[Metropolitana>Hogsmeade] Gli occhi del Cacciatore

Mikael + Eve

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Eve A. Le Querrec
     
    .

    User deleted


    In quel rapido dirigersi verso l’uscita del Ministero, le labbra si piegano in un sorriso sghembo in reazione alle parole altrui; il sopracciglio destro s’inarca appena e con fare divertito, mentre va ad occhieggiarlo rapidamente con la coda dell’occhio < Di Rouge Rubis per la precisione. Luogo di cui tu non hai mai sentito parlare > con una punta più decisa che vizia questa sua precisazione scherzosa sul finale, perché effettivamente è certa che lui non abbia mai sentito nominare quella piccola comunità magica, molto chiusa, che l’ha vista nascere nei pressi di Reims. Secondariamente alle nuove altrui, lo sguardo che la francese va a rivolgere all’Obliviatore sarà più lungo; silenzia inizialmente per concentrare tutta l’attenzione sulla faccia da schiaffi che l’altro va a presentare, le iridi ambrate seguono la curvatura di quel sorriso nel mentre che pronuncia le seguenti < Ma guardatelo. Quanti anni hai, cinque? > con lo sguardo che poi va rapido a puntarsi verso l’alto in quella che potrà apparire come esasperazione < Fa come vuoi > conclude poi, con un sorriso sghembo che anima i lineamenti nel mentre che abbandonano il Ministero. Siamo ora in treno, l’Indicibile sta proseguendo in quel suo interrogatorio incessante e Mikael ribatte prontamente; ora è il momento in cui lei ascolta silenziosamente, soppesando tutte le parole che l’altro utilizza nel mentre che continua ad osservarlo con cura. < Mh, si. Ci sono tanti incompetenti in giro > queste le pronuncia con un tono che è accomodante e pensieroso al contempo, si limita poi ad annuire trovandosi chiaramente concorde con lui. Solo in un secondo momento, in reazione ad un’idea che le balena prima in mente e poi pronuncia, i lineamenti del volto andranno a modellarsi intorno ad un sorrisetto che chiaramente serve a sfidarlo e che si accompagna allo sguardo ambrato che s’assottiglia appena < E tu sei un figlio del merito, Mikael? Solo del merito? > lo provoca in quella nuova domanda che sempre viene pronunciata per continuare il suo studio dell’altro ma che, ne siamo consapevoli, forse potrà suonare eccessivamente pungente per i gusti altrui nonostante il sorriso insolente < E non deludermi dicendo che è chiaro che io sia giunta da poco perché altrimenti avrei sentito raccontare le tue prodezze dalle bocche altrui > ad evitare che l’altro approfitti di una risposta che non le può servire assolutamente a nulla, tant’è che l’indice della destrorsa s’è sollevato a mezz’aria e in direzione dell’Obliviatore con l’intento di bloccare il suo dire < Mi interessa la tua onestà, non la tua reputazione > concludendo in questo modo, il sorriso provocatorio andrà a farsi più morbido e il dito indice farà per abbassarsi. L’Obliviatore riprende a parlare, lei scioglie l’intreccio di braccia per portare le mani in corrispondenza del ginocchio che, per via dell’accavallamento, si trova ad un livello più alto; qui le dita affusolate s’incontrano in un morbido intreccio atto a circondare l’articolazione < Comunque il mondo è uno solo > come a voler “correggere” in ritardo l’altro in merito al dover trovare il proprio posto. Non è cattiveria o tentativo di sfoggiare chissà qual sua superiorità e i toni affabili con cui pronuncia il tutto lo attestano; è solo puntigliosa. Fastidiosa. < Ed ognuno di noi ha già assegnato un proprio posto, bisogna solo prenderne coscienza ed accettarlo. Ma si, togliere da mezzo un po’ di inetti non guasterebbe. > va così a chiudere il cerchio richiamando il discorso da cui sono partiti, cioè da quello che descrive molte persone ad alti vertici non per meriti ma per spinta dei propri parenti; il fatto che lui abbia utilizzato termini che s’avvicinano alle sue idee le strappa un sorrisetto compiaciuto, sorrisetto che poi smorza fino a reprimere del tutto quando l’altro porta in essere quei ragionamenti che riguardano l’odio. Lei lo ascolta con attenzione estrema, cattura completamente il suo interesse al punto che le sopracciglia s’avvicinano tra loro e piccole rughe d’espressione vanno a contornarle. < Comprendo il tuo ragionamento. Lo condivido in parte. Credo che l’odio possa essere espresso anche in altre situazioni…meno drammatiche. Fa parte della vita come l’amore, negarsi di provarlo sarebbe da folli > lo dice e le labbra si serrano immediatamente come a volersi imporre il silenzio. Parla di tutto ciò proprio lei che, per non patire la sofferenza psicologica, ogni giorno si priva delle stesse emozioni di cui sta parlando < Ci vuole solo equilibrio > e così torna in silenzio, con lo sguardo che rapidamente abbandona il volto di Mikael per andare a puntarsi contro il finestrino. La francese fa poi notare all’altro che i suoi discorsi vertono più sugli altri che su di lui; le scuse vengono accolte con un sorriso sghembo ma la man dritta abbandona l’intreccio di dita per imitare un rapido scacciare di aria, come a voler implicitamente affermare che non c’era bisogno di quelle giustificazioni. Ascolta in silenzio tutto ciò che l’altro ha da dire fin quanto lo sguardo ambrato abbandona il finestrino per carezzare la mano altrui e quel cartoncino; in un primo momento sembra osservarlo con fare pensieroso, come se stesse ipoteticamente valutando la pericolosità di quel banale biglietto. Poi la mancina s’allunga rapidamente in direzione dell’altro e lo afferra, portandolo sotto gli occhi giusto il tempo necessario a sbirciare l’indirizzo altrui < Ci sono tantissimi modi per sparire senza sparire. Ma non è un problema > a sottolineare nuovamente quella sua idea, basata su trascorsi di persone che s’approcciano a lei salvo poi allontanarsi perché anomala in quel suo essere inanimata, assente nei momenti in cui le emozioni dovrebbero manifestarsi con tutta la loro forza. Al nuovo ammiccare altrui, nel mentre che ripone il biglietto in una tasca della giacca, reagisce con un’occhiata eloquente volta ad osservare l’altro con maggiore attenzione; a differenza di quanto accaduto fino ad ora, dove lo sguardo indugiava per studiare la tempra altrui, le iridi vanno ora a concentrarsi su dettagli che sono solo corporei. E accarezza i capelli dal taglio sbarazzino, scende alle sopracciglia per poi proseguire lungo la linea generata dalla mandibola, si ferma al mento e risale per apprezzare la conformazione delle labbra e del naso. E sorride compiaciuta, neanche l’avesse messo al mondo lei. Le parole di Procione anticipano poi il battibecco dei due, con l’Indicibile che ascolta le parole sconsolate dell’animale e si risolve in un delicato sospiro che è altrettanto sconsolato. L’attenzione quindi è per Mikael nuovamente, con le sopracciglia che si sollevano appena a quel suo “Sei tu a sbagliare” anche se la cosa non la infastidisce sul serio, anzi sembra sorprenderla e quasi la stimola a porre maggiore attenzione a quanto l’altro porta in essere < Non sono d’accordo > e paradossalmente sembra quasi soddisfatta nel confermargli quella cosa, con un delicato sorriso di sfida che nuovamente gli viene rivolto < Non si può corrompere qualcosa su cui non si ha potere. Invece, usare male qualcosa che si trova sopra di noi ed in noi si. Lo trovo più plausibile > salvo poi annuire quando, negli istanti successivi, lui propone le specifiche speculazioni riguardanti la determinazione su cui a quanto pare conviene. O almeno questo è quello che sembra. Poi, prima di riprender parola e seguitare in quei discorsi, avrà cura di umettare lentamente le labbra appena dischiuse < No. Nessun’idea corrotta, Mikael. Ti ho detto quello che ti ho detto per una semplice ragione: gli eroi sono merce rara. Mais qui sait? Forse sei destinato ad esserlo > qui le narici s’allargano appena per permettere alla francese il beneficio di un profondo respiro, le iridi finalmente liberano l’Obliviatore del loro peso e vengono nuovamente puntate nel vuoto ad osservare un punto indefinito che si trova dietro l’uomo < O forse no. E se non lo sei ma ti comporti da tale, farai la stessa fine che hanno fatto i tuoi cari > dura in questi frangenti ma non per voler sminuire l’altro, quanto più per portare in essere quella che è la potenziale realtà dei fatti < Morire. Esistenza sprecata > con i toni che si fanno più addolciti in questo frangente, si accompagnano ad un sorriso che potrebbe apparire quasi materno seppur fuori posto. Negli istanti successivi, quando lei va a scivolare un po’ lungo il sedile per assumere una posizione più comoda, la raggiunge il “non rompere” altrui e nuovamente le sopracciglia si sollevano insieme < Di gia? Ho appena iniziato > un mormorio sommesso e pronunciato, per finta, quasi per sbaglio; come farebbe un’adolescente che fa il verso al proprio genitore, fingendo però di non voler farsi sentire. Lei si rigira tra le dita quell’anello e lo osserva con cura mentre ascolta le parole dell’Obliviatore, annuisce di tanto in tanto per fargli capire che sta seguendo il filo dei discorsi. Quando si parla specificatamente di Cindy, lo sguardo dell’Indicibile corre a ricercare quello altrui in un lampo; riprende quello studio ma le iridi sono più rispettose, abbandonano veloci l’uomo come a non voler violare alcunché in quegli istanti. Si limita ad annuire, forse anche percependo una punta di malinconia nelle parole altrui < Mi dispiace > la collana viene restituita. Vi è un primo istante in cui sembra sul punto di fare qualche domanda ma desiste, rimane in silenzio ad apprezzare i movimenti che l’altro compie per rimettere il monile. Proprio in questi istanti tornerà possibile apprezzare il paesaggio dal finestrino, segno che hanno superato il varco spaziale e che si stanno avvicinando alla stazione di Hogsmeade. La raggiungono le considerazioni che l’altro porta nuovamente in essere su quella sua particolare condizione, lo sguardo viene puntato oltre il finestrino e i denti mordono violentemente l’interno della guancia prima di proseguire in un < Non è un non riuscirci e, credimi, la tua curiosità rimarrà con l’amaro in bocca > e in realtà con queste ultime va anche a sviare la domanda rapida, quasi sfuggita, che l’altro le ha propinato; le labbra si richiudono e vanno ad emulare un sorriso nel momento in cui l’altro la invita a tenerlo in considerazione quando vorrà parlarne, un cenno del capo a mo’ di ringraziamento accompagna il tutto. In quello che per lei comunque, almeno per ora, rimane un tentativo che non avrà buon finale. Lui indica giusto adesso la porta dello scompartimento e lei si risolve in un < Si, siamo quasi arrivati…> quindi fa per alzarsi con un movimento fluido dell’intera figura, lo sguardo viene portato di nuovo al finestrino e poi verso il cielo con fare appena infastidito <…e piove. Come sempre > deve ancora abituarsi al clima è evidente; scrolla le spalle con fare sconsolato e per prima andrà a muovere la sua figura verso la porta. Se Mikael non compirà alcun genere di movimento rapido, Eve dovrebbe arrivare per prima ad aprire la stessa porta; solo in questo caso andrebbe poi a voltarsi verso di lui canzonando un < Dopo di lei > e rivolgendogli un ennesimo sorriso sfacciato.
     
    .
11 replies since 18/6/2018, 02:01   181 views
  Share  
.