We are family (?) [insenatura roccia]

alexander + mikael

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  1. Alexander N. Byron
     
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    Eccolo il giorno abituale del loro appuntamento: l'unica persona a cui ha concesso una parvenza di quotidianità è suo cugino Mikael. Sono agli antipodi, eppure hanno mantenuto costante nel tempo una certa regolarità di incontri. Solo una volta Alex non si presentò e noi sappiamo bene che è per colpa della morte di Evan: era appena accaduto e per quelle ore non ha voluto sentire nè vedere nessuno, neppure lui. Ha sentito il bisogno di poter spargere il sale sulle sue ferite in solitudine, a terra su un pavimento freddo come il suo cuore straziato. Tutte le altre volte, l'Indicibile si è premurato - seppure in ritardo, con un pacchetto di sigarette e una bottiglia di whisky- di raggiungere quell'insenatura della roccia che da piccoli i cugini avevano trovato per sfuggire alle chiacchiere noiose e pedanti dei loro genitori. Quando si incontravano le loro famiglie, per Alexander era una vera tortura: già da quando aveva due anni faceva di tutto per scappare il più lontano possibile o si lasciava andare a dispetti poco carini, come quella volta in cui ha abbassato la gonna della madre, mostrando mutandine troppo striminzite perfino per una purosangue. Aveva riso mentre lo picchiavano per punirlo, mantenendo una faccia da schiaffi che ha anche adesso, a piedi nudi su quella roccia e con il fervente desiderio di lasciarsi andare giù, tra le creste delle onde del mare. Si volta verso Mikael , le braccia allargate e la sigaretta in bocca accesa, in quella posizione da spaventapasseri o da Rose in Titanic. Una volta, su una barchetta, lui e Evan avevano ripetuto la scena di quel film, ma alla fine - da bravo stronzo- l'aveva buttato in mare e avevano fatto il bagno tra mille risate e baci.
    Forse adesso quel momento gli riaffiora alla mente, perché socchiude le iridi mentre va ad arrotolarsi la camicia lilla sulle maniche, infilata in quel pantalone beige. I piedi sono scalzi e i mocassini neri sono appoggiati poco più in là sulla roccia, dimenticati, come se sentisse il bisogno di stare a contatto con la natura. Fischietta, con il filtro tra le labbra e raccoglie la bottiglia opaca di gin che ha portato per l'occorrenza. Ne beve un sorso, allontanando solo per un attimo la sigaretta, poi la porge al cugino, invitandolo a lasciarsi andare ai piaceri di quell'alcol senza per forza ubriacarsi. Non sta parlando, non per adesso, forse anche perché ha un modo tutto strano di dimostrare a Mikael la sua riconoscenza: si pensi che quando il cugino gli fa recapitare mensilmente i suoi dolcetti preferiti, risponde rinviandogli indietro la carta con una runa, come segno di gradimento.
    Eppure quando lo fissa sorride, un sorriso appena accennato ma comunque evidente: in quegli abiti che lo fanno sembrare quasi un babbano all'ultima moda non fosse per il fodero con la bacchetta infilato in un passante, forse la differenza tra i due purosangue diviene palpabile.
     
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  2. Mikael Soulbrandt
     
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    Solo in occasioni importanti portava quel suo completo elegante di cui ogni purosangue andrebbe ad invidiarlo, lo portava quando doveva mostrare la sua forza sociale e far piegare chiunque potesse dare fastidio ai Soulbrandt o Malavian, lui vessillo di entrambe le famiglie nobiliari e lo porta ogni volta in cui si reca in quella insenatura, parlare con il cugino e aprirsi con il medesimo vestito con cui mostra la sua autorità completa, neanche a volerlo purificare di tanto in tanto, non gli è importato se ogni tanto capitava che questo si sporcasse nell'atto o venisse lanciato giù dalle acque, lo recuperava e lo sistemava, i metodi di sfogo o i suoi gesti impulsivi sono stati parecchi in quella roccia, si è persino lanciato una volta solo per salvarsi la vita con la scopa che veniva portata giù, allenamento unito al divertimento di potersi godere quell'occasione in cui entrambi erano liberi da ogni vincolo. Osserva il cugino con quelle braccia allargate e lì compie un movimento nello scrutarlo dalla testa ai piedi, uno sguardo che non si è mai rivelato superiore, un sorriso ad ampliarsi sottile quando raggiunge al mento di lui e un guardarlo negli occhi, ghiaccio contro smeraldo dorato, oro che si rifletterebbe con il contrasto nei suoi occhi, occhi dell'Obliviatore a mostrare in ogni occasione una tempesta primordiale, ira di cui ne ha completo controllo, sua qualità nel portarla ad evolversi nel suo catalizzatore e svolgere delle magie ancora più potenti, solo agli inizi ha perso i suoi primi duelli e da quelli ha sempre sostenuto la bacchetta avversaria con vittorie che man mano diventavano meno difficili da effettuare. Bacchetta che si trova sul fodero dell'avambraccio nascosto dalla pesante giacca nera indossata, una camicia bianca di cui bottone mancante ma la fede nuziale non si vede, poiché nascosta dalla cravatta a ciondolare per i minimi movimenti di vento, vento ad aver sistemato il suo ciuffo di capelli e sorriso lieve sulle sue labbra, le gambe invece indossano il continuo dell'elegante completo, tenuto su da una cintura in cuoio scuro e ai piedi delle scarpe lucidate in nero. Sul pettorale destro della giacca si riconosce lo stemma della famiglia Soulbrandt e sul sinistro quello dei Malavian, ma questa stessa giacca verrebbe presa e gettata di lato per respirare nell'immediato dopo in cui il cugino ne va a passare di quella bottiglia di Gin e una volta presa va a dare una abbondante sorsata, cominciando a muoversi al limitare di quella insenatura e procedere con il passaggio di quell'alcolico.< Ci ho portato una sorpresa. Oltre ad altre bottiglie.> unica cosa a proferire, entrambi portati ad essere silenziosi e parlare quando necessario, ma lui più aperto nel procedere con lo schiudere di quelle labbra e compone difatti un sorriso al concludersi di quelle parole, non ha mai avuto problemi con il bere, ha sempre bevuto tanto e retto molto, conoscendo i suoi limiti e studiandoli bottiglia finita dopo bottiglia finita, si comincia a togliere di quelle scarpe eleganti e rimuovere i calzini annessi per lasciarli in un angolo di quella roccia, per stare scalzo, un gesto appunto, di liberarsi di quei simboli di famiglia con il cugino, un piccolo rito, per lui con una sottile dose di significato, indipendentemente se positiva o neutra per il parente.
     
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1 replies since 18/6/2018, 17:25   41 views
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