[Parco] Le "Bellezze" notturne

Eva + Alexander

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  1. Eva Cooper
     
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    Un lungo sentiero circondato da alti pini e abeti verdeggianti è quello che ha imboccato la mezza Veela in questa passeggiata serale. Le temperature sono elevate, ma onde evitare brutte sorprese ha deciso di portare con sé una mantellina leggera completamente nera. Spunta al di sotto di questa un completo composto da pantaloni scuri - solita cintura con fodero e bacchetta al suo interno a svettare su questi ultimi - e camicia bianca di taglio femminile, caratterizza da fini bottoni argentati tutti chiusi perfettamente fino al collo. Non vi è quindi scollatura a mostrarsi, ma tutta quell'eleganza la rende certamente avvenente, in quelle forme sinuose comuni a qualsiasi altra donna se non fosse per quel fascino particolare che è solo suo. Suo e di quei pochi "ibridi" che come lei condividono un sangue non propriamente umano: una creatura sopita in lei, o forse parte di quest'ultima, che si rende tuttavia evidente in quei lunghi capelli biondi e in quegli occhioni azzurri che saettano a destra e a manca ad osservare lo spazio circostante. La folta chioma fluente discende libera fino al fondoschiena, libera di essere smossa dall'aria serale e di circondare un volto privo di segni di imperfezione tanto da poter sembrare finto. I pochi pali della luce alle estremità del sentiero illuminano in parte la strada permettendole di notare la presenza di qualche persona intenta come lei a passeggiare e di qualcun altro invece a riposarsi sulle panchine.
    Ad un certo punto la strada raggiunge un bivio: una zona - quella a destra - porta nei pressi di un piccolo parco conosciuto a pochi, raggiungibile con dieci minuti di cammino da effettuare tra piccoli ostacoli cespugliosi, mentre l'altra alla zona abitata. Imbocca la via a destra lei, inerpicandosi su quel sentiero un po' più in salita, ma lo fa con leggerezza: è allenata sia nel fisico che nella mente la quale, pian piano, si sta rimettendo in sesto. Ci vorrà del tempo e questo lo sa più che bene, ma non ha alcuna intenzione di lasciarsi sopraffare dagli avvenimenti. E' forse anche per questo che ha optato per questi momenti all'aria aperta, da sola e priva di alcuna compagnia. Non che ne abbia bisogno e, in realtà, non ne ha mai sentita la necessità: al Ministero della Magia ha ricevuto più volte proposte di vari appuntamenti da alcuni colleghi, ma li ha sempre rifiutati ed è per questo che è ancora completamente single tant'è che nessuno sarebbe in grado di indicare nomi di eventuali ex fidanzati della bionda mezza Veela. Ha mai avuto qualcuno? Si è mai innamorata? Nessuno pare saperlo, se non lei ovviamente. Il gossip non è il suo forte e lei è sempre stata molto riservata quando si trattava di discorrere di problemi di cuore. Sempre presente per gli altri, a dispensare consigli, ma non ha mai pensato veramente a sé stessa, a ciò che desidererebbe per sé. Attualmente mantiene la mente libera, cerca di pensare a qualcosa di piacevole e sorride riportando alla mente qualcosa di particolare. Un evento passato, di quando era bambina e che la accompagna con quel sorriso sul bel volto fino alla sua destinazione. Sta per raggiungere quel piccolo parco nascosto tra le fronde degli alberi, spuntando dalla zona più destra senza preoccuparsi di muoversi silenziosamente.
     
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  2. Alexander N. Byron
     
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    Nel manto stellato della sera Alexander si sente protetto da quando è piccolo, ma adesso perfino quei piccoli bagliori di luce simili a gemme gli appaiono differenti. Sarà a causa della sua vita dissoluta, sarà perché proprio quando aveva deciso di smettere il fato gli ha sottratto la persona più importante delle sue giornate, ma ora le costellazioni diventano quasi fastidiose. Tuttavia, continua sempre a fissarle in un impeto di coraggio e fascino, non riuscendo a staccarsene come se ne fosse legato da un cordone ombelicale, quello che con sua madre non ha mai avuto se non nell'utero. E' per quello che adesso, fischiettando con le mani in tasca di un pantalone di color mattone piuttosto aderente, ha lo sguardo proiettato verso l'alto, teso a scacciare via pensieri maligni. Apparentemente, è un ragazzo misterioso con un fascino maledetto, ma tutto questo solo perché nessuno può vedere quella fede aurea sul suo anulare sinistro, trasparente proprio come vuole rendere il suo dolore. Stasera ha una camicia colore antracite, una tonalità che mette in risalto il suo fisico asciutto ma ben definito a causa dei suoi allenamenti costanti. Sembra sia piuttosto di buonumore o, forse, sta solo cercando qualcuno da importunare. Ed ecco che, all'improvviso, vestita con quella camicetta troppo abbottonata, vede la sua possibile distrazione della serata: Eva Cooper, la ragazza che l'ha quasi minacciato di picchiarlo e sarebbe stata anche credibile, se non avesse usato quel tono un po' voglioso.
    Si avvicina a lei, accelerando il passo e facendo sbattere contro alla coscia destra il fodero di pelle della sua bacchetta, poi le si paleserebbe davanti, con la sua insolita faccia da insolente. Il sopracciglio destro alzato, le mani ancora in tasca, lo sguardo smeraldo puntato in segno di sfida contro quella ragazza che probabilmente si sarà anche spaventata a vederselo comparire come un fantasma. Sta ancora fischiettando, prima di parlare.
    < Cooper > la saluta, calcando ogni lettera del suo cognome, come chi sta gustando il momento in cui continuerà il suo discorso.
    < Vorrei pagare il fio per la mia tenacia. L'ultima volta mi hai lasciato andare senza punirmi > la sta provocando, è chiaro, a giudicare da quel tono rauco e dalla sua determinazione, elementi che lo rendono davvero molto virile. E quel bottone sbottonato sulla prima asola testimonia un suo andare spesso contro le regole: che sia un purosangue completamente differente dagli altri e con una sua personale morale, è fin troppo evidente.

    Edited by Alexander N. Byron - 18/6/2018, 23:20
     
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  3. Eva Cooper
     
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    Il fatto che qualcuno si muova non molto lontano da lei non la mette in allarme più del dovuto, ma da buona Auror sempre pronta al peggio - considerati anche gli ultimi avvenimenti - la biondina va ad abbassare la destra al corrispettivo fodero della bacchetta pronta ad estrarla per qualsiasi evenienza. Quando Alexander la supera e si presenta di fronte a lei, la mezza Veela l'ha ormai estratta, diretta proprio contro l'altrui petto. Il cuore ovviamente ha accelerato il battito per via del timore inconscio di un possibile nuovo attacco da parte degli Spazzini, ma il suo volto non evidenzia segni di spavento o di timore. Forse perché, non appena posati gli occhi su di lui, l'ha riconosciuto.
    < Alexander > se lui l'ha chiamata per cognome lei utilizza invece il suo nome, abbozzando ad un lieve sorrisetto, furbo perlopiù. Non abbassa ancora la sua arma, tentando anzi di pungolarlo laddove la camicia altrui pare essere sbottonata, al contrario della sua che invece è praticamente accollata. < Vedo che mi hai copiato il look questa sera > scherza, aggiungendoci anche una breve risata, prima di scuotere la biondissima testolina e riporre la bacchetta al suo posto in un movimento veloce ma preciso. Forse lo fa apposta, ma non commenta le sue parole, tentando invece di superarlo lateralmente per muovere qualche passo in avanti, diretta verso lo spiazzo verdeggiante che dà su un cielo privo di nuvole ed estremamente stellato. Quella è la sua destinazione, sempre che in qualche modo riesca a raggiungerla senza essere bloccata prima.
    < Non ricordo di aver detto che ti avrei punito > sentenzia senza voltarsi e il suo tono di voce è più che serio seppur melodioso e soave come suo solito. Non ci si deve nemmeno impegnare, riesce ad essere suadente anche senza volerlo appositamente. < Anche se sei stato davvero poco pudico nel modo in cui mi hai salutata quella sera. Se fossi fidanzata? > domanda schioccando la lingua sul palato < Certo, probabilmente mi risponderai che non sei geloso > anticipa la sua eventuale risposta o, meglio, l'ipotesi di una sua eventuale risposta dandogli nuovamente le spalle e, dimenticandosi, quanto possa essere letale volgersi in quel modo di fronte ad un predatore. < Tuttavia non siamo così in confidenza da poterti permettere certe libertà. > procede in quella sorta di ramanzina salvo poi interrompersi e zittirsi forse per attendere la di lui voce.
     
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  4. Alexander N. Byron
     
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    Non si pone minimamente il problema di piombare di soppiatto davanti a qualcuno, nel bel mezzo di una stradina buia: per lui quell'atteggiamento è tutto normale e lo si capisce dal sorriso beffardo che ha dipinto sul volto non appena si frappone tra Eva e la via che sta percorrendo. Solleva le sopracciglia quando l'altra lo chiama per nome, ma non ci bada più di tanto, teso com'è a lasciarsi andare in un ghigno sfacciato non appena la punta della bacchetta dell'auror va a sfiorare la sua pelle: non è spaventato, ma divertito. Ha sempre ritenuto che le situazioni di pericolo possano rivelarsi ancora più intriganti ed è per questo che sembra quasi godere della possibilità di un incantesimo che vada a colpirgli il petto. Cosa ci perderebbe? In fondo nulla, anzi acquisterebbe la speranza di poter raggiungere Evan presto, ammesso che esista un mondo ultraterreno. Alexander dà l'idea di essere un vincitore proprio perché non ha più niente a cui rinunciare e per questo va in battaglia più temerario di chiunque altro, ma questo nessuno lo sa.
    <uno schiaffo è una punizione > precisa, con un cipiglio più severo come se la stesse copiando nel suo modo di fare troppo serioso, ma non per questo risultando maleducato. La guarda allontanarsi e si dirige anche lui verso quello spiazzo verde, alzando gli occhi per cercare la costellazione dello Scorpione.
    Se Eva si voltasse adesso probabilmente intercetterebbe uno sguardo più pulito che subito però si sporca di noia, non appena le parole dell'altra raggiungono le sue orecchie. Sbuffa, mettendo le mani nella tasca e fissando le sue spalle, senza continuare a raggiungerla: sta dondolando un po' il piede destro e fissando l'ombra che si crea sull'erbetta, come un bambino annoiato.
    < Pff, mi fai un uomo dalle risposte scontate > alza gli occhi in un gesto spazientito, ma non lo è davvero. Pare riflettere, labbra vermiglie serrate tra di loro e lieve movimento della mano destra verso l'altro, simile ad uno svolazzo <in realtà, se fossi fidanzata ti chiederei di presentarmi il tuo ragazzo> Lo aggiunge con quella voce roca, virile, accompagnando il tutto da un occhiolino.
    < Eva Cooper > ripete il suo nome quando quella finisce la sua morale, sedendosi sull'erba e incrociando le gambe tra di loro <non sono uno di quegli sciocchi ragazzini di Hogwarts che ti seguivano qualunque cosa dicessi nella speranza di ottenere un bacio sulla guancia o del materiale per poter sognare la notte> Ci tiene a puntualizzarlo, mentre stende le ginocchia e si lascia andare in una posa supina. Non la sta fissando, ma la donna potrà sentire la sua voce, mentre le sue iridi smeraldo tornano a fissare le stelle.
    < Sono un uomo dedito al piacere, che ama specchiarsi nella bellezza quando la riconosce > implicitamente, le sta rivelando che è oggettivamente bella, senza troppe cerimonie
    < Ma se la bellezza sfugge, non la seguo. Semplicemente, la ricerco altrove. Il mondo ne è pieno > indica istintivamente con l'indice il cielo stellato, prima di tacere. Se Eva vuole andar via, non ha nulla in contrario: ama le donne indipendenti, che sanno provocare, ma al tempo stesso ama anche le persone sicure di sé che hanno smesso da anni di far le civettuole. E' uno che crede nelle responsabilità e in chi sa assumersele, quindi se l'Auror non desidera la sua compagnia la lascia libera di scegliere. Quale dono migliore? Di certo, dal tono calmo assunto mentre ha parlato, si intuisce che non sia astioso nei suoi confronti e che quelle parole pronunciate sono state finalizzate a far crollare quel teatrino che Eva ha messo in piedi, giungendo subito al sodo.
    Tasta la tasca dei pantaloni, estraendo il pacchetto delle sigarette e ne pone una spenta tra le sue labbra, continuando a cercare chissà quale risposta nello spettacolo blu che si staglia sul suo viso.
     
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  5. Eva Cooper
     
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    Lui la segue, ma lei non si volta e - senza farlo apposta - anche la mezza Veela si ritrova ad alzare il capo verso l'alto, a perdersi in quel cielo stellato davvero meraviglioso. E continua a farlo anche mentre lui parla, respirando a fondo l'aria serale che tanto pare farle dimenticare le ultime tragedie vissute. Pian piano, giorno dopo giorno, sta cercando di riprendersi: nonostante sia psicologicamente provata non ha mai smesso un istante di pensare a quanto possa essere bella la vita. D'altra parte come lo stesso Alexander poco dopo sostiene, il mondo ne è pieno. Finalmente dopo lunghi istanti decide di portare lo sguardo dalle iridi chiarissime su di lui, cogliendone i movimenti che lo portano dopo poco a sedersi a terra. Sorride alle sue parole, non riesce a mantenersi troppo seria di fronte a lui: lo considera divertente seppur un po' troppo diretto. O, per meglio dire, privo di quello che lei definirebbe "buon senso". Anche lei di solito è diretta e sincera, evita costantemente di dire bugie e cerca di raggiungere sempre il punto della situazione perché odia non essere onesta con le persone. A volte chiacchiera anche troppo, alle volte può risultare eccessiva, altre seduttiva ma non lo fa mai per farsi notare: è sé stessa, sempre e comunque.
    < In realtà non ti considero affatto scontato > comincia da lì lei, forse da un'affermazione poco adeguata considerando il bel tipetto sveglio con il quale si trova ora. < Apprezzo le persone oneste, che dicono direttamente ciò che pensano senza stare a riflettere troppo sulle conseguenze. Anche io sono così, di solito. > ammette muovendo un paio di passi verso di lui e fermandosi comunque a debita distanza, riprendendo a parlare subito dopo. < In realtà credo di non aver mai avuto un ragazzo ufficiale, ci crederesti? > domanda accompagnando quel quesito ad una sottile risata che dura poco, aggraziata e mai sguaiata. Pare aver voglia di parlare la biondina, forse si sarebbe dilungata in qualche discorso anche quella sera al pub, ma qualcun altro li aveva interrotti rovinando una possibile conversazione interessante. Annuisce dunque nell'ascoltare il dire successivo dell'uomo lì di fronte a lei, abbassando lo sguardo in segno di silente rispetto. < Non volevo risultare antipatica, perdonami se lo sono sembrata. E' che sto attraversando davvero un periodaccio, non ne va bene una. > e sbuffa anche, sonoramente, prima di muovere un altro passettino verso Alexander. Andrebbe dunque ad accomodarsi proprio accanto a lui, mantenendo comunque la giusta distanza, tale da evitare che i due corpi si sfiorino.
    < Credo di considerare la bellezza in modo diverso da come mi pare di capire tu l'abbia definita > dice lasciando scivolare le proprie braccia lungo il corpo, mani che si uniscono all'altezza del ventre e lì rimane con la schiena posizionata sull'erba fresca. I lunghissimi capelli biondi circondano come una sorta di corona magnifica e brillante il volto dai candidi lineamenti, bella anche se scarsamente illuminata. Sembra una bambola di porcellana distesa su di un letto di foglie, eppure viva, desiderosa di descrivere le proprie emozioni. < Alle volte ricerco la normalità più che la bellezza. Ci sono momenti in cui vorrei essere diversa, in cui mi piacerebbe credere di essere... > ricerca la parola adeguata smettendo per qualche momento di sorridere < ...normale sì. Pensi che sia pazza? > una domanda strana l'ultima, ma è lì che si conclude la sua chiacchierata, con gli occhi che si perdono nel firmamento che questa sera può osservare, poiché non vi sono nuvole ad oscurarle la vista.
     
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  6. Alexander N. Byron
     
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    Stendersi sotto ad un manto di stelle è una tra le cose al mondo che lo fa più rilassare in assoluto: l'idea di proiettare nel cielo quelle speranze ormai inaridite dentro di lui, senza doverle rendere manifeste, lo fa sentire in qualche modo protetto e vivo. Questo non significa che non abbia dolori: il suo cuore è un groviglio di spine che a fatica si riuscirebbe a districare, così intrecciato tra sangue e dolori. Non ha risposto a nessuna delle parole di Eva, ma le ha incamerate, rivolgendole un sorriso enigmatico o un breve cenno del capo per farle capire che non la ritiene affatto antipatica. Si è chiuso in un mondo suo, ma ha continuato ad ascoltare la ragazza e a seguire con la coda dell'occhio i suoi movimenti lenti, studiati, lasciandola stendere accanto alla sua figura. Non si sposta di un millimetro, le permette di condividere quell'istante senza gelosia di alcun tipo, forse perché rimane piacevolmente colpito dalle piccole confessioni della ragazza.
    < Non ho mai dato la mia definizione di bellezza >
    Inarca il sopracciglio destro, in quella puntualizzazione che sta a sottolineare quanto tanto sia attento ai dettagli e alle dinamiche di conversazione. Stringe tra l'indice e il medio la sigaretta ancora spenta, poi volta il capo verso di lei, decidendo di specchiarsi nei suoi occhi anziché nelle stelle.
    < Qualcuno direbbe che la vera impresa della vita è essere normali >
    Non è usuale neanche in quello che dice: qualcun altro le avrebbe chiesto come mai quello sia un periodaccio e l'avrebbe compatita, ma non lui. Alexander è rimasto di certo stupito dalle parole di Eva e da quel suo mettersi a nudo - metaforicamente parlando - ma non sta nutrendo pena per lei, seppur improvvisamente la sua espressione appare più dolce, accentuata dal colore di quelle pupille che si fanno di colpo più smeraldo.
    < Ma in fondo cosa ti importa? Ogni concetto è relativo, soprattutto la normalità >
    Una scrollata di spalle, seppur sia steso sull'erba. Ha ancora il volto girato verso di lei, ma adesso il suo corpo si fa più vicino: con cautela, senza il solito approccio da predatore, e con una grazia che non si crederebbe possibile, per uno come lui.
    < Io dico che la vera impresa è essere speciali >
    Le sorride, andando a spostarle una ciocca di capelli dalle spalle, con quelle dita sottili, da musicista.
    < E' questo che ti renderebbe davvero coraggiosa >
    Le ultime parole sono sussurrate, appena accennate, pronunciate come se fossero chiuse in una bolla ovattata che i suoni esterni non possono scoppiare.
     
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5 replies since 18/6/2018, 21:10   80 views
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