[ASCENSORE] CONFUSIONE TRA PIANI

EVE + MIKAEL / premiata

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  1. Eve A. Le Querrec
     
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    < Certo potrebbero essere più esplicativi nelle indicazioni, questi inglesi fanno tutto ad intuito > parole che vengono pronunciate in un mormorio sommesso ora che è rimasta sola dentro all’ascensore dell’edificio del Ministero, ascensore che continua imperterrito a salire quando lei in realtà dovrebbe scendere per raggiungere l’Atrium. E’ probabile che l’abitudine le abbia giocato un brutto tiro, inducendola a lisciare il giusto pianerottolo per poi dover necessariamente seguire l’ordine dei piani e tornare indietro. Le iridi color nocciola sono puntate verso l’alto e al di sopra delle porte, laddove la sequenza di numeri va ad illuminarsi seguendo l’ordine dei corrispettivi livelli. Quanto la cosa la innervosisca non è dato saperlo; i lineamenti del volto si mantengono tutto sommato distesi, l’unica cosa che potrebbe tradirla è quel raro ed elegante inarcarsi del sopracciglio destro che, a dirla tutta, potrebbe anche presentarsi secondariamente a qualcosa che sta pensando e non in riferimento diretto alla situazione. Il suo turno di lavoro è finito da poco e questo è il motivo per il quale chiunque potrà vederla vestire indumenti da non ricondurre alla sua divisa. L’osservatore occhio altrui potrà soffermarsi su un vestito di fattura semplice ed elegante al contempo, interamente costituito da stoffe nere. La gonna presenta un taglio morbido, quasi godet, ed è tagliata a due centimetri al di sopra delle ginocchia; giusto il necessario che serve a celare il cosciale entro cui risiede la sua bacchetta d’acero, saldamente allacciato in corrispondenza della coscia destra. Omaggio ai suoi trascorsi da Spezzaincantesimi, dove un cosciale è andato sempre a rivelarsi molto più utile rispetto ad un vambrace o ad un fodero per cintura. L’abito indossato prosegue fasciando il busto della donna; si risolve in un semplice scollo ovale che è in tutto e per tutto professionale, soprattutto se prendiamo in considerazione gli standard solitamente più sfrontati della donna francese. Nulla possiamo dire per quel che riguarda le maniche dell’abito, questo perché le stesse sono occultate dalla giacca che indossa al di sopra e che lascia aperta; la colorazione verde argentata probabilmente farà inorridire qualche magi-zoologo perché è chiaro, lampante per chi è esperto, che si tratti di pelle di Moke. La stessa pelle costituisce anche la cinta che enfatizza il punto vita sottile, così come lo stiletto che calza ai piedi e che le aggiunge quegli abbondanti dieci centimetri che le danno una mano anche se, di per sé, non è che sia eccessivamente bassa. Giusto ora, le porte dell’ascensore fanno per aprirsi nuovamente, stavolta il pianerottolo su cui andiamo ad affacciarci è quello del terzo livello del Ministero della Magia. Qui farà il suo ingresso un uomo dall’imponente baffo rossiccio; l’unica reazione della francese consiste in un lento scrutare da capo a piedi di quella persona, nessuna parola verrà proferita. Lo sguardo nocciola fa giusto in tempo ad apprezzare come costui non vada a premere alcun bottone, segno che con tutta probabilità la sua destinazione consiste nel secondo livello dove già qualcuno ha provveduto a richiamare l’ascensore. Per l’ennesima volta è costretta a sorbirsi quel “tin” che comunica il raggiungimento dell’ennesimo pianerottolo; con un paio di piccoli passi, lenti ma calcolati al millimetro, fa per avvicinare la sua figura alla placca su cui sono presenti i pulsanti dei vari piani. L’intento è quello di attendere l’uscita del tipo sopra descritto per poi sbrigarsi a ripremere il bottone relativo alla sua destinazione. Stavolta quello giusto, si spera.
     
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  2. Mikael Soulbrandt
     
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    Ha richiamato lui quell'ascensore e ha concluso quegli ultimi minuti di servizio, accompagnato da Procione, oramai un compagno in quelle giornate dove dorme raramente bene più per i risvegli rispetto ai sogni in una conscia capacità a sviare o comunque indebolirli in modo che non possano infastidirlo nelle dormite, neanche fosse abituato a superare momenti di estrema violenza nella sua vita o abituato a poche ore di sonno in altri periodi di vita. Proprio nel suo impegno con l'attendere dell'ascensore osserva l'animale intanto occupatosi a mangiare delle ciambelle direttamente dallo scatolo che uno dei colleghi ha portato durante in mattinata e dopo aver visto l'animale ne ha praticamente fatto dono, neanche fosse diventato una mascotte degli obliviatori, dove Mikael sperava di giungere al posto di lavoro con più serietà ma si è ritrovato a dover badare ai complimenti di tutti sul suo nuovo possedimento, possedimento che mangia e fissa Mikael impegnato a scrutarlo.< Senti. Mikael. Se ne vuoi una, solo per te, visto quanto sei magro. Ma non guardarmi così, o potresti quasi forse farmi passare la voglia di uno spuntino dopo, se ci fermiamo in quella caffetteria. Ah. Ascensore.> dice una volta che questo si fosse aperto e proprio in quel medesimo istante veder uscire quell'uomo dai baffoni rossi a cui rivolge un chinare del capo e un sorriso appena di poco ampliato con un.< Sera.> socievole in quel frangente e proprio in quell'attimo sentirsi ricambiato con un.< Sera signor Soulbrandt.> cognome che ne porta ad un sollevar del mento in maniera, non di superiorità, ma orgoglio per il proprio cognome e una volta giunto ad arrivare all'interno dell'abitacolo studia la ragazza al suo lato che lo accompagnerà per quel tragitto e procede.< Sera.> rivolto questa volta a lei e il procione si limita a sollevare una zampa anteriore per salutare, impugnando una ciambella ma quest'ultima viene velocemente riposta in bocca neanche volerla mettere al sicuro.< Shià belgnomgnom.> oltre a sapere parlare il procione indossa un completino fatto da gilet aperto e mutandoni di un bel viola brillante. Al collo ha un collare dorato da cui penzola una sfera di cristallo con del fumo grigio all'interno ma questo nascosto soprattutto dall'enorme scatolone di ciambelle. Mentre il Procione saluta, si può avere modo di descrivere Mikael appena cambiatosi per via della sua uscita dal Ministero; giacca nera appartenente ad un completo di cui due gemelli in argento a rappresentare due teste di lupo, la camicia bianca di cui un bottone, il primo in alto è saltato, rivelando oltre il fisico allenato anche la presenza di una catenina dove all'estremità vi è un anello nuziale a penzolare ad ogni suo movimento, le gambe sono coperte dal pantalone del completo elegante indossato e tenuto su da una cintura in cuoio, ai piedi invece abbiano delle scarpe da ginnastica adatte a conformarsi in quel resto elegante e anche ad aiutarlo nel caso di una corsa ad un sospettato, in aggiunta abbiamo il fodero nascosto sull'avambraccio e con dentro la bacchetta pronta a venir estratta nel caso di pericolo. Pericolo assente in quel mezzo di trasporto a cui lui non va a premere i pulsanti ma concede il permesso alla sua compagna di ascensore per scegliere quale destinazione prendere.
     
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  3. Eve A. Le Querrec
     
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    Le porte dell’ascensore s’affacciano quindi sul pianerottolo del secondo piano; l’uomo dai baffi rossi è così libero di defluire dall'abitacolo e lei non gli dona più alcuna occhiata, preferendo studiarsi per l’ennesima volta la piastra dei bottoni con attenzione particolare per quello che riporta il numero otto. L’unico istante che vede esitare quel suo sguardo ambrato è quello durante cui il cognome "Soulbrandt" viene pronunziato, un’occhiata lesta viene quindi rivolta in direzione dell’uomo anche se alcun impatto verrà al momento ricercato con il di lui sguardo. Gli istanti che immediatamente precedono l’ingresso di Mikael descrivono una francese che, nuovamente, porta il sopracciglio destro ad inarcarsi; la mancina si solleva distrattamente con l’intento di raggiungere la sottile cintura che le segna la vita, l’indice della stessa mano va ad infilarsi al di sotto dell’oggetto per poi tirarlo leggermente verso l’esterno. Come se stesse provando ad allentare qualcosa che si è improvvisamente ristretto < Dannati moke. Dannati venditori. > il tutto si pronuncia a denti stretti, emulando un sibilo sommesso che rapidamente va a dissolversi nell'aria dell’ascensore. L'Obliviatore che ha appena fatto il suo ingresso potrà aver avuto modo d’apprezzare la scenetta come no, fondamentalmente dipende tutto dal suo livello d’attenzione ed osservazione. Silenziosa, attende che l’uomo e il Procione facciano il loro ingresso nell'abitacolo; inutile dire che la sua attenzione verrà ora interamente catturata proprio dall'animale che sostiene il cartone di ciambelle, si concede tutto il tempo del mondo per osservarlo in maniera quasi incuriosita, con le braccia che s’incrociano sotto il seno e la testa che prende distrattamente a ciondolare verso destra. < Salut > il fatto che va a salutare prima l’animale che l'Obliviatore potrebbe esser frainteso per maleducazione, anche se il tono con cui ha pronunciato il saluto lascia trasparire un velo d’interesse nei confronti dell’animale che va a smorzare la cosa. In un secondo momento, secondariamente al saluto dell'Obliviatore, l’attenzione dell’Indicibile verrà interamente dirottata su di lui. Gli riserba un’occhiata piedi-testa che è rapida, la saetta di uno sguardo che ha il potenziale per essere caloroso e coinvolgente ma che in realtà, per qualche strana ragione, appare distante e quasi inanimato. < Buonasera…> segue un istante durante cui finge di andar a ricercare con lo sguardo la figura dell’uomo dal baffo rosso, che ancora è visibile lungo il corridoio anche se ormai in lontananza; come a lasciar intendere che sta sfruttando il saluto che costui gli ha rivolto poc'anzi per comprendere la sua identità <…signor Soulbrandt> parole fluide e perfettamente calibrate in un tono che si mantiene pacato anche se, a dirla tutta, c’è quel cognome che viene pronunciato malissimo in virtù della fonetica francese che la spinge ad arrotare le “r” e a chiudere i dittonghi. Salutato l’uomo, lo sguardo ambrato tornerà a fissare la piastra con i bottoni; l’intreccio delle braccia viene sciolto per permettere al pollice della mancina di sfiorare il pulsante relativo all'ottavo livello. < L’atrium è all'ottavo, giusto? > se sia domanda reale o pretesto non è dato saperlo; ciò che è certo è che quel suo proferire appare quasi inaspettato, viene tutto sciolinato mentre lo sguardo è ancora fisso sui bottoni ma è abbastanza chiaro che stia chiedendo conferma al bizzarro duo che la accompagna in quei frangenti. Rimarrà poi in silenzio e in attesa di una qualsiasi reazione altrui, con il pollice che aspetta una conferma o una smentita prima di impostare la destinazione dell’ascensore.
     
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  4. Mikael Soulbrandt
     
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    Scruta giacca e cintura, vestiario di quel personaggio incontrato all'interno dell'ascensore e soprattutto quel suo maledire i venditori ne porta ad un sorriso sottile ma divertito, nel sentire sopratutto quel commento ma serio si pone al suo fianco e permane in quella direzione quando ella va a salutare prima il procione, non fa cenno di fastidio, neanche si fosse abituato all'idea di come quell'animale parlante attiri il rispetto della massa popolare. Qualche attimo dopo in cui il sorriso di lei viene portato in sua direzione va a ricambiare con quella piega delle labbra l'altra, ascoltando come quel cognome venga storpiato e il sopracciglio destro si solleva di poco, pronunciando.< Se è di fuori, il mio cognome sarà un parto. Usate pure Mikael, con il Signor davanti, risulta comunque formale.> spiega in direzione dell'altra riguardo quelle usanze che potrebbero non usarsi, ha viaggiato con la sua famiglia ma non ha mai applicato la sua attenzione alla cultura, dopotutto i viaggi erano per scopi ricreativi e di tranquillità, quelle pochissime volte in cui non si doveva addestrare a combattere chissà quale bestia. Bestia nell'ascensore invece ad avere finito con quello scatolone di ciambelle e si dirige, sculettando per poco, a posarlo su un angolo dell'ascensore e procedendo con il reggere la sua sfera in quella camminata che lo condurrà verso il suo proprietario e annuncia un.< Tranquilli. Daranno la colpa a chi dopo di noi verrà. Voi fate finta di niente.> solo quando gli conviene per scusare un atto di pigrizia o quando avviene, quel procione si permette di prevedere il futuro e la cosa ne porta ad uno scuotere sconsolato del capo appartenente al mago. Mago intenzionato a guardare la sua compagna di ascensore per proferire rapida parola.< Sì.> ma quell'affermazione diretta fa nascere un piccolo sorriso in contemporanea al suo semplice indicare l'eventuale tasto da premere nel raggiungerlo solo a sottolineare quel suo precedente affermare. Affermazione che dopo viene raggiunta da una domanda per cominciare a studiare di quella pelle dai capi altrui utilizzati, nel suo procedere.< Pelle di Moke. Si utilizza specialmente per i portafogli o le borsette per evitare furti. Ma la giacca e la cintura, se posso permettermi, suonano come una cintura di castità per il corpo e una pratica difesa per soggetti molesti anche se porterebbe a fare male al suo indossatore.> analizza quel materiale, spiega il suo utilizzo comune e il possibile motivo per cui ella lo possa indossare ma subito dopo al suo orecchio attento nell'aver ascoltato quella prima frase.< O vi siete lasciata truffare.> ma lo dice con un tono più serio rispetto al precedente divertito, neanche fosse dispiaciuto per l'altra, sollevandone il mento con un fare più che incuriosito, mentre la lingua fuoriesce appena sul labbro inferiore in una posa pensierosa della propria persona. Persona impegnata a pensare e procione a cercare di guardare attentamente la ragazza nel suo pronunciare subito dopo. < O ha un pessimo gusto nel vestire e una mania di masochismo.> aggiunge il procione aggiungendo in maniera molto soddisfatta senza problemi di farsi giudicare, mentre tenta la scalata del suo padrone con una sola zampa, mentre l'altra detiene la sfera intorno al collo.
     
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  5. Eve A. Le Querrec
     
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    Le prime parole che l’altro porta in essere quasi obbligano il suo sguardo ambrato ad allontanarsi dalla pulsantiera; il collo scatta verso destra e l’intenzione è quella di andare ad incastonare velocemente lo sguardo in quello altrui. Si concede qualche attimo per saggiare quei lineamenti con l’intento di memorizzarne qualche elemento; le labbra rosee inizialmente non si schiudono e lei rimane in silenziosa meditazione, come se quell'occhiata le servisse per confermare o smentire un’idea che improvvisamente le è balenata in testa. Qualunque siano i suoi pensieri, alle labbra necessiteranno non più di qualche attimo per emulare il sorriso delicato che accompagna il suo primo proferire < Signor Mikael? > porta in essere quell'appellativo seguendo il ragionamento dell'Obliviatore, si concede poi una seconda lunga pausa come se avesse a disposizione tutto il tempo del mondo. Pausa durante cui i lineamenti del volto si mantengono distesi nel riservare all'altro un’espressione tranquilla ma forse assente; il tutto si risolve con l’inarcarsi del sopracciglio destro e il gonfiarsi di uno zigomo che serve ad accogliere una smorfia dal taglio un po’ sardonico < Con tutto il rispetto, suona male. Per me non è un parto pronunciare il vostro cognome… > così si spiega, il sorriso è svanito ma il volto della francese continua comunque a mantenere quella sua caratteristica accezione composta. < …ma forse è per voi un parto ascoltare come io lo storpio. > e appositamente lo sguardo si fa più attento in quel suo scrutare, a prestare particolare attenzione a come l’altro andrà a reagire a quanto detto. In tutto ciò gli dà del “voi”, vi è tuttavia una franchezza nei toni da cui si può facilmente intuire come ciò sia più una formalità per lei che ricerca rispetto ed educazione in altre maniere. Sono questi gli attimi in cui il Procione fa per allontanarsi con l’intento di abbandonare il cartone, la francese distoglie lo sguardo dal suo proprietario ed approfitta per osservare il fare dell’animale dal riflesso che ne danno gli specchi adesi alle pareti dell’abitacolo. A quelle sue parole non risponde verbalmente in alcun modo, le labbra si limitano ad aprirsi in un piccolo sorriso che accompagna l’impercettibile sollevarsi delle spalle. Con tutta probabilità, quella previsione fatta dall'animale viene scambiata per una semplice costatazione di fatto da lei che non è a conoscenza dei suoi poteri; il tutto si conclude nel momento in cui la risposta affermativa dell'Obliviatore la incita a premere il pulsante numerato con l’otto. Per l’ennesima volta è costretta a sorbirsi il chiudersi delle porte e le narici sbuffano appena in un sospiro rassegnato; i ragionamenti dell’altro circa gli indumenti la investono dopo qualche istante e lei li ascolta senza mai interrompere, lo sguardo in tutto ciò si mantiene puntato contro le porte che ha dinnanzi a se. Quando l’altro si concede il beneficio di una pausa, lei ne approfitta per riprendere le redini dei discorsi < Ragionamento inoppugnabile…se esistesse solo l’Inghilterra> e nuovamente sfrutta le pareti specchiate per focalizzare lo sguardo sul volto altrui < In Francia già vendono da un po’ di tempo una tintura che impedisce il restringimento della pelle. La si applica dopo ogni lavaggio e il problema è risolto fino al successivo. Qualche giorno fa l’ho trovata anche in un negozio che sta su High Street…> s’interrompe, le sopracciglia s’increspano appena e va a correggersi da sola <…o quella che un tempo si chiamava High Street, non so se adesso sia cambiato il suo nome. In ogni caso, è evidente che la formula non sia la stessa visto che già sta perdendo effetto. > non si fa problema alcuno a condividere l’accaduto, proseguendo nel consueto utilizzo di tutta quella franchezza. Conclude queste ultime e lo sguardo abbandona il riflesso dell'Obliviatore per cadere sulle scarpe che indossa; è probabile che stia ponderando l’idea di trasfigurarne un altro paio a partire da chissà quale oggetto oppure, in extremis, di proseguire…scalza. Quel suo silenzioso rimuginare ha vita breve, questo perché nuovamente si costringe a proiettare l’attenzione su quel duo e specificatamente sul Procione < Pessimi gusti? Se incontri qualcuno che veste pelliccia anziché pelle cosa fai, ti arrampichi sul suo volto e gli graffi gli occhi? > e nel pronunciare queste ultime il corpo si è proprio girato verso Mikael, con lo sguardo che segue i movimenti dell’animale nel mentre che scala la figura del suo proprietario < Sicuramente è adorabile, ma la sua lingua avrebbe bisogno di una sistemata > queste ultime all'Obliviatore, con la lingua che fuoriesce distratta dalla sua sede per andare a puntarsi in corrispondenza dell’angolo destro della bocca, in fare riflessivo.
     
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  6. Mikael Soulbrandt
     
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    Ascolta tutto il ragionamento che la francese sta facendo proprio in quell'attimo, muove un sorriso e infatti andrebbe a continuare.< No. Affatto, mi piace come diverse lettere abbiano fonetiche diverse. Il problema risulterebbe nell'incapacità o pigrizia se vogliamo di pronunciare correttamente un cognome. Io so pronunciare il mio cognome.> ma quelle parole non portano alcuna nota negativa o canzonatoria quanto un ragionamento che nell'eseguirlo gli smuove un sorriso sincero sulle labbra e uno schiudersi di queste all'aggiunta.< In ascensore o in qualunque luogo il "tu" può andare bene. Non siamo in un matrimonio combinato di purosangue.> quella nota sullo stato di sangue è palesemente autoironia di quelle sue parole, ai gesti dell'animale entrambi reagiscono in modo diverso chi scuote il capo consapevole delle capacità dell'animale e chi invece sorride pensando sia solamente una presa in giro. Lui pone quella serie di ragionamenti e si può notare alla conclusione di come il sorriso permanga anche dopo le parole altrui, neanche le avesse considerate per pronunciarsi con un.< Vi siete lasciata truffare.> lo dice con un tono per lo più divertito, in uno sbuffo di una risata che si può notare essere per nulla canzonatoria, cristallina, mentre il Procione si limiterebbe a darle un'occhiata per donarle un serio.< Fai attenzione a non bere quella roba. Tu non vuoi sapere cosa succederebbe nel caso lo facessi.> quelle parole che sfuggono d'istinto rivolte verso la ragazza, parole che l'Obliviatore anche in quel ristretto periodo di convivenza ha imparato a conoscere e comprenderne ogni singolo significato, fin dal primo incontro con l'animale non si è mai stupito delle sue capacità, neanche avesse dedotto in tempo quali fossero. Ma egli è impegnato in quel suo essere cristallino che ne porta ad un.< Vi abituerete all'idea di pensare che esista solo l'Inghilterra. Il vostro stile non ne perderà.> quelle parole sono sporcate dall'accento irlandese, prima volta a comparire, così come un sorriso divertito, sarà anche il poco sonno a facilitare l'acceso ad una sua risata, anche se quella dentatura bianca è ben messa in mostra e difatti si conclude subito così come è nata con un mordere del labbro inferiore con il canino e sbuffare, tramutando tutto in una piega delle labbra colorate da un tenue sorridere. Sorridere che scompare quando comincia la discussione con il procione, guardando l'altra e scuotendo il capo neanche avesse visibilmente perso già solo parlando con il suo animale.< No. Credo nel Karma. Se capisci cosa intendo.> abbastanza imbruttito si pone tanto che quel viso si può notare quella nota di furore che si può leggere negli occhi del padrone, ira primordiale nella sua calma eterna, così invece viene sfogata da Procione che compie qualche passo verso la ragazza e mima il gesto di sollevarsi le maniche della camicia.< E io punto sempre di più sul tuo masochismo con queste parole.> Mikael non pare farci neanche più caso, ignorando palesemente quei due soggetti. A meno fino a quando anche Procione si volta a tirare un'occhiata ad Eva e imitarla, in maniera inquietante con quel suo potere, imitando l'altra in sincronia.< Sicuramente è adorabile, ma la sua lingua avrebbe bisogno di una sistemata.> e senza neanche dar tempo di rispondere indica la ragazza con un fare furente ma Mikael, ruotando gli occhi, tira fuori una barretta energetica al burro di arachidi per passarla immediatamente all'animale e quest'ultimo la scarta cominciando a mangiare quel cibo di dolce misto a salato, soddisfatto visibilmente, coprendosi la bocca per non fare vedere i residui di cibo e allontanandosi per affiancare Mikael, quando stava aprendo bocca per parlare, scuote il capo e con un gesto della zampa pare lasciare totalmente perdere.
     
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  7. Eve A. Le Querrec
     
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    Lo sguardo color nocciola continua a rimanere sul duo, saettando ritmicamente tra Procione e Mikael. Al momento, essendosi girata per poter meglio osservare l’animale, quasi frappone la sua figura tra i due e le porte dell’ascensore che ha alla sua sinistra/dietro la schiena. Parlare dei vestiti sembra quasi spingerla a diventare meno tollerante, dato che nuovamente i polpastrelli della destrorsa vanno a pizzicare verso l’esterno la cintura; movimento in tutto e per tutto uguale a quello che ha eseguito poc'anzi se non per il fatto che, prima di ritornare alla sua disposizione naturale, la mano ha cura di scendere morbidamente con le dita che vanno a sfiorare l’addome, ove lei sa esser presente quel triangolo runico che le impedisce di lasciarsi andare agli eccessi emozionali.< Incapacità o pigrizia? > quasi neanche lo lascia terminare, con le labbra che subito si schiudono per ripetere con tono dubbioso quel suo dire. Il sopracciglio destro che s’inarca, per l’ennesima volta, nell'accompagnare il seguente mormorato < Io riesco a pronunciare tranquillamente il vostro cognome… > e in un primo momento potrebbe anche apparire piccata in quel tono che s’è fatto leggermente più tagliente del solito; il tutto però va poi a concludersi con una smorfia autoironica che si accompagna ad un’alzata di occhi verso il cielo <…solo che lo faccio in francese > che automaticamente sta a significare che non lo pronuncia bene, difatti sarà lei stessa a concludere quel discorso con un rassegnato scuotere del capo. In questi attimi fa per girarsi, tornando quindi ad affiancare l’uomo e rivolgendo lo sguardo ambrato ai numeri che in alto s’illuminano in corrispondenza dei piani; quando le nuove parole di Mikael la investono lei tornerà ad occhieggiarlo dal riflesso degli specchi. Nuovamente lo studia prima di dargli una risposta; soppesa quelle parole con attenzione e quasi cerca di ricollegarle ad una qualsiasi sua mimica facciale come a voler ricercare delle informazioni aggiuntive, implicite < E’ vero > in merito al fatto che non si trovano ad un ricevimento purista < Come vuoi Mikael, a me il “tu” non dispiace affatto. Puoi usarlo anche con me e puoi chiamarmi Eve > e il tutto si conclude con una nuova e delicata alzata di spalle, che la porta poi a tornare in silenzio per permettere all'altro di proferir parola in merito al suo vestiario < Dannazione, certo che si. > si costringe ad ammettere la realtà dei fatti e i lineamenti si modellano in un’espressione infastidita che la spinge ad arricciare il labbro superiore < Mi sono fatta truffare su una cosa si stupide comme una tintura anti restringente. Me la merito questa sofferenza > e il discorso precipita nel silenzio nel momento in cui Procione va a fornirle quel consiglio spassionato in merito alla stessa tintura. Se lo fissa per qualche istante ma non aggiunge nulla, il capo annuisce appena mentre le iridi si fanno velate e divengono pensierose per qualche istante. L’ascensore va poi a riempirsi delle nuove parole di Mikael, lei ascolta in silenzio mentre lo sguardo torna ad osservare i numeri che sono riportati sopra le porte < Lo stile non mi preoccupa molto. Dundalk o Dublino? > accosta argomenti tra loro distanti mentre, quando va ad ipotizzare la provenienza dell’altro, la punta della lingua va a puntarsi contro il labbro inferiore e in fare riflessivo in quel suo mettersi alla prova con l’ascolto dell’accento altrui. Ha poi avvio un simpatico siparietto che la vede rapportarsi direttamente con un Procione irritato a cui inevitabilmente va a corrispondere una sua smorfia divertita; in teoria non lo fa per prenderlo in giro, è che proprio non riesce a trattenere l’ironia che la situazione fa scaturire < Ah si, ci credo anche io. Solitamente le chiamo forze che regolano l’universo e che devono necessariamente mantenersi in equilibrio tra di loro. Ma si. Ammetto che Karma è un termine più immediato e piacevole. > anche se quella sua “r” francese lo fa sembrare più una parolaccia tedesca che altro. < Pensare sempre al Karma ci porterebbe a morire senza aver concluso nulla. Esistenza sprecata > con queste sue ultime si conclude; i lineamenti del volto riprendono quella loro espressione riflessiva mentre realizza che l’animale ha sincronicamente pronunciato le sue stesse parole. Silenzia e non ribatte, continua a scrutarlo anche ora che si è messo a mangiare la barretta e ora che ha evitato di dire chissà che cosa < Scusa, dove lo hai preso? > a Mikael questo, mentre lo sguardo rimane pensieroso nell'attesa di una risposta.
     
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  8. Mikael Soulbrandt
     
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    Annuisce a quelle parole neanche a volerle dare ragione, ignorando quel quesito posto dall'altra, così da continuare con un.< Ragionate con l'uomo più determinato e testardo del Ministero.> ma lo dice prendendosi palesemente in giro e rivolgendo infatti un sorriso sottile in quel suo canzonarsi, muovendo il capo in un piccolo inchino che potrebbe venir letto con un cenno di scuse per quell'insistenza dovuta al cognome e che ne ha portato ad un suo momento di allegria. Quando la donna accetta quel tu si pone con un nuovo piegare del capo ma con una meno profonda, in un ringraziamento veloce per aver accettato quella sua richiesta e procedendo con il.< Eve Amaryllis...> quel nome e secondo nome conosciuti per il suo attento studiarsi chiunque sia un nuovo arrivo al Ministero soprattutto quando le voci parlano di colleghe provenienti dall'esterno riesce immediatamente ad avere l'orecchio per queste informazioni, socchiude di poco le palpebre e sussurra.< Le Querrec. Scusami eventuali errori della mia pronuncia.> sorridendo soddisfatto perché consapevole di non averne fatto errori, oltre per la sua capacità di distruggere l'irlandese nascondendolo per sembrare un cittadino inglese, quanto per aver sentito l'effettiva pronuncia corretta nel passato ne portano ad utilizzare quelle lettere nella loro forma originale, il francese, pronunciandosi con un. < Benvenuta ad Hogsmeade. Sono certo avrai molte cose da insegnare al tuo campo di lavoro e spero tu possa imparare qualcosa di nuovo, a tua volta.> quelle parole si possono notare uscire fuori naturali in un cortese, ma non arrivista, benvenuto in quella società che collabora per migliorare chi ci lavora e migliorare quella società, il Ministero della Magia. Quando il discorso riprende sulla truffa si può notare come ella si esprima più liberamente, annuendo, procedendo con un andare a portare la mancina in un tentativo di essere una pacca sulla spalla di quella giacca ma si ferma a pochissimi centimetri, ma gesto palesemente fatto apposta di quel tentativo che si porta ad un sorriso più ampio.< Può capitare. Sono nato in una branca della mia famiglia dove sono tutti venditori e anche abili, studiano anni per sapere cosa dire e tu cercavi solo un capo d'abbigliamento adatto al tuo nuovo posto di lavoro, magari è anche più facile da lavare se ristretto.> spiega con le possibili deduzioni di come possa giungere a quel pensiero altrui, annuendo in modo compiaciuto per quanto riguarda quelle scelte, neanche le approvasse in un certo senso. Ma mentre i numeri scorrono ad ascoltare di quelle parole va ad annuire con un.< Dublino. Anche se cresciuto un po' in giro per il mondo, ma per lavoro, sempre Inghilterra.> fa sapere, neanche fosse uno scambio reciproco di informazioni gettate a caso e fosse un modo, solo loro ma reciproco, di conoscere una nuova persona. Persona invece con cui ha un diretto discorso con Procione, il quale andrebbe ad osservare silenzioso le parole della ragazza, analizzando per bene ma quando sta per aprire bocca in cerca di una effettiva rissa viene fermato dal porgere di Mikael di una merendina al burro d'arachidi che nel suo lento mangiarlo ne va ad impastare quella bocca e si può notare come questa sia impossibilitata a portare un effettivo parlare a quella discussione. Discussione che viene interrotta anche da Eve con il porgere di quella domanda ma quando ella chiederà si può notare come allunga il medesimo tipo di barretta anche alla francese per procedere con un.< Al Ministero. Quello vecchio. Da allora mi segue.> colpevolizzando le doti di divinazione del suo animale che sa sempre quando lui andrà o meno, da qualche parte e quindi può seguirlo con la massima facilità ovunque, evitando anche di farsi notare, insomma, un passo avanti al suo mago. Mago che porta le sue spalle a poggiarsi lungo la parete di quell'ascensore ad osservare l'altra e poi il suo animale, portato a sedersi all'angolo, affiancando sempre il suo padrone, padrone che una volta eseguito questo scambio di sguardi procede.< Eve, spero tu accetterai questo consiglio, evita sempre di girare da sola nel tuo ritorno a casa, gli Spazzini sono tra noi.> compie una pausa solida in quel suo parlare, iridi ghiacciate che affondano su quelle color terra della donna, lasciando in chiusura di quella sua frase.< Può sembrare una prova stupida ma nessuna spia si farebbe truffare. I soldi servono per il necessario. E tu sei giunta quando il problema era già nato da un bel po' e quindi ispezionata. Chi ci osserva è qualcuno... di osservato raramente, segretari, ruoli minori di un teatro fatto da soli protagonisti.> spiega in quell'enorme flusso di pensieri dove nel suo complesso andrebbe a concludersi con un sorriso lieve, curvando durante quel discorso le spalle, neanche fosse un intimo segreto a rivelarlo solo alla ragazza, in un flebile sussurrare, effimero che ella potrà cogliere o ignorare a sua completa scelta.
     
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  9. Eve A. Le Querrec
     
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    Continua a scrutare l’altro con i lineamenti del volto che continuano a rimanere riflessivi, il tutto è testimoniato dalla vacuità di quello sguardo ambrato che è tagliente ma perso in chissà qual suo ragionamento mentale. Quegli attimi più seriosi vengono completamente accantonati nel momento in cui l’altro fa per portare in essere le prime parole, le labbra della francese si piegano in sorriso sghembo da cui poi riesce a fuoriuscire l’accenno di una breve risata; ilarità che per qualche istante illumina lo sguardo color terra salvo poi svanire nel nulla, permettendo così alla donna di pronunciarsi in un deciso < Determinato forse si ma testardo no, non c’è motivo di crederlo. Stiamo ragionando, lo hai detto tu stesso. Sarebbe impossibile farlo con una persona eccessivamente testarda > pronuncia il tutto con lentezza estrema, modulando ogni singola parola in quel tono di voce fluido ed assolutamente spontaneo che potrebbe riserbare anche alle persone che conosce da chissà quanto tempo. Proseguono quei discorsi in cui in realtà non esiste una vera e propria pausa, questo perché ogni attimo di silenzio dell’uno viene prontamente impiegato dall’altra per portare in essere nuovi ragionamenti e viceversa. L’Indicibile è tornata ad osservare i numeri che lentamente s’illuminano al di sopra delle porte quando l’Obliviatore, con nonchalance estrema, va a pronunciare il suo nome per intero; lei si limita ad umettare il roseo labbro inferiore rimanendo in silenzio, non interrompendo mai i ragionamenti dell’altro ma impegnandosi a donare qualche rado cenno del capo per fargli capire che lo sta seguendo parola per parola. Quando Mikael conclude, lei sorride. E’ un sorriso piccolo, bieco, che porta lo zigomo a gonfiarsi appena e lo sguardo ad assumere un’aria di sfida che comunque apparirà comporta e bonaria. Prima di rispondere, avrà cura di ruotare nuovamente la sua figura con l’intento di puntare direttamente quel suo sguardo ambrato contro il ghiaccio altrui < E con ciò dimostri di non aver problemi a mostrare che ti piace avere le cose sotto controllo. Ragionevole > e il mento prende a sollevarsi appena in sua direzione, come a voler riconoscere un merito in quell’aspetto dell’Obliviatore che forse è riuscita a cogliere < Sono quella nuova. Vengo da lontano. Mi trasferisco nella realtà a cui tu appartieni durante un periodo complicato e inizio quasi da subito a lavorare per il Ministero. Anche io avrei cercato informazioni su me stessa, si. > e si concede una pausa andando a sollevare impercettibilmente le spalle, con le narici che s’allargano appena nel momento in cui si concede il beneficio d’una lunga inspirazione < Ma presta attenzione ai tuoi informatori, se posso permettermi. O non sono molto bravi oppure ti vogliono nascondere qualcosa; avresti dovuto dirmi bentornata e non benvenuta > chiede il permesso quando, in realtà, s’è tranquillamente arrogata il diritto di sciolinare quel pensiero o consiglio che dir si voglia; il tutto però è stato pronunciato con quel suo solito tono di voce affabile che stranamente non è né pretenzioso né infastidito. Si ritorna poi a parlare del suo vestiario, nuovamente la cosa sembra farle tornare in mente il fastidio che prova nei riguardi di quegli stessi capi e stavolta l’attenzione principalmente ricade sulle scarpe; Mikael parla e lei punta le dita del piede destro contro il tappeto che riveste i pannelli dell’ascensore, neanche a volersi impegnare nel tentativo –vano- di mantenere le giuste dimensioni della scarpa in quel modo < Ti pare che non avevo indumenti adatti per il mio nuovo posto di lavoro? Vengo dal Ministero francese non da una locanda. E’ sulla tintura che mi hanno truffata, questi già li avevo > specifica al meglio la situazione all’altro come se la storia fosse diventata di fondamentale importanza, indicando con un movimento fluido della destrorsa gli stessi capi d’abbigliamento che indossa. Alla conferma dell’altro circa la sua provenienza lei annuisce con un cenno deciso del capo, con le labbra che si concedono un fugace sorriso soddisfatto che accompagna le seguenti < Lo sapevo. Chi proviene da quelle coste ha un accento leggermente differente rispetto agli altri irlandesi. > sentenzia, come a voler rimembrare nozioni che ha appreso durante chissà qual suo viaggio appartenente al fumoso passato da Spezzaincantesimi. Procione al momento lo ha lasciato alla sua barretta di burro d’arachidi e, in realtà, neanche sarebbe intenzionata a tornare su di lui; quando però lo sguardo ambrato si sofferma su quella stessa barretta che viene offerta anche a lei, un sorriso fugace compare su quei lineamenti e la mancina velocemente va ad afferrarla < Che ne pensi? > questo a Procione; lo sguardo s’abbassa su di lui e le ginocchia leggermente si piegano come a voler avvicinare il busto a quell’animale, il movimento comporta lo smuoversi dei lunghi boccoli castani che vanno così ad incorniciarle il volto per poi ondeggiare morbidamente nell’aria < Abbiamo la stessa barretta ora. Chi deve considerarlo un complimento e chi un offesa, mh? > ma in realtà il tono è pensato per essere ironico, proseguendo in quella sequela di atteggiamenti che chiaramente sono caratteristici di una persona che è fortemente sicura di se. Ora serve un istante e tutta questa ironia svanisce nell’arco di un secondo. Si perché ora le sopraggiungono le risposte di Mikael circa i suoi quesiti sulla provenienza del Procione; e lei si fa dannatamente seria. Il busto, che prima s’era abbassato in direzione dell’animale, viene nuovamente riportato alla sua naturale posizione e anzi, a voler esser più precisi, s’irrigidisce appena. Trascorrerà qualche attimo di silenzio, attimi in cui quello sguardo color nocciola prova ad intrecciarsi a quello altrui ma in fare riflessivo; come se fissarlo potesse in qualche modo aiutarla a ragionare al meglio e più velocemente < Siete tornati riusciti a scappare da dentro un campo magnetico e siete riusciti a portare con voi, da lì, qualcosa che là sotto avrebbe dovuto come minimo impazzire? > segno che è a conoscenza della storia, sta chiedendo verbalmente conferma ma è evidente che la sua mente sia impegnata in chissà quale macchinazione. Questo ad ogni modo non le impedisce di prestare attenzione alle raccomandazioni che l’altro si sente di condividere; lei ascolta in silenzio ed annuisce ma ormai sembra definitivamente concentrata su altro. < Terrò gli occhi bene aperti. Come sempre > uniche mormorate sotto questo punto di vista, con un cenno del capo che verso di lui si rivolge di nuovo ad emulare quello che dovrebbe essere un tacito ringraziamento.
     
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  10. Mikael Soulbrandt
     
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    Lui rimane silenizioso in quel portare lo sguardo reciprocamente a studiare la figura di lei, lei a studiare la sua in modo che quegli occhi marroni e i propri ghiacciati siano in una continua contesa, quando lei pronuncia quell'accenno di risata e porta lui ad accentuare un sorriso, quando ella comincia con quel suo ragionamento, quando lei comincia a sfruttare uno dei suoi poteri più forti, quello delle parole e le analizza come lui, si porterebbe a spalancare di poco gli occhi annuendo e facendo un gesto della mancina a prendere un ipotetico cappello immaginario e calzarlo in un inchino, pronunciandosi.< Chapeu.> lo dice con quell'accento che non lo tradisce, assente, sia inglese che irlandese, in modo da portare quella parola francese ad essere pronunciata in francese, quel poco che conosce per i suoi viaggi e per cultura generale. Quando ella studia quei numeri, lui la imita per pochi istanti, giusto per non portare quel ghiacciato sguardo più del dovuto e procedere con un ascoltare di quelle parole, andando avanti con un.< No, ma sono uno dei pochi che sanno farlo. Mi piacerebbe non dovermi più occupare di tutto e lasciare che ognuno conosca il suo compito. Signorina Eve.> fa sapere con un sorriso che va ad ampliarsi nel mostrare quella bianca dentatura nella sua perfezione magica o meno. Quanto meno ad ascoltare il resto del discorso annuisce fino a quando non arriva alla parte degli informatori e lì, lì mostra il suo sguardo più interessato, spalancando gli occhi e mimando per la prima volta sorpresa, la mima poiché è un emozione falsa, il sorriso si addolcisce così come si piega il capo neanche fosse intenerito da quelle parole e scuotendo il capo va a sussurrarne un. < Calmiamoci.> aggiunge e pone la mancina a sollevarsi per un singolo istante a palmo aperto che viene mostrato, concludendo con quella pausa richiesta con un.< Mi sono informato solo su ciò che mi interessava il nome, non per sminuirti o toglierti importanza.> fa sapere accentuando il sorriso delle labbra per qualche istante e tornando più serio, utilizzando quella seconda persona in un modo più formale, un tono che in realtà si pone cortese ma a riportaral alla realtà.< Ma ti auguro di non dover mai incappare realmente dall'interessarmi così tanto da cercare informazioni su di te, molte persone hanno armadi che tengono ben chiusi ma non si rendono conto di come lascino cadere spesso... le chiavi in giro o intorno a loro.> in chiaro quello che è il suo compito in quella zona, scoprire tutto ciò che è interessante o almeno, questa è la sua specialità in altri campi dove lavora comunque bene rispetto agli altri Obliviatori per la maggioranza di quegli anni passati solo a studiare di quelle specializzazioni. Quando la vede cambiarsi sulle proprie scarpe rimane silenzioso ad osservare per pochi attimi e annuendo va a concordare con lei.< Vero, me lo avevate già detto. Ma era nell'ipotesi nel caso fosse una menzogna quella dell'essere arrivata e dell'acquisto, una spia non mentirebbe su dei capi particolari, perchè non perderebbero tempo ad acquisirli.> chiude quelle parole appunto nel voler fare capire che l'altra sia salva da qualunque tipo di interrogatorio egli abbia avuto in mente perché con poche parole è già pronto a dire della sua innocenza. Quando ella va a concludere riguardo il suo accento va ad annuire e tenere quell'informazione per sé senza commentarla, come non commenta il dialogo con il procione dove andrebbe a rispondere con un aprire della bocca animalesca nel suo pronunciare.{Se non la vuoi, la prendo io, senza problemi.} facendo capire come sia per lontano dal considerare quel gesto un'offesa e anzi volenteroso di prendersi quella parte di cibo che ne impasta la bocca e ne riduce il suo parlare, seconda cosa che ama fare oltre a riempirsi lo stomaco ma solo allora risponde Mikael.< Vi trovo entrambi alla pari. Non litigate.> lo dice con una serietà da poter cancellare qualunque battuta anche se alla fine aggiunge un sorriso più che divertito alle sue labbra, sbuffando una risata e nulla più. Quando ella va a continuare con il diventare seria e porre di quel quesito va a sollevare il sopracciglio destro e sussurrare.< Un motivo in più per non sottovalutarmi. E penso di ritornarci nel futuro lì dentro, ho molto da esplorare.> rende nota quella sua intenzione e si può notare come non vi sia terrore in quel suo pronunciare, intrecciando le braccia tra loro e guardandola intensamente per quei pochi istanti, quando Procione aggiunge.{ Un motivo in più per non sottovalutarci.} aggiunge serio leccandosi le zampette che sporcano e la carta viene messa al solito angolo insieme allo scatolo delle ciambelle, da cui ha predetto già che qualcun'altro di esterno a loro verrà punito per questo e lui non verrà mai colpevolizzato per lo sporcare l'ascensore, ognuno usa le proprie conoscenze sul futuro come vuole. Quando schiude le labbra il mago, anche l'animale lo fa per interromperlo in un.{ Te la caverai da sola, non preoccuparti. Non hai bisogno della nostra compagnia.} e lì l'obliviatore, nonostante la conoscenza del procione domestico va a concludere rapido.< Vuoi compagnia per quando usciremo fuori da qui ? Faremo un po' di strada insieme, se non è un problema.> avvisandola che nel caso non l'accompagnerà proprio sotto casa, mentre il procione scuote la testa neanche fosse esasperato da quella cosa e cominciando ad arrampicarsi con molta velocità a salire sulla spalla di Mikael, posandosi sopra di essa e fissando con i suoi occhi la ragazza, medesima cosa, dove ghiaccio incontra terra se ella non distoglierà lo sguardo e ne analizzerà di quelle sfumature.
     
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  11. Eve A. Le Querrec
     
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    La prima, unica, parola che l’altro va a proferire ha come immediata conseguenza quella di tirarle l’angolo destro della bocca in un sorriso sghembo; una smorfia che apparirà divertita più che compiaciuta perché, in fin dei conti, non è sua primaria intenzione mettere in mostra come la sua mente ragioni. Ora che l’attenzione per un motivo od un altro è interamente rivolta all’Obliviatore e a Procione, la francese desiste dal tener sotto controllo le porte dell’ascensore e lo scorrere dei numeri. L’uomo si è portato con la schiena contro la parete dell’abitacolo, lei si limita a stanziare dinnanzi a lui mantenendosi a qualche passo di distanza; giusto adesso si potrà apprezzare come le braccia vadano a sollevarsi con distrazione per intrecciarsi morbidamente al di sotto del seno. Mantenendo questa posizione, la destrorsa comincia a giocherellare con la barretta passandosela tra le dita; riprende quel morbido ciondolare del capo verso destra nel mentre che lui torna a proferir parola e lei fa per ascoltarlo con attenzione. < Non di tutto. Solo di quello che in un modo o nell’altro può interessarti. > queste sono le prime parole che l’altro potrà veder fuoriuscire da quelle labbra rosee che si sono appena schiuse, pronunciando ogni cosa in un mormorio sommesso come se volesse evitare orecchie indiscrete anche in quell’abitacolo dove i due (e mezzo calcolando il procione) sono gli unici presenti. Il “calmiamoci” che l’Obliviatore va a pronunciare in un secondo momento la spinge ad aggrottare le sopracciglia, un cipiglio perplesso le anima il volto e le arriccia il naso. Con tutta probabilità, le sue conoscenze della lingua inglese non sono sufficienti a farle capire come quel termine sia stato utilizzato a modo di dire. Si riprende dopo qualche attimo, non appena l’altro va a portare in essere il ragionamento riguardante gli informatori. La francese torna quindi ad ascoltarlo in silenzio; nuovamente lo sguardo ambrato non si preoccupa della sua sfrontatezza in quel suo studiare i lineamenti altrui, lineamenti che si modellano seguendo i movimenti della bocca che necessitano all’altro per portare in essere quel verbale. < Allez! Hai vanificato un ragionamento perfetto > e si lascia andare ad un delicato sbuffare di narici, come se la cosa potesse averla veramente infastidita; in questi istanti i due potranno vedere come la francese vada a distogliere lo sguardo in aggiunta a quel teatrino. Se saranno attenti, tuttavia, i vari specchi potranno permetter loro di apprezzare l’ennesimo comparire di quel sorriso bieco che in lei è tanto caratteristico. Sorriso che rapidamente si dissolve non appena il suo udito ha modo di catturare i nuovi ragionamenti altrui, ragionamenti che per qualche motivo riescono a destare il suo interesse portando quel suo sguardo ad illuminarsi appena < Pensi che le chiavi dei mio armadio siano così ben nascoste? > la domanda sorge quasi spontaneamente, lei qui va a lasciare all’altro lo spazio per eventualmente rispondere e ne approfitta per tornare a studiarlo. Iridi che prima s’impegnano nel carezzare i lineamenti del volto altrui, lasciando lo sguardo azzurro per ultimo < Semmai ne avrai bisogno, anziché perdere tempo, potrai venire direttamente a chiedermele. Ognuno ha dei segreti e su questo è inutile ragionare. Quando qualcuno cerca di scovarli ormai è troppo tardi e parte del danno è già fatto anche se i suoi tentativi vanno a vuoto > porta in essere quel ragionamento con scioltezza estrema, come se stesse condividendo qualcosa che in realtà è alla portata di tutti. Continuando in quel suo scrutare i lineamenti altrui, si limiterà ad aggiungere con toni più coincisi < A quel punto preferisco svelarli io stessa. E spiegarli. I segreti sono affascinanti ma il fascino di ogni cosa svanisce nel momento in cui viene spiegata > e uno dei suoi soliti sorrisi verrà nuovamente portato in essere a conclusione del tutto, con lo sguardo che finalmente si deciderà a liberare dalla sua morsa l’uomo per puntarsi altrove. < Beh, contenta di esser libera dai tuoi sospetti. Non sono in cerca di problemi. Soprattutto non voglio avere problemi con un sopravvissuto > ma non fornirà aggiuntive spiegazioni a quel suo proferire, concedendosi qualche istante di puro egocentrismo nel mentre che va ad occhieggiare il suo stesso riflesso agli specchi. Questi sono gli attimi in cui Procione va a rispondere in merito a quella barretta che lei possiede; la francese non sembra voler aggiungere altro e anzi, quando è Mikael ad intervenire in quel nuovo siparietto, lei prenderà ad occhieggiarlo nel mentre che ride senza tornare più sull’argomento. E ora abbiamo gli attimi in cui si torna a parlare di tematiche più serie; abbiamo una francese che si fa immediatamente scura in volto e persino quel suo sguardo dalle pagliuzze dorate sembra risentirne, diventando più cupo e quasi tagliente. < Non ho motivo di sottovalutarti. Ma l’esplorazione, se non supportata dalla conoscenza, diventa avventatezza ed equivale ad un suicidio > ma si potrà vedere come poi vada ad alzare le spalle, ad allontanare quel discorso che in realtà è stato fatto per note generali senza includere veramente la persona dell’obliviatore < Per adesso, io vedo solo due persone che sono riuscire a scampare da un campo elettromagnetico andando contro tutte le leggi dello spazio che conosciamo. Qualcuno al nono dovrebbe interessarsi della cosa > e quasi d’istinto lo sguardo saetta su Procione, come se le fosse balenata chissà quale idea dove l’animaletto è dipinto al pari di una cavia da laboratorio < E’ evidente che qualcosa ci sfugge. Voi siete tornati, loro potrebbero raggiungerci. E non sarebbe più un problema di un paio di talpe ma di orde di Spazzini > conclude quei ragionamenti con la lingua che prende ad umettare lentamente il labbro inferiore; seria in questi frangenti in cui lo sguardo sembra caricarsi di rabbia per poi diventare inanimato e vuoto, secondariamente a quelle rune che non le permettono le intense emozioni. Quando le ultime parole di Procione e Mikael la raggiungono, il “tin” dell’ascensore va ad anticipare le porte che finalmente si aprono nell’atrium < Il primo tratto di strada è uguale per tutti. > in risposta a Mikael, come ad acconsentire a quell’ulteriore compagnia. Poi, nuovamente, a Procione < Perdonami chérie ma voglio capire come funziona la testa del tuo padrone. E per le ciambelle, io punto su quello con il completo a righe blu > riferendosi a chi, in teoria, dovrebbe prendersi la colpa per lo sporco lasciato nell’ascensore. Senza indugiare oltre si limiterà ad allontanarsi dall’ascensore, con il simpatico duo che dovrebbe ancora stare nei suoi paraggi per un po’.

    (Exit)
     
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