresa, ma non è certo facile vedere qualcuno morire per la prima volta di fronte ai propri occhi ed essere guardata in modo maniacale da un altro uomo, il quale probabilmente le avrebbe fatto di tutto se solo non fosse stata fortunata. < Beh sì, eri uno dei ragazzi più famosi a scuola, le mie coetanee ti consideravano un avvenente ribelle > specifica, ripensando agli anni spensierati di Hogwarts, ma rischiando di far scivolare il bicchiere dalla sua mano nell'ascoltare l'irriverente frase successiva dell'uomo che le sta rivolgendo la parola. Per fortuna riesce a risistemare il contenitore di vetro sul bancone prima che accada, volgendo ad Alexander uno sguardo basito < Avresti potuto dirlo in mille altri modi, magari un tantino più raffinati, non credi? > non è arrossita, difficile che possa capitare, ma di certo pare scombussolata dopo aver udito una tale affermazione. Certo, sapeva bene di essere "desiderata" se così si può dire - cosa alla quale ormai si è praticamente abituata visti i lineamenti da Veela ereditati dalla madre - ma a dirla tutta lei, da brava Corvonero, era sempre troppo impegnata con lo studio per potersi preoccupare degli uomini. Durante gli anni di Hogwarts non aveva infatti mai sfoggiato un ragazzo, non ufficialmente perlomeno, seppur qualche piccola storiella l'avesse ovviamente avuta. Le parole successive di lui le strappano un ennesimo sorriso: è una piccola confessione quella che lui le fa, qualcosa che forse lei non sapeva ma che accoglie senza problemi di alcuna sorta. < Sono felice di esserti stata d'aiuto, mi sarei meritata un regalo come minimo. Puoi sempre sdebitarti ora. > si stringe nelle spalle in quella sottile provocazione che gli lancia: insomma, se davvero gli ha fornito della "carne" è convinta di meritare qualcosa in più di un futile "grazie".
    Ecco che, così come il suo interlocutore è stato costretto a volgersi per quel battere sul bancone, anche la mezza Veela fa lo stesso ritrovandosi ad intercettare la figura di Benjamin, figura che a lei non dice nulla, è sconosciuta ai suoi occhi insomma. Non le piace tuttavia il suo modo di porsi, ma inizialmente lascia che sia Alexander ad intervenire, ascoltando non senza un nuovo sorrisetto divertito le sue accuse riguardanti una possibile repressione sessuale. Ma lei beh, lei è anche un Auror al di fuori di quell'abito femminile che indossa e che determina forme sinuose da urlo, e dunque deve dire necessariamente qualcosa per calmare gli animi. < Ragazzi non è il caso di discutere > proferisce a fior di labbra, puntando ora lo sguardo su Benjamin eppure mai intercetta i suoi occhi, si mantiene lontana da questi ultimi < Sono certa che ora il barista ti servirà immediatamente e tutto si risolverà senza bisogno di scaldarsi > lancia un'occhiatina a Byron che, per quanto riconosca essere divertente, spera vivamente la smetta di aizzare quell'altro ragazzo già parecchio nervoso per conto suo. < Siedi pure con noi qui, così sarai sicuro di essere immediatamente accontentato > specifica quindi, tentando a modo suo di calmare gli animi. E si dimentica come anche la sua voce sia particolarmente dolce e soave, nulla di magico ma comunque di estremamente piacevole alle orecchie di chi la ascolta. Ovviamente parte del locale sta ora osservando quella scena e, dunque, si ritrova a dover sopportare parecchi sguardi notando tuttavia che alcuni di questi sono senza dubbio anche per il misterioso Alexander, forse per il suo modo sfacciato di gestire una situazione "bollente".

    Edited by Eva Cooper - 15/6/2018, 14:44
     
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  8. Benjamin Barnes
     
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    Riescì finalmente ad ottenere l'attenzione non solo del barista e dei due posizionati al bancone, ma anche da tutti i presenti al pub, sentirsi al centro dell'attenzione lo faceva sentire bene, era sempre stato così fin dalle scuole per poi passare ai giorni gloriosi in cui quando dagli speaker pronunciavano il suo nome seguiva poi un boato.
    Bei tempi quelli, tempi che ormai poteva dimenticare, ormai non era altro che un ragazzo da strada in cerca di qualcuno o di qualcosa da fare.
    Continuai ad osservare il barista che quasi tremando cerca di rispondergli, un ghigno appare sul suo volto, ancora una volta ero riuscito ad intimorire qualcuno.
    Il silenzio durò poco, o almeno fino a quando il ragazzo seduto,un giovane vestito un pò male per i miei mi gusti, posai il mio sguardo su di lui, non lo avevo mai notato, ma dal vestirsi doveva essere uno di quei ragazzi che si pavoneggiano per attirare le attenzioni di una ragazza.
    <Oh mi dispiace forse ho interrotto qualcosa di tenero che stava per nascere???> sorrisi mentre diedi il primo sorso alla birra che il barista mi aveva appena versato, guardai il ragazzo diretto negli occhi
    <Non dovresti fare tanto lo spavaldo, anche perchè noto che come me anche tu sei seduto in questo squallido pub, quindi non sei in una posizione migliore della mia, e tra l'altro ci stai provando con una ragazza che ti sta utilizzando solo per poter avere qualche drink gratis. Cominciai a giocare con il dito sul bordo del bicchiere, avevo la gola secca, e quella birra era ottima, ma ora la mia priorità era quel ragazzo
    <Fossi in te ci penserei due volte prima di nominare il nome del buon vecchio Salazar,soprattutto in questo periodo, c'è gente che è finito ad Azkaban per molto meno.... E la tua amica qui può confermartelo non è cosi??.
    Rivolsi il mio sguardo sulla ragazza, l'avevo riconosciuta, non passava in osservata, già ai tempi della scuola aveva il suo fascino e la sua scia di ammiratori, ma lui non l'ammirava per quello, lui l'ammirava per le capacità che aveva, dopotutto era stata smistata nei Corvonero ed un motivo ci doveva essere.
    <Non sono io quello nervoso, è il tuo amichetto che cerca di pavoneggiarsi per entrare nelle tue grazie .
    Sorrisi, per l'ennesima volta, prendere in giro e stuzzicare erano state sempre le mie doti migliori, poi guardai nuovamente la ragazza <E quindi tu sei la giovane Eva che tutti i giornali parlano,colei che ha assistito alla morte di un babbano.... Un esperienza traumatica immagino, sai a me una volta è morto il gufo a cui ero affezionatissimo.... Aspetta o forse no, forse il mio gufo valeva qualcosina in più di un babbano.>
    Buttai giù tutta la birra in un solo sorso, non era il massimo parlare di babbani in quel momento, soprattutto dopo quello che era appena accaduto, ma non avevo paura di esporre le mie idee nonostante dinanzi a me avessi due sconosciuti.
     
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  9. Alexander N. Byron
     
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    Diciamoci la verità: come ogni sera, Alexander è entrato in quel pub soltanto per bere e fare cose che qualcuno giudicherebbe poco caste. E' il suo modo per esorcizzare il dolore o, almeno, è quello che crede. Nella realtà, noi sappiamo che ci sta solo affogando dentro e chissà quando e se mai riuscirà ad alzarsi. In apparenza, potrebbe perfino apparire superficiale, ma il modo in cui scruta Eva e la sua incapacità di stabilire un contatto visivo lo fa riflettere e - senza sapere perché- le sta offrendo il suo aiuto. Un aiuto strano da decifrare, anomalo e particolare, ma pur sempre un aiuto.
    Forse lo fa perché ha sentito la storia alla radio o forse solo perchè così gli va in quel momento. Che importa? E' lì a farle scivolare poco elegantemente del whisky sul bancone, solo questo conta.
    <avvenente ribelle> ripete quelle parole quasi ridendo, giocando con il bottone della sua camicia ancora nell'asola. Pare perdersi nei pensieri per un po', ma sta solo riflettendo su quelle due parole.
    E' sempre stato considerato un ribelle da chiunque, anche dai suoi genitori, eppure egli ha sempre ritenuto che la ribellione fosse un concetto del tutto relativo. Insomma, nella sua ottica sono gli altri a ribellarsi ai piaceri della vita, soffocandoli.
    Lo sguardo diviene più serio e si colora d'oro, non appena l'altra sembra in difficoltà per i suoi modi diretti. La fissa più intensamente, a volerle imprimere un concetto reale, con cui dovrà sempre scontrarsi.
    <la vita credi che usi modi raffinati quando ti vuole sbattere in faccia qualcosa?>
    Una domanda semplice, ma cruda, che potrebbe lasciar presagire ad Eva che lui sappia quello che ha passato, ma la rispetta e non vuole dispiacersi come tutti e compatirla. No, la sta mettendo dinanzi ad una realtà che non fa sconti e cerca di fargliela accettare, mentre deglutisce un altro sorso di whisky che va a pizzicargli la gola. Da quel modo di chiedere, l'auror potrebbe anche intuire quanto il suo essere così diretto non sia in fondo indice di immaturità: Alexander è uno che riflette ogni volta che agisce e che ha una profondità di pensiero celata dietro a quella fisicità particolare. Semplicemente, non crede che sia tenuto a dire a tutti ciò che pensa e non dispensa perle ai porci.
    Le parole seguenti di Eva dipingono sul suo viso un ghigno malizioso che lo rende ancora più accattivante: adesso si avvicina di più, forse catturato da quella bellezza eterea, per lanciarle il suo guanto di sfida. Un guanto di sfida accentuato da bagliori di iridi smeraldo che la stanno fissando con una punta di libidine mista a voglia di giocare. Con i polpastrelli dell'indice e del medio le solleverebbe il mento, costringendola a specchiarsi nel suo sguardo: le loro bocche non sono vicinissime, ma la donna potrà percepire gli odori dei loro whisky che si mischiano, insieme al profumo di sandalo della pelle levigata di lui.
    <il debito potrebbe essere molto alto> le parole sono sibilline, misteriose, esattamente com'è lui e quel contatto caldo sulla pelle di Eva, qualora non si spostasse, ha un sentore forte di peccato.
    E quel peccato deve essere accantonato a causa di Benjamin, che entra e parla senza cognizione di causa. Le persone di questo tipo proprio non le tollera e non comprende neanche la diplomazia di Eva, malgrado la lasci fare e la lasci esprimere il proprio pensiero. Resta in piedi, accanto a lei, con la mano appoggiata sul whisky e una risata che si fa via via più intensa fino a raggiungere le orecchie del serpeverde.
    <se vuoi possiamo fare una cosa a tre, anche se non sei il mio tipo. Mi sacrificherò e chiuderò gli occhi> e mima anche la scimmietta quella di whatsapp che pone le mani davanti alle pupille pur di non guardare. Lo lascia fare, sorridendo beffardamente senza dargli la minima importanza, perché non se la merita. Conosce quel tipo: quando erano ad Hogwarts lo ha sentito affermare pensieri strani nel corridoio e secondo lui è uno di quelli che il Cappello Parlante ha sbagliato a smistare. Salazar si rivolterebbe nella tomba, a sentirlo così.
    Solo alla fine, mentre per tutto il tempo in cui Benjamin si dilunga in quel monologo scassapluffe canticchia un motivetto a labra strette, si lascia andare a qualche parola.
    <il buon vecchio Salazar, siamo amici d'infanzia. Mi ha chiamato proprio l'altro giorno, voleva un favore> lo dice più a se stesso che all'altro, mentre si accarezza appena la pelle laddove l'ha scoperta sbottonando la camicia. Ha un modo tutto particolare di reagire e lo si evince anche dalla risposta seguente.
    <ti rinnovo la mia offerta di unirti a noi: ultima chiamata. Attento però..> gli occhi si sgranano, mentre con un tonfo appoggia il bicchiere sul bancone <uno di noi potrebbe essere un nato babbano, proprio come il nostro Ministro. Hai presente?> gli sta praticamente dicendo che sta sputando nel piatto dove mangia e non si lascia scalfire da ciò che il ragazzo ha detto. Piuttosto, appare divertito, ma anche un po' annoiato e forse è per questo che si volta verso Eva, cercando in lei uno sguardo complice. Si rigira, dando le spalle al ragazzino serpeverde, poi si riempie di nuovo il bicchiere e fa lo stesso con quello di Eva, senza che qualcuno gli abbia dato il permesso.
     
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  10. Eva Cooper
     
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    Ascolta le parole di Alexander, alzando lo sguardo per intercettare il suo volto, ma mai gli occhi dai quali si tiene a debita distanza. Pare rifletterci qualche secondo alla domanda che lui le pone, arrivando addirittura a sbuffare con un sorrisetto rassegnato dipinto sul volto avvenente. < No, non lo credo affatto. Non l'ho mai creduto in realtà. > sentenzia con una certa sicurezza, lei che ha scelto proprio il mestiere dell'Auror perché sa bene quanto la vita possa nascondere delle brutte sorprese. Si è sempre prodigata per gli altri, anche quando studiava ad Hogwarts, ma in questo momento è lei a necessitare di aiuto, è fin troppo evidente e non ha l'intenzione di nascondere quanto siano stati complessi per lei gli ultimi giorni. Conclude l'ultimo sorso della sua bevanda alcolica, poggiando il contenitore di vetro alle labbra carnose, in un movimento raffinato denso di quell'eleganza che la contraddistingue per poi subire quella sorta di "attacco" dal suo interlocutore. Ha appena sistemato il bicchiere sul bancone quando le dita altrui raggiungono il suo stesso mento, sollevandolo di poco e prendendola in tal senso alla sprovvista tant'è che non fa proprio in tempo a ritrarsi. Costretta così a guardarlo negli occhi riesce a dispetto di ogni sua aspettativa a non vedere immagini strazianti nella sua testa, forse perché alla fin fine quel contatto visivo non dura poi molto. Sono le parole dell'uomo ad attrarre la sua attenzione, sopracciglio destro inarcato di poco di fronte a quella sicurezza che l'altro ostenta. Lo fisserebbe quindi abbozzando ad un sorriso furbetto, uno di quelli tipici di chi è in grado di far fronte a situazioni imbarazzanti come quella, inclinando la testolina prima di socchiudere la rosea boccuccia per proferir verbo. < Quanta presunzione Alexander > un sibilo pronunciato verso di lui senza parvenza di cattiveria o di ironia. Pare più una semplice affermazione, pronunciata con voce soave, nulla di aggressivo o di accusatorio < Credevo non fossi interessato alle donne > sostiene senza troppi giri di parole, prima di voltarsi a sua volta verso Benjamin.
    Alza gli occhi al soffitto lei mentre ode Byron proporre una nuova battuta a sfondo sessuale, atteggiamento che non la mette poi così a disagio ma che non provoca più di quanto abbia già fatto. Ha bisogno di svagarsi e pare proprio che questa sera si stia rivelando più interessante del previsto. < Lui non vuole entrare nelle mie grazie, al massimo nelle tue > questa volta sorride di gusto, come se quella piccola battuta pronunciata dalla sua stessa bocca la divertisse moltissimo. Ascolta poi il dire altrui, che pare averla riconosciuta: la sua foto è stata pubblicata sul Profeta insieme a quella di Soulbrandt, doveva aspettarselo dopotutto. Eppure non le piacciono affatto le parole che il ragazzo le rivolge, probabilmente perchè sì, è stato DAVVERO traumatico ciò che è accaduto.
    < Ti assicuro, chiunque tu sia, che non è affatto istruttivo vedere qualcuno morire a prescindere da chi fosse. Non mi era mai capitato di assistere a qualcosa del genere e non lo auguro a nessuno. > gli rivolge un'occhiata di fuoco e non rinnova il suo invito anche perché Alexander l'ha attualmente preceduta. Non aggiunge altro verso di lui, tornando con lo sguardo sul nuovo bicchiere nuovamente riempito da Byron: osserva quel liquido alcolico, ma non pare intenzionata a bere ancora, non ora almeno.
     
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  11. Benjamin Barnes
     
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    Il tutto stava diventando sempre più strano, più intrigante, non era da sè parlare per troppo tempo con delle persone, le uniche cose che faceva ultimamente era bere e girare in cerca di un'avventura che lo facesse divertire un pò. Ma quei due avevano colpito la sua attenzione, non tanto quel lurido barbone che era vestito simile a un biker babbano, ma la ragazza seduta al suo fianco, non per la sua bellezza, si era carina non poteva non ammetterlo ma lui era interessato ad altro lui era interessato alla morte del babbano avvenuto proprio davanti i suoi occhi.
    Prese l'ennesimo sorso della burrobirra,guardò i due ragazzi che ormai stavano per lanciarsi occhiate e sguardi da conquistatori seriali, in altre occasioni si sarebbe sentito il terzo in comodo ma questa volta era diverso, le voci del ragazzo lo colpirono, sorrise poi togliendosi il mantello e appoggiandolo sul bancone sporco del whisky fatto cadere da Alexander e lentamente si avvicinò al ragazzo.
    Lo scruto attentamente, si avvicino le mani per qualche istante sfiorarono il suo viso poi aggiunse <<Non male la tua proposta giovane Alexander.>>
    Poi si fermo dinanzi al ragazzo, lo fissò negli occhi, poi lentamente appoggio le sue labbra al suo orecchio e appoggio lentamente la mano sulla gambe del ragazzo per poi afferrare con forza, li tra le gambe del giovane, sussurrando <Ma a me piacciono gli uomini con le palle...>
    Allontanò le labbra dalle orecchie di Alexander e con calma tolse anche la mano, non aveva mai fatto una cosa del genere, forse era stata colpa dell'alcool o forse si era fatto trasportare troppo ma ormai il danno era stato fatto.
    Si accomodò nuovamente al bancone, fece ancora l'ennesimo sorso alla burrobirra e aggiunse al ragazzo <Inoltre fossi in te farei attenzione a mettere nella stessa frase Salazar e babbano, qui c'è un Auror e potrebbe pensare male e portarci direttamente ad Azkaban, per quando riguarda la nostra Ministra ognuno ha la sua opinione. Ma se sei cosi intelligente come pensi di esserlo dovresti averla capito.>
    Poi lo sguardò passa nuovamente alla giovane Eva, la sua curiosità di sapere qualcosa in più sulla morte di quel babbano era alta, ma non poteva esporsi troppo, o almeno non in quel momento.
    <>Qui la gente muore tutti i giorni... Non è forse la morta l'unica certezza della nostra vita??? Perchè averne paura?? Ho visto gente desiderare la morte invece che soffrire... Ho visto gente supplicare per essere uccisi... Ho visto gente morire, non parlo di inutili babbani, ma maghi.... Veri maghi.
    Rimase in silenzio sorseggiando quello che era rimasto della sua birra.
     
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  12. Alexander N. Byron
     
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    Se Eva evita quel contatto visivo, Alexander non ne è disturbato e continua a ricercarlo: ha sempre amato i giochi di sguardi e ha sempre ritenuto che bisognasse guardare negli occhi, ogni qual volta si dica qualcosa. Con il sorrisetto rassegnato sul volto della donna, egli comprende di aver colto nel segno. Non serve conoscersi da una vita per notare quando qualcuno è piegato dagli avvenimenti, ma bisogna solo avere una certa accuratezza nel leggere i dettagli. L'Indicibile, così abituato allo studio dei segni, dei numeri e del cielo, ormai sa come decifrare anche gli atteggiamenti umani meno espliciti: enigmatico come una Sfinge, non perde tempo a risolvere gli indovinelli degli altri e li spiazza. Non è una cosa che fa apposta, ma il modo che ha adesso di incatenare le sue iridi smeraldo a quelle dell'Auror potrebbe farla sentire capita, per qualche strana ragione. Non ha fatto nessun cenno al babbano morto di cui radio e giornali hanno parlato, ma solo perché ha rispettato il suo silenzio, preferendo agire controcorrente, offrendole l'occasione di una serata differente, senza per questo offrirle una spalla su cui piangere. Non è un grande consolatore, questo è ovvio, e non è neanche il tipo che abbraccerebbe a lungo qualcuno senza sentirsi soffocato, ma sta facendo di più ora: le sta porgendo l'opportunità di non piangersi addosso, perché la vita non fa sconti e il riscatto devi creartelo da solo.
    In parole povere le sta regalando nient'altro che la cruda, ma preziosa verità. Annuisce nella sua direzione, mostrando di aver compreso quante volte Eva debba aver percepito i modi "raffinati" della vita, ma non dice nulla. Una qualunque altra persona le avrebbe chiesto come mai, avrebbe indagato. Lui no. Sorseggia del whisky e nessuno sa cosa pensi o se sia fatto chissà quale idea: con le dita strette intorno al bicchiere, appare d'improvviso più arcano e penetrare nella sua mente potrebbe essere difficile anche per un legilimens, attualmente. Tutto quello che accade dopo, però, è tutt'altra storia: quando si alza dallo sgabello provocato da quella bellezza desueta, dimentica le ombre per assecondare quel gioco peccaminoso che si sta delineando. I polpastrelli sotto al mento della donna e il momento in cui finalmente permette all'altra di sollevare lo sguardo, immaginateli un po' vissuti al rallentatore: quando Eva pronuncia quella frase sulla presunzione, forse non ha idea di cosa sta scatenando.
    Il sorriso sul volto di Alexander diviene meno accentuato, teso a farle capire che sta giocando sul fuoco, eppure una fossetta solca la sua guancia destra, rendendolo più attraente.
    < Preferirei tenace, signorina Cooper >
    La presunzione è qualcosa che non gli si addice, ma la sicurezza di sé può essere confusa facilmente con la boria. Non si preoccupa di simili cavilli mentre la sua voce fuoriesce virile e calda da quelle corde vocali vibranti di whisky, ma il ghigno comparso adesso sul suo volto da bello e maledetto non dovrebbe lasciar presagire nulla di buono all'Auror. I polpastrelli scivolano lungo la linea della mandibola fino a scendere lungo il suo collo, seguendo sentieri scoperti dal tessuto con quel tocco sicuro.
    < Tutti questi schemi.. > si avvicina appena con le labbra, ma non ha alcuna intenzione di baciarla. E' un po' come un predatore con la sua preda, l'attimo prima di afferrarla. < Uomini, donne, uomini, donne > Schiocca la lingua e abbassa lievemente le palpebre, prima di ripuntare le iridi come dei fari sicuri per navi disorientate <dovresti liberartene stasera> E' cauto nel parlare, eppure provocatorio: la camicia bianca sbottonata mostra i suoi addominali non pronunciati, ma scolpiti e quello sguardo è tale da farlo sembrare Dio e Lucifero nello stesso istante.
    < A pensarci bene, faresti bene a liberarti di molte cose >Le dita si fermano sotto alla stoffa della spallina del vestito blu, andando a violare parte di quel corpo che prima era celato.
    Continuerebbe anche in quella provocazione, ma Benjamin lo sorprende avvicinandosi a lui: non lo teme, conosce la tipologia e lo lascia fare, permettendogli di avvicinarsi all'orecchio e di stringergli tra le gambe. Non mostra alcuna smorfia di dolore, anzi il volto si apre in un ghigno che lo fa apparire improvvisamente più malvagio.
    < Vedo che sono famoso > Benjamin conosce il suo nome, il che non lo sorprende più di tanto: a scuola era davvero noto per qualsiasi questione < Ti piacerebbe fare la fine del prefetto corvonero nel bagno di Hogwarts... > Lascia la frase un po' sospesa, per creare la giusta suspense, poi finge uno sbadiglio, andando a coprirsi la bocca con la mano libera dal bicchiere.
    < Se non le trovi è perchè me le hai fatte ammosciare > le palle, s'intende. E così dicendo, senza neanche ascoltare il resto, fisserebbe Eva per un po' con uno sguardo malizioso e le porrebbe nuovamente i polpastrelli sotto al mento, sussurrandole all'orecchio con voce calda.
    < Peccato... tu invece stavi facendo un buon lavoro> un occhiolino nella sua direzione e un bacio lasciato fugacemente sul suo collo, per nulla casto. E poi, arrotolandosi la camicia sulle maniche, si dirigerebbe verso l'uscita senza degnare di uno sguardo Benjamin perché per lui è un essere inutile e tirerebbe l'uomo che lo fissava da prima per il colletto della camicia, portandoselo fuori.
     
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  13. Eva Cooper
     
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    Ascolta le parole di Benjamin, vagando con lo sguardo dall'uno all'altro: è come se immaginasse una sorta di rissa prendere piede da un momento all'altro. Forse perché conosce Alexander di fama, forse perché l'ha visto in azione ad Hogwarts e no, non vorrebbe mai farlo arrabbiare come sta facendo ora l'altro ragazzo. Tant'è che quando quest'ultimo osa tanto, muovendosi verso l'altro Serpeverde in quel gesto inaspettato, la mezza Veela spalanca gli occhioni dalle iridi chiare evidentemente spiazzata da ciò che sta osservando. < Ci metto davvero poco a stendervi entrambi, smettetela immediatamente > sibila utilizzando una tonalità di voce intermedia, non troppo alta, né troppo bassa. Sarà pure una donna, ma è pur sempre un Auror ed quindi parecchio preparata di fronte alle situazioni critiche, come ha dimostrato qualche giorno fa, ritornando sana e salva da un posto dal quale nessuno aveva mai fatto ritorno prima.
    < Non ho paura della morte > proferisce poi sempre verso Benjamin, collegandosi al suo discorso finale < Credo che tuttavia sia terribile uccidere qualcuno e anche vederlo fare. Non ho assistito ad una persona morta per una malattia e nemmeno per un incidente > parla con sicurezza, alzando il capo di poco per evidenziare quanto sia convinta di ciò che sta dicendo. Lei è fatta così, non riesce a stare zitta quando ascolta qualcosa che proprio non le va a genio: è sincera, sempre, e ovviamente questo risulta spesso un problema. < Non credo inoltre che tutti i Babbani siano inutili. Penso che molti abbiano paura e che agiscano in modo tremendamente sbagliato per questo. Non voglio giustificarli, ma di sicuro non è colpa di tutti e nemmeno tutta colpa loro > iche ci siano delle Talpe al Ministero rappresenta ormai la sua convinzione totale. Non lo dice esplicitamente però, tornando a donare la sua attenzione ad Alexander non tanto perché lo desideri, quanto più perché lui se la prende.
    Percepisce la sua mano scivolare dal mento al collo, in un tocco malizioso o forse le sembra tale perché intercetta il di lui sguardo che pare tutto tranne che puro. E così anche lei si decide a guardarlo negli occhi, facendo appello a quel senso di nausea che ultimamente prova quando permane troppo a lungo ad osservare i bulbi oculari. Non capita, non ancora perlomeno. Lascia che si avvicini, permettendogli di sussurrare a poca distanza dalle sue labbra e, alla fine della prima parte del discorso, si limita ad alzare l'angolo destro della bocca, in un bel sorriso divertito e forse anche parecchio furbo. Le dita dell'uomo si soffermano poi sulla spallina del suo vestito e, solo in quel momento, andrebbe ad alzare la propria mano - quella opposta alla sua - per poggiarla su quella altrui che le pizzica la pelle. < Ho dato schiaffi per molto meno, Alexander > a voce bassa, anche piuttosto suadente a dirla tutta in antitesi con ciò che sta dicendo la biondina. E tenterebbe dunque di spostare la mano altrui indietro, per far sì che non possa toccarla, senza tuttavia apparire aggressiva. C'è poi quell'ultimo sussurro tremendamente malizioso che lui le sussurra all'orecchio, di fronte al quale la bionda non si stupisce più di tanto dato che ormai ha ben compreso il soggetto con il quale ha a che fare. < Potresti pagare cara la tua "tenacia", sai? > domanda retorica pronunciando appositamente quella stessa parola detta dall'uomo qualche istante prima per correggere la stessa affermazione della mezza Veela. Probabilmente un po' per il Whisky, probabilmente perché colta alla sprovvista, non può evitare quel bacio fugace sul collo che la raggiunge quindi senza troppi problemi costringendola a spostarsi lateralmente solo troppo tardi, quando ormai è avvenuto il contatto. Lo osserverà allontanarsi assumendo una espressione alquanto interrogativa, di chi proprio non si aspettava un gesto del genere, salvo poi finire la sua bevanda e allontanarsi dal posto a sua volta. Prima ovviamente, da brava ragazza, saluterà Benjamin con un sorriso cordiale- [end]
     
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12 replies since 13/6/2018, 19:29   187 views
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