[aula sotterranei] Falso come le banconote di galeoni

Sophie + Aryan

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  1. Aryan:
     
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    Dall'espressione annoiata, non gli piace per niente starsene lì, oggi, in quell'aula. O in generale, a scuola. Ha trascorso anni a scuola ad apprendere incantesimi e pozioni, addirittura a fare incanti senza bacchetta, ma proprio non gli piace dover starsene in divisa a fare compiti, seguire lezioni e cose così.
    Direte, ma allora perché lo fa?
    Già, bella domanda. Il povero Aryan è solo che una vittima della scuola e la usa come pretesto per fuggire da una vita programmata, da un matrimonio combinato e da una carriera politica alla quale il padre lo stava indirizzando. Ma se anni prima Aryan è stato costretto ad andare a studiare la magia in una scuola per apprendere un minimo di disciplina, oggi ci va per la sua volontà, però non è detto che gli piaccia per forza.
    Quindi si trascina per i corridoi, ciondola all'interno delle aule, sbuffa e alza gli occhi pece al cielo nella speranza che quel supplizio non duri troppo. Il problema, poi, sono quelle esercitazioni extra che sono costretti a fare, come se dovessero diventare tutti dei maghi provetti. Le trova stupide idiozie: lui vuole la sufficienza. Peccato che, per ottenerla, debba fare almeno un'esercitazione una volta ogni tanto e allora ha scelto uno dei corsi, che si dice in giro, sia uno dei più popolari. E se è uno dei più popolari, è pure uno dei più facili.
    No. Non va proprio così, Aryan.
    Quando arriva nell'aula per l'esercitazione a coppie – lui è stato sorteggiato a caso con una certa Sophia Torres – il suo sguardo vaga su vari dettagli prima di notare che sia completamente vuota e con le pareti imbottite per sicurezza. Insomma, un piccolo bunker antiatomico magico al contrario, perché peccato che le bombe siano loro a produrle. Non fa caso se la sua collega sia già lì, non gli interessa. Dà un'occhiata con la bocca semiaperta e poi lancia la borsa con dentro i libri su un angolo.
    «Cerchiamo di finire al più presto» dice più a se stesso che effettivamente a qualcuno.
    Comunque, per capirci di chi stiamo parlando, Aryan è un ragazzo molto alto, longilineo e dal fisico asciutto coi capelli neri. Bacchetta in tasca, ha la divisa dell'accademia composta di camicia a maniche corte di un color rosso granata, simbolo di appartenenza a Grifondoro, e un paio di pantaloni lunghi neri in tinta col cravattino. Ai piedi, un paio di mocassini firmati, neri anch'essi.
    La divisa, tra l'altro, è stata abbellita con una sciarpetta da uomo dai colori di Grifondoro, ma non ha niente a che fare con la Casa in questione, perché si tratta di un motivo damascato e si capisce sia, come le scarpe, un ornamento di lusso. Sì, papino ha i quattrini.
     
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  2. Sophia.Torres
     
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    La sveglia rimbombò nella stanza semivuota. e buia. La luce filtrava timida dalle fessure delle ante in legno e i raggi flebili non riuscivano a disturbare il sonno di Sophia che neanche con quel rumore assordante riuscì a svegliarsi.
    Nonostante fosse una mente eccelsa e da sempre etichettata come studiosa, la mora faticava sempre ad abbandonare il proprio giaciglio comodo e morbido e per questo motivo l'allarme doveva partire minimo mezz'ora prima.
    Un batuffolo maculato si arrampica sulle lenzuola candide andando a saltellare sulla pancia di Sophia. <sveglia! Sveglia! Sveglia!> La strega aveva visto l'animale per la prima volta una volta giunta a Londra. Gli occhioni scuri e magnetici le impedirono di fare un altro passo oltre il negozio quindi entrò e lo comprò: fu amore a prima vista.
    I primi giorni non furono affatto facili: Dino -questo il nome dello Jarvey, si era dimostrato una mina vagante capace di boffonchiare qualche parola. La strana coppia si consolidò comunque facilmente e Sophia non si separerebbe mai da quella piccola palla di pelo. <mmmh...> mugugnò lei spostandosi su un fianco.
    Di colpo poi si destò come fosse una molla. Ei Dino! Oggi è il grande giorno!!> come se fosse sveglia da molti minuti la mora si accinse a vestirsi con la tipica divisa dei Tassorosso ma non prima di essersi rinfrescata a dovere.
    - Mica posso presentarmi puzzolente!- pensò mentre sputava il dentrificio nel lavandino. Ebbene, oggi era una giornata un pò particolare. Il professore infatti aveva deciso di dividere la classe in coppie e lei era stata sorteggiata insieme ad un certo Aryan <aryan...E poi? Com'era il cognome?> guardò Dino con fare interrogativo e lui in tutta risposta sbadigliò, accucciandosi in mezzo al letto sfatto e iniziando a ronfare. <oh beh... Grazie per l'aiuto!> sbuffò, per poi lasciarsi la stanza alle spalle. Si spostò rapida nei corridoi fino ad arrivare all'aula.
    <scusami per il ritardo!> esordise così, entrando con foga nell'aula vuota. Probabilmente se ci fosse stato qualcuno, si sarebbe potuto spaventare per l'entrata in scena della Torres e, in effetti, qualcuno c'era.
    <tu devi essere Aryan giusto? Io sono SOphia Torres, è un piacere conoscerti!> senza dubitare un attimo si avvicina al ragazzo dei Grifondoro avanzando la mano destra nel tipico gesto di conoscenza.
    Chissà se quella lezione extra sarebbe stata interessante quanto le altre.
    Sophia però scommetteva sul sì.
     
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  3. Aryan:
     
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    Niente, l'aula è vuota quando arriva, perciò si mette con le spalle appoggiate al muro e le braccia intrecciate sopra al petto ad aspettare con espressione annoiata. Non si ricorda nemmeno il nome dello studente o della studentessa con cui deve dividere l'esercizio, perciò perde quegli attimi di ritardo dell'altra ad attendere in silenzio, sforzandosi di ricordare più il volto del nome, perché il volto dice molto di più.
    La realtà è che sta cercando di riportare alla mente qualche dettaglio sulla sua partner per capire quanta compatibilità ci sarà tra di loro e con Aryan... be' con Aryan è un po' difficile rapportarsi, infatti quando arriva la frizzante Tassorosso che esordisce con uno "scusami per il ritardo", il mago indiano rotea gli occhi e sbuffa, abbandonando il suo appoggio.
    Ciao muro, ci mancherai.
    La scruta da capo a piedi, quando poi lei si presenta e gli allunga la mano per presentarsi. Lui osserva quelle dita e poi le stringe con le proprie, incerto e per pochi istanti. Purtroppo, è più scontroso nei modi che nelle parole, infatti con un falso sorriso e con un accento stranissimo le fa: «Piacere mio, Sophia. Aryan Deshmukh».
    E dopo la presentazione e il breve contatto, si volta come per frugare qualcosa nella borsa, fingendo di cercare la bacchetta che invece non ha lì. Lo fa per togliersi il sorriso che gli si è dipinto sul volto olivastro e prodigarsi in un'espressione che Sophia non può vedere: sta facendo tipo una smorfia con tanto di linguaccia in una storpiata di imitazione di Sophia.
    Quando torna a guardarla, ecco di nuovo il sorriso falso a labbra chiuse.
    «Forza, pan di zucchero» smettila Aryan. «Cominciamo?»
    Lo chiede nella vaga speranza che lei gli spieghi cosa diavolo devono fare, perché lui se lo ricorda a stento e non ha avuto minimamente voglia di leggere gli appunti o di capire come funzioni quel tipo di incantesimi. Ringrazia soltanto che non debba farli senza bacchetta, per il momento.
     
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  4. Sophia.Torres
     
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    Il ragazzo che le si presenta davanti e molto più alto di lei: la carnagione olivastra e i capelli neri potevano farle intuire che non era originario di Londra ma d'altronde nemmeno lei lo era, quindi, perchè focalizzarsi su tale informazione? La sua mano - molto più grande di quelle della Torres- andò ad avvolgere la propria, in un gesto tanto formale quanto, purtroppo distaccato. < Non sei di molte parole eh?> si lasciò sfuggire quel sussurro sperando -goffamente- che non giungesse alle orecchie altrui mentre lo osservava cercare qualcosa che, a quanto pare, non trovò. Rispose di rimando a quel sorriso, annuendo con fare convinto. <vamos!> prese la bacchetta, impugnandola con la mano destra fermandosi accigliata per quello strano nomignolo affibiatole. Ridacchia, infondo le piace e se invece Aryan voleva offenderlo beh, lei non c'era arrivata. < Me gusta mucho Pan di Zucchero!> disse prima di impugnare meglio la bacchetta. Era riuscita a seguire le lezioni del docente, rimanendo affascinata dal suo modo di spiegare gli argomenti. Gli appunti lì aveva lasciati in camera ma questo non l'avrebbe fermata: sapeva tutto a memoria. <la combinazione degli elementi è possibile solo se prima si riesce a richiamarli uno alla volta. Bisogna poi formare con la bacchetta il simbolo dell'elemento scelto e poi pronunciarne il nome. >
    Dal canto suo, lei aveva già in mente quali elementi rappresentare nella sua testa.
    Iniziò prima dall'aria. Era l'elemento che più le dava la sensazione di libertà. Immaginò di essere un'aquila che volava oltre le nuvole, riuscendo quasi a sentire il vento giocare con i suoi capelli, accarezzarle la pelle leggermente olivastra. Sorrise mentre teneva gli occhi chiusi. L'aria poteva avere però anche un potere distruttivo. Non era da sottovaluttare, mai. Tifoni, uragani, trombe d'aria... Concentrandosi fino a non sentire altro che il battito del proprio cuore, agitò la bacchetta fino a riproporre gli stessi movimenti che aveva visto fare dal professore. <aria!> come fosse in una fiaba, il corpo esile della mora venne avvolto da tanti fasci semitrasparenti, tanti nastri elementali che sembravano danzare attorno a lei, sfiorandola.
    < Ce l'ho fatta!> esclamò osservando il suo compagno, chissà se era soddisfatto quanto lei.
     
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  5. Aryan:
     
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    Non ascolta molto i commenti che si possono fare alle sue spalle, anzi quasi non ci fa caso, tanto ormai è preso dall'idea di volersela svignare il prima possibile, quindi quando ritorna con il sorriso falso e radioso verso la sua collega, ha pure il timore che gli possa venire una paralisi facciale per mantenere quell'espressione troppo a lungo: deve fuggire da lì.
    Al «vamos», però, sobbalza di lato.
    «Che razza di incantesimo è?» domanda con occhi sganati, cercando di capire cosa possa uscire dalla bacchetta sguainata dell'altra. Perdonatelo, lui lo spagnolo non lo conosce, quindi deve essere per forza un incanto o una maledizione, visto che Sophia impugna pure la bacchetta.
    «Me gusta cheee?» il cheee è molto acuto. «Ma come parli, scusa?»
    Nella sua vita ha appreso altre lingue e non ha bisogno di conoscerne altre. Tutte quelle che sa è perché gliele hanno insegnate dalla nascita o per sopravvivenza, perché quando è andato a Uagadou si è dovuto adattare ad imparare pure altri due idiomi per farsi comprendere e, soprattutto, capire gli altri.
    Per il resto, ascolta la spiegazione di Sophia e annuisce. Sembra una cosa semplice, detta così, perciò lui la prende come tale. È qualcosa di cui ha sentito già da qualche professore nella sua precedente scuola, perciò non deve essere poi così arduo come compito.
    «D'accordo, tutto chiaro» le fa alla fine.
    Mette la bacchetta davanti a sé e si concentra su uno degli elementi che gli è più affini: il fuoco. Non lo immagina, lo sente dentro, che cresce e divampa più grosso di quello di un focolare e che assomiglia di più ad un incendio. È un fuoco che non ha molta libertà d'azione, circondato dall'acqua e dal cemento, è un fuoco che non si può appigliare a del fogliame secco o a della vegetazione non bagnata o a della carta, ma c'è ed è vivo, pronto a sconfiggere qualsiasi cosa. Cresce dal ventre, gli fa battere forte il cuore e poi si irradia su ogni muscolo e ogni vena, oltre al sangue, porta il calore di mille fiamme.
    Lui non pensa al fuoco, lui è il fuoco.
    Con la punta della bacchetta, il braccio teso davanti a sé, disegna un triangolo con il vertice verso l'alto, mentre lo sguardo incendiato si fissa sul muro che ha davanti. Sophia gli è proprio accanto, che riesce a richiamare l'aria e i suoi filamenti eterei, mentre lui pronuncia: «Fuoco».
    E così, anche per lui, un vortice di fuoco si materializza tutto attorno a lui, come dei grandi festoni frenetici fatti da fiamme calde e ustionanti.
    «Wooo! Fico!» esclama, lanciando un sorriso, stavolta sincero, alla ragazza. «Dai, rimaniamo concentrati!» è carichissimo!
     
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  6. Sophia.Torres
     
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    Ridacchia divertita per la reazione dell'altro. Davvero pensava che "Vamos" fosse un incantesimo? Eppure lo spagnolo è una delle lingue più conosciute al mondo. <s...Scusami! Certe volte non mi controllo e utilizzo intercalari spagnoli dimenticandomi che non vivo più lì da un bel po'.> imbarazzata, si abbandona all'esecuzione dell'esercizio che incredibilmente riesce ad entrambi e anche Aryan sembra avere un nuovo spirito dentro di se. < Quelle lingue di fuoco ti donavano parecchio. Ora dovrò riuscirci anche io! > nuovamente il silenziò calò nella sala. Ogniuno perso nei suoi pensieri, nei ricordi sopiti o più semplicemente nell'immaginazione che volava alta verso il Sole, stella che dona vita e calore ad ogni abitante sul pianeta… O sprofondava nelle viscere della terra fino a giungere al nucleo terrestre con i suoi 3000 gradi. Sophia poi focalizzò una famiglia accanto ad un camino acceso. Un paio di amici attorno ad un fuoco intendi a ridere e scherzare. Un fuoco che unisce, che difende, che dona vita: ecco cosa la mora ricercava dentro di sé. Le vene pulsavano, il sangue nelle vene divenne impetuoso mentre lei si concentrava fino a dimenticarsi della stanza, di Aryan, della sua camera, della scuola. La sua testa era svuotata mentre un solo colore rieccheggiava: rosso. Rosso vivo, rosso fuoco. Lo stesso fuoco che ora sembrava scaldarle il cuore. La mano quasi si mosse da sola, andando a ricreare il triangolo in aria <fuoco!> e fu così che come in precedenza il suo compagno, anche lei venne avvolta da lingue di fuoco. Dapprima intimorita poi sorrise: non bruciavano. - Se non è magia questa- disse fra sé sfiorando una fiammella con la punta dell'indice. Ora arrivava il difficile però: riuscire a combinare i due elementi per andare a creare l'elettricità. Si volse nuovamente verso il moro, chissà quale elemento stava cercando di richiamare a sé.
     
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  7. Aryan:
     
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    Lui lo spagnolo lo conosce poco. Nella parte di mondo in cui è cresciuto si parlano fin troppe lingue, troppi dialetti e riuscire a raccapezzarci qualcosa è davvero un'impresa, quindi lo spagnolo passa in secondo piano quando hai mille e mila voci nella testa che parlano chissà quale idioma.
    «Intercalari spagnoli» esclama in ripetizione con una vocetta più acuta. «Ah!»
    L'ultima sillaba dovrebbe essere quasi una risata nervosa, una sorta di liberazione, ma gli occhi di Aryan continuano a rimanere sospettosi e di tanto in tanto la fissano, questa Sophia. Non è poi certo di quello che gli sta dicendo: potrebbe mentire come potrebbe non farlo e sotto quello strato di Pan di Zucchero potrebbe esserci una sorta di bestia assassina.
    Difficile da credere, però.
    Intanto, l'incantesimo riesce e le lingue di fuoco gli danzano attorno come se fosse avvolto da una gabbia fatta di fiamme. Non sembrano volersene andare, nemmeno quando Sophia lo distrae e lui è costretto a prestarle orecchio.
    «S-...» non sa che risponderle, poi eccolo di nuovo lì, il sorriso falso fatto da tremila denti. «Sì, si intonano con la sciarpa».
    E detto da lui è tutto un dire.
    Finito questo piccolo teatrino, Aryan torna a concentrarsi, sempre con lo sguardo in avanti e lontano da Sophia. Si chiude in una sorta di bolla, dove i rumori e la voce della ragazza assomigliano ad eco lontane finché non scompaiono.
    Con gli occhi aperti e lo sguardo assente, sulle sue iridi scure si proiettano delle immagini che riconducono alla terra, un elemento al quale è molto affine. Gli viene quasi automatico, infatti, pensarci.
    Ricorda ancora il primo passo a piedi nudi per le strade, o di quella volta che ha dovuto abbandonare le scarpe per camminare nella Savana, di come i leoni e gli elefanti alzassero nubi di sabbia rossastra al loro passaggio e le mandrie di gnu che lasciavano i segni del loro passaggio nel fango.
    Ma la terra è molto di più: è un fiore che ti cresce dentro, mette radici in profondità solo come potrebbe fare l'amore. La terra è il tuo Paese natale, è tua madre che ti porta in grembo e poi ti dà alla luce.
    La bacchetta si muove a formare un triangolo con il vertice verso il basso, poi diviso da una linea orizzontale, mentre Aryan pronuncia: «Terra!»
    E quella si manifesta proprio come la sabbia rossa africana, i filamenti fatti da granelli si uniscono alle fiamme rosse e Aryan si prodiga in un piccolo ghigno che gli smuove appena le labbra. Forse si sarebbe pure messo a piangere quando ha cominciato a pensare a sua madre, ma siccome è davanti a qualcuno ha ricacciato giù quel sentimento alla svelta. Il problema è quel sorrisino beffardo che gli toglie tutta quell'aria da duro e da grandissimo canzonatore che ha avuto fino ad ora.
     
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  8. Sophia.Torres
     
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    Entrambi gli studenti giunsero alla materializzazione dei filamenti elementali così come il professore aveva annunciato. < Bene e adesso l'ultima tappa> così dicendo, mentre spiegava ad alta voce - più per lei che per il compagni- andò a compiere un ampio gesto del braccio, la bacchetta puntava davanti a sé e gli occhi osservavano un punto indefinito della stanza. <ora bisogna solo compiere un gesto circolare ampio... Vediamo che succede!> secondo i suoi appunti, l'unione di fuoco e aria avrebbero fatto in modo che l'elettricità si potesse materializzare intorno a lei. Aveva scelto quella determinata addizione perchè sentiva suoi proprio quei due elementi più degli altri. Lei era libera come l'aria, ma la sua voglia di difendere il suo mondo ardeva come il fuoco d'inverno. Specie in questi ultimi tempi poi, si sentiva in bilico fra due mondi completamente opposti: da una parte i gabbiani, uomini e donne senza capacità magiche e dall'altra appunto, il mondo della magia che le permetteva di diventare più forte e, in futuro, poter combattere per quello in cui credeva. - Io voglio proteggere tutti- si disse con convinzione. Era cresciuta in mezzo ai non magici, conosceva perfettamente quel mondo tanto odiato da alcuni maghi che disprezzavano chi non era come loro. Beh, lei non collegava questo astio, non lo capiva. Né da una parte né dall'altra. Si sentiva un pò come l'anello di congiunzione... Il ponte tra due mondi differenti. Chissà se con quello specifico incantesimo avrebbe fatto un passo importante verso la propria crescita personale o il tutto si sarebbe rivelato un flop.
    In ogni caso, l'attesa sarebbe stata minima.
     
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  9. Aryan:
     
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    Ora, lui non lo sa cosa sta facendo, perciò non ha la minima idea di che cosa significa combinare terra e fuoco. Per Aryan, infatti, potrebbe generarsi un mucchietto di cenere quanto un casino colossale - e noi dalla giuria tifiamo per la seconda cosa, ma c'è tempo prima di dichiarare il fallimento.
    La concentrazione non gli manca, ma non può fare a meno di distrarsi per ascoltare le indicazioni di Sophia, che sembra parlare più per se stessa che per lui. La cosa non gli tange, ringrazia silenziosamente con un cenno della testa per aver rivelato quelle informazioni riguardo al movimento da fare e perciò non perde tempo nemmeno lui a completare quell'incantesimo, che già si sta annoiando tantissimo. Vuole tornare nella propria stanza a cercare di capire le regole delle Gobbiglie e sfidare qualche compagno di Casa prima di cena, così magari riesce a farsi offrire pure un bicchierino in uno dei pub di Hogsmeade in caso di vittoria. Dubitiamo anche di questo.
    Ma nonostante una parte della sua testa gli urli costantemente "VATTENEEE", l'altra che lo mantiene lì lo porta ad immedesimarsi in entrambi gli elementi: da una parte il fuoco in forma di sottili lingue vermiglie che gli si avviluppano attorno, dall'altra le spirali di sabbia che seguono il moto del primo elemento richiamato, anche questo sui toni rossastri come la terra africana che lo ha ospitato negli anni trascorsi a Uagadou.
    Imitando Sophia, anche Aryan compie quel movimento ampio, immaginando di attirare con la bacchetta i due elementi richiamati, quasi questa fosse una calamita e gli altri due dei filamenti di ferro. Gli vengono in mente le ginnaste del circo che dalla bacchetta fanno fuoriuscire dei fasci di luce decorativi, facendo roteare il braccio come se si dovesse maneggiare una frusta ed ecco che gli viene spontaneo fare quell'ampio gesto circolare con il braccio. Una centrifuga di elementi e chissà quello che ne uscirà fuori...
     
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  10. Richard Flanagan
     
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    lezione
    Richiamare un paio di elementi molto forti come aria e fuoco potrebbe essere rischioso, ma non per chi ha buone intenzioni e un cuore puro come quello di Sophia, che evocati correttamente i filamenti, riesce anche a creare un terzo, nuovo elemento.
    Si tratta di un piccolo nucleo che libra a mezz'aria, proprio di fronte agli occhi della studentessa. Di un colore azzurro così acceso da risultare a volte bianco o giallo, è una sfera grossa come un'albicocca carica di elettricità alla quale non ci si può avvicinare più di tanto perché lancia delle scosse a tutti quelli che osano toccarla. Tutti tranne Sophia. Lei è l'unica che può maneggiarla tra le dita senza folgorarsi e afferrarla per lei è come un richiamo.

    Ma il fuoco si può anche unire alla terra, cosa che fa Aryan. Per lui, questi elementi sono più personali e intimi, li richiama da dentro di sé e non dalle cose che vede, ma da quelle che ha vissuto. Per questo, quando appare il suo nuovo elemento, i filamenti si muovo in maniera forse troppo timida e nel mescolarsi generano una sfera delle dimensioni di una palla da tennis fatte interamente di lava bollente. Anche lo stesso Aryan potrebbe avvertirne il calore, ma non scottarsi. Anche lui, come Sophia sente questo richiamo al toccare l'elemento che volteggia davanti ai suoi occhi. Gli altri, devono star bene attenti a ciò che la lava può fare, infatti qualche goccia cade sul pavimento e la sostanza passa dal vermiglio acceso al nero pece in pochi secondi.

    Nella stanza, nel momento in cui afferrerete gli elementi, avvertirete una voce: è quella del professore, ma lui non è lì con voi. Siete ancora soli.
    «Ora potete anche modellare i vostri elementi» annuncia ai due studenti. «Immaginate chiaramente la forma che volete dare alla vostra sfera, immedesimatevi con l'elemento creato e disegnate con le mani la forma. Non c'è bisogno della bacchetta...»
    indicazioni
    Master unico. Potete fare un'altra azione autoconclusiva o due, se la forma che volete dare alla sfera è parecchio complessa. La forma può essere quella di un animale, di un oggetto o di un fiore. A voi la fantasia!

     
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  11. Sophia.Torres
     
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    L'unione di aria e fuoco... Sophia ce l'aveva fatta. La sfera carica di elettricità era lì a pochi centimetri da lei che volteggiare nell'aria come fosse sospesa grazie ad un filo invisibile. Da essa si generavano continue scosse che si speravano poi nell'aria. L'indice andò piano a sfiorare la sfera lucente, ritrandosi poi impaurito nel momento in cui una scossa comparve troppo vicino a lui. Ritrovò. Questa volta Sophia fece un bel respiro per prendere coraggio. Ce la puoi fare... mormorò fra sé richiamando a se la forza necessaria per catturare nel palmo la propria creazione. Era contenta. Non era un incantesimo facile eppure lei era in qualche modo riuscita al primo colpo. Non appena afferrò la sfera una voce maschile rimbombò nella propria mente. Era una voce che solo in un secondo momento la mora riconobbe come quella del professore. Rimase sorpresa, ma ascoltò con attenzione le istruzioni lanciando un occhiata al proprio compagno come a chiedergli se anche lui l'aveva sentita. Annuì a quella voce, cercando di richiamare a se ancora quella concentrazione necessaria per materializzare nella sua mente un' aquila. Si... Sarebbe stata quella la forma che Sophia avrebbe ricreato tramite l'ausilio delle mani. Forte e tenace l'aquila si librava fiera nei cieli, prima di sferrare un colpo mortale alla propria preda. Gli arti superiori andarono a disegnare la forma nell'aria mentre la Tassorosso aveva gli occhi chiusi per ricercare la concentrazione. Sembrava una sciocchezza eppure ella sembrava iniziare a sentire la fatica per via dell'incantesimo. Era necessario però ancora un piccolo sforzo. La sfera elettrica iniziò a mutare forma. Artigli e becco affilati, ali forti sbattevano nell' aula andando a generare alcune scosse visibili ad occhio nudo. Ce l'ho fatta... si disse a bassa voce, per non disturbare Aryan a qualche metro da lei.
     
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  12. Aryan:
     
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    Grazie alle indicazioni di Sophia e alla propria concentrazione, Aryan riesce ad unire fuoco e terra, generando una palla di lava, rossa e incandescente.
    L'istinto di scansarsi prevarrebbe, se non fosse che la sfera appena generata sembra come comunicare con lui, quindi fa solo un mezzo passo all'indietro e poi si blocca interamente, rimanendo con il dubbio sul muoversi o meno. Lo fa piegando la testa e allungando il collo in avanti, quando risuona la voce del professore.
    Allarmato, si guarda in giro e comprende che anche Sophia l'abbia sentita. Lui, la voce del professore, probabilmente, la sente per la prima volta, perché sicuramente avrà saltato la lezione e non avrà avuto voglia di farsi passare nemmeno una registrazione al posto degli appunti. L'annuire di Sophia lo tranquillizza e sbuffa sonoramente quando devono prodigarsi a fare dell'altro: ma non poteva finire semplicemente così?
    Si avvicina alla piccola sfera generata, gli può stare in un pugno. La osserva a lungo prima di allungare la mano verso di essa ed è lei, timidamente, che si appoggia sulle sue dita. Aryan fa come un balzo per paura di scottarsi, ma non si ustiona e fa un mezzo sorriso alla piccola pallina di lava.
    Prima di scegliere una forma, osserva il lavoro compiuto da Sophia e nota la bella aquila fatta di elettricità, per poi andare a creare anche lui un volatile, uno dei rapaci più veloci del pianeta: un falco pellegrino, esattamente come quello che possiede e con il quale spedisce lettere a casa periodicamente per far sapere come sta.
    Crea per prima cosa le ali, molto ampie. Poi il becco e gli artigli, fino alla coda, modellato in ogni dettaglio per averlo poi appollaiato su un braccio e lasciargli spiccare il volo assieme all'aquila.
     
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  13. Richard Flanagan
     
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    lezione


    Quando le due sfere di elettricità e di lava vengono modellate dagli studenti, i due volatili prendono forma e cominciano a volteggiare nella stanza. Allarmata, ricompare la voce del professore: «Fuori! Fuori! Fuori! Immediatamente! I due elementi creati potrebbero fondersi tra loro e creare un'esplosione. Cortesemente, chiudete la porta quando uscite!»
     
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  14. Sophia.Torres
     
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    L'aquila venne raggiunta anche da un bellissimo falco pellegrino composto da lava. La mora rivolse ad Aryan un sincero sorriso: entrambi erano riusciti nell'incantesimo e lei poteva finalmente dire di aver compiuto un altro passo verso il suo bisogno di migliorarsi, per proteggere le persone che amava. Aryan era il primo con cui aveva avuto uno "stretto contatto" (se così si può definire uno scambio veloce di frasi di circostanza e l'aver condiviso lo spazio ridotto di quella stanza). Non sapeva cosa pensasse lui di lei, ma certamente Sophia aveva capito che fosse un mago eccezionale ed il volo del suo falco pellegrino l'aveva incantata. Lo osservava volteggiare, mentre l'elemento di cui era costituito sembrava avere vita propria. Il rosso accesso infatti si muoveva all'interno di quella forma tanto aggraziata.
    Solo le nuove parole del professore la destarono da quello stato di quiete, mettendola sull'attenti. In fretta ripose la bacchetta nel fodero correndo verso la porta ed aprendola aspettando che anche il suo compagno fosse uscito.

    Teniamola chiusa!

    Poteva sembrare un ordine ma non era per niente così. Una volta chiusa la porta infatti, si sarebbe appoggiata di peso su essa in maniera tale (o almeno così sperava) che se anche l'esplosione fosse stata potente, i due sarebbero riusciti a contenerla solo all'interno di quella stanza. Chiuse gli occhi irrigidendo i muscoli, pronta per il BOOM.
     
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13 replies since 14/6/2018, 21:10   188 views
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