[Metropolitana>Hogsmeade] Gli occhi del Cacciatore

Mikael + Eve

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  1. Mikael Soulbrandt
     
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    Quando l'altra comincia a parlare in quelle chiacchiere da ascensore procede con un divertito quanto genuino.< Sono un uomo che sa cosa vuole.> scrolla le spalle e le solleva in un colpetto solo, divertito in quel suo parlare, ma si può notare dalla serietà con cui quelle lettere vengano duramente sottolineate a far comprendere come sia reale il ragionamento della ragazza e concederglielo. Concessione però che non arriva alla seconda parte di quelle parole dove la ferma immediatamente e la sua reazione ne porta un sorriso genuino sul volto dell'Obliviatore. Obliviatore che dona la sua attenzione riguardo quelle chiavi e rivelando la sua specialità nel trovarle, alla domanda della donna scuote il capo per procedere.< No. Ma per due ipotesi; non avete più nulla da nascondere perché qualcuno sa già di voi, oppure perché il vostro armadio nasconde molto bene i segreti anche se ben spalancato.> si porta con un sorriso sottile e con lo sguardo a studiare la ragazza, tranquillo in quel suo porsi e quando l'altra comincia a rivelare di quelle parole va a schiudere le labbra per un continuato.< Perfetto. Le voglio. Puoi chiedere qualcosa in cambio, se pensi io possa mai darti un cambio degno del valore delle tue chiavi.> ma non si pone problemi a chiedere immediatamente di quei segreti altrui, dentro quell'ascensore e volendo anche donare qualcosa in cambio, se può permetterselo. Umile nel porgere quelle parole affilate e non portandosi con sbruffoneria a sollevare il capo, sa che non può avere tutto in quel mondo, ma quando la donna ne ha rivelato di quelle chiavi, stranamente le ha chieste, curiosità genuina si può notare dalla voce e dai gesti, nessun sorriso o sguardo malevolo, procedendo con un.< Io la vedo diversamente, i segreti sono un modo per rendere affascinante qualcosa che non lo è, un modo per compensare.> dopotutto lui ha vissuto quella vita a scovare di segreti di persone che senza diventerebbero scialbi stereotipi, rimane silenzioso, china il capo lieve e sbuffa da quelle narici, neanche fosse sovrappensiero per quegli istanti, procedendo con un sussurrare sottile.< Sopravvissuto. Mi fai sembrare l'Eletto.> neanche a prendere in giro una figura del passato, anche se il canzonato è lui. Quando ella va a pronunciare riguardante il suo parere per l'esplorazione va a muovere uno sbuffo divertito per continuare con uno schiudere delle labbra.< Chi ha mai detto di essere sprovvisto di conoscenza. O almeno.> una pausa a portarsi con un sollevar della mancina in aria a voler continuare quella frase per precisare nella migliore maniea possibile.< Chi ha mai detto che non mi informerò prima di andare. Vedrò di svolgervi una missione a riguardo, devo solo chiedere il permesso dopo che i segni al collo saranno guariti.> e per quanto riguardo quella frase con cui ella continua pone un fermo sorriso, sollevando il mento, neanche fosse soddisfatto di quelle sue azioni ma non pronunciando chissà quale parola a riguardo per il momento. Momento in cui osserva quella rabbai, leggibile per respirazione a tenere sempre d'occhio neanche fosse un segno ben più che captabile, ma quando l'analizza e la nota spegnersi fa un rumoroso.< Mh.> si può notare come lo sguardo sia più intenso per pochi attimi, il suo modo di piegare il capo verso d'ella, uno studio che si può notare ora per la prima volta, non essere istintivo quanto più attento, vorace, neanche a farne una mossa sbagliata e catturarla nella sua rete, viene distratto solo dal suono a far attivare l'ascensore e lei accetta quel suo invito. Si muove e così anche Procione che nell'osservare il proprietario compiere quell'occhiata tace per un singolo momento, per poi venir sorpreso dalla risposta di Eve che per disattenzione va a superarlo e lì.{ Ma. Accidenti a te, non dovevo distrarmi.} dice scuotendo il capo abbastanza amareggiato, i due camminano affianco e il mago che si porta al lato della compagna di ascensore e proseguono per la strada con molta velocità, giungendo addirittura davanti al treno con le porte ad aprirsi davanti a loro, neanche l'animale avesse calcolato quando partire per tornare subito a casa o per far svolgere al padrone di questo incontro. Incontro che ora tiene immensamente d'occhio, ne fa cenno alla donna di seguirlo e procede ad entrare in una di quelle cabine isolate, la solita che prende per estraniarsi da tutti, ma questa volta in compagnia, un vassoio precedentemente richiesto è stato portato per l'animale impegnato a prendere qualche cibo salato e variando con qualche dolcetto. Lui silenzioso ad osservarla. Ma solo quando il treno sarà partito pronunciare la sua parola.< Ce ne sono molte. Magari anche vecchie. Minano i nostri territori e non ci attaccano perché a casa nostra vinceremmo, ci prendono singolarmente e a coppie per facilitare i rapimenti, è tutto studiato per evitare vittime ma le hanno avute.> sfiora con le dita della mancina quella gola, segni che ci sono ancora di quella lotta e si incurva per poi portare ad un allungarsi con la mancina a cercare di prendere un dolcetto, guardandola, sempre se lei lo avrà seguito o meno così come il resto del discorso cominciato, lo afferra e lo porta alle vicinanze della bocca, ne saggia la panna con il premere delle labbra, labbra che verranno pulite da un movimento della lingua, neanche fosse troppo impegnato a qualcosa di nuovo nella sua vita, un comportamento diverso nel suo studio o forse una sua impressione, portata da un.< Sei una ragazza interessante, signorina Le Querrec.> parole che potrebbero risultare particolari e non nasconde per nulla che abbia notato qualcosa che non va, dopotutto, cacciatore di mostri e di persone, ha imparato ciò che regola ogni comportamento e quando non vi trova una spiegazione ha dei soggetti da studiare, indicibile con il potere di Obliviatore. Obliviatore impegnato a mordere di quel dolcetto e cominciare a masticarlo con lentezza, mantenendo la bocca chiusa per il contegno.
     
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  2. Eve A. Le Querrec
     
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    Ascolta le prime parole che l’altro va a donarle in risposta ed istintivamente le labbra rosee si costringono a puntarsi l’una sull’altra per trattenere un riso ilare, che comunque va ad impregnare con la sua luce lo sguardo ambrato che la francese si ritrova < Questo lo sento dire molto spesso. E nella maggior parte dei casi, da persone che non sanno neanche cosa vuol dire volere qualcosa >e nell’occhiata che gli rivolge si può notare come in realtà non voglia sminuire il suo parlare in alcun modo, tant’è che le labbra ancora dischiuse andranno a rivolgergli uno dei suoi soliti sorrisi fugaci e sghembi < Se quello che vuoi per te coincide con quello che l’universo vuole per te puoi rallegrarti. La tua esistenza non sarà sprecata > a seguito delle quali le labbra andranno a richiudersi morbidamente, concludendo quei discorsi dall’esordio leggero con un’aria permeata di serietà e fermezza neanche volesse condividere con l’altro qualcosa che per lei è assoluta certezza. Ora è nuovamente Mikael colui che ha ripreso le redini dei discorsi; si parla di quelle metafore inerenti le chiavi e gli armadi e lei si limita ad ascoltare in silenzio, con le dita che vanno a congiungersi tra di loro all’altezza dei glutei e con una barretta al burro d’arachidi che ancora viene distrattamente passata da una mano all’altra. < Certo che chiederò qualcosa in cambio, ma esporre una richiesta sin da subito sarebbe da sciocchi. Non ti conosco, rischierei di chiedere cinquanta ad una persona che può darmi cento e sprecherei un’opportunità > non si fa problemi a condividere quel ragionamento che è semplice quanto crudo; qui la testa riprende a ciondolare verso destra con i boccoli castani che accompagnano il movimento con un sinuoso smuoversi. Proverà ora a riprendere contatto con lo sguardo azzurro dell’altro, in quel comportamento che può permetterle di studiare al meglio chi ha dinnanzi senza preoccuparsi di apparire sconveniente; la lunghezza dello sguardo è una regola d’etichetta che è cara soprattutto a quella cultura purista a cui lei appartiene solo in parte e che, in ogni circostanza, ha deciso di rifiutare da ormai molto tempo. < Anche > questa poi è l’unica parola che va a rivolgergli a conferma in merito al suo parere sui segreti; il riflettere la spinge a puntare nuovamente la lingua contro il labbro inferiore ed infine, quando sembra essersi veramente convinta dell’opinione altrui, il mento viene leggermente sollevato in sua direzione come a volersi silenziosamente congratulare. Quando poi la raggiunge la battuta sull’eletto, le labbra si schiudono appena per permettere la nascita di una breve risata che è divertita e pungente al contempo < In quel caso ti avrei fatto un complimento certo, date le accezioni positive che sono a lui attribuite. Sopravvissuto è un termine più sottile, ambivalente quasi. Chi sopravvive ad una situazione complicata o è maledettamente bravo o è maledettamente spregiudicato. Non penso tu sia mai stato dentro una piramide…ma sono certa che capirai comunque > accompagna le ultime parole con un annuire deciso del capo, come a volerle rendere più veritiere. Questa leggerezza viene accantonata ora che si torna a parlare degli Spazzini e della gita fuori porta a cui Mikael sta già pensando per il futuro; Mikael che fa menzione dei lividi che sono in fase di guarigione e Indicibile che inevitabilmente permette allo sguardo ambrato di percorrere la linea del collo altrui, fino ad individuare quelle macchie violacee nel momento in cui lui va a sollevare il mento per renderle visibili < Mh. Sentirsi soffocare. Brutta sensazione > commenta così quella situazione assolutamente non curandosi del danno estetico e del dolore che a quei lividi si potrebbero collegare, neanche a voler sminuire questi dettagli in favore di qualcosa che potrebbe ricordare come spiacevole esperienza pregressa. Sono questi gli attimi in cui lei, nel farsi riflessiva in merito agli Spazzini, subisce l’influsso del triangolo runico che spegne un accesso di rabbia sul nascere; quel suo improvviso farsi inanimata viene in parte percepito da Mikael ma lei è persa nei suoi pensieri e, al momento, non sembra neanche aver prestato attenzione a quel rumoroso mugugno che l’altro ha portato in essere. Con lui e Procione s’accompagnerà quindi al di fuori dal Ministero e così alla metropolitana fino a salire in treno, a seguire l’Obliviatore in quello scompartimento dove i discorsi potranno riprendere senza un’eccessiva presenza di orecchie indiscrete. I primi movimenti che vengono compiuti sono quelli che la portano a raggiungere il posto che si trova esattamente dinnanzi a Mikael e vicino al finestrino; s’accomoda lisciando con le mani le stoffe della gonna, che poi si solleva di qualche centimetro nel momento in cui va ad incrociare le gambe, rivelando l’estremità del cosciale contenente la bacchetta magica che aderisce alla perfezione contro la cute della coscia destra. Lei ascolta i ragionamenti che l’Obliviatore condivide nel mentre che mangia un dolcetto; si concede qualche attimo di riflessione prima di modulare le seguenti < Sai usare quelle che i babbani chiamano armi da fuoco? > prosegue in quel suo modo di porsi che è schietto e deciso; lo sguardo ambrato si fa più penetrante e tagliente ora che la sua mente è interamente concentrata su quanto sta riflettendo e proferendo al contempo < Prima, in ascensore, hai detto che vuoi tornare là. Non serve solo un permesso ma un piano di fuga e un modo di difendersi che sia valido senza prevedere la magia. Uno lo hai ucciso. L’altro lo avete fatto fuggire…credo con la lingua al suo posto. > e per assurdo sembra quasi tentennare su quelle ultime parole, come se volesse quasi chiedere un’implicita conferma circa quella sua scontata deduzione < Quindi potrà descrivervi agli altri. Si accaniranno su di voi, siete già due persone molto esposte > passa dal “tu” al “voi” perché ora, in realtà, ha preso a considerare anche l’altra superstite di cui ha semplicemente sentito il cognome alla radio. Le ultime parole dell’altro, infine, la costringeranno a sollevare appena le sopracciglia come ad imitare una fugace espressione sorpresa < No, non lo sono > parole che sgusciano da quelle labbra in un mormorio sommesso, con lo sguardo ambrato che nuovamente s’è fatto riflessivo in quell’attenta analisi che continua ad eseguire dell’altro.
     
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  3. Mikael Soulbrandt
     
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    < Amante della Divinazione. Suppongo. Mi è sempre piaciuta come materia perché dona visione alle persone del loro fatto e altre, mollano, cambiando in un peggiore esito e altre avanzando per la loro sorte.> non facendosi problemi a confessare di come sia concorde con il fattore di come, non vi sia una scelta del destino, se non il seguirla e realizzarlo nel bene o nel male, oppure aspettarsi di molto peggio per aver mancato di mordente nella vita. Quando ella comincia a procedere riguardante il cambio per quelle chiavi andrebbe ad osservarne i movimenti di quelle braccia, scrutando quegli arti con attenzione per risalire sul corpo dell'altra fino a puntarsi ai suoi occhi.< Tranquilla. Puoi richiedere ora e in futuro, finché siete una persona affidabile, sono pronto ad ascoltare ogni richiesta. Ma solo perché ti sei dimostrata accorta nel tuo chiedere.> la premia, neanche l'avesse testata durante quel viaggio in ascensore e ne avesse valutato le sue caratteristiche. Osservandone di quei boccoli castani e di quello sguardo che viene sempre mantenuto, dopotutto tra ingegno purista mancare uno sguardo significa mancare di rispetto o in alcuni casi dimostrarsi inferiore ad un altro puro, anche se il problema non si pone per la differenza di sangue dei due, anche se messo in chiaro da Mikael, non vuole porre alcun problema riguardo quelle regole, chiudendo un occhio in caso di eventuali "errori" da purosangue. Purosangue ad ascoltare quell'aggiunta compiuta sui segreti e pone un sorriso a diventare accentuato per pochissimi secondi, ma questo viene portato a ritornare quando ella studia la parola "sopravvissuto" spiegandone l'ambivalenza, annuisce, consapevole di quel significato per guardarla, cercare con il ghiaccio sulla terra altrui e proseguire.< Ho visto molte sfingi però.> rivela in una risata, abbassando il capo per qualche istante, poggiando la gamba con la suola contro la parete dietro di lui, in un appoggio, mentre ambedue le mani si infilano dentro le tasche e aggiungen, sollevando del mento e scrutando l'altra.< E io sono maledettamente entrambe le cose.> ma lo dice serio, nonostante il sorriso mostri la bianca dentatura, convinto di quelle sue stesse parole, socchiudendo le palpebre rendendo quei tratti così sottili da essere taglienti. Così si lascia studiare la gola dalla donna e mostra fieramente quei segni, dopotutto, ha vinto di quella battaglia ma li cela con quel parlare.< Ho perso la mano con il combattimento senza bacchetta, negli anni. Ed ero distratto dal capire se potevo contare sulla Auror in lotta. Poi ho dovuto improvvisare perché mi ero distratto fin troppo.> dopotutto gli Auror si occupano più di affrontare maghi piuttosto che babbani e lui, lui ha avuto esperienze passate con le lotte per via del venir disarmato in quegli allenamenti e doveva tenersi sempre pronto con i pugni a reagire ad ogni evenienza. Dopo quel racconto e spiegazione, ella ha un attimo di rabbia, da lui notata ma a quello spegnersi rumorosamente lo fa notare ma ella non pone parola. I due cominciano ad uscire e dirigersi a seguire di quel treno per entrare in uno dei vagoni, uno a quanto pare riservato a Mikael Soulbrandt, se proprio vogliamo, con un vassoio preparato per il suo animale da compagnia che intanto sta mangiando di tutto e Mikael mangia un singolo dolcetto, quando si parla di armi di fuoco, andrebbe con un movimento a muovere della camicia per scoprirla maggiormente e rivelando così il foro di proiettile ad altezza del cuore, pronunciandosi con un annuire.< Prima di questo e ora dopo con maggiore ragione. In Famiglia cacciamo e la caccia è accompagnata da armi babbane per rendere il tutto "più interessante" quando si tratta di bestie che vanno contro le leggi e di caccia babbana.> lo dice con un sorriso a portare la sua attenzione nel condurre il dito indice sporcatosi di panna ad avvicinarsi sul labbro inferiore per catturarlo in un ripulirlo infantile, non facendosi di quei problemi e tracciare con la punta della lingua quella zona lievemente sporca di panna del niveo incarnato, per assaporarne meglio, tutto in contemporanea a spalle dritte e di un centimetro distaccate dal sedile di quel treno, così da continuare in quei discorsi.< Fune. Una creatura trovata e appartenente ad Eva Cooper ci ha portati fuori. O avrei catturato l'altro uomo. Sono stato colto molto di sorpresa.> sbuffa in una risata divertita, ma viene interrotta da uno sbuffo delle narici, scuotendo il capo per guardare fuori dal finestrino, per una volta in quel singolo movimento si potrebbe associare quell'ira primordiale, da lui controllata, abbinarsi a quella conversazione e cominciare a mangiare di quel dolcetto. Il suo sguardo viene passato successivamente in rassegna della ragazza, annuendo quando ella parla riguardante l'identificazione e scuote il capo per un istante.< In realtà no. Sarebbe per lo più impossibile. Era buio. Ci vedevano a malapena. E il sangue del fratello impegnava il mio volto, a rendere meno sicura la mia identificazione.> fa una pausa ma mantiene le labbra schiuse a far intendere di voler continuare quella discussione e così andare avanti.< Per l'altra, è una mezzaveela, quando risveglierà i poteri, assomiglierà alle altre nelle caratteristiche di bellezza. Se accadrà. Ma in ogni caso, ci sono molte bionde tra i maghi. Ma le talpe sono ovunque, se la caveranno a trovarci.> spiega a mente fredda del motivo per cui siano effettivamente salvi da qualunque ipotesi la ragazza volesse aggiungere sul fatto che verrebbero identificati ma concludendo con il fattore delle talpe e scrollando le spalle a quel suo fare. Quando ella aggiunge quella negazione alla sua affermazione, annuisce dicendo.< E' vero. Ma ti trovo interessante, anche se sbaglio, è una scommessa a cui perderei volentieri qualche galeone.> detto di quelle parole andrebbe a finire di quel dolcetto per allungare la mano ad invitare l'altra a mangiare e proprio di quel frangente successivo al suo invito, accentuare quella piega sul volto, serio, nonostante il sottile sorridere.< Sono ovunque di queste talpe. Magari ci stanno seguendo e sentendo proprio ora. Dovevi vedere quel mostro. Come guardava l'Auror Cooper. Oltre che schiavi in chissà di quale loro fabbrica.> ipotizza quest'ultima cosa e difatti scrolla le spalle, andrebbe avanti con un.< Se non fossi intervenuto pensa a cosa avrebbero fatto a lei, c'è chi la guardava con desiderio.> ulteriore pausa, quelle note vocali che accentuano il suo voler scaturire nuovamente un fervore nella donna, vuole la sua rabbia e davanti ai suoi occhi, solo perché un sospetto gli è bastato a renderlo dannatamente curioso, lui abituato a cacciare mostri e umani ne conosce ogni prassi per ognuno, ma ora ne ha davanti un soggetto speciale. < Chissà cosa faranno alle altre donne. Questi Spazzini a cui abbiamo dato casa tempo fa, questi Maghinò traditori, attualmente giocano con i figli di un loro caro amico e aspettano il momento buono per farlo soffrire.> conclude e subito dopo aver preso un biscotto per intingerlo in una piccola vaschetta di cioccolata fusa andrebbe a portarla alla bocca, mordendolo per lasciare solo una metà, una volta digerito andrebbe avanti con un.< Scusami il pensiero. Sono curioso di questo armadio.> dice, accentuando un sorriso e sollevando gli zigomi, così che da intingere una seconda volta di quel biscottino e finirlo, mentre ghiaccio solcherà terra in un fare piuttosto attento quanto curato nello studiare per intero la figura della donna.

    Edited by Mikael Soulbrandt - 19/6/2018, 03:33
     
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  4. Eve A. Le Querrec
     
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    L’Obliviatore porta in essere quelle considerazioni riguardanti la divinazione; l’Indicibile lo ascolta in silenzio e nel mentre si costringe a mordere l’interno del labbro inferiore per mal celare uno di quei suoi soliti sorrisi sornioni, di difficile interpretazione < Ti deluderò allora > porta in essere quelle prime parole con un tono oltremodo fluido, sporcato da una punta di ironia che ben lascia intendere come ciò sia uno scherzare assolutamente privo di qualsiasi dispiacere per l’eventuale scontentezza dell’altro. < Credo che la Divinazione sia un’arte poco affidabile, utile solamente per indurre le persone a non prendere una decisione. O a prendere quella sbagliata, lasciandosi influenzare da quanto viene loro predetto > condivide quella sua personale idea senza crearsi chissà quale problema di sincerità; approfitta di una piccola pausa per umettare le labbra sottili e rosee con un rapido guizzo della punta della lingua < Non fraintendermi. E’ un’arte con cui mi relaziono quotidianamente. La studio. Ma solo per mero interesse conoscitivo, ci metto poca passione > e quasi si potrà percepire una punta di delusione a macchiare le ultime parole, nell’ammissione tacita di un interesse che non è profondo e motivato ma solo “accademico” < Come avrai intuito, io credo nella forza e nell’equilibrio dell’Universo. E in questo solamente. E’ lui che decide cosa deve esser predetto e cosa no ed è sempre lui che ribalta le sorti di ciascuno di noi quando il suo equilibrio sta per vacillare. L’uomo cerca nelle profezie una scorciatoia o un aiuto, non capisce che tutto ciò di cui ha bisogno è già qui > e in quello che potrebbe apparire un comportamento puerile, l’indice della mancina andrà a sollevarsi appena per picchiettare un paio di volte sulla tempia corrispettiva e con l’allusione di indicare il cervello. L’attenzione in questi istanti è tutta per l’Obliviatore, con Procione che continua imperterrito a mangiare le cibarie che Mikael gli ha offerto per impedirgli di attaccarsi alle giugulari di Eve. In merito alle nuove considerazioni sulle richieste che l’Indicibile può avanzare in cambio di sue personali informazioni, la donna si limiterà a ruotare nuovamente il capo nel tentativo di incastonare lo sguardo ambrato in quello più chiaro dell’altro. Gli riserba un’occhiata che è rapida ma penetrante ed affilata, come se si stesse impegnando nel tentativo di leggere i pensieri altrui con il semplice ausilio della vista. Il tutto si concluderà con un lento annuire, seguito da dei ragionamenti che però rimangono ben celati all’interno della sua mente. Le iridi si permettono quindi di abbandonare lo sguardo altrui per concentrarsi sui numeri dell’ascensore, che ormai sta per aprirsi < Quindi ti reputi sia bravo che spregiudicato. Lo terrò a mente > le labbra emulano un nuovo sorriso sghembo leggermene più accentuato dei precedenti ed anche più risoluto, scaltro quasi < e penserò anche al tuo nome quando vi sarà necessità d’una persona brava. O spregiudicata > sulle ultime quelle parole assumono una sfumatura più tenue, tutto si tramuta in un sussurrato che svanisce nell’aere non appena l’altro va a condividere nuove informazioni in merito a quanto accaduto con gli Spazzini. Lei annuisce silenziosamente, lasciandolo parlare senza portare mai interruzione. Quando lui termina, le porte dell’ascensore si aprono e lei è costretta a modulare una risposta dai toni leggeri per non destare troppe attenzioni tra coloro che si trovano nei pressi del pianerottolo ora che hanno raggiunto l’atrium < Capisco. Forse sarà utile riprendere qualche nozione in merito al combattimento corpo a corpo. Non so…potresti provare con qualche rissa da strada > e sulle ultime torna a voltarsi verso di lui con le labbra che, per la prima volta, gli offrono lo spaccato di una Eve che è più sarcastica e sardonica. Questi sono i frangenti in cui i due, con Procione, s’avviano verso la metropolitana e qui entrano in treno per accomodarsi in uno dei tanti scompartimenti. Lei si siede dinnanzi a Mikael e ascolta le sue parole con lo sguardo che distrattamente si perde oltre il finestrino, che al momento s’oscura rendendo la visibilità nulla per via del varco dimensionale che stanno attraversando. Quando lui fa per scostare la camicia e mostrare la cicatrice di un proiettile, il volto rimane ruotato verso il finestrino ed è solo lo sguardo che viene spostato sul torace di lui. Qui indugia per qualche istante, con i lineamenti delicati del volto che rimangono distesi e lo stesso sguardo che va improvvisamente a farsi più cupo, pagliuzze dorate che sembrano venir soffocate all’interno di quello sguardo nocciola. Il finestrino tornerà ad essere il bersaglio principale dell’occhio femminile, nel tentativo di fugare chissà qual ricordo che s’è ripresentato entro la sua mente < Quando dici “in famiglia” intendi solo alcuni tuoi parenti o anche te? > quella domanda fuoriesce repentina dalle labbra che si sono appena dischiuse, il tono si mantiene chiaramente interrogativo ma è cupo. E’ il tono pensieroso proprio di chi sta cercando di valutare correttamente qualcosa che è importante < Quando dici “più interessante” intendi “più divertente”? > quesito formulato in chiave assolutamente identica al precedente. Due domande rapide che, per lei, richiederebbero delle risposte altrettanto rapide e non ragionate od artificiose; la cosa si può capire dal fatto che ora lo sguardo ambrato è tornato a ricercare quello altrui e quasi vorrebbero inchiodarlo. Seguono poi le spiegazioni che l’altro fornisce circa la modalità con cui lui ed Eva sono riusciti a sfuggire dal campo elettromagnetico, le sopracciglia s’aggrottano appena in un cipiglio riflessivo a cui seguirà qualche parola solo dopo pochi attimi di riflessione < Proverò a fare qualche ricerca in merito > fa riferimento a Fune, eppure quelle parole si accompagnano ad un delicato scuotere del capo che potrebbe apparire quasi sconsolato o rassegnato. Il perché poi è da capire < E’ un elemento interessante, al momento l’unico che potrebbe permettere di organizzare una spedizione con una valida via di fuga. Sarebbe opportuno dare una controllata a questa creatura, magari capire se le sue caratteristiche possono essere riprodotte su altri oggetti; come per creare delle Passaporte ma più…evolute > porta in essere questi ragionamenti e noi ricordiamo che lei non è a conoscenza del carattere suscettibile di Fune, che in realtà può decidere se smaterializzare o no (e dove) le persone più o meno a suo piacimento. Annuisce poi in merito al racconto dell’accaduto, dove Mikael va a spiegare perché in realtà potrebbe non essere così facile il riconoscimento di lui e di Eva < L’avrebbero stuprata, forse > questo in merito agli sguardi vogliosi di alcuni Spazzini; in quella sua risposta risoluta vi è una freddezza che potrebbe far accapponare la pelle < Questo è un conflitto. Nei conflitti il decoro non fa testo, per quanto sia tremendo ammetterlo. A molte streghe è toccata una sorte peggiore. > qui i toni si fanno più morbidi ma quel suo sguardo assolutamente non incrina la rigidità ormai assunta < La sofferenza fa parte del mondo e non si può sradicare. Non si possono salvare tutte le persone, neanche l’Eletto ci è riuscito. > il tentativo che l’Obliviatore ha fatto per far scaturire rabbia in quella sua persona è astuto e, con tutta probabilità, sarebbe anche riuscito se lei di base non fosse una persona così determinista. Naturalmente lei non ha idea di quelle che siano le reali intenzioni dell’altro, anche per questo le ultime sue parole verranno colte probabilmente solo in senso lato < Chasseur, la curiosità fulminea è controproducente alcune volte > ma nel dirglielo sorride con chiaro fare divertito < Anche io sono curiosa del tuo, sono sicura che il tempo mi fornirà tutte le risposte > lo dice con la risolutezza propria di chi ha una fortissima fiducia in se stessa, forse anche troppa. Lo sguardo in automatico ricade sul torace dell’uomo ma non si capisce bene a che cosa, in particolare, voglia far implicito riferimento < E lo stesso sarà per te. Ma quando avrai finito di sistemare il mio armadio, ricorda ciò che ti ho detto prima. Non troverai nulla di interessante, nulla che compenserà la fatica > e così si conclude, con la destrorsa che s’allunga verso il vassoio con l’intento di recuperare un biscotto.
     
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  5. Mikael Soulbrandt
     
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    Lascia che ella parli per quei pochi istanti dove ogni parola viene ascoltata con il solito interesse e difatti andrebbe a rispondere nell'immediato con un.< Lo intuivo. Era una presa in giro innocente. Infatti, le mie parole erano discordanti, sapere non ti fa cambiare nulla a meno che non ti arrendi e fai accadere il peggio.> conclude ma non taglia di quella discussione, lasciando con un provar della mano mancina a sollevarsi con un per pochissimi istanti e continuare con un.< Io ho avuto il medesimo problema sugli studi. Materia dove prendevo il massimo dei voti ma le lodi nel sapere di aver un futuro in molti campi mi portavano a chiedermi se dovessi dare il meglio di me per ogni frangente.> fa una pausa e in quel discorso enigmatico, poiché le parole cambiano, le note sono più profonde verso la fine ma meramente leggere all'inizio, neanche fosse un inganno o uno svariare per quei momenti dove effettivamente aggiunge la sua conclusione.< Ma ero destinato a farlo, per dimostrare di non avere bisogno di aiuti.> quella parola legata al "destino" si può notare venga utilizzata con meno leggerezza delle parole espresse in precedenza e lì utilizza quello schema di scandire approfonditamente quella parola a renderla importante. Avrà annuito ad ogni parola della donna in precedenza e ora permane stoico nel poggiar le dita dell'indice e medio a poggiarsi sulla guancia, con il gomito sulla parete di quell'ascensore, a reggerne il capo piegato sulla destra mentre scruta di quella donna e così lasciare che le labbra si schiudono per pochi frangenti, per andare a concludere con un.< Quello sguardo. Io credo nelle potenzialità. Signorina Le Querrec. E se ci siamo incontrati, qualcosa vorrà dire.> allargando la mano libera in un cenno a voler condurre quel pensiero alle forze dell'Universo che hanno voluto di quell'incontro, soprattutto nell'incontrarsi, in qualche modo una possibile collaborazione futura. Tutto questo solo perché la sua curiosità è stata allarmata per un piccolo istante o se quelle parole della donna lo abbiano convinto a poterla realmente contare come una pedina di valore in quella grande guerra con i babbani, ma non una sua pedina, quanto di una società magica in procinto di una continua crescita e difatti va a schiudere le labbra quando ella nomina i due aggettivi "maledetti" e schiocca la lingua contro il palato, mostrando l'arcata superiore della dentatura e scorrendo la lingua sulla fila di denti in alto tramite la punta aggiungendo con un.< Grazie.> ma quell'occhiolino che viene rivolto si nota essere una punta di divertimento a quella che può risultare una provocazione nei confornti della ragazza e difatti anch'ella utilizza quel tipo di ironia e sarcasmo ne fa fuoriuscire di poco una risata, lasciandola che questa venga trattenuta da un mordere del labbro inferiore tramite canino destro a trattenere il tutto e continuare.< Dovrei andare in un locale babbano, in Irlanda un giorno di questi, per addestrarmi nelle risse da pub, vuoi seguirmi ?> quella proposta ironicamente seria, neanche consigliasse anche all'altra di allenarsi per il futuro e lasciando che la lingua schiocchi contro il palato una seconda volta, percorrono di quell'Atrium, il suo sguardo vaga per quei colleghi e vi è solo un cenno di saluto per ognuno, dopo dieci anni a lavorare in quei luoghi è abbastanza conosciuta come persona e anche il modo in cui opera da renderlo autoritario anche nelle movenze, in quella camminata che trasparre voler andare in guerra in quel mometno, così come lo sguardo, qualcosa che può incutere timore se per sbaglio vi si trova ad essere un suo bersaglio. Bersaglio che al momento pare essere Eve, solo per quel piccolo dettaglio caratterale notato nell'altra, i due si siedono ai posti descritti più volti e la ragazza osserva il foro di proiettile, la osserva studiare il proprio torace senza alcun problema di quel segno di battaglia e quando ella pone di quelle domande veloci, non è da meno nel rispondere.< I Soulbrandt cacciano. Io attuo una caccia differente dalla loro.> sintetizza il ruolo della sua famiglia che per chi cercasse tra la storia troverebbe di come pochi elementi sfuggano ai Soulbrandt e sempre per poco tempo se vi è una caccia aperta, mostri a piede libero o maghi fuggitivi, nonostante non si siano mai schierati con Lord Voldemort si portano a cacciare chi ha osato diventare mangiamorte cancellandolo dall'albero genealogico con il giusto prezzo, pagato anche dai Malavian venditori e commercianti della guerra che non hanno perso nel periodo di Voldemort a farsi gli alleati i Soulbrandt, anche loro neutrali al signore Oscuro ma non compiendo alcuna azione ai mangiamorte fuggitivi visto che per la loro ideologia, sono solo affari. Affari che hanno portato alla unione dei genitori di Mikael e alla sua nascita, crescendo tra due imperi purosangue che hanno fallito nello schiacciarlo a diventare solo una macchietta di entrambi ma un'entità unica e lì schiude le labbra procedendo con un.< No. Interessante.> spiega in un sussurro lieve, guardando da fuori il finestrino di quella porta dimensionale che stanno attraversando da quel periodo e lo sguardo si porta in direzione di quello dell'altro e sintetizzarle di quella famiglia.< Notare i mostri aspettarsi una bacchetta e vederti indebolito con una arma babbana, si mostrano più spavaldi, ti confesso... è una tecnica usata spesso, appariamo in molte situazioni più piccoli di quanto siamo realmente così quando necessario, colpiamo per uccidere.> e lì andrebbe a raccontare ma non come un ammiratore di quella famiglia quanto un analizzatore dei suoi insegnanti, mostrando di quella storia senza alcun problema e lasciando un sorriso sottile nasca.< Il nostro motto... detto tra parenti è. "Ciò che fu vincitore prima, ora giace ai miei piedi." fu meraviglioso utilizzarla contro i mangiamorte per alcuni dei miei parenti quando fu l'atto di entrare in guerra per la società magica. "Troppo altezzosi. Troppo simili alle bestie assettate di sangue che cacciavamo", mi raccontò il mio bisnonno.> facendo notare che nonostante quell'età, un Soulbrandt rimane un cacciatore attento e pone un sorriso più dolce riguardo quel pensiero, sottolineando le parole del bisnonno con una voce diversa, e con un sollevando del mento per pochissimi istanti e lasciare che un sussurro vada fuori in un.< Questo per farti capire il tipo di purosangue.> chinando il capo in un segno di scuse nel caso l'avesse annoiata per sbuffare in una risata divertita, cristallina e fresca, gioviale per quei pochi istanti. Quanto riguarda di quelle ricerche mantiene il sorriso più tenue per cominciare in uno sbuffare di.< Sì. Attenta ai suoi sentimenti. Non lo avrei mai detto. Ma devi trattare con loro come esseri viventi senzienti.> e il procione in quell'immediato istante termina di mangiare per pochi secondi con un esclamare.{ Esatto come faccio io con voi, anche se mi risulta dura a volte.}> e in quello sbotto, riprende a mangiare, lasciando Mikael con un sopracciglio sollevato e il labbro a tremare, tremolio che ne porta ad un sorriso genuino e uno scuotere del capo, un sorriso più delicato, sincero nei confronti di quel compagno animale. Quando il suo tentativo di voler scatenare l'ira della donna fallisce in parte, il suo tentativo di analizzarla invece riesce al meglio, pronunciando di fatto con un divertito.< Diamine. Hai ragione.> ma stringe quelle labbra, non per nervosismo, quanto a ricreare il suo sorriso più sottile e con una nota ad apprezzare di quel pensiero, a pensarlo sinceramente anche lui, non ha mai pianto qualcuno dai tempi di Cindy e da allora ne ha compreso il significato della morte da non averne paura, soprattutto realizzandola con Markus nel vederlo in quella pozza di sangue. si può notare assente di quei secondi in cui lei lo chiama "cacciatore" e sorride, poiché la sua mente ascoltava. Ascoltava e ora risponde in un sussurrato.< Era una provocazione la mia, ti chiedo scusa, un tentativo di conoscere la tua persona per un motivo ben preciso.> confessa per pochi attimi in cui andrebbe a lasciare andare un sorriso sincero, si mette ritto con la schiena e va a poggiarsi sul sedile, più rilassato quanto tranquillo, senza problemi in quella posa meno elegante.< Volevo farti arrabbiare ma utilizzando i metodi innapropriati, non sei una persona di "pubblico" quanto più una che vuole vivere la sua vita senza i pesi del mondo dove per errori altrui, tu sei una persona intelligente e hai la tua sensibilità solo a ciò che ti riguarda.> si pone neanche fossero dei complimenti per lui, e dallo sguardo sembrano esserlo nell'effettivo, in quella spiegazione di chi lascia le carte scoperte nel voler un rapporto di fiducia sincero, tanto dall'osare nel dire la verità di quelle sue gesta.< Indagavo su un moto di rabbia da te spento, ho studiato come le emozioni si manifestano, anni nel cacciare maghi e mostri, e tu hai interrotto tutto. Per quanto ne so, potresti essere una creatura o cosa. Ma sono avventato abbastanza dal riporre le mie carte scoperte sul tavolo e sperare non sia a chi è più veloce con la bacchetta.> rivela anche quel possibile finale dove se ella fosse qualcosa di "mostruoso" finirebbe con solo una persona ad uscire da quel treno, ed un procione, ma lo sguardo ricerca l'attenzione di Procione che non pare risponde per quel frangente, cenno che comunque non c'è niente da preoccuparsi, visto che solito togliersi di torno prima che possa finire in mezzo a dei guai, portandosi fortunatamente anche Mikael nei casi in cui si sente magnanimo ma quelle parole vengono dette in un momento preciso, quando lei ha concluso e sta prendendo quel biscotto, neanche a voler testare eventuali riflessi o avere un mezzo secondo di vantaggio. Ma ignora quella possibile ipotesi per analizzare i gesti precedenti altrui e soprattutto sul torace, procedendo con un.< Apparteneva a chi era il mio migliore amico, gli ho fatto da testimone. In un mondo che vuole dimenticarlo. Prima o poi verrà dimenticato ma voglio far durare il suo ricordo un po' di più. E questo foro me lo ha procurato il babbano che lo ha ucciso, mentre lo soccorevo.> si racconta, a togliersi di quella catenina per poggiarla sul tavolo e metterla come davanti alla ragazza nel caso ella volesse guardare, quelle parole e quei racconti di un cacciatore che pare giocare privo di armi in un territorio ancora sconosciuto come quello della mente della Indicibile, mantenendo anche la mano sul tenere ferma la camicia a mostrare quel petto allenato per via del suo addestramento fino alla sua infanzia e il segno di un foro di proiettile a centrare il suo cuore. Il treno annuncia la sua fermata a breve e a conclusione di quelle chiacchiere potranno scendere o rimanere qualche minuto prima che possa ripartire nuovamente, ma intanto Procione prende il vassoio e comincia ad uscire, chiudendo la porta dietro di sé ma non prima di aver detto.{Vi lascio da soli, fra due minuti arrivano le scorte di caramelle al negozio di "Cibo Salato, che prelibato!"... potevo anche evitare di dire il nome.] chiudendosi così il portone alle spalle e lasciando un attimo in tranquillità quei due personaggi, senza il rumore di sottofondo di un vassoio a venir scosso e almeno la ragazza avrà potuto prendere quel biscotto. Alla conclusione di quella vicenda il cacciatore andrà a sussurrare un.< Quante persone ti hanno sminuito o reso così "autocritica" nel pensare non ci sia nulla di interessante in te. Non sei una figura tra la folla. E se punti ad esserlo, ti riesce male.> sbuffa una risata divertita nel suo sottile scuotere del capo e lasciare lo sguardo in direzione dell'altra, a studiarla intensamente in quelle future mosse.
     
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  6. Eve A. Le Querrec
     
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    < L’ironia di voi inglesi mi è difficile da capire. Sono certa che, per questo motivo, già in molti si sono fatti grandi risate alle mie spalle > come a volersi giustificare in merito al fatto che ha preso sul serio le prime parole che l’altro ha portato in essere in merito alla Divinazione, la scrollata di spalle che accompagna il tutto fa comunque chiaramente intuire quanto le interessi poco delle prese in giro altrui. Espressioni come “errore” e “sangue sporco” –anche se nel suo caso è un dispregiativo non propriamente corretto- la accompagnano e la segnano da quando è una bambina, la cosa ha avuto come risvolto positivo quello di rendere quasi impossibile il suo irritarsi per una provocazione o uno scherno. Lascia poi all’altro la libertà di proseguire per quei discorsi e lo ascolta rimanendosene in silenzio; il particolare peso che viene donato al “destinato” cattura maggiormente il suo interesse, spingendola nuovamente a ruotare il capo verso di lui per riprendere in quel suo attento studio. Sguardo ambrato che torna quindi a carezzare con attenzione i lineamenti dell’Obliviatore, studio che poi andrà a concludersi con un deciso annuire del capo a cui però non s’accompagna alcuna risposta verbale. Richiamata l’attenzione dall’apertura delle porte, lo sguardo tornerà a puntarsi in avanti e in direzione di un punto lontano dell’atrium che non riusciamo a descrivere meglio. Istanti in cui lui solleva quella mano per indicare idealmente le forze che li hanno spinti ad incontrarsi per un’eventuale collaborazione futura, lei occhieggia rapidamente proprio quella mano nel mentre che le labbra sottili e rosee si schiudono in un allietato < Non ci resta che attendere lo scorrere del tempo per scoprirlo. Possiamo distrarci dall’attesa continuando questa conversazione però > ricalcando quindi il fatto che ha accettato, qualche istante prima, di proseguire per parte del tragitto assieme all’Obliviatore e a Procione. All’occhiolino velatamente provocatorio che le viene rivolto, in un secondo momento, la francese non farà altro che non sia rispondere sfoderando un fugace sorriso che è provocatorio allo stesso modo; non si scompone in quei frangenti e il tutto andrà a spegnersi solo nel momento in cui quelle labbra nuovamente si schiuderanno per permetterle di proferir nuovamente parola < Se servono solo birra, no. Se devo assistere o partecipare ad una rissa, quantomeno vorrei concedermi di bere qualcosa che gradisco > e già quelle ultime parole sono animate da una risata composta che s’espande appena dopo aver concluso il verbale, niente che comunque potrebbe risultare eccessivo o scomposto < E’ in Irlanda che producono tutta quella birra, no? > questa la aggiunge in un secondo momento e quasi si sfuggita, come se non attendesse veramente una risposta ma stesse dicendo il tutto solo per farsi vedere leggera in quel suo parlare davanti a tante altre persone. E ora treno; Indicibile che ha appena puntato lo sguardo sulla cicatrice da arma da fuoco che l’altro ha impresso all’altezza del cuore, Obliviatore che s’appresta a rispondere rapidamente alle domande altrettanto rapide che lei è andata a porgergli < Che tipo di caccia è la tua? > anche questo, al pari dei precedenti quesiti, viene emulata rapidamente con l’intento di non lasciare all’altro il tempo per rifletterci troppo. Vista da fuori, quella scena potrebbe quasi apparire come una tecnica d’interrogatorio oppressivo. Ma se in un interrogatorio l’ elemento da ricercare è la verità, lo sguardo penetrante con cui l’Indicibile tenta d’inchiodare quello altrui sembra alla ricerca di altro. E’ un occhio attento ed analitico, un occhio che ricerca tutti i cambiamenti d’espressione che potrebbero esserle utili per apprezzare la tempra dell’uomo che le è seduto dinnanzi. Ascolta in silenzio ma con vivo interesse quanto l’altro va poi a proferire per rispondere al suo secondo quesito; soppesa le parole che Mikael utilizza una per una e non si preoccupa minimamente di nascondere un’espressione infastidita quando l’altro va ad utilizzare il termine “mostro”. Quelle labbra sottili e rosee, giusto adesso rapidamente umettate dalla punta della lingua, fanno per schiudersi solo quando l’altro avrà concluso con il suo parlare. < Sarei andata d’accordo con il tuo bisnonno. Peccato sia nata in ritardo di qualche decennio > queste sono le uniche che l’altro potrà sentir uscire dalle labbra femminili che si muovono appena, con lo sguardo ambrato che abbandona lo sguardo azzurro altrui per favorire nuovamente il finestrino. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, ha pronunciato il tutto con una serietà disarmante. Serietà che s’abbina alla perfezione con i lineamenti del volto che si sono fatti leggermente più induriti e composti. Non c’è disprezzo o disapprovazione in quei suoi modi; il tutto è più riconducibile alla rassegnazione che una madre potrebbe manifestare quando, all’ennesimo tentativo del figlio di rubare dei dolci, decide di lasciar perdere e fargli fare quello che desidera. < Il tipo di purosangue l’avevo intuito. Ma ho apprezzato questi tuoi richiami del passato, li ho trovati interessanti > e la timbrica vocale, fluida e perfettamente modulata, appare sincera nonostante ella continui imperterrita ad osservare il nulla al di fuori del finestrino; a privare, parzialmente, l’altro di quello sguardo che ormai s’è fatto vacuo e perso in chissà quale ragionamento mentale. Quando poi l’altro andrà a donarle maggiori informazioni in merito a Fune, si potrà vedere come l’Indicibile vada ad accantonare momentaneamente quella sua serietà per lasciar spazio ad un’espressione più attenta e riflessiva, testimoniata dalle sopracciglia che vanno leggermente ad avvicinarsi tra di loro < Esseri viventi senzienti. Lo terrò a mente, se troverò qualcosa in merito sarete i primi a saperlo > dove quel “voi” è in parte riferito a lui ed Eva, in parte agli uffici ministeriali che vanno a rappresentare. Procione al momento lo ignora completamente; ha recuperato il biscotto da quel vassoio e proprio adesso la man dritta si solleva per portarlo alle labbra. Le nuove parole dell’altro poi, quasi le fanno andare di traverso la piccola porzione che già aveva preso a masticare. Saetta il dorso dell’altra mano a coprire la bocca, con un colpo di tosse che viene portato in essere mentre lei si costringe ad ascoltare tutto il discorso che l’altro va a condividere. Trascorreranno poi quelli che potranno passare come interminabili attimi di silenzio da parte sua. Silenzio che la vede mantenere lo sguardo puntato nel vuoto e che vede le sue sopracciglia sollevarsi appena. Anticipa le sue parole un lungo sospiro che porta le narici ad allargarsi appena, una fugace occhiata viene solo ora portata in direzione di Procione < Ma è sempre così stronzo? > il tono è basso, ruvido, complice anche il biscotto che le è andato di traverso qualche attimo prima. L’educazione, al momento, sembra essersela completamente dimenticata; ora che è lei a dover reagire lo sguardo si mantiene puntato in quello di Mikael. Non vacilla, gli offre la possibilità di riflettersi interamente in quelle iridi che sono diventate gelide quasi quanto quelle ghiacciate altrui < Mi hanno affibbiato tanti appellativi in passato. Per alcuni sono un errore, un frutto marcio; alcuni mi hanno detto che dovrei esser trattata al pari di un sangue sporco >pronuncia quell’ultimo dispregiativo, che non le appartiene, con un tono che si fa quasi sibillino < Ma tu sei stato veramente originale. Nessuno mi aveva mai dato implicitamente del mostro. > e qui inspiegabilmente gli offrirà un delicato sorriso, a voler testimoniare come quelle etichette non abbiano più alcun tipo di effetto sul suo animo < Quando e se vorrò attaccarti, stà pur certo che avrò cura nell’indossare scarpe più comode, ma tutto avverrà solo quando sarai tu a muoverti per primo. Ti interessano i miei segreti? Eccone uno: io non attacco mai per prima, Soulbrandt > ritorna quel cognome che viene mal pronunciato, come a voler momentaneamente annullare la personalità dell’altro e rilegarlo ad un asettico ruolo fatto di convenzioni e titoli altisonanti. < Tu non sei avventato, questo è solo quello che vuoi farmi credere > che sia vero o no poi è da vedere, il tono deciso che ha utilizzato testimonia comunque una sua rigida convinzione. Per quanto sia riuscita a mantenere il controllo in questi frangenti senza ricorrere all’ausilio delle rune, lo sguardo della francese risulterà sfuggente per qualche secondo. Non guarda Mikael neanche ora che ha ripreso parola, neanche ora che è andato a togliersi la collana per poggiarla sul tavolo; anzi, al momento è proprio la collana che fa per occhieggiare < Posso? > il permesso è richiesto per prendere la collana, i polpastrelli della mancina già si stanno avvicinando a quell’oggetto che però verrà recuperato solo nel caso in cui l’altro acconsentirà alla cosa < Muore il tuo amico più caro e tu decidi di tenerti la sua fede nuziale anzichè qualche altra cosa? > Questo è il primo quesito che poi gli rivolgerà, anche se lo sguardo rimarrà ancora scostante per un po’ in virtù del discorso che hanno appena accantonato. < La verità è che sei un sentimentale. Per rivivere, i defunti hanno solo bisogno di una mente che li ricordi. Rilegarli ad un oggetto inanimato non serve > In precedenza Mikael le ha chiaramente detto di essersi accorto di qualcosa di strano nella sua persona; lei sa di cos’è che sta parlando ed è proprio per questo che ora lo sguardo ambrato verrà puntato nuovamente sul finestrino, come a voler evitare un secondo sospetto da parte dell’altro. Giungono infine gli attimi in cui Procione decide di lasciarli soli per andare ad accaparrarsi altro cibo, lei ignora completamente la cosa e rimane concentrata sulle parole altrui anche se ancora mantiene lo sguardo sul finestrino < Non è autocritica, è semplicemente il parere sincero ed oggettivo di chi già conosce le risposte a tutte le domande > e solo ora lo sguardo color nocciola tornerà a ricercare lo sguardo altrui, incastonandosi in esso per il tempo necessario a procedere con le seguenti < Sembri veramente interessato a questo armadio, quindi desidero dirti una cosa. L’unico modo che hai per aprirlo è ottenere le chiavi; non riuscirai a forzarlo. > si concede il beneficio di un’ultima pausa di riflessione, con la punta della lingua che distrattamente va a puntarsi contro il labbro inferiore per qualche istante < C’è un solo modo per custodire un segreto in maniera veramente sicura ed è quello di non confessarlo neanche a se stessi. Sfortunatamente per te, ti trovi proprio davanti ad un caso del genere > discorsi impenetrabili che vengono pronunciati in un tono che è tornato morbido, con un sorriso leggero che viene portato in essere ora che si lascia tranquillamente studiare dall’altro.

    Edited by Eve A. Le Querrec - 20/6/2018, 04:46
     
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  7. Mikael Soulbrandt
     
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    < Sei una bella donna, Eve.> lo dice senza alcuna malizia, intanto che si guarda intorno con una nota di chi sembra cercare qualcosa a sussurrare un.< Capirai che molti uomini fanno altro piuttosto che ridere se ti hanno di spalle.> quelle parole non risultano con malizia quanto divertimento misto ad una nota più seria visto l'aspetto fisico della donna che può aver attirato a sé diverse occhiate da Auror e compagnia bella. Quei discorsi proseguono tra occhiolini e sorrisi di cui malizia invece ve ne è presente, ma tutto continua in quella normalità dove avanzano con una certa calma, quando ella prosegue riguardo quella collaborazione futura , annuendo a conclusione di quel discorso e avere modo poco prima del treno di sentire riguardante la rissa e ascoltandone la risata, ricambia nel medesimo modo, composta quanto cristallina nel suo presentarsi, rispondendo con un cenno affermativo del capo e lasciando schiudere le labbra per un.< C'è del Rum. Whiskey. Insomma. Roba adatta per prima, durante e dopo una rissa. Se non sei così raffinata dal volere la stereotipatissima bottiglia di vino. Mademoiselle Le Querrec.> neanche fosse un vanto la sua pronuncia perfetta di quelle parole francesi, il tutto perché in un ambiente di caccia deve sempre adattarsi e ha avuto diverse gita in famiglia come annunciato qualche riga in passato. Passato ma di cui ora noi ci occupiamo di presente, il treno; quando ella pone nell'immediato quella nuova tipologia di domanda va a schiudere di quelle labbra per proferire parola.< Caccio tra la folla a ricerca di soggetti che possano avanzare la società magica per un miglioramento intelletuale e offrirgli un futuro se non può permetterselo.> fa sapere in quel modo ma non vi è alcun addolcimento o sorriso, serio si pone con una incurvatura della schiena e un intrecciare di quelle dita avanzando ad un'occhiata più che gelida ma non punta in direzione di Eve, nonostante la guardi negli occhi, a puntare di quei nemici naturali per la società.< Noi maghi siamo superiori in molti campi, alcuni, più degli altri, nel portare odio a ciò che è diverso.> riferendosi soprattutto a quel codice di odiare la tecnologia babbana poiché sarebbe un accettare di quella magia ad essere inferiore ad essa, cosa che per lui ha fatto poca differenza nella vita, dopotutto tutt'ora ha come una vita di riserva nel mondo babbano nel caso di pericolo massimo in modo da nascondersi in esso nel caso di pericolo e aiutare la società da quel punto. Punto nuovo di quella discussione ad arrivare essere il racconto della propria famiglia, quando ella si pronuncia sul proprio bisnonno, si pone in un sorriso sottile per pochi attimi, si può notare come vi sia un cambio in quelle iridi, più gelide per un singolo frangente, ma il suo volto rimane tale e quale a prima, nessun cambiamento effettivo se non quella piccola nota e lasciare che ella avanza, chinando con il capo per ringraziarla di quell'appunto che viene fatto sulle storie da lui raccontate, quando ne pone quel consiglio accentua un sorriso in sua direzione contento che ella lo abbia accettato. Poi arriva una situazione delicata quando Mikael scopre quelle carte rivelando dell'altra il suo essere una possibile preda e proprio quegli istanti in cui chiede al procione sul suo "essere stronzo" l'animale si volta con un.{Solo con te e pochi eletti.} neanche lo avesse predetto nell'immediato ma non facendosi problemi a riferirne di quelle parole nonostante l'espressione di Mikael sia un sollevare del sopracciglio destro abbastanza confuso ma non ribatte, sa dei poteri dell'animale e a volte vuole solo credergli senza dar così tanta importanza al giudizio di Procione. Lui rimane ad ascoltare, cacciatore a notare la danza di parole che compie la sua preda in quei precisi istanti, accentuando un sorriso.< Ti chiedo scusa.> quelle parole sono sincere e solleva una mano.< Di aver dubitato tu fossi una maga. Ma ci sono creature in questo modo che imitano le emozioni, creature che prendono il nostro posto dopo averci ucciso.> spiega, non ne ha mai incontrato nessuna ma i racconti di quei bestiari dei Soulbrandt arrivano fino alle leggende di ogni tipo tanto da poter confondere spero con le variazioni di storia, su creature più rare oltre la leggenda, anche per i maghi e proprio in quell'attimo dopo va ad accentuare un chino del capo ancora più sottile e si aggiunge.< Se hai capito il mio tipo di caccia, quella "reale", capirai bene come cerco l'intelligenza oltre al sangue, quando si tratta di un futuro migliore. Non è colpa dei tuoi genitori né tantomeno tua, quanto più di una società che non sa amare.> e lo dice con un tono amaro, questa volta quelle iridi ghiacciate non toccano il volto della donna se non per un secondo dopo scrutandone di quei lineamenti e sussurrare.< Ma non posso parlare io che penso di seguire queste regole fino a quando non mi sarà troppo doloroso o troverò modo di evitarle. Sopratutto per il bene di chi mi vorrà stare accanto.> la guarda negli occhi ma quel mento "caratteristico" dei purosangue sostare in alto, lui posato per abitudine quanto umile, viene chinato in un motivo di scuse ulteriori verso la ragazza per quel crescere con rigide regole. Pochi attimi dopo quando ella aggiunge quella frase finale al discorso lui l'ha già elaborata e accentua un sorriso procedendo.< Lo nascondo molto bene, sotto parole, sicurezza e un sorriso da schiaffi. Sono sempre avventato. Solo nel mentre so pianificare e improvvisare molto bene.> sbuffa in una risata divertita che termina subito dopo in un suono più lento e tenderebbe la mancina in direzione della ragazza, piegando il capo di lato e sussurrando in una nota diversa da chi non finge nulla. < Pace ?> e subito dopo se ella avrà accettato quella stretta di mano andrebbe a curvarsi in avanti con la schiena, in un tentativo di tirarsela e portare quei due visi molto vicini nel sussurrare ulteriore..< Ah. La frase era mia, ma non dirlo a nessuno.> occhiolino che viene fatto con una nota di malizia ritraendosi, se ella permetterà, indietro con la schiena ed eventualmente sciogliendo di quella mano. Quando il discorso passa all'anello, lui se lo toglie e lo posa sul tavolo, annuisce a quel chiedere della donna per lasciare che quella lingua schiocchi sul palato e così vada a proseguire in un.< Perché era mio cugino. I Soulbrandt hanno bruciato tutto di lui dopo che l'ho fatto arrestare e condurre ad Azkban. Era un mezzosangue. Pensava da Puro. Uccidendo "gli impuri" mannari. Nonostante questi fossero stati consentiti dal Ministero e quindi... ritenuti cittadini protetti.> confessa in uno sbuffare piuttosto profondo e scuotendo il capo, accentuando un sorriso sulle labbra e proseguire con un.< Sua moglie lo ha disconosciuto. Era l'unica cosa che gli rimaneva di suo... e quando mi hanno sparato, sapevo avrebbero bruciato il cadere, sono caduto a terra e gli ho stretto la mano riuscendo a tirare fuori il suo anello. E' un secondo messaggio..> confessa in una nota più enigmatica per quel secondo istante e scuotendo il capo di poco andrebbe con lo schiudere delle labbra e concludere.< Non importa il tuo sangue. Se vivi con il tuo solo punto di vista e sotto i dogmi. Sei un mostro e verrai ucciso. Non importa quanto le persone ti voglio bene, se odi, qualunque persona o cosa, morirai per il tuo odio.> solleva le spalle in un singolo colpo e si lascia affondare con la schiena sul sedile di quel treno, ignorando come Procione sia andato via nel frangente e schiocca la lingua sul palato per concludere.<l'odio arricchisce. Mi disse un mio zio. Quanto è vera. Mio cugino era ricco di Ignoranza. E' una storia strana ma non giudicare noi Soulbrandt, non uccidiamo mannari registrati solo quelli che uccidono i maghi e tutti i "mostri" così li chiamiamo i trasgressori che preferiscono ledere alla nostra società piuttosto che farne parte, noi accettiamo tutti se vogliono aiutare.> mette le mani in avanti a spiegare come, nonostante siano puri, si siano rinsaviti rispetto al passato anche se le tradizioni per molti membri sono dure a morire e ne hanno sfogo cercando personalmente chi non è registrato, di tanto in tanto, per non tenersi mai fuori allenamento quando la caccia babbana non basta. Quando ad ascoltare di quelle parole scuote il capo, accentuando un sorriso e va ad allungare la mancina sul tavolo, poggiandola, neanche fosse un sostegno per lei e va a concludersi in un.< Quindi. Questo armadio contiene segreti su cui tu non hai indagato ad eventi che ti sono accaduti. Se si parla della tua rabbia spentasi in ascensore. Non immagino se ciò fa paura o meno.> confessa visto le diverse situazioni in cui si è trovato ma questa potrebbe risultare differente dalle sue vissute.< Ma sono lo sconosciuto migliore che ti può aiutare, non lo dico perché sono meraviglioso e modesto, però se vuoi parlare, ci sono.> fa sapere con un sorriso che si schiude in quelle labbra e china il capo.< Non forzo più niente. Faccio il bravo e aspetto le chiavi.> dice stringendo di quelle labbra e piegando il capo di lato, in un tono più dolce, socchiudendo quelle palpebre intanto che ghiaccio scruta il colore terra dell'altra, silenziosamente.
     
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  8. Eve A. Le Querrec
     
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    Definitivamente uscita da quell’ascensore, prosegue il suo avanzare lasciandosi accompagnare dal distinto rintoccare dei tacchi contro la pavimentazione dell’atrium. Un Purosangue l’ha messa al mondo per sbaglio e, pur sminuendola in tutti i modi i possibili, l’ha comunque obbligata a mantenere quel portamento che è aggraziato ma tremendamente risoluto; la caratterizza la schiena che si mantiene sempre dritta, il mento leggermente sollevato in quello che ad una prima impressione (forse anche ad una seconda) potrebbe esser percepito come senso di superiorità. Superiorità che nel suo caso non è rivolta al prossimo in virtù di chissà qual differenza di genere o linea di sangue, bensì è rivolta ad un mondo che spesso è stato pronto a disdegnarla perché “imperfetta” e a ciò lei reagisce sfoderando il suo profilo migliore. < Oh, merci. Ne sono consapevole ma sentirlo dire dagli altri mi allieta sempre. Anche tu non sei male > vi è leggerezza in quei toni, parole che non suoneranno provocatorie quanto più divertite e tutto è sottolineato dal sorrisetto soddisfatto che le si dipinge sul volto permettendo il leggero sollevarsi dello zigomo destro. Quando poi l’altro procede con quel sussurrato però, il sopracciglio destro della francese andrà ad inarcarsi appena e la sua figura improvvisamente s’arresterà al centro dell’atrium. Se ne sta in silenzio qualche istante a fissarlo dalla testa ai piedi, con l’espressione dubbiosa propria di chi crede di non aver afferrato bene il concetto. L’inglese lo sa si, ma capire gli allusi alle volte le viene difficile < Ah > unico vocalizzo che proferirà dopo aver inteso il tutto, lasciando le labbra leggermente dischiuse. E poi scrolla delicatamente le spalle, riprendendo a camminare < Avrebbero dovuto vedermi qualche anno fa, ormai sto iniziando ad invecchiare > il tono è sempre divertito, non si capisce se in merito al suo invecchiamento stia scherzando oppure no. A seguire di quegli istanti in cui lo sguardo si fa leggermente più provocatorio, l’Indicibile va a prestare nuovamente risposta in reazione delle nuove altrui < Ti deluderò ancora. Mi piace il vino, soprattutto se rosso e se è…ample > il suo esitare rende facile intuire che di specifiche di vino non sa nulla, è probabile che si sia semplicemente limitata a ripetere la parola che ha letto sull’etichetta di uno dei suoi preferiti < Ma il Whiskey è un’ottima alternativa > e la dentatura viene mostrata appena in quel suo sorridere, nel mentre che ormai hanno raggiunto l’uscita < Chiamami solo Eve > ultime parole, prima di proseguire verso la metropolitana. Treno. L’Indicibile ha preso a tempestare di domande l’Obliviatore e lui sembra non aver problemi a rispondere prontamente, per questo motivo i lineamenti della francese andranno a modellarsi intorno ad un sorriso compiaciuto che le anima persino lo sguardo ambrato < Quindi saresti una sorta di…mecenate per persone dal genio incompreso? > chiede specifiche, questa è l’unica domanda che è stata pronunciata in maniera meno perentoria e con la lingua che in fare riflessivo ha preso ad umettare il labbro inferiore < E quando li hai trovati cosa fai per renderli utili alla società? Gli dai un’arma e li mandi a caccia di mannari? > sulle ultime battute il tono potrà apparire più provocatorio del solito, eppure permane nel suo sguardo un’antitetica aria riflessiva; come se il tutto fosse funzionale a permetterle di proseguire in quel suo studio. La schiena solo in questi istanti verrà abbandonata contro lo schienale retrostante in una posa che certamente è più comoda, con le braccia che morbidamente vanno ad incrociarsi al di sotto del seno. Mikael riprende in quel suo rispondere e lei continua ad ascoltarlo con attenzione, sempre non curandosi di come quel suo osservare possa apparire indiscreto o fastidioso < E tu porti odio a ciò che è diverso o a ciò che è pericoloso? > riprende con quelle domande inquisitorie, rapide. Dopo qualche secondo improvvisamente si lascia andare ad una delicata risata che riempie l’aere dello scompartimento per qualche attimo, una risata divertita e leggera < Perdona i miei modi, ti risulteranno fastidiosi. Tra qualche istante inizierai ad architettare un modo per spezzarmi il collo senza lasciare sospetti, ne sono consapevole. Ma è curioso…> qua si concede una pausa, con la schiena che s’abbandona maggiormente al sedile e i glutei fanno per scivolare appena nel permetterle una posizione che certamente è meno elegante ma che, ugualmente, va a comunicare quella sua franchezza e sfrontatezza di fondo <…ti interessano le chiavi degli armadi altrui, ma non parli di te. Parli della comunità magica, dei tuoi parenti. Ti riferisci ad altri maghi e ad altre streghe ma i tuoi pensieri rimangono incognite. Sto cercando di capire chi sei, prima che tu te ne vada > quasi a volersi spiegare con l’altro in un simile giocare a carte scoperte, pronunciando il tutto con toni morbidi che si fanno risoluti al condividere quella che le pare una certezza. Cioè che lui, aldilà di possibili collaborazioni in ambito lavorativo, smetterà di provare curiosità per la sua persona. Arriviamo poi agli istanti in cui lei si sente paragonata ad uno dei mostri di Mikael e la cosa le fa andare di traverso il biscotto che stava mangiando nel mentre; le prime risposte che gli arrivano sono quelle di Procione e lei rimane a guardarlo in silenzio per qualche attimo, probabilmente a riflettere sulle parole da pronunciare < Spero tu non sia un eletto. Non so come fai a sopportarlo tutto il santo giorno, altrimenti > quasi a voler improvvisamente ricercare un punto d’incontro tra lei e quell’animale che, almeno per ora, le sta abbastanza sulle scatole. Naturalmente la sua attenzione torna a concentrarsi su Mikael in questi frangenti, con gli occhi che si mantengono puntati in quelli di lui anche se ormai si son fatti vitrei; ghiaccio e fuoco che si scontrano ma dove quest’ultimo permane attenuato in una luce riflessiva, distante quasi < C’è stato un periodo in cui ho desiderato ardentemente essere qualcun altro. Ma è tutto finito anni fa, quando ho realizzato che ognuno di noi ha uno specifico ruolo per l’Universo. Anche i mostri > queste parole vengono pronunciate con immediatezza, rompendo il silenzio non appena l’altro andrà ad eseguire la prima pausa millesimale. < Sbagli. L’amore è una forza ancestrale, indominabile. E la società lo conosce perfettamente, il problema è che lo rivolge a delle ideologie prive di significato che non faranno altro che non sia distruggerla dall’interno. > continua in quel pronto ribattere alle risposte altrui, con lo sguardo che giusto adesso si fa più vivo e penetrante. Come a volerlo silenziosamente sfidare in quegli attimi in cui, a quella che lei aveva interpretato come un’offesa, seguono discorsi che per lei sono ricolmi di significato. Ora che l’altro va a parlare della sua propensione nel seguire le regole, l’Indicibile cambia posizione protendendo il busto in avanti a sporgersi verso di lui < Ah, finalmente si parla di te > questa è una battuta, la usa per alleggerire i toni anche se il suo sguardo rimarrà tagliente ancora per qualche altro istante. Le parole altrui verranno quindi ascoltate senza interromperlo, sono questi gli attimi in cui l’occhio femminile tornerà a farsi più morbido. Prima di proferir parola a sua volta, la schiena verrà nuovamente riportata contro lo schienale in un movimento che apparirà fluido quanto rapido < Allora no non puoi parlare, Mikael. Non di questo, non ancora > e si potrà notare come quei toni siano leggermente più ingentiliti anche se fermi, porta lo sguardo sul finestrino prima di continuare in un mormorato < Se segui le regole di una società che è corrotta, diventerai corrotto. Non importa quanto tu voglia combattere contro questa cosa, accadrà. Il gioco della società è crudele, tu forse sei un ottimo giocatore. Ma le regole non saranno mai le tue ed eluderle sarà impossibile. L’unico modo che avrai per reagire, se veramente lo vorrai, è smettere di giocare > pronuncia il tutto con una lentezza estrema per dar modo all’altro di raccogliere ogni parola, quel “se veramente lo vorrai” viene pronunciato con un tono chiaramente più basso per sottolineare il concetto. < Sulla sicurezza e sul sorriso da schiaffi siamo d’accordo. Sull’avventatezza non lo so, vedremo > così si concludono definitivamente quei suoi toni più seri, con lo sguardo ripieno di pagliuzze dorate che occhieggiano la mano che lui va a porgergli in segno di “pace”. La fissa anche mentre va a rispondergli < Io non ti ho dichiarato guerra, non lo faccio mai per prima > e così andrà ad offrirgli il palmo della mano in quella stretta, stretta in cui la pelle di lei apparirà morbida e quasi in contrasto con la decisione con cui i polpastrelli vanno a premere sul dorso altrui. Presa alla sprovvista, si lascia trasportare in avanti con lo sguardo che continua a puntarsi in quello dell'Obliviatore. Ascolta quel sussurro e l’occhiolino viene corrisposto con un sorriso divertito a cui fa seguire un mormorio, che appositamente soffia parole contro il volto altrui < Come preferisci > per poi allontanare la mano e tornare al suo posto, con le scapole poggiate allo schienale retrostante. Seguono poi gli attimi in cui lei va a recuperare la collana che Mikael ha poggiato sul tavolo, ascolta quanto lui ha da raccontare e nel mentre s’impegna ad osservare la fede con cui distrattamente giocherella la destrorsa < Vedi? Era un Mezzosangue. Pensava da Puro > ripete le parole usate dall’altro per fargli ben capire a cosa voglia far riferimento < Avresti dovuto dire era un idiota. Pensava da idiota. Critichi la società ma non riesci a farne a meno…pensi come lei > non sconta assolutamente nulla la francese, dimostrando per l’ennesima volta quanta cura stia applicando nello studiare e le parole e la mente altrui. Prosegue poi Mikael nel racconto che è collegato a quella fede, lei lo ascolta con attenzione anche se lo sguardo continua ad interessarsi di quella collana. Solo al termine di tutto il racconto lei si limiterà ad alzare elegantemente il sopracciglio destro < Si vede che tu non hai mai avuto il bisogno di essere accettato da qualcuno. > ma non aggiungerà altro a quelle considerazioni che sembrano quasi esser state condivise per sbaglio con l’altro. In questi istanti, lo sguardo tornerà nuovamente a ricercare l’Obliviatore; prende la mira e quella collana gli viene lanciata contro ma non in modo offensivo. E’ un restituirgliela senza scomodarsi più di tanto nell’allontanare la schiena dall’imbottitura retrostante < Ad ogni modo non ti serve, io la getterei > e sebbene sembrino delle parole leggere, il tono s’è fatto nuovamente serioso. Come a voler implicitamente far riferimento ad una simbologia che è più grande, ideologie che ben si celano dietro a quel semplice oggetto. Si torna poi alla metafora riguardante gli armadi e le chiavi, a quelle parole accade qualcosa su quel volto che è difficile da descrivere. Semplici parole hanno il potere di renderla smarrita, per la prima volta in questo incontro ove sempre s’è mostrata determinata. Lo sguardo testimonia questo suo esser colta impreparata a quelle considerazioni altrui, le labbra si aprono per ripetere un perplesso < Paura? > e silenzia per un paio di attimi buoni, con le iridi che prendono a fissare il vuoto prima di tornare su Mikael < No, non credo faccia paura > perché le rune non le permettono nemmeno la paura estrema, spengono tutti gli eccessi e lei è svuotata. Inanimata < E’ solo un prezzo da pagare > riflette ad alta voce e in queste parole sembra ritrovare la sicurezza perduta. Sorriderà poi alle parole altrui, con il labbro superiore che leggermente scopre la dentatura perfetta < Ogni segreto ha una storia. Per capire le storie, è necessarie ascoltarle dall’inizio > ad intendere che quell’aspettare è funzionale a rendere massima comprensione di tutto quello che ognuno di loro si porta dentro.
     
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  9. Mikael Soulbrandt
     
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    Quel rintocco non dona fastidio, quelle parole vengono ascoltate e pone un chinar del capo in ringraziamento alle sue parole , sbuffa divertito riguardo quell'invecchiare e quando si tratta del vino non può fare a meno di schiudere quelle labbra per andare a pronunciare un.< Sei proprio francese.> ma dal tono e lo sbuffo divertito si nota essere un canzonarla privo di intenzione malevola e prima di arrivare al treno alla richiesta della ragazza schiocca la lingua contro il palato, mostrando un bel sorriso aperto.< Ti chiamo come voglio.> sollevando il mento in una faccia a richiamare i ceffoni tanto il sorriso viene aperto in quel frangente. Raggiungono quel treno. Lei continua con quelle domande, imperterita, così come egli risponde ad ogni suo dire con il suo solito modo di fare, diretto e veloce in quel voler proferire parola, elaborando quelle risposte nel medesimo istante in cui le pronuncia. < Non devo renderli utili. Lo sono già. Caccio prede rare, non il comune. Cerco di ascoltare ciò che vogliono realizzare e gli do i mezzi per farlo. Molti direbbero che la nostra società premia, ma chissà quanti purosangue pensano che i loro figli siano dei geni e fanno in modo che prendano i posti dei meritevoli.> una pausa, viene detto con un tono di chi non ha avuto bisogno di ricevere quegli aiuti e in contemporanea di chi ha visto i sogni di persone promettenti venir cancellati con uno schiocco di dita, osserva l'altra dopo un battito di ciglia, più che leggero.< Non dico sia una cosa da tutti, ma alcuni non sarebbero nemmeno capaci di pulire le nostre scarpe.> riguardante i Purosangue, portati a volere il vessillo ben più alto di quanto possano permettersi e risultare solo una macchietta dei loro genitori, lui può permettersi quelle parole, Soulbrandt e Malavian famiglie antiche quanto temute in campo economico e militare. Scuotendo il capo per pochi istanti e concludere di quel suo discorso cominciato qualche secondo fa.< Se tutti svolgessimo il nostro compito, potremmo avere la società da tutti sognata, dove "l'odio" viene rivolto verso l'ignorante e chi non si sforza di trovare un posto nel proprio mondo.> lui utilizza quella terminologia a lei affine ma con una tonalità propria, di chi comunque avesse chiaro quella convinzione nel mondo e solleva di poco la mancina con un sibilare di un. < E' vero.> una pausa e sbuffando con le labbra, in un riprendere lucidità, non vi è stato alcun mutamento, ma la sua tempesta negli occhi viaggiava frenetica anche se egli era a controllarla.< Il fare nulla comporta una posizione, ma può essere benissimo fatta nel mondo babbano senza sprecare l'ossigeno di chi mantiene dei figli e si sacrifica per farli felici.> utilizzando in quel complesso di discorsi la parola odio con cui fa una virgoletta con la mancina ad usare quella parola tanto globale in quel momento ma preferendo che essi venissero odiati più che una linea di sangue sporca. Quando ella pone quella successiva domanda va a scuotere del capo procedendo con un.< Non amo i maltrattatemi e gli atti di superiorità. Ma odiare è una parola forte. E come ogni parola forte si può esprimere solo in un momento dove lo spirito è torturato e deve rompere le proprie catene in qualche modo, ma solo per quell'istante sufficiente.> dicendo come le persone odiano gratuitamente, mentre egli se messo alle strette, in fin di vita, in un sentimento diretto e che avviene solo in un frangente e aggiungendo.< Per ciò che è pericoloso, nessun odio, ma è un vivere o morire.> spiegando come non vada passivamente ad ignorare eventuali pericoli quanto se ne occupi attivamente nel caso insorga la necessità. Quando ella chiede di perdonare i propri modi si porta con un sorriso sulle labbra e un sollevare delle spracciglia, un moto di sorpresa, uno dei suoi rari moti di sorpresa quando ella conclude.< Scusami. Mi rivelo con molta lentezza e tramite le basi, studio chi ho davanti e... sai che non scomparirò. Siamo nel Ministero, insieme. Qualche piano di distacco. Ti accompagno a casa, ora. Domani...> riflette e poi scrolla le spalle, in un sorriso che si tramuta in una linea addolcita per un singolo istante.< Ci prendiamo un caffè. Dopodomani mi alleno un po' con gli incantesimi, se vuoi vedermi. Il resto lo improvvisiamo. E...> prende dal proprio taschino ciò che sembra essere un rettangolino di carta completamente bianco e vi soffia sopra, facendo comparire un indirizzo porgendolo.< Se vuoi, puoi anche scrivermi. Avrai più tempo con tutti questi modi di vederci:> la canzona per un attimo rispetto a quell'intero momento di serietà, dove non si pone problematico a dare aiuto o compagnia a chi ne possa avere bisogno, ma quell'atto non è fatto per carità o compassione, ma in risposta a quegli attimi di conversazione che ha trovato piacevoli e si conclude con un occhiolino a suonare come una provocazione ulteriore, in quel reciproco fare di tanto in tanto. Mentre le parole rivolte a Procione prima che esso se ne vada porta ad un rassegnato.{ Mangio. O almeno. Una barretta in più al giorno o una ciotola di pretzel.} scrollando le spalle bellamente intanto che si comincia a grattare la pancia più rigonfia per l'accumulo di cibo. Mikael li osserva entrambi con una nota sorridente, nonostante stia venendo palesemente definito uno "stronzo" ma non si pone reale problema, quando ghiaccio e fuoco si scontrano, annuendo con il capo per procedere.< Sei tu a sbagliare.> dice ampliando il proprio sorriso e continuando con una nota dolce, senza rancore o fastidio, ma nemmeno superiorità.< L'amore è una forza ancestrale, indomabile. Ma corrompibile. La Società, se vogliamo, l'ha corrotta e resa patetica su ideologie. La determinazione è una forza incorruttibile. E con determinazione hanno portato qualcosa di corrotto nelle vite di tutti i giorni. Odio e Amore sono uguali, entrambi ti fanno fare follie ma di diverso tipo, se non sei determinato a svolgerle con purezza.> paragona quei due sentimenti che potrebbero essere contrastanti ma con il punto che li accomuna, il come sono corruttibili e solo i puri, cioè i determinati possano mandare avanti di quei sentimenti ma non perché essi siano puri ma perché li si vuole fare diventare tali. Istanti in cui la lingua schiocca contro il palato, divertito, quando ella pronuncia quelle parole di canzonamento nei suoi confronti e pone la bianca dentatura a mostrarsi, istanti dopo e si può notare per un singolo istante come la fronte si corrughi. I lineamenti cambiano in un singolo frangente, sono più induriti, autoritari e di chi ha visto così tante guerre da averle segnate in quello sguardo, furia primordiale che si erge tra le iridi ghiacciate, con il suo mento a sollevarsi e sussurrare. < Sono certo del tuo punto di vista sia... corrotto dal fatto che ti sei ritrovata circondata da chi ti ha indicato nelle peggiori maniere. Deboli omuncoli o personaggii tutt'altro che migliori.> dichiara con una nota più dura, incattivita, ma non rivolta verso d'ella quanto quelle persone, neanche stesse rimproverando loro in quel frangente. < Vedendo così tante persone perdere... ti sei abituata a capire che vi sia solo sconfitta, ma io so come piegare queste regole, perché ho guardato questo gioco vedendo le persone a me care, morire.> similitudini quasi, chi sconfitto e chi morto sotto quel sistema che in qualche modo è fallaceo e difatti avanza parola in conclusione.< Non sono un ottimo giocatore, sono uno dei migliori che sa come far vincere chiunque mi segua.> per un singolo istante quel mento potrebbe ricordare l'arroganza dei purosangue lungo quel percorso ma alla fine, proprio sul finale, dove si dichiara il migliore, pone un chinare lieve mantenendo lo sguardo alto, un chinare profondo, sinonimo di umiltà a sottolineare solo enorme sicurezza nel propendere a quella soluzione da lui conosciuta. Si pone in una posizione normale ora e ritorna con un sorriso lieve, annuendo sull'avventatezza e lasciando che ella ascolti di quelle parole e le sussurra.< Non rompere.> ponendo un sorriso appena più leggero, in quella pace stretta da entrambi e quando ella pone quella piega della labbra al suo occhiolino, sbuffa una risata a seguire delle sue parole. Quando si torna a parlare dell'anello invece va a mostrare un sorriso, annuendo a quel "vedi" e andando avanti procedendo con un.< Ho usato le sue ultime parole.> lo dice pronunciandosi con un incurvare della propria schiena e continuare.< Mi ha anche confessato dei suoi omicidi. Di aver ucciso la mia ragazza, Lucinda. Cindy. Diventata Mannara. Anche se la disprezzava perché meritavo di più secondo lui, di una babbana.> afferra di quella collana e andando a sentirne di quei commenti va a pronunciarsi con un. < Voglio tenerla. Quando vorrò comunicare con lui mi serve un oggetto ad appartenuto a lui, questo è l'unico. Almeno... una leggenda che ho letto diceva così. E sarà solo per un'occasione, per fargli sapere cosa ho combinato nella vita, tutto quì.> rivolge quelle parole in un sussurro più tenute, un discorso che non aveva intrapreso con qualcuno e difatti ne porta quella collana a venir indossata con quel solito sorriso, ora con un tratto malinconico e chinando il capo in quel segno di scuse. Il punto finale di quella discussione si incentra su quelle chiavi e armadi, quando lei risulta impreparata, lui lo nota, quando ella pone quel quesito, egli lo analizza con una nota accesa, quando schiocca con la lingua.< Non provi paura. E ti spegni prima di scatenare la rabbia. O c'è altro che non riesci a fare ? Paghi il vivere senza paura e rabbia, scosse negative ?> pronuncia quelle veloce in un impeto della mente e veloce, ma si blocca in un sorriso, scuotendo il capo. < Scusa. Sono anche maledettamente scemo.> pone quelle parole in contemporanea ad allungare della mano destra dietro la nuca e grattarne, sollevando gli zigomi e mostrando la dentatura unita, neanche fosse un bambino a scusarsi per una marachella compiuta, anche se le sue parole sono pronunciate seriamente. Le allunga la mano con il palmo a puntare il soffitto e indica la porta.< Sarò lieto di ascoltarti quando vorrai parlarmene... e vedrò di parlarti anche io di me. Sei in gamba.> ma lo dice con quella tonalità più scomposta, neanche fosse un ragazzino, ma solo quella nota finale, il resto è serio quanto scandito attentamente di ogni lettera dove ogni suono può risultare un lieve tuono tale è l'impatto con cui vuole rendere chiara ogni parola.
     
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  10. Eve A. Le Querrec
     
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    In quel rapido dirigersi verso l’uscita del Ministero, le labbra si piegano in un sorriso sghembo in reazione alle parole altrui; il sopracciglio destro s’inarca appena e con fare divertito, mentre va ad occhieggiarlo rapidamente con la coda dell’occhio < Di Rouge Rubis per la precisione. Luogo di cui tu non hai mai sentito parlare > con una punta più decisa che vizia questa sua precisazione scherzosa sul finale, perché effettivamente è certa che lui non abbia mai sentito nominare quella piccola comunità magica, molto chiusa, che l’ha vista nascere nei pressi di Reims. Secondariamente alle nuove altrui, lo sguardo che la francese va a rivolgere all’Obliviatore sarà più lungo; silenzia inizialmente per concentrare tutta l’attenzione sulla faccia da schiaffi che l’altro va a presentare, le iridi ambrate seguono la curvatura di quel sorriso nel mentre che pronuncia le seguenti < Ma guardatelo. Quanti anni hai, cinque? > con lo sguardo che poi va rapido a puntarsi verso l’alto in quella che potrà apparire come esasperazione < Fa come vuoi > conclude poi, con un sorriso sghembo che anima i lineamenti nel mentre che abbandonano il Ministero. Siamo ora in treno, l’Indicibile sta proseguendo in quel suo interrogatorio incessante e Mikael ribatte prontamente; ora è il momento in cui lei ascolta silenziosamente, soppesando tutte le parole che l’altro utilizza nel mentre che continua ad osservarlo con cura. < Mh, si. Ci sono tanti incompetenti in giro > queste le pronuncia con un tono che è accomodante e pensieroso al contempo, si limita poi ad annuire trovandosi chiaramente concorde con lui. Solo in un secondo momento, in reazione ad un’idea che le balena prima in mente e poi pronuncia, i lineamenti del volto andranno a modellarsi intorno ad un sorrisetto che chiaramente serve a sfidarlo e che si accompagna allo sguardo ambrato che s’assottiglia appena < E tu sei un figlio del merito, Mikael? Solo del merito? > lo provoca in quella nuova domanda che sempre viene pronunciata per continuare il suo studio dell’altro ma che, ne siamo consapevoli, forse potrà suonare eccessivamente pungente per i gusti altrui nonostante il sorriso insolente < E non deludermi dicendo che è chiaro che io sia giunta da poco perché altrimenti avrei sentito raccontare le tue prodezze dalle bocche altrui > ad evitare che l’altro approfitti di una risposta che non le può servire assolutamente a nulla, tant’è che l’indice della destrorsa s’è sollevato a mezz’aria e in direzione dell’Obliviatore con l’intento di bloccare il suo dire < Mi interessa la tua onestà, non la tua reputazione > concludendo in questo modo, il sorriso provocatorio andrà a farsi più morbido e il dito indice farà per abbassarsi. L’Obliviatore riprende a parlare, lei scioglie l’intreccio di braccia per portare le mani in corrispondenza del ginocchio che, per via dell’accavallamento, si trova ad un livello più alto; qui le dita affusolate s’incontrano in un morbido intreccio atto a circondare l’articolazione < Comunque il mondo è uno solo > come a voler “correggere” in ritardo l’altro in merito al dover trovare il proprio posto. Non è cattiveria o tentativo di sfoggiare chissà qual sua superiorità e i toni affabili con cui pronuncia il tutto lo attestano; è solo puntigliosa. Fastidiosa. < Ed ognuno di noi ha già assegnato un proprio posto, bisogna solo prenderne coscienza ed accettarlo. Ma si, togliere da mezzo un po’ di inetti non guasterebbe. > va così a chiudere il cerchio richiamando il discorso da cui sono partiti, cioè da quello che descrive molte persone ad alti vertici non per meriti ma per spinta dei propri parenti; il fatto che lui abbia utilizzato termini che s’avvicinano alle sue idee le strappa un sorrisetto compiaciuto, sorrisetto che poi smorza fino a reprimere del tutto quando l’altro porta in essere quei ragionamenti che riguardano l’odio. Lei lo ascolta con attenzione estrema, cattura completamente il suo interesse al punto che le sopracciglia s’avvicinano tra loro e piccole rughe d’espressione vanno a contornarle. < Comprendo il tuo ragionamento. Lo condivido in parte. Credo che l’odio possa essere espresso anche in altre situazioni…meno drammatiche. Fa parte della vita come l’amore, negarsi di provarlo sarebbe da folli > lo dice e le labbra si serrano immediatamente come a volersi imporre il silenzio. Parla di tutto ciò proprio lei che, per non patire la sofferenza psicologica, ogni giorno si priva delle stesse emozioni di cui sta parlando < Ci vuole solo equilibrio > e così torna in silenzio, con lo sguardo che rapidamente abbandona il volto di Mikael per andare a puntarsi contro il finestrino. La francese fa poi notare all’altro che i suoi discorsi vertono più sugli altri che su di lui; le scuse vengono accolte con un sorriso sghembo ma la man dritta abbandona l’intreccio di dita per imitare un rapido scacciare di aria, come a voler implicitamente affermare che non c’era bisogno di quelle giustificazioni. Ascolta in silenzio tutto ciò che l’altro ha da dire fin quanto lo sguardo ambrato abbandona il finestrino per carezzare la mano altrui e quel cartoncino; in un primo momento sembra osservarlo con fare pensieroso, come se stesse ipoteticamente valutando la pericolosità di quel banale biglietto. Poi la mancina s’allunga rapidamente in direzione dell’altro e lo afferra, portandolo sotto gli occhi giusto il tempo necessario a sbirciare l’indirizzo altrui < Ci sono tantissimi modi per sparire senza sparire. Ma non è un problema > a sottolineare nuovamente quella sua idea, basata su trascorsi di persone che s’approcciano a lei salvo poi allontanarsi perché anomala in quel suo essere inanimata, assente nei momenti in cui le emozioni dovrebbero manifestarsi con tutta la loro forza. Al nuovo ammiccare altrui, nel mentre che ripone il biglietto in una tasca della giacca, reagisce con un’occhiata eloquente volta ad osservare l’altro con maggiore attenzione; a differenza di quanto accaduto fino ad ora, dove lo sguardo indugiava per studiare la tempra altrui, le iridi vanno ora a concentrarsi su dettagli che sono solo corporei. E accarezza i capelli dal taglio sbarazzino, scende alle sopracciglia per poi proseguire lungo la linea generata dalla mandibola, si ferma al mento e risale per apprezzare la conformazione delle labbra e del naso. E sorride compiaciuta, neanche l’avesse messo al mondo lei. Le parole di Procione anticipano poi il battibecco dei due, con l’Indicibile che ascolta le parole sconsolate dell’animale e si risolve in un delicato sospiro che è altrettanto sconsolato. L’attenzione quindi è per Mikael nuovamente, con le sopracciglia che si sollevano appena a quel suo “Sei tu a sbagliare” anche se la cosa non la infastidisce sul serio, anzi sembra sorprenderla e quasi la stimola a porre maggiore attenzione a quanto l’altro porta in essere < Non sono d’accordo > e paradossalmente sembra quasi soddisfatta nel confermargli quella cosa, con un delicato sorriso di sfida che nuovamente gli viene rivolto < Non si può corrompere qualcosa su cui non si ha potere. Invece, usare male qualcosa che si trova sopra di noi ed in noi si. Lo trovo più plausibile > salvo poi annuire quando, negli istanti successivi, lui propone le specifiche speculazioni riguardanti la determinazione su cui a quanto pare conviene. O almeno questo è quello che sembra. Poi, prima di riprender parola e seguitare in quei discorsi, avrà cura di umettare lentamente le labbra appena dischiuse < No. Nessun’idea corrotta, Mikael. Ti ho detto quello che ti ho detto per una semplice ragione: gli eroi sono merce rara. Mais qui sait? Forse sei destinato ad esserlo > qui le narici s’allargano appena per permettere alla francese il beneficio di un profondo respiro, le iridi finalmente liberano l’Obliviatore del loro peso e vengono nuovamente puntate nel vuoto ad osservare un punto indefinito che si trova dietro l’uomo < O forse no. E se non lo sei ma ti comporti da tale, farai la stessa fine che hanno fatto i tuoi cari > dura in questi frangenti ma non per voler sminuire l’altro, quanto più per portare in essere quella che è la potenziale realtà dei fatti < Morire. Esistenza sprecata > con i toni che si fanno più addolciti in questo frangente, si accompagnano ad un sorriso che potrebbe apparire quasi materno seppur fuori posto. Negli istanti successivi, quando lei va a scivolare un po’ lungo il sedile per assumere una posizione più comoda, la raggiunge il “non rompere” altrui e nuovamente le sopracciglia si sollevano insieme < Di gia? Ho appena iniziato > un mormorio sommesso e pronunciato, per finta, quasi per sbaglio; come farebbe un’adolescente che fa il verso al proprio genitore, fingendo però di non voler farsi sentire. Lei si rigira tra le dita quell’anello e lo osserva con cura mentre ascolta le parole dell’Obliviatore, annuisce di tanto in tanto per fargli capire che sta seguendo il filo dei discorsi. Quando si parla specificatamente di Cindy, lo sguardo dell’Indicibile corre a ricercare quello altrui in un lampo; riprende quello studio ma le iridi sono più rispettose, abbandonano veloci l’uomo come a non voler violare alcunché in quegli istanti. Si limita ad annuire, forse anche percependo una punta di malinconia nelle parole altrui < Mi dispiace > la collana viene restituita. Vi è un primo istante in cui sembra sul punto di fare qualche domanda ma desiste, rimane in silenzio ad apprezzare i movimenti che l’altro compie per rimettere il monile. Proprio in questi istanti tornerà possibile apprezzare il paesaggio dal finestrino, segno che hanno superato il varco spaziale e che si stanno avvicinando alla stazione di Hogsmeade. La raggiungono le considerazioni che l’altro porta nuovamente in essere su quella sua particolare condizione, lo sguardo viene puntato oltre il finestrino e i denti mordono violentemente l’interno della guancia prima di proseguire in un < Non è un non riuscirci e, credimi, la tua curiosità rimarrà con l’amaro in bocca > e in realtà con queste ultime va anche a sviare la domanda rapida, quasi sfuggita, che l’altro le ha propinato; le labbra si richiudono e vanno ad emulare un sorriso nel momento in cui l’altro la invita a tenerlo in considerazione quando vorrà parlarne, un cenno del capo a mo’ di ringraziamento accompagna il tutto. In quello che per lei comunque, almeno per ora, rimane un tentativo che non avrà buon finale. Lui indica giusto adesso la porta dello scompartimento e lei si risolve in un < Si, siamo quasi arrivati…> quindi fa per alzarsi con un movimento fluido dell’intera figura, lo sguardo viene portato di nuovo al finestrino e poi verso il cielo con fare appena infastidito <…e piove. Come sempre > deve ancora abituarsi al clima è evidente; scrolla le spalle con fare sconsolato e per prima andrà a muovere la sua figura verso la porta. Se Mikael non compirà alcun genere di movimento rapido, Eve dovrebbe arrivare per prima ad aprire la stessa porta; solo in questo caso andrebbe poi a voltarsi verso di lui canzonando un < Dopo di lei > e rivolgendogli un ennesimo sorriso sfacciato.
     
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  11. Mikael Soulbrandt
     
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    Quel luogo viene ascoltato con attenzione e si può notare come rifletta, la geografia lo ha sempre affascinato e da purosangue conoscere l'importanza di dove risiedano altri puri e lì pone un sorriso con un.< Ci potrei essere stato, ma non lo ricordo, andavamo di fretta.> come detto ha viaggiato per svago e caccia, è il sapere della lingua ne ha fruttato più che una singola informazione. Quando ella va a continuare con quella domanda dopo la sua, apposita, faccia da schiaffi va a giungere con un.< Dipende. Se ti rispondo di sì, molte occhiate che mi hai conferito sarebbero da denuncia.> la prende in giro senza alcun problema nel farlo e lascia in realtà a lei quella risposta, il sorriso naturale che si porta a scaturire un.< Lo faccio sempre.> ma si può notare come quelle parole associabili ad un ragazzino pestifero vengano pronunciate con un tono più lento, in un sussurro, dove in una pausa prima di salire sul treno vengono pronunciate con labbra contro l'orecchio della ragazza, in uno scandire di quelle parole e avanzare, dopo quell'ennesima provocazione. Quando sul treno; il discorso prosegue con una certa scioltezza e proprio quando ella prosegue con l'ennesima domanda, scuote il capo e il suo continuo arresta di quel movimento lasciando che lo sguardo di ghiaccio si palesi a sprofondare sulle iridi color terra della donna, neanche a voler romperne di quella struttura con una stalattite e solleva il dito indice a chiedere educatamente il permesso e le parole schiuse se lo prendono.< Potevi risparmiartela. Ti facevo una attenta osservatrice ma... le persone che si affacciano alla propria reputazione sono al pari di un gufo vecchio e malandato a portare un pacco. Le sue stanche ali reggono ancora il viaggio ma quando cadrà...> non conclude, muove la testa in un movimento più che lento a far intendere di come la sua reputazione venga sfruttata in altromodo piuttosto che al posto delle sue parole, andando avanti ora con uno schiarire della propria voce e sistemarsi.< Se mi hai ascoltata. Ogni purosangue riceve un aiuto. Volente o meno. Il mio fu per gli Auror. Il mio esame aveva così tanti pezzi grossi che poteva essere una esecuzione. Li esaltai. Ero bravo.> racconta in quel momento con una nota veloce e andrebbe a procedere con un sistemarsi e poggiare dei due gomiti sul retro, in una postura più comoda, gesticolando e procedendo in quell'argomento.< Non avevo bisogno dell'addestramento. Solo per i miei parenti tra le loro fila. Rifiutai e mi feci l'addestramento di due anni, minimi, come tutti.> ma a quelle parole solleva la mancina per procedere con un.< Non è il massimo. Ma ho utilizzato un giratempo per allenarmi, ogni anno, ad Hogwarts sulla difesa delle arti oscure. Ecco, lì sono stato avvantagiato, presumo non fosse solo per i miei voti ma per il nome della mia famiglia.> un lungo ragionamento a portare al perché avesse fatto un grande successo in quell'esame, nonostante, quel mezzo sia stato utilizzando per faticare maggiormente e quindi un continuo pareggiare qualunque appoggio, con il proprio sforzo. Quando ella parla di quel mondo e punta attentamente a correggere di quella frase, la scruta, per un secondo si può notare come la fronte si corruga pronunciandosi in un.< Ma le persone ad abitarlo, sono più di uno.> e quelle parole non vengono formate con cattiveria quanto un sorriso viene portato fuori da quelle labbra e la fronte toglie quella ruga d'espressione formatasi per qualche secondo al centro e avanzare con quelle parole ulteriormente.< Sai anche tu di come ognuno concepisca il mondo in maniera diversa. E sarebbe più corretto come termine "il proprio mondo" sapendo di come la morale o il valore della vita sia diverso per ogni soggetto. E di come... un problema possa pesare in maniera diversa.> per farle intendere una singola nota di quel discorso a voler scandire di come quell'uguglianza tra persone sia nell'effettivo impossibile e di quella varietà a rendere il mondo diviso in strati a loro volta in strati ancora più piccoli, di continuo. Quando il discorso si conduce in altri lidi e quando ella parla dell'odio va ad aggiungere.< Odio è una parola forte, scusa se l'ho letta solo per situazione drammatiche. Comprendo e approvo il tuo punto di vista... o come avrei fatto per il resto della conversazione ti avrei spiegato la mia idea.> ma quelle parole aggiuntive sono protratte in un sorriso addolcito da una chiacchierata che sembra coinvolgerlo in maniera piacevole. Ha notato quel silenzio improvviso. Si può notare difatti quando ella è rimasta per pochi istanti in silenzio, il suo sguardo abbia avuto un guizzo, pericoloso, ma che termina in un singolo istante, cacciatore ad aver messo con cura le sue trappole e preda a finirvi sopra con più frequenza, neanche se quelle domande sfianchino più chi li pone che chi vi risponde. Quando ella avanza in quelle parole andrebbe a manifestare una movenza delle labbra, procedendo con un.< Perché pensi sparirai tu prima di me ?> pone di quel quesito a sollevarne il sopracciglio sinistro e piegare il capo verso destra, andando a mostrare quella bianca dentatura a sfiorare su quelle labbra, si lascia scrutare senza timore, lui ricambia quell'occhiata dalla testa ai piedi e il tutto, si conclude con le parole del Procione ad aver detto la sua. Ma quando egli pronuncia il suo parlare e quello sguardo unito a quelle parole, vengono seguite da un suo sistemarsi e invitare con un cenno della mancina a parlare, veloce, posizionando il gomito sul bracciolo e ponendo le nocche a poggiare sul mento, andando avanti con un.< Usare male. E' un termine interessante.> termina quel discorso ma si può notare non per mancanza di interessa ma come se avesse notato qualcosa di stonato nella francese, neanche avesse cominciato realmente a cacciare, dove le parole diventano più deboli e i discorsi vengono lasciati andare, ma qui aggiunge una nota.< Eroe. Mi fa piacere che tu mi dipinga come figura positiva nel caso vincessi la partita.> neanche a far notare che nelle sue azioni, non vi possa essere solo del bianco, anche se per cause giuste donare una nota di meritocrazia al mondo, potrebbe compiere atti di nero colore ma ciò viene lasciato alla donna, chinando il capo in quel segno di ringraziamento verso d'ella, non risponde sul morire o quel ringraziamento è anche per tale obiettivo. Quando i toni si alleggeriscono con il suo "non rompere" osserva la reazione di lei e gli sfugge una risata cristallina, andando a proseguire con un.< Potrei iniziare anche io. Ma non è mai una buona mossa il farmi iniziare.> quelle parole non risultano come una minaccia, ma nonostante il sorriso, la pesantezza di autorità si fa sentire a dettare come legge involontariamente e solo con quelle spalle che si poggiano su quello schienale e il freddo sguardo a scrutarla con più attenzione. Quando si parla di Cindy, l'altra potrà notare come gli occhi assumono una nota diversa, stemperata, ma di cui quella rabbia primordiale è predominante, sempre controllata ma a mandare avanti i muscoli del suo corpo e quelle movenze, così facendo sussurrare.< Era stonata. Ma le piaceva tanto cantare. Continua.> le dona di quella riflessione sulla ragazza, neanche fosse un piccolo dono a concedere alla stessa e ponendo un sorriso più aperto per un singolo istante. Ma poi arriva il finestrino, quella vista di essere arrivati dopo quel viaggio ne porta un sorriso lieve, il solo vedere la cittadina dove ora abita e quando ella risponde alle sue considerazioni, annuisce, procedendo.< Non è riuscire. E' non potere. Non puoi provare rabbia o paura. Così come amore e odio. Avrei detto l'impossibilità di provare emozioni negative ma l'amore. Hai perso l'anima, o simili. Qualunque cosa sia, se avessi voluto risolvere, lo avresti già fatto, sei in gamba.> scrolla le spalle e sbuffa dalle narici, dopotutto non sa se ha ragione o meno ma quelle parole non sono pronunciate con fastidio ma fredde in quelle analisi, lui portato a trovare il segreto ben celato e quella considerazione finale ad aver compreso di come in qualche modo, o non vi è soluzione o l'altra non vuole trovarne a quel problema. Si muovono. Si alzano da quei posti e raggiungono le porte, osservano di quel tempo e lì, si toglie la giacca nel mentre che ella va ad armeggiare, in modo che quando avrà posto quella domanda la francese lo troverà con il soprabito sul capo tenuto sollevato da un lato e porgendo l'altro alla donna, sussurrando.< Se insisti...> prendendo lui di quel lato e cominciando a muoversi riparato sotto la pioggia ma compiendo solo qualche passo a guardarla, neanche a prenderla in giro nel beccarsi quella momentanea pioggia, mentre le fa cenno di seguirlo o comunque, ripararsi. Più in lontananza si può notare Procione reggere il vassoio come ombrello e muoversi senza difficoltà per quelle strade, lui grazie a quelle previsioni sa cosa fare e anche come tornare a casa senza farsi rapire o bagnarsi in alcun modo.
     
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  12. Eve A. Le Querrec
     
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    < Meglio così > l’unica risposta che viene da lei donata in merito a Rouge Rubis, quando l’altro condivide di non ricordare se c’è stato oppure no; facilmente si può osservare come quel commento sia lesto e pronunciato a mezza bocca con toni bassi, nel tentativo di condividere con l’altro chissà quali frammenti del suo passato. La battuta in merito alle occhiate provocatorie la raggiunge nel mentre che stanno abbandonando il Ministero per dirigersi verso la metropolitana; la prima reazione della francese è quella di lasciar defluire una breve risata cristallina dalle labbra rosee che si dischiudono appena. Prosegue nel percorso che serve a condurli verso il treno e giusto un’occhiata viene rivolta all’Obliviatore, con il collo che ruota leggermente in sua direzione e il sopracciglio destro che s’inarca ad emulare una smorfia divertita. < Se mi rispondi di si, devo ricercare i tuoi genitori per controllare che sia tutto in ordine. Un bambino che ammicca insolentemente ad un’adulta, che educazione sarebbe? > esagera appositamente nel rispondere a battuta su battuta, lo si può capire dal camuffato tono serioso e gonfiato che ha utilizzato per portare in essere il tutto. Quando poi all’arrivo del treno l’altro soffia una nuova provocazione contro il suo orecchio, l’Indicibile è rapida nel ruotare il capo in sua direzione. Qualora l’intento fosse riuscito, la donna non si preoccuperà della vicinanza dei due volti e anzi sembrerà sfruttarla appieno per riserbare all’altro un nuovo sguardo provocatorio, in quella lunga sequenza che nessuno dei due conclude e a cui nessuno dei due cede < Si. Devo andare a ricercare i tuoi genitori > gliele soffia contro il volto per poi abbandonarsi in una risata breve quanto limpida, prima di salire definitivamente sul mezzo. Su esso, dentro lo scompartimento, proseguono imperterriti i discorsi dei due e dove l’interrogatorio improvvisato della francese fa momentaneamente da padrone. Le nuove risposte dell’altro hanno il potere di farle aggrottare le sopracciglia, con la comparsa di piccole rughe d’espressione a contornarle. Al primo “potevi risparmiartela” le labbra si schiudono prontamente e lei sembra sul punto di ribattere con qualcosa che, in realtà, rimarrà sempre e solo nella sua testa; questo perché al fine si decide a lasciarlo parlare e, in qualche modo, tutto il ragionamento che l’altro porta in essere fa virare la sua attenzione interamente su altro. Soppesa le parole altrui con attenzione estrema, attenzione che si riflette anche nel movimento che esegue la lingua ora che va a puntarsi contro l’angolo destro del labbro inferiore; la schiena viene abbandonata ancor di più contro quel sedile e lei reprime un sorrisetto soddisfatto di cui, comunque, va a presentarsi una velata ombra < Ti ascolto con attenzione > queste sono le prime che mormora, con lo sguardo ambrato che ancora si punta riflessivo contro il ghiaccio altrui e come se quelle parole le servissero solo per permettersi di continuare chissà qual suo ragionamento mentale < Non mi interessava la risposta ma la modalità di risposta > lo rivela all’altro come a voler concludere momentaneamente quel gioco, a sottolineare come il suo interesse fosse rivolto al comportamento altrui secondario alla sua implicita accusa di essere esclusivamente un raccomandato. Qualunque sia l’idea che l’Indicibile s’è fatta nei riguardi dell’Obliviatore, un sorrisetto compiaciuto andrà ad alterare i lineamenti delicati del suo volto per qualche istante; persino l’occhiata che accompagna le sue nuove parole sembra animarsi di quell’aria soddisfatta < Complimenti Mikael Soulbrandt, appari come una persona integra > lo appella utilizzando nuovamente il cognome, sforzandosi nel storpiarlo il meno possibile. In quel complimento si può leggere una punta di sorpresa, la stessa che continua a tirarle l’angolo destro della bocca verso l’alto; pronuncia però il termine finale con un peso non indifferente e con un tono che è leggermente più serioso e profondo, come se quella parola per lei avesse molto più significato rispetto al comune. I ragionamenti proseguono, lei non pone più alcuna domanda ad evidenziare che al momento è concluso quel suo genere di studio. Le redini dei discorsi sono ora a Mikael; lo ascolta con attenzione nel mentre che l’intreccio di dita generato in corrispondenza del ginocchio va a sciogliersi, sulla stessa articolazione il polpastrello dell’indice destro prende a disegnare piccoli motivi circolari < Tante persone ed altrettante morali, questo si > riprende quindi le parole dell’altro con un cenno del capo che si rivolge verso di lui < Ma il mondo in cui essi si muovono, con le proprie ideologie, è solo uno. Ognuno può decidere di concepire l’universo come più gli aggrada ma ciò non cambia le cose: l’universo non muta in base all’opinione dell’uomo. > queste prime sono rivolte all’Obliviatore con lentezza estrema, parole che permettono così di esser ragionate mentre le labbra si aprono in un sorriso delicato in direzione dello stesso Obliviatore < Questa storia del “proprio mondo” viene utilizzata troppo spesso come escamotage, non trovi? Come una via di fuga dal giudizio altrui > si collega a quanto lui stesso ha detto per proporgli un altro quesito. Quesito che assolutamente non ha i caratteri inquisitori dei precedenti ed anzi sembra sinceramente interessato a trovar proseguo a quei discorsi, discorsi che evidentemente trova stimolanti al punto da volerli approfondire al meglio seguendo anche il parere altrui < La vita è fatta di scelte. Scelte facili. E scelte giuste. Le persone prendono spesso quelle facili ma non vogliono subire il peso dei giudizi, quindi si appellano a questa storia del proprio mondo e dei propri valori per sentirsi comunque nel giusto. Anche se non lo sono. > sciolina queste ultime con l’intento di voler spiegare al meglio quanto già aveva introdotto in precedenza rivolgendo all’Obliviatore quella domanda; uomo che riprende a parlare e Indicibile che comunque lo ascolta anche se l’attenzione dello sguardo castano s’è momentaneamente portato contro il finestrino. Le considerazioni altrui riescono quindi a strapparle un sorriso sghembo, uno di quelli che riesce a sollevare uno zigomo donandole quella sua caratteristica espressione soddisfatta < Questo mi allieta, chasseur. Hai una mente non conforme alla massa e sei abile nel colloquiare, più riflessivo di molti miei colleghi > il complimento continua ad accompagnarsi a quel suo sorriso soddisfatto anche se, in questi frangenti, lo sguardo ambrato è perso ad osservare particolari non riconducibili alla persona altrui. Cacciatore che riprende a studiare la preda secondariamente a quel suo tentennare, Indicibile che apprezza il guizzo pericoloso che si dipinge nel suo sguardo ma che non fa nulla per contrastarlo; femminea figura che forse incarna la posizione di preda in tutto e per tutto fatta un’unica eccezione: non è una preda che fugge, non cerca riparo dalle armi altrui. Ben disposta a farsi raggiungere quindi, donando all’altro piccoli sprazzi di verità in funzione dei quali, con il tempo, l’Obliviatore potrà riuscire a farsi un’idea realistica della persona che ha dinnanzi. Ammesso che non decida di abbandonare il percorso per prendere a cacciare altri tipi di prede, andandoci così a ricongiungere alle nuove parole che i due si stanno scambiando in questi istanti. Prima di rispondere alla domanda che Mikael gli rivolge, la francese si prende qualche attimo di silenzio per riflettere. Come se tutto le fosse permesso, la testa ruota di nuovo per permettere allo sguardo castano di ricercare quello altrui con fare penetrante < No > con il capo che riprende a ciondolare appena verso destra e la punta della lingua che torna ad umettare le labbra in un fare che non è provocatorio quanto più riflessivo < Non è questo il caso. O almeno non mi sembra > in riferimento al fatto che non sarà lei quella che si allontanerà, facendo una comparazione con chissà quale altro genere di uomo o situazione. Giungiamo poi agli attimi durante cui la francese paragona l’Obliviatore ad un sedicente eroe, le risposte che lui gli rivolge riescono a strappargli un sorriso fugace < Gli eroi non sono per forza delle figure positive. Le persone le dipingono generalmente come tali perché prendono in considerazione solo i risultati che hanno raggiunto…e non prestano attenzione ai mezzi che sono stati utilizzati per ottenerli. > ne consegue che lei non si considera parte di queste persone. Segue qualche istante di pausa durante cui le narici s’allargano appena per permetterle una profonda boccata d’aria, i lineamenti delicati del volto s’addolciscono appena ma permane quel suo sguardo penetrante e, in misura ridotta, tagliente. < Positivo e negativo sono aggettivi che fanno riferimento alle etichette bene e male. Etichette a cui io non credo; le ha codificate l’uomo e costui le utilizza, ma le leggi naturali non le concepiscono. Ma se vogliamo fare uno sforzo ed utilizzarle…un eroe ha sempre dei tratti positivi e dei tratti negativi. Quindi saresti una persona ambivalente, non del tutto positiva > ma quelle parole non suoneranno come un monito od un rimprovero, il tutto viene infatti sciolinato con una pacatezza estrema; pacatezza al cui seguito le labbra si schiuderanno in un < L’ho detto prima, dopotutto. Sembri una persona integra > a seguito di cui troverà fine quella maschera addolcita entro cui s’erano andati a modellare i lineamenti delicati del volto francese. Quando poi l’altro va a portare in essere quella sorta di monito implicito, si potrà apprezzare come la francese vada a farsi più riflessiva; al di sotto delle ciglia lunghe e femminili lo sguardo si fa vacuo per qualche istante, una ruga d’espressione le anima la fronte nel mentre che va a sussurrare poche parole in risposta < So già cosa troverai con le tue mosse, chasseur > lo appella nuovamente come “cacciatore”, come a lasciar intendere d’aver compreso che tutto per lui è paragonabile ad una caccia. Poi continua < Io non le temo e non farò nulla per evitarle. Le calibrerò, solo se sarà necessario. > come a voler dar vita ad un gioco che ha, come posta in palio,…gli armadi. Si passa poi a parlare del passato dell’altro, l’Indicibile manifesta esplicitamente il suo dispiacere per i trascorsi dell’Obliviatore e quest’ultimo in tutta risposta si impegna nel condividere quell’informazione riguardante Cindy. Quelle poche parole la lasciano inizialmente interdetta, come se l’Indicibile fosse indecisa tra il volerle considerare vere oppure no. E’ certo che protenda poi per la prima opzione, dato che i lineamenti del volto si addolciscono appena così come quel sorriso più morbido che spunta sulle labbra sottili e rosee. Le parole altrui portano lo sguardo della donna ad incupirsi appena, Cindy deve averle ricordato qualche frammento del suo passato dove i protagonisti sono differenti ma, forse, il dolore è lo stesso. Come a voler ringraziare per quel dettaglio (che a quanto pare trova molto più profondo ed interessante di molte altre cose che hanno detto durante il viaggio), si potrà apprezzare la sincerità e la velata malinconia con cui la francese va a portare in essere il seguente mormorio < Qui in Inghilterra tutto ha trovato la sua fine. Quindi, credo che è da qui che dovrà ricominciare ogni cosa > quello sprazzo di anima messo a nudo dura pochissimi istanti, il minimo che le serve per poi concentrarsi sul finestrino per apprezzare la pioggia. Lei si alza per portarsi verso le porte del treno, naturalmente apprezza le nuove considerazioni che l’altro proferisce ma si limita a rispondere eludendo il suo sguardo < La mia anima è al suo posto > solo che è sopita, incatenata ad un distacco emotivo che doveva esser salvezza e che invece, con il tempo, ha iniziato a dimostrarsi come una condanna. < Andare avanti a tentativi richiederà molto tempo, Mikael. Ma apprezzo il tuo impegno >i toni inizialmente sono divertiti, fatto poi il loro risolversi in un’espressione più bonaria e piacevole. Seguono gli attimi in cui i due lasceranno il treno per ritrovarsi inevitabilmente sotto la pioggia, Eve se ne sta in silenzio per qualche attimo con lo sguardo ambrato che occhieggia sia il cielo che le azioni dell’Obliviatore. Indugia lo sguardo sul lato del soprabito che gli viene offerto a copertura, a seguito di un lungo sospiro sembra poi convincersi dell’idea andando ad afferrare l’angolo dell’indumento. Se non ci saranno impedimenti, la sua intenzione sarà quella di portarsi al fianco dell’Obliviatore per poi far sgusciare la testa al di sotto della giacca e vicino a quella altrui < Ti devo un favore > andando ad occhieggiarlo appena nel mentre che compie qualche passo per allontanarsi dalla stazione, in questo l’uomo dovrebbe andare ad imitarla. Lo sguardo va poi a soffermarsi su Procione che, del tutto indisturbato, prende ad avviarsi in automatico tra le varie strade < Senti ma…non hai pensato di trovargli una compagna? Sai com’è…> ruota leggermente il capo per rivolgergli quelle parole, modulando il tutto in un mormorio sommesso che sarà più che sufficiente all’altro per comprendere il tutto data la vicinanza tra i due < Comunque non ci vorrà molto, se vuoi accompagnarmi. Casa mia è vicina > quindi rimarrà in attesa di un’eventuale conferma altrui, dopodiché inizierà a muovere qualche passo lungo Bow Boulevard.
     
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