[Stratchy&Sons] Shopping Terapeutico

Eva + Eve

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  1. Eve A. Le Querrec
     
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    Lo sguardo castano, animato da quelle piccole pagliuzze dorate che sembrano renderlo più luminoso, continua a studiare il volto della mezzaveela con attenzione estrema; quando il nomignolo “Fune” viene portato in essere la si potrà apprezzare nel mentre che aggrotta un po’ le sopracciglia ma niente di più < Giustificabile. Mi infastidirei anche io se qualcuno decidesse improvvisamente di voler cambiare il mio nome a suo piacimento > quindi è come se stesse paragonando la sua volontà (quindi quella di un’umana) a quella di Fune che, anche se animato, rimane comunque un oggetto. Proprio su quest’ultimo torna a soffermarsi il suo sguardo; si impegna ad annuire di tanto in tanto per far capire all’Auror che sta comunque ascoltando il proseguimento dei suoi ragionamenti. E’ morbido ma distratto il movimento che viene eseguito poi dalla man dritta, movimento che le necessita per spingere nuovamente dietro la schiena qualche lunghezza castana < Beh, è una frusta. Si chiama Fune… > questi devono essere interpretati come se fossero dei mugugni, parole che vengono sciolinate in un filo di voce come se si trattasse di pensieri che per sbaglio ha proferito anche con l’utilizzo del verbale. <… potrebbe esser appartenuta ad uno Spezzaincantesimi. Se può essere utilizzata sia come arma che come mezzo d’ausilio per una scalata, sarebbe uno strumento perfetto > continua in quel suo ragionare ad alta voce che vuole includere anche l’altra; lo sguardo si fa vacuo nel mentre che riflette su chissà qual sua esperienza passata durante cui Fune le avrebbe fatto senz’altro comodo. Schiocca poi la lingua sul palato, dando vita ad un sonoro schiocco che potrebbe ricordare proprio la sferzata di una frusta < O magari ad un magizoologo…insomma, la utilizzeranno una frusta per tenere a bada qualche animale no?> e ad esser sinceri neanche ci sembra troppo ironica anzi, lo sguardo strabuzza appena come se avesse appena portato in essere una considerazione importante che le è balenata in testa solo in quel momento. E’ evidente che la francese abbia qualche difficoltà nel comprendere l’etica che deve necessariamente esserci dietro ad un lavoro come quello del magizoologo. Quelle riflessioni comunque si concludono con un delicato sollevarsi della spalle, cui si accompagna una composta scrollata del capo atto a smuovere le lunghe matasse castane. Giungono ora gli attimi in cui l’Auror va a portare in essere delle giustificazioni circa il suo aspetto nelle fotografie che sono state pubblicate sulla Gazzetta del Profeta; lei la ascolta senza interrompere ma sin da subito le labbra vanno a muoversi in un sorrisetto divertito < Non stavo criticando voi, stavo criticando la qualità delle foto. Penso sia un effetto dovuto al bianco e al nero; le persone che hanno pelle diafana appaiono sempre un po’ più piene. Avete mai visto le foto a colori che usavano i babbani fino a qualche tempo fa? In quelle, questo effetto non c’è > se poi il ragionamento è oggettivo od esiste solo nella sua testa non è dato saperlo. Conclusi questi altri ragionamenti, è Eva a riprendere nuovamente le redini dei discorsi chiedendole di presentarsi. Retaggio di una cultura nobiliare e purista con cui ha chiuso i rapporti da molto tempo, il capo si china leggermente in direzione della mezzavela nel mentre che le labbra si schiudono a pronunciare un < E’ presto detto. E’ uguale al vostro, ma in francese > di fatto quindi non le ha pienamente risposto; siamo consapevoli che potrebbe risultare fastidiosa anche se quel suo nuovo sorriso divertito sottolinea che il tutto, nella sua testa, viene veramente concepito come un qualcosa di ironico. Le nuove di Eva poi la raggiungono nel mentre che si sta girando con l’intento di tornare a muoversi verso il camerino in cui ancora si trovano le sue cose; annuisce a quelle parole e torna a voltarsi verso di lei solo quando andrà a sciolinare un < Neanche io mi interesso molto di moda. La detesto > non si direbbe< Ma mi è stata imposta. Ho dovuto imparare a conviverci. E alla fine qualcosa mi è rimasto > la punta della lingua sguscia per carezzare appena il labbro inferiore; dopodiché lascerà momentaneamente Eva alle prese con il commesso, giusto il minimo per permettersi di raggiungere la cabina ed effettuare il cambio d’abito. Solo queste ultime parole verranno pronunciate mentre la mancina s’allunga verso la pesante tenda rossa, con l’occhio che torna a puntarsi sull’uomo che subito si mette alla ricerca del vestito color borgogna di cui sopra < Falle vedere anche qualcosa di un bel blu intenso. Non so quanto pagherei per indossare quel colore >
     
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11 replies since 18/6/2018, 16:16   116 views
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