[aula sotterranei] Falso come le banconote di galeoni

Sophie + Aryan

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  1. Aryan:
     
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    Lui lo spagnolo lo conosce poco. Nella parte di mondo in cui è cresciuto si parlano fin troppe lingue, troppi dialetti e riuscire a raccapezzarci qualcosa è davvero un'impresa, quindi lo spagnolo passa in secondo piano quando hai mille e mila voci nella testa che parlano chissà quale idioma.
    «Intercalari spagnoli» esclama in ripetizione con una vocetta più acuta. «Ah!»
    L'ultima sillaba dovrebbe essere quasi una risata nervosa, una sorta di liberazione, ma gli occhi di Aryan continuano a rimanere sospettosi e di tanto in tanto la fissano, questa Sophia. Non è poi certo di quello che gli sta dicendo: potrebbe mentire come potrebbe non farlo e sotto quello strato di Pan di Zucchero potrebbe esserci una sorta di bestia assassina.
    Difficile da credere, però.
    Intanto, l'incantesimo riesce e le lingue di fuoco gli danzano attorno come se fosse avvolto da una gabbia fatta di fiamme. Non sembrano volersene andare, nemmeno quando Sophia lo distrae e lui è costretto a prestarle orecchio.
    «S-...» non sa che risponderle, poi eccolo di nuovo lì, il sorriso falso fatto da tremila denti. «Sì, si intonano con la sciarpa».
    E detto da lui è tutto un dire.
    Finito questo piccolo teatrino, Aryan torna a concentrarsi, sempre con lo sguardo in avanti e lontano da Sophia. Si chiude in una sorta di bolla, dove i rumori e la voce della ragazza assomigliano ad eco lontane finché non scompaiono.
    Con gli occhi aperti e lo sguardo assente, sulle sue iridi scure si proiettano delle immagini che riconducono alla terra, un elemento al quale è molto affine. Gli viene quasi automatico, infatti, pensarci.
    Ricorda ancora il primo passo a piedi nudi per le strade, o di quella volta che ha dovuto abbandonare le scarpe per camminare nella Savana, di come i leoni e gli elefanti alzassero nubi di sabbia rossastra al loro passaggio e le mandrie di gnu che lasciavano i segni del loro passaggio nel fango.
    Ma la terra è molto di più: è un fiore che ti cresce dentro, mette radici in profondità solo come potrebbe fare l'amore. La terra è il tuo Paese natale, è tua madre che ti porta in grembo e poi ti dà alla luce.
    La bacchetta si muove a formare un triangolo con il vertice verso il basso, poi diviso da una linea orizzontale, mentre Aryan pronuncia: «Terra!»
    E quella si manifesta proprio come la sabbia rossa africana, i filamenti fatti da granelli si uniscono alle fiamme rosse e Aryan si prodiga in un piccolo ghigno che gli smuove appena le labbra. Forse si sarebbe pure messo a piangere quando ha cominciato a pensare a sua madre, ma siccome è davanti a qualcuno ha ricacciato giù quel sentimento alla svelta. Il problema è quel sorrisino beffardo che gli toglie tutta quell'aria da duro e da grandissimo canzonatore che ha avuto fino ad ora.
     
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13 replies since 14/6/2018, 21:10   188 views
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