[Metropolitana>Hogsmeade] Gli occhi del Cacciatore

Mikael + Eve

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  1. Eve A. Le Querrec
     
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    L’Obliviatore porta in essere quelle considerazioni riguardanti la divinazione; l’Indicibile lo ascolta in silenzio e nel mentre si costringe a mordere l’interno del labbro inferiore per mal celare uno di quei suoi soliti sorrisi sornioni, di difficile interpretazione < Ti deluderò allora > porta in essere quelle prime parole con un tono oltremodo fluido, sporcato da una punta di ironia che ben lascia intendere come ciò sia uno scherzare assolutamente privo di qualsiasi dispiacere per l’eventuale scontentezza dell’altro. < Credo che la Divinazione sia un’arte poco affidabile, utile solamente per indurre le persone a non prendere una decisione. O a prendere quella sbagliata, lasciandosi influenzare da quanto viene loro predetto > condivide quella sua personale idea senza crearsi chissà quale problema di sincerità; approfitta di una piccola pausa per umettare le labbra sottili e rosee con un rapido guizzo della punta della lingua < Non fraintendermi. E’ un’arte con cui mi relaziono quotidianamente. La studio. Ma solo per mero interesse conoscitivo, ci metto poca passione > e quasi si potrà percepire una punta di delusione a macchiare le ultime parole, nell’ammissione tacita di un interesse che non è profondo e motivato ma solo “accademico” < Come avrai intuito, io credo nella forza e nell’equilibrio dell’Universo. E in questo solamente. E’ lui che decide cosa deve esser predetto e cosa no ed è sempre lui che ribalta le sorti di ciascuno di noi quando il suo equilibrio sta per vacillare. L’uomo cerca nelle profezie una scorciatoia o un aiuto, non capisce che tutto ciò di cui ha bisogno è già qui > e in quello che potrebbe apparire un comportamento puerile, l’indice della mancina andrà a sollevarsi appena per picchiettare un paio di volte sulla tempia corrispettiva e con l’allusione di indicare il cervello. L’attenzione in questi istanti è tutta per l’Obliviatore, con Procione che continua imperterrito a mangiare le cibarie che Mikael gli ha offerto per impedirgli di attaccarsi alle giugulari di Eve. In merito alle nuove considerazioni sulle richieste che l’Indicibile può avanzare in cambio di sue personali informazioni, la donna si limiterà a ruotare nuovamente il capo nel tentativo di incastonare lo sguardo ambrato in quello più chiaro dell’altro. Gli riserba un’occhiata che è rapida ma penetrante ed affilata, come se si stesse impegnando nel tentativo di leggere i pensieri altrui con il semplice ausilio della vista. Il tutto si concluderà con un lento annuire, seguito da dei ragionamenti che però rimangono ben celati all’interno della sua mente. Le iridi si permettono quindi di abbandonare lo sguardo altrui per concentrarsi sui numeri dell’ascensore, che ormai sta per aprirsi < Quindi ti reputi sia bravo che spregiudicato. Lo terrò a mente > le labbra emulano un nuovo sorriso sghembo leggermene più accentuato dei precedenti ed anche più risoluto, scaltro quasi < e penserò anche al tuo nome quando vi sarà necessità d’una persona brava. O spregiudicata > sulle ultime quelle parole assumono una sfumatura più tenue, tutto si tramuta in un sussurrato che svanisce nell’aere non appena l’altro va a condividere nuove informazioni in merito a quanto accaduto con gli Spazzini. Lei annuisce silenziosamente, lasciandolo parlare senza portare mai interruzione. Quando lui termina, le porte dell’ascensore si aprono e lei è costretta a modulare una risposta dai toni leggeri per non destare troppe attenzioni tra coloro che si trovano nei pressi del pianerottolo ora che hanno raggiunto l’atrium < Capisco. Forse sarà utile riprendere qualche nozione in merito al combattimento corpo a corpo. Non so…potresti provare con qualche rissa da strada > e sulle ultime torna a voltarsi verso di lui con le labbra che, per la prima volta, gli offrono lo spaccato di una Eve che è più sarcastica e sardonica. Questi sono i frangenti in cui i due, con Procione, s’avviano verso la metropolitana e qui entrano in treno per accomodarsi in uno dei tanti scompartimenti. Lei si siede dinnanzi a Mikael e ascolta le sue parole con lo sguardo che distrattamente si perde oltre il finestrino, che al momento s’oscura rendendo la visibilità nulla per via del varco dimensionale che stanno attraversando. Quando lui fa per scostare la camicia e mostrare la cicatrice di un proiettile, il volto rimane ruotato verso il finestrino ed è solo lo sguardo che viene spostato sul torace di lui. Qui indugia per qualche istante, con i lineamenti delicati del volto che rimangono distesi e lo stesso sguardo che va improvvisamente a farsi più cupo, pagliuzze dorate che sembrano venir soffocate all’interno di quello sguardo nocciola. Il finestrino tornerà ad essere il bersaglio principale dell’occhio femminile, nel tentativo di fugare chissà qual ricordo che s’è ripresentato entro la sua mente < Quando dici “in famiglia” intendi solo alcuni tuoi parenti o anche te? > quella domanda fuoriesce repentina dalle labbra che si sono appena dischiuse, il tono si mantiene chiaramente interrogativo ma è cupo. E’ il tono pensieroso proprio di chi sta cercando di valutare correttamente qualcosa che è importante < Quando dici “più interessante” intendi “più divertente”? > quesito formulato in chiave assolutamente identica al precedente. Due domande rapide che, per lei, richiederebbero delle risposte altrettanto rapide e non ragionate od artificiose; la cosa si può capire dal fatto che ora lo sguardo ambrato è tornato a ricercare quello altrui e quasi vorrebbero inchiodarlo. Seguono poi le spiegazioni che l’altro fornisce circa la modalità con cui lui ed Eva sono riusciti a sfuggire dal campo elettromagnetico, le sopracciglia s’aggrottano appena in un cipiglio riflessivo a cui seguirà qualche parola solo dopo pochi attimi di riflessione < Proverò a fare qualche ricerca in merito > fa riferimento a Fune, eppure quelle parole si accompagnano ad un delicato scuotere del capo che potrebbe apparire quasi sconsolato o rassegnato. Il perché poi è da capire < E’ un elemento interessante, al momento l’unico che potrebbe permettere di organizzare una spedizione con una valida via di fuga. Sarebbe opportuno dare una controllata a questa creatura, magari capire se le sue caratteristiche possono essere riprodotte su altri oggetti; come per creare delle Passaporte ma più…evolute > porta in essere questi ragionamenti e noi ricordiamo che lei non è a conoscenza del carattere suscettibile di Fune, che in realtà può decidere se smaterializzare o no (e dove) le persone più o meno a suo piacimento. Annuisce poi in merito al racconto dell’accaduto, dove Mikael va a spiegare perché in realtà potrebbe non essere così facile il riconoscimento di lui e di Eva < L’avrebbero stuprata, forse > questo in merito agli sguardi vogliosi di alcuni Spazzini; in quella sua risposta risoluta vi è una freddezza che potrebbe far accapponare la pelle < Questo è un conflitto. Nei conflitti il decoro non fa testo, per quanto sia tremendo ammetterlo. A molte streghe è toccata una sorte peggiore. > qui i toni si fanno più morbidi ma quel suo sguardo assolutamente non incrina la rigidità ormai assunta < La sofferenza fa parte del mondo e non si può sradicare. Non si possono salvare tutte le persone, neanche l’Eletto ci è riuscito. > il tentativo che l’Obliviatore ha fatto per far scaturire rabbia in quella sua persona è astuto e, con tutta probabilità, sarebbe anche riuscito se lei di base non fosse una persona così determinista. Naturalmente lei non ha idea di quelle che siano le reali intenzioni dell’altro, anche per questo le ultime sue parole verranno colte probabilmente solo in senso lato < Chasseur, la curiosità fulminea è controproducente alcune volte > ma nel dirglielo sorride con chiaro fare divertito < Anche io sono curiosa del tuo, sono sicura che il tempo mi fornirà tutte le risposte > lo dice con la risolutezza propria di chi ha una fortissima fiducia in se stessa, forse anche troppa. Lo sguardo in automatico ricade sul torace dell’uomo ma non si capisce bene a che cosa, in particolare, voglia far implicito riferimento < E lo stesso sarà per te. Ma quando avrai finito di sistemare il mio armadio, ricorda ciò che ti ho detto prima. Non troverai nulla di interessante, nulla che compenserà la fatica > e così si conclude, con la destrorsa che s’allunga verso il vassoio con l’intento di recuperare un biscotto.
     
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