[Metropolitana>Hogsmeade] Gli occhi del Cacciatore

Mikael + Eve

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  1. Mikael Soulbrandt
     
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    Quel rintocco non dona fastidio, quelle parole vengono ascoltate e pone un chinar del capo in ringraziamento alle sue parole , sbuffa divertito riguardo quell'invecchiare e quando si tratta del vino non può fare a meno di schiudere quelle labbra per andare a pronunciare un.< Sei proprio francese.> ma dal tono e lo sbuffo divertito si nota essere un canzonarla privo di intenzione malevola e prima di arrivare al treno alla richiesta della ragazza schiocca la lingua contro il palato, mostrando un bel sorriso aperto.< Ti chiamo come voglio.> sollevando il mento in una faccia a richiamare i ceffoni tanto il sorriso viene aperto in quel frangente. Raggiungono quel treno. Lei continua con quelle domande, imperterita, così come egli risponde ad ogni suo dire con il suo solito modo di fare, diretto e veloce in quel voler proferire parola, elaborando quelle risposte nel medesimo istante in cui le pronuncia. < Non devo renderli utili. Lo sono già. Caccio prede rare, non il comune. Cerco di ascoltare ciò che vogliono realizzare e gli do i mezzi per farlo. Molti direbbero che la nostra società premia, ma chissà quanti purosangue pensano che i loro figli siano dei geni e fanno in modo che prendano i posti dei meritevoli.> una pausa, viene detto con un tono di chi non ha avuto bisogno di ricevere quegli aiuti e in contemporanea di chi ha visto i sogni di persone promettenti venir cancellati con uno schiocco di dita, osserva l'altra dopo un battito di ciglia, più che leggero.< Non dico sia una cosa da tutti, ma alcuni non sarebbero nemmeno capaci di pulire le nostre scarpe.> riguardante i Purosangue, portati a volere il vessillo ben più alto di quanto possano permettersi e risultare solo una macchietta dei loro genitori, lui può permettersi quelle parole, Soulbrandt e Malavian famiglie antiche quanto temute in campo economico e militare. Scuotendo il capo per pochi istanti e concludere di quel suo discorso cominciato qualche secondo fa.< Se tutti svolgessimo il nostro compito, potremmo avere la società da tutti sognata, dove "l'odio" viene rivolto verso l'ignorante e chi non si sforza di trovare un posto nel proprio mondo.> lui utilizza quella terminologia a lei affine ma con una tonalità propria, di chi comunque avesse chiaro quella convinzione nel mondo e solleva di poco la mancina con un sibilare di un. < E' vero.> una pausa e sbuffando con le labbra, in un riprendere lucidità, non vi è stato alcun mutamento, ma la sua tempesta negli occhi viaggiava frenetica anche se egli era a controllarla.< Il fare nulla comporta una posizione, ma può essere benissimo fatta nel mondo babbano senza sprecare l'ossigeno di chi mantiene dei figli e si sacrifica per farli felici.> utilizzando in quel complesso di discorsi la parola odio con cui fa una virgoletta con la mancina ad usare quella parola tanto globale in quel momento ma preferendo che essi venissero odiati più che una linea di sangue sporca. Quando ella pone quella successiva domanda va a scuotere del capo procedendo con un.< Non amo i maltrattatemi e gli atti di superiorità. Ma odiare è una parola forte. E come ogni parola forte si può esprimere solo in un momento dove lo spirito è torturato e deve rompere le proprie catene in qualche modo, ma solo per quell'istante sufficiente.> dicendo come le persone odiano gratuitamente, mentre egli se messo alle strette, in fin di vita, in un sentimento diretto e che avviene solo in un frangente e aggiungendo.< Per ciò che è pericoloso, nessun odio, ma è un vivere o morire.> spiegando come non vada passivamente ad ignorare eventuali pericoli quanto se ne occupi attivamente nel caso insorga la necessità. Quando ella chiede di perdonare i propri modi si porta con un sorriso sulle labbra e un sollevare delle spracciglia, un moto di sorpresa, uno dei suoi rari moti di sorpresa quando ella conclude.< Scusami. Mi rivelo con molta lentezza e tramite le basi, studio chi ho davanti e... sai che non scomparirò. Siamo nel Ministero, insieme. Qualche piano di distacco. Ti accompagno a casa, ora. Domani...> riflette e poi scrolla le spalle, in un sorriso che si tramuta in una linea addolcita per un singolo istante.< Ci prendiamo un caffè. Dopodomani mi alleno un po' con gli incantesimi, se vuoi vedermi. Il resto lo improvvisiamo. E...> prende dal proprio taschino ciò che sembra essere un rettangolino di carta completamente bianco e vi soffia sopra, facendo comparire un indirizzo porgendolo.< Se vuoi, puoi anche scrivermi. Avrai più tempo con tutti questi modi di vederci:> la canzona per un attimo rispetto a quell'intero momento di serietà, dove non si pone problematico a dare aiuto o compagnia a chi ne possa avere bisogno, ma quell'atto non è fatto per carità o compassione, ma in risposta a quegli attimi di conversazione che ha trovato piacevoli e si conclude con un occhiolino a suonare come una provocazione ulteriore, in quel reciproco fare di tanto in tanto. Mentre le parole rivolte a Procione prima che esso se ne vada porta ad un rassegnato.{ Mangio. O almeno. Una barretta in più al giorno o una ciotola di pretzel.} scrollando le spalle bellamente intanto che si comincia a grattare la pancia più rigonfia per l'accumulo di cibo. Mikael li osserva entrambi con una nota sorridente, nonostante stia venendo palesemente definito uno "stronzo" ma non si pone reale problema, quando ghiaccio e fuoco si scontrano, annuendo con il capo per procedere.< Sei tu a sbagliare.> dice ampliando il proprio sorriso e continuando con una nota dolce, senza rancore o fastidio, ma nemmeno superiorità.< L'amore è una forza ancestrale, indomabile. Ma corrompibile. La Società, se vogliamo, l'ha corrotta e resa patetica su ideologie. La determinazione è una forza incorruttibile. E con determinazione hanno portato qualcosa di corrotto nelle vite di tutti i giorni. Odio e Amore sono uguali, entrambi ti fanno fare follie ma di diverso tipo, se non sei determinato a svolgerle con purezza.> paragona quei due sentimenti che potrebbero essere contrastanti ma con il punto che li accomuna, il come sono corruttibili e solo i puri, cioè i determinati possano mandare avanti di quei sentimenti ma non perché essi siano puri ma perché li si vuole fare diventare tali. Istanti in cui la lingua schiocca contro il palato, divertito, quando ella pronuncia quelle parole di canzonamento nei suoi confronti e pone la bianca dentatura a mostrarsi, istanti dopo e si può notare per un singolo istante come la fronte si corrughi. I lineamenti cambiano in un singolo frangente, sono più induriti, autoritari e di chi ha visto così tante guerre da averle segnate in quello sguardo, furia primordiale che si erge tra le iridi ghiacciate, con il suo mento a sollevarsi e sussurrare. < Sono certo del tuo punto di vista sia... corrotto dal fatto che ti sei ritrovata circondata da chi ti ha indicato nelle peggiori maniere. Deboli omuncoli o personaggii tutt'altro che migliori.> dichiara con una nota più dura, incattivita, ma non rivolta verso d'ella quanto quelle persone, neanche stesse rimproverando loro in quel frangente. < Vedendo così tante persone perdere... ti sei abituata a capire che vi sia solo sconfitta, ma io so come piegare queste regole, perché ho guardato questo gioco vedendo le persone a me care, morire.> similitudini quasi, chi sconfitto e chi morto sotto quel sistema che in qualche modo è fallaceo e difatti avanza parola in conclusione.< Non sono un ottimo giocatore, sono uno dei migliori che sa come far vincere chiunque mi segua.> per un singolo istante quel mento potrebbe ricordare l'arroganza dei purosangue lungo quel percorso ma alla fine, proprio sul finale, dove si dichiara il migliore, pone un chinare lieve mantenendo lo sguardo alto, un chinare profondo, sinonimo di umiltà a sottolineare solo enorme sicurezza nel propendere a quella soluzione da lui conosciuta. Si pone in una posizione normale ora e ritorna con un sorriso lieve, annuendo sull'avventatezza e lasciando che ella ascolti di quelle parole e le sussurra.< Non rompere.> ponendo un sorriso appena più leggero, in quella pace stretta da entrambi e quando ella pone quella piega della labbra al suo occhiolino, sbuffa una risata a seguire delle sue parole. Quando si torna a parlare dell'anello invece va a mostrare un sorriso, annuendo a quel "vedi" e andando avanti procedendo con un.< Ho usato le sue ultime parole.> lo dice pronunciandosi con un incurvare della propria schiena e continuare.< Mi ha anche confessato dei suoi omicidi. Di aver ucciso la mia ragazza, Lucinda. Cindy. Diventata Mannara. Anche se la disprezzava perché meritavo di più secondo lui, di una babbana.> afferra di quella collana e andando a sentirne di quei commenti va a pronunciarsi con un. < Voglio tenerla. Quando vorrò comunicare con lui mi serve un oggetto ad appartenuto a lui, questo è l'unico. Almeno... una leggenda che ho letto diceva così. E sarà solo per un'occasione, per fargli sapere cosa ho combinato nella vita, tutto quì.> rivolge quelle parole in un sussurro più tenute, un discorso che non aveva intrapreso con qualcuno e difatti ne porta quella collana a venir indossata con quel solito sorriso, ora con un tratto malinconico e chinando il capo in quel segno di scuse. Il punto finale di quella discussione si incentra su quelle chiavi e armadi, quando lei risulta impreparata, lui lo nota, quando ella pone quel quesito, egli lo analizza con una nota accesa, quando schiocca con la lingua.< Non provi paura. E ti spegni prima di scatenare la rabbia. O c'è altro che non riesci a fare ? Paghi il vivere senza paura e rabbia, scosse negative ?> pronuncia quelle veloce in un impeto della mente e veloce, ma si blocca in un sorriso, scuotendo il capo. < Scusa. Sono anche maledettamente scemo.> pone quelle parole in contemporanea ad allungare della mano destra dietro la nuca e grattarne, sollevando gli zigomi e mostrando la dentatura unita, neanche fosse un bambino a scusarsi per una marachella compiuta, anche se le sue parole sono pronunciate seriamente. Le allunga la mano con il palmo a puntare il soffitto e indica la porta.< Sarò lieto di ascoltarti quando vorrai parlarmene... e vedrò di parlarti anche io di me. Sei in gamba.> ma lo dice con quella tonalità più scomposta, neanche fosse un ragazzino, ma solo quella nota finale, il resto è serio quanto scandito attentamente di ogni lettera dove ogni suono può risultare un lieve tuono tale è l'impatto con cui vuole rendere chiara ogni parola.
     
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