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Aryan:.
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Dall'espressione annoiata, non gli piace per niente starsene lì, oggi, in quell'aula. O in generale, a scuola. Ha trascorso anni a scuola ad apprendere incantesimi e pozioni, addirittura a fare incanti senza bacchetta, ma proprio non gli piace dover starsene in divisa a fare compiti, seguire lezioni e cose così.
Direte, ma allora perché lo fa?
Già, bella domanda. Il povero Aryan è solo che una vittima della scuola e la usa come pretesto per fuggire da una vita programmata, da un matrimonio combinato e da una carriera politica alla quale il padre lo stava indirizzando. Ma se anni prima Aryan è stato costretto ad andare a studiare la magia in una scuola per apprendere un minimo di disciplina, oggi ci va per la sua volontà, però non è detto che gli piaccia per forza.
Quindi si trascina per i corridoi, ciondola all'interno delle aule, sbuffa e alza gli occhi pece al cielo nella speranza che quel supplizio non duri troppo. Il problema, poi, sono quelle esercitazioni extra che sono costretti a fare, come se dovessero diventare tutti dei maghi provetti. Le trova stupide idiozie: lui vuole la sufficienza. Peccato che, per ottenerla, debba fare almeno un'esercitazione una volta ogni tanto e allora ha scelto uno dei corsi, che si dice in giro, sia uno dei più popolari. E se è uno dei più popolari, è pure uno dei più facili.
No. Non va proprio così, Aryan.
Quando arriva nell'aula per l'esercitazione a coppie – lui è stato sorteggiato a caso con una certa Sophia Torres – il suo sguardo vaga su vari dettagli prima di notare che sia completamente vuota e con le pareti imbottite per sicurezza. Insomma, un piccolo bunker antiatomico magico al contrario, perché peccato che le bombe siano loro a produrle. Non fa caso se la sua collega sia già lì, non gli interessa. Dà un'occhiata con la bocca semiaperta e poi lancia la borsa con dentro i libri su un angolo.
«Cerchiamo di finire al più presto» dice più a se stesso che effettivamente a qualcuno.
Comunque, per capirci di chi stiamo parlando, Aryan è un ragazzo molto alto, longilineo e dal fisico asciutto coi capelli neri. Bacchetta in tasca, ha la divisa dell'accademia composta di camicia a maniche corte di un color rosso granata, simbolo di appartenenza a Grifondoro, e un paio di pantaloni lunghi neri in tinta col cravattino. Ai piedi, un paio di mocassini firmati, neri anch'essi.
La divisa, tra l'altro, è stata abbellita con una sciarpetta da uomo dai colori di Grifondoro, ma non ha niente a che fare con la Casa in questione, perché si tratta di un motivo damascato e si capisce sia, come le scarpe, un ornamento di lusso. Sì, papino ha i quattrini..