[aula studio] Colori complementari

Vanessa + Aryan

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  1. Aryan:
     
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    Aryan non è tipo da studio, quindi vederlo all'interno di un'aula con un libro aperto davanti è un po' strano e forse dovete cominciare ad insospettirvi. Il problema è che sta studiando per davvero, visto che deve assolutamente recuperare una materia e non ha intenzione di farsi tagliare i fondi dai genitori, tornare in India e sposare qualcuno che non vuole assolutamente come moglie.
    Che poi lui non vuole una moglie. Vuole spassarsela ancora un po' con le ragazze, fare il provolone. E per questo, si è trasferito nel Regno Unito e si è iscritto all'Accademia di Hogwarts.
    È stata la sua salvezza. Il piano B era quello di chiedere un trasferimento dall'altro capo del mondo per lavorare e insomma... la voglia di fare qualcosa è ancora più lontana dello studio, perciò si è ripiegato sulla prima scelta: progredire nella sua carriera magica da studente.
    Si trova, dunque, su un'aula vuota. Ci sono un sacco di banchi liberi e lui ha scelto l'ultimo, in fondo alla sala. Libro aperto sul tavolo, pergamene per prendere appunti, piume e inchiostri vari, sguardo di iridi nere perso a cercare di capire un incantesimo assurdo di cui nessuno ha mai sentito parlare. Ha pure la bocca semiaperta in una smorfia, le mani tra i capelli pece a spazzola e una gocciolina di sudore che gli scende dalla tempia.
    È sforzo, perché non ha caldo. Non con la divisa dell'accademia estiva che riporta i colori di Grifondoro con la camicia granata e qualche spilletta della casa in oro. Ha pure una sciarpa non arrotolata completamente attorno al collo di un tessuto damascato in tinta con il suo outfit, un accessorio maschile e molto, molto elegante. Si capisce che ha un pacco di galeoni anche dai mocassini neri abbinati ai pantaloni lunghi della divisa.
    Qualche bracciale e qualche anello non troppo vistosi sono messi lì a decorazione, tutti esclusivamente in oro, che risalta su quella carnagione olivastra molto scura.
    «Ma che schifo di roba è?» pronuncia in uno strano inglese con il suo accento indiano. «Stupidi esami. Stupida Accademia...»
    Borbotta tra sé e alla fine, gira anche di scatto, nervosamente, la pagina del libro e ritorna alla posizione originale.
     
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  2. Vanessa Thompson
     
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    Non sono in molti ad aver deciso di rimanere ad Hogwarts nonostante le vacanze estive e lei, dopo qualche settimana trascorsa a casa di suo fratello Magonò a diversi chilometri di distanza da Londra, si è decisa a fare i bagagli per tornare in fretta e furia a scuola. Si è giustificata sostenendo con fermezza che avrebbe dovuto studiare in vista del sesto anno accademico che di lì a poco sarebbe cominciato, ma la verità è che Hogwarts ormai rappresenta la sua vera casa. E non tanto in senso romantico, quanto più perché lì si considera una vera e propria Reginetta: diciamo pure che negli ultimi anni si è approfittata di parecchie persone tanto da richiamare l'attenzione di quelle più subdole, alcune delle quali hanno cominciato a considerarla una sorta di leader. Certo, probabilmente i suoi modi per farsi rispettare non sono propriamente moralissimi, ma sicuramente sono più che efficaci.
    Quella stessa mattina ha sistemato le sue cose nella sala comune, assicurandosi che tutto fosse in ordine e, dopo aver effettuato un giro di ricognizione per rendersi conto dei compagni rimasti ad Hogwarts, ha raggiunto la Biblioteca e recuperato un piccolo libriccino con il quale si sta dirigendo or ora verso una delle aule libere. E' così che per caso si ritrova ad accedere a quella stessa aula in cui si trova anche Aryan, richiudendo subito dopo la porta dietro di sé. Lei, al contrario del Grifondoro, ha indossato la sua divisa di Serpeverde, un look che ama particolarmente e che obiettivamente le dona parecchio. A cingerle la parte superiore del corpo una semplice camicia bianca maniche corte con giusto qualche bottone slacciato all'altezza della scollatura, mentre nella perte inferiore una gonnellina nera che a malapena raggiunge le ginocchia. Il vero problema, se così vogliamo definirlo, è che Vanessa nel suo metro settanta risulta molto longilinea ma allo stesso tempo dotata di forme femminili ormai mature grazie alle quali spesso e volentieri dimostra almeno un paio di anni in più di quelli che realmente ha. I suoi capelli sono biondi, di un biondo cenere e raggiungono in lunghezza il seno, circondando un volto dal colorito roseo e grandi occhi cerulei piuttosto vispi e dallo sguardo furbetto.
    Entrata nella stanza non si avvede immediatamente della presenza del ragazzo seduto in fondo all'aula, tant'è che si perde nel sistemare la piega più in basso di quella corta gonnellina per alcuni sencondi prima di rialzare lo sguardo e cominciare a percorrere i primi passi all'interno dell'aula. I suoi movimenti assomigliano a quelli di una pantera alla ricerca di una preda, felini e dotati di una sensualità innata che non si capisce bene se immetta appositamente o meno in quelle movenze, ma che comunque determinano un ancheggiare decisamente ben effettuato. Prima di accomodarsi a qualche banco di distanza da Aryan gli dona un piccolo sguardo, accompagnato da un sorriso: ebbene sì, non si fa problemi con i ragazzi, considerando anche il fatto che il suo gruppetto di amici è composto solo ed unicamente da persone di sesso maschile. Si siede dunque e, neanche a doverlo specificare, accavalla subito le lunghe gambe, non prima di aver sistemato anche la cintura con annesso fodero dal quale spunta la sua bacchetta di Noce. Sfila quindi da sotto il braccio quel fantomatico libriccino sul quale, a caratteri piuttosto grandi, sembrerebbe esserci scritto: "Incanto Patronus". Non lo apre ancora, ma perde del tempo ad osservare la fattura di quel volumetto, passando le dita sulla copertina spessa di un colore violaceo.
     
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  3. Aryan:
     
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    Le distrazioni sono facili quando non si studia con attenzione o con volontà, perciò la mente può portarci ad esplorare zone nascoste, farci intraprendere strade mai prese e così farci finire nel vizioso circolo della procrastinazione. Infatti, dopo le imprecazioni non proprio sommesse, Aryan è lì con gli occhi fissi sugli appunti e sui libri, ma la sua mano sta facendo roteare una piuma in continuazione ed è tipo la terza volta che sta rileggendo la stessa frase e non ci capisce niente.
    Si trova lì da un'oretta buona, il tempo di sparpagliare tutto attorno a sé per dare una parvenza di studente serio che non è e di fare un giro a parlottare coi quadri presenti nell'aula, per poi aprire definitivamente il libro. Quindi saranno dieci minuti o poco più che ha deciso di studiare, ma non è arrivato nemmeno a metà capitolo che già si distrae e pensa alle gelatine gommose che vorrebbe provare da Mielandia.
    Per tutti questi motivi e per lo sguardo sornione che lancia alla ragazza appena arrivata, distoglie lo sguardo dalle complicate parole e gli occhi pece si fissano su Vanessa. La squadra da capo a piedi, le lancia pure un sorrisino e poi fa finta pure di non darle troppe attenzioni, tornando a sfogliare il libro per guardare almeno le immagini, tante le volte ci capisse davvero qualcosa.
    Nell'occhieggiare l'altra, si ritrova a fissare spesso e volentieri il suo libro, quello sul Patronus. Come tipo di incanto è uno tra quelli che non riesce ancora a fare senza bacchetta, troppo complicato, nonostante gli altri più avanzati gli riescano discretamente bene. Certo, non è un mago brillantissimo se non deve utilizzare il catalizzatore, ma alla maniera inglese gli è sicuramente più facile. Che poi, per quale cavolo di motivo l'abbiano mandato a Uagadou ancora se lo sta chiedendo.
    Forse i suoi si aspettavano davvero che migliorasse in disciplina, però purtroppo non è andata molto bene, visto che ora sta prendendo un pezzo di pergamena per scrivere su un bigliettino questo: Aryan Deshmukh, il mago dal miglior Patronus di sempre.
    Manco fosse Harry Potter.
    Arrotola il bigliettino e facendo uno strano movimento con le mani, quello comincia a librare da solo, fino a che non parte a tutta velocità verso Vanessa e con uno schiocco delle dita del ragazzo, la palletta di carta si apre delicatamente davanti agli occhi della studentessa per rivelarne il contenuto.
    Se dopo aver letto ciò Vanessa alzasse lo sguardo in direzione di Aryan, lo troverebbe intento a scarabocchiare qualcosa su una pergamena.
     
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  4. Vanessa Thompson
     
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    Dopo aver perso qualche istante ad osservare la copertina del libro violaceo finalmente si decide ad aprirlo, senza troppa fretta comunque, come se volesse saggiare quel momento. Già, l'Incanto Patronus viene insegnato raramente ad Hogwarts, alle volte nemmeno al settimo anno e invece eccola lì Vanessa, intenta a spalancare una porta nuova e probabilmente parecchio difficoltosa. In fondo è sempre stato da lei sfidare i limiti e le regole, non ha mai avuto alcun problema in merito e - se davvero vuole essere la studentessa più in gamba della scuola - di certo deve essere in grado di lanciare quel maledetto incantesimo prima degli altri. Già si immagina a mostrare la sua bravura di fronte a tutta Hogwarts e a ricevere per questo il massimo dell'attenzione, l'invidia di chi invece non si impegna mai abbastanza per essere al suo livello. Sta sognando ad occhi aperti quando la pergamena di Aryan piomba di fronte agli occhi cerulei della ragazza, estenendosi con delicatezza per rivelarne il contenuto. La si può osservare rivolgere uno sguardo privo di alcun interesse a ciò che vi trova scritto: non sorride, non socchiude gli occhi, nemmeno inarca un sopracciglio. Niente di niente, apatica come non mai. Tuttavia, dopo qualche istante, eccola afferrare quel bigliettino e, tenendolo ancora in mano, alzarsi dalla sua postazione. Puntando lo sguardo su Aryan che nel frattempo pare essere impegnato a scarabocchiare qualcosa su un'altra pergamena, si avvia proprio verso la sua postazione mantenendo la testa ben dritta e ritornando così ad ancheggiare con quel passo felino che si ritrova. Senza alcun cenno di imbarazzo si accomoda sulla sedia accanto a quella del ragazzo, non ad una poco distante, ma proprio su quella di fianco a lui cosicché a separarli vi siano davvero pochi centimetri d'aria. Sistema, con un tonfo ben assestato, il libriccino proprio sopra la pergamena sulla quale il suo nuovo interlocutore sta scrivendo nel tentativo di interrompere qualsiasi sua azione. No, non si pone nemmeno il problema di risultare eccessiva, non certo lei. Subito dopo la biondina va ad appoggiare entrambi i gomiti sul proprio banco, ponendo al di sopra delle mani poste ora a conca il bel visino. Lo sguardo è ovviamente imposto su Aryan, ma non gli sorride, non ancora.
    < Vediamo un po' che cosa sai fare, tesorino > pronuncia il tutto dischiudendo le labbra carnose di poco, in una sorta di sibilo ben piazzato e che ancora ne determina l'assenza di un sorriso. < Se sei davvero il mago dal miglior Patronus di sempre... > ripete in modo canzonatorio il suo dire prima di scattare in avanti con il volto nel tentativo di avvicinarsi a quello altrui per coglierlo di sorpresa < ...dovresti essere in grado di insegnare ad una studentessa del sesto anno un incantesimo per te così semplice > se fosse riuscita nel suo intento sussurrerebbe tali parole a pochissima distanza dalle labbra altrui, il tutto con una tonalità decisamente più suadente. Ritornerebbe quindi alla posizione di partenza subito dopo, non prima di avergli dedicato una veloce scrollata di spalle < Sei in grado di stupirmi? > come se le altre persone fossero in dovere di farlo insomma. Fastidiosa per alcuni, intrigante per altri, ma sicuramente strana non c'è che dire.

    Edited by Vanessa Thompson - 21/6/2018, 23:38
     
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  5. Aryan:
     
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    La cosa che sta disegnando, probabilmente, è una brutta caricatura di Vanessa, perché nonostante faccia il provolone un po' con tutte, non gli dispiace anche prenderle un po' in giro, le ragazze. E poi lei è abbastanza famosa per essere una sorta di reginetta di Hogwarts ed è strano che le statue nei corridoi non si inchino al suo passaggio. Impareranno.
    Quando però Vanessa decidere di sbattergli il libro proprio sopra al suo bruttissimo disegno, è lì che Aryan si desta, perché riesce a togliere la mano che regge la piuma per il rotto della cuffia e poi, finalmente, si volta verso di lei, che l'ha raggiunto come da piani - quali piani? Dov'è Mozart? - e si è seduta proprio accanto all'indiano. Dal volto, sembra molto determinata ad ottenere ciò che vuole. Dal viso di lui, invece, si capisce quando quella sua faccetta tosta gli piaccia, perché sorride come uno scemo.
    Accentua di più quell'espressione da beota appena lei si avvicina, i loro sguardi che si intrecciano e le loro facce così vicine da poter sentire il profumo degli abiti altrui. Ciò che potrebbe percepire Vanessa, avvicinandosi così tanto, è un aroma molto forte e dal retrogusto speziato, un profumo da uomo di quelli costosi e stranieri di cui si può trovare la pubblicità nelle riviste da strega o da mago.
    I denti bianchi di Aryan si scoprono, lo sguardo si abbassa per qualche secondo quando Vanessa finisce di parlare, poi torna, penetrante, verso gli occhi cerulei di lei e cerca di immergersi proprio dentro a quegli specchi d'acqua. Lei ha il tono suadente, lui ha l'atteggiamento provocante ed è tutto bello tronfio per essere riuscito a sciogliere il ghiaccio con la ragazza, anche se lei sembra tutt'altro che interessata a quel tipo di cose. Lei vuole per davvero esercitarsi sul Patronus.
    Merda.
    Non lo dice, ma lo starà sicuramente pensando. Forse non si capisce, tuttavia dietro quegli occhi grandi che a tratti vengono nascosti dalle palpebre in un tic incontrollabile e celato da quel sorriso c'è il più grande dilemma della storia dell'uomo: come me la svignooooo?
    < Come per ogni cosa c'è un trucco > la sua voce è calda e profonda, ma animata da un accento un po' troppo buffo e sudorientale. < Più ti concentri sulla sensazione di felicità del tuo ricordo, più il tuo Patronus riuscirà e prenderà forma. >
    Finita la spiegazione, proverebbe pure ad avvicinarsi e ad appoggiare un braccio sopra lo schienale della sedia di lei per starle praticamente addosso, il petto di lui che preme sulla minuta spalla di lei.
    < Se vuoi posso darti una mano anche per il ricordo felice > e lì va di occhiolino proprio per farle intendere che è pronto ad essere il suo ricordo felice, mentre continua a ridere sornione e ad ammiccare.
     
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  6. Vanessa Thompson
     
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    Vanessa non ha affatto avuto modo di vedere la caricatura che Aryan stava disegnando qualche istante prime e, molto probabilmente, questa è una fortuna per l’ex Grifondoro che ancora non pare essere entrato a pieno diritto nella lista nera della reginetta di Hogwarts. Lo guarda sorridere, eccome se lo nota, ma lei invece non lo fa: persiste con quell’espressione da sfacciata, labbra serrate e occhi cerulei che non si spostano dal volto del suo interlocutore. Attende una risposta, un commento o qualsiasi cosa, ma pare evidente che il ragazzo non avrà alcuno scampo ormai. Diciamo pure che la Serpeverde quando si mette in testa di voler ottenere qualcosa nella maggior parte ci riesce e questo accade non solo perché è una strega, ma soprattutto perché non lascia mai niente a caso. Si incaponisce talmente tanto che diventa impossibile non assecondarla o non accontentarla insomma.
    Negli istanti in cui la biondina avvicina il volto a quello del suo interlocutore può percepire un forte aroma speziato, un profumo che non ha mai sentito prima d’ora ma che tuttavia risulta essere piacevole. Lui, invece, potrà percepire il profumo di una pungente essenza floreale della quale è però impossibile distinguerne il tipo: potrebbe trattarsi di rosa mista a lavanda e a chissà qualche altro fiore. Ecco che, mentre lei sta cominciando a spazientirsi per via dell’attesa, finalmente Aryan decide di rispondere ai suoi molteplici quesiti. L’espressione della giovane si fa più distesa, mentre gli occhi seguono i movimenti delle labbra altrui e fa apposta a focalizzarsi proprio su queste ultime, in una sorta di provocazione che gli lancia senza tuttavia esprimere a parole questo intrigante gioco che ha avviato con lui. Le fissa ancora, anche quando tocca a lei commentare.
    < Senti, parliamoci chiaro Aryan Deshmukh > pronuncia un po' male il suo cognome, ma perlomeno gli fa notare di aver già memorizzato il tutto, dandogli in questo modo una certa importanza. Solo dopo quella prima frase lo sguardo di lei si sposta nuovamente verso l'alto, ad intercettare così gli occhi scuri del ragazzo così da donargli un contatto visivo adeguato e smettere in questo modo di eccedere con quella eccessiva malizia appena mostrata. < Non me ne faccio assolutamente nulla di consigli che potrei benissimo leggere in questo libro > lo pungola con il dito, come se quell'affermazione già non fosse abbastanza chiara < Puoi insegnarmi concretamente a lanciare l'Incanto Patronus oppure sto perdendo il mio tempo con te? > domanda chiudendo e riaprendo gli occhioni due volte, in una espressione da cerbiatto in netto contrasto con le paroline piuttosto acide che gli ha appena rivolto. Nell'ascoltare la sua ultima frase l'attenzione di Vanessa viene attirata dal movimento del braccio di Aryan, il quale viene spostato sopra lo schienale della sedia dove la ragazza si è ben accomodata qualche momento fa. Guarda proprio quel suo gesto, prima di tornare lentamente sul di lui volto e abbozzare un sorriso, il primo che fino a questo momento il suo interlocutore ha l'occasione di vedere. Un sorriso tuttavia inquietante, di una bellezza peccatrice tipica di chi sembra divertirsi parecchio nel ritrovarsi in situazioni di quel genere. < Non credo saresti all'altezza di una simile prodezza > commenta in relazione al fantomatico ricordo felice per il quale lui si è appena offerto < Insegnami a lanciare un Patronus e ti concederò un bacio. O un appuntamento. O quello che può desiderare chi ha già tutto. > allude forse agli abiti e alla fragranza costosa che il ragazzo indossa? Può darsi, fatto sta che non si rimangia nulla di ciò che ha appena pronunciato, nemmeno per sbaglio e continua imperterrita a guardarlo dritto negli occhi.
     
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  7. Aryan:
     
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    Aryan ha avuto molta fortuna a non farsi beccare da Vanessa nella sua caricatura, ma tanto non gli sarebbe importato, sfacciato com'è. Tanto che continua a sorridere, noncurante dell'espressione seria e molto aggressiva della Serpeverde, un'espressione che la rende ancora più intrigante agli occhi dell'indiano.
    In questo momento, si stanno osservando due facce della stessa medaglia e i due sembrano essere complementari, diametralmente opposti esattamente come i colori che indossano sulle loro divise: da una parte c'è la spavalderia di un Grifondoro per caso – perché Aryan ha studiato a Uagadou e la Casa di appartenenza ad Hogwarts gliel'hanno assegnata solamente in età adulta – e dall'altra l'ostinazione e la testardaggine di una Serpeverde. Che poi sembrano tanto simili come caratteristiche, quindi torna un pochino il discorso della medaglia.
    Arriccia appena il naso a sentire il profumo floreale e pungente che emana la sua pelle, un profumo che le si confà e che accoglie con piacere nonostante lo stupore iniziale. Non ci si concentra troppo perché non vuol finire la piacevole chiacchierata con un giramento di testa, ma il suo olfatto continua a catturare quella fragranza tanto piacevole e finisce in secondo piano quando è la vista a doversi concentrare.
    Lui la guarda dritto negli occhi, cerca di capire dove questi vadano ogni volta, perché la determinazione di Vanessa si concentra tutta in due punti, che sono appunto le sue pupille nere circondate da dei dischi chiari dove le sfumature di colore variano tra l'azzurro e il verdino e il grigio, tipico degli occhi cerulei. Non può fare a meno di fissarla, di regalarle continuamente quel sorrisetto beffardo, che si amplia appena lei lo chiama con il suo nome.
    Ci manca solamente che il petto gli si gonfi come quello di un tacchino il giorno del ringraziamento, però si passa pure la lingua tra le labbra, umettandole e riscoprendo solo dopo il suo passaggio una sola fila di denti bianchi in totale contrasto con la sua carnagione caramello.
    «Io sono certo che il tuo libro dica che tu debba concentrarti su un ricordo felice, senza essere tanto specifico» ribatte, continuando a sostenere quella conversazione alla pari e con un tono leggero molto simile a quello che si potrebbe usare per le prese in giro. «Forse ti può dire che deve essere particolarmente felice, non una felicità banale. Però io ti ho detto un'altra cosa: devi concentrarti sulla sensazione di felicità».
    Grande maestro Yoda, insegnaci.
    La cosa più giusta da fare, a questo punto, sarebbe quella – Vanessa, dico a te – di dargli uno scalpellotto o di pestargli un piede. La seconda, probabilmente, neanche se l'aspetta, ma tanto qualsiasi cosa ella faccia, lui potrebbe prenderla a ridere. Tuttavia, mia cara, hai sbagliato a promettergli la luna, perché un giorno lui verrà a reclamarla.
    «Va bene, piccola furia» è già passato ai nomignoli, aiuto. «Io ti faccio vedere che cosa so fare e tu farai lo stesso, così mi faccio un'idea su cosa devi migliorare».
    Detto questo, molto lentamente e senza distogliere mai lo sguardo, Aryan si staccherebbe da lei per iniziare a muovere le mani in maniera strana. Il sorriso non scompare, ma gli occhi cambiano, segno che si sta concentrando a fare qualcosa. Non ha bisogno di chiudere le palpebre per riuscire a focalizzare il suo ricordo felice, perché è un ricordo che non esiste, di cui non ne può possedere una memoria visiva. È un canto, è una voce femminile e c'è lui, bambino, piccolissimo, che sorride: è quella la felicità, solamente sapere di poter essere stato felice e poter esserlo ancora, libero.
    Non ha bisogno della bacchetta – magari sì – per lanciare quell'incantesimo, ma in questo momento sta facendo lo spavaldo, perciò non può sfoderare il catalizzatore, ma continuare a muovere le mani in gesti sinuosi davanti ai suoi occhi e dire, solo quando si sentirà pronto, con una specie di sussurro gentile: «Expecto Patronum!»
    Se dovesse riuscire, dovrebbe apparire una ben poco aggraziata antilope massiccia di un colore argentato.

    Aspetto te per lanciare il dado - CD 20, pensiero 7
     
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  8. Vanessa Thompson
     
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    Dunque abbiamo due personcine parecchio sicure di sé, piuttosto tronfie delle loro capacità e della loro stessa bravura. Non potrebbe essere altrimenti, almeno per Vanessa, poiché non si spiegherebbe il suo interesse per un incantesimo che ben pochi sedicenni sono in grado di lanciare permettendo al proprio Patronus di prendere forma. Lui non indossa la divisa dei Grifondoro, ma non pare interessarle poi molto l'appartenenza di Aryan dato che non l'ha nemmeno domandato. Probabilmente è molto più attratta dal suo modo di fare, una presunzione che gli accomuna ma che non per questo rende il Grifondoro meno insopportabile ai suoi occhi perché, se c'è qualcosa che non riesce proprio a reggere, è chi riesce a tenerle testa. Eppure, contemporaneamente, la si può notare mantenere quel sorrisetto provocatorio sul bel volto: lui la infastidisce certo, ma la diverte proprio perché le assomiglia. E' dunque incuriosita da lui, dalle sue possibili mosse ed è per questo che rimane a fissarlo, a guardarlo negli occhi senza alcuna nota di imbarazzo: uno sguardo deciso, in parte seduttivo è quello che gli dona forse per provare la sua resistenza o forse perché in quel momento le va così. Non vi è sempre una spiegazione precisa del suo atteggiamento, la Serpeverde è un tipetto molto particolare e ormai ad Hogwarts in molti l'hanno già inquadrata, anche gli stessi professori.
    Dunque non si sottrae alle occhiate che lui le impone, rispondendo pan per focaccia senza minimamente arretrare dalla posizione assunta. Rimane infatti seduta lì dov'è con il braccio del diciottenne a cingere la sedia sulla quale è accomodata, in attesa di un suo commento o di una sua risposta. Tant'è che quando lui comincia a parlare lei non lo interrompe, non subito perlomeno, ascoltando con attenzione le sue parole di una tale arroganza che non si aspettava. Questo però, invece di farla arrabbiare, contribuisce ad estendere il suo sorriso: gli angoli esterni della bocca si muovono ancor più verso l'alto in una nuova espressione divertita che gli rivolge e che in quell'istante è solo e soltanto per lui.
    < Bene. > si limita a dire senza smettere di sorridere, muovendo il capo un po' più in alto mentre la sua testolina memorizza mentalmente quelle preziose informazioni che ora ha certamente ascoltato con maggiore attenzione rispetto allo scambio di battute avvenuto precedentemente. < E se non avessi un ricordo felice? Immagino sarebbe un problema. > commenta scrollando le spalle in un movimento quasi impercettibile. In tutto questo ancora lo sta guardando e no, non pare avere intenzione di schiaffeggiarlo né di pestargli un piede: pare proprio che Aryan stia vivendo la sua giornata fortunata a quanto pare. < Perfetto. > lapidaria nel rispondere alla provocazione altrui, non sarà certo lei a tirarsi indietro anche perché é sua prerogativa apprendere quell'incantesimo prima del tempo e se davvero Aryan può aiutarla non può lasciarsi sfuggire un'occasione come quella. Perciò lo osserva con concentrazione e, quando lui non dà alcun segno di voler estrarre la sua bacchetta, le sfugge un'espressione sorpresa. Sa benissimo infatti quanto sia difficile lanciare anche l'incantesimo più banale senza una bacchetta magica, figuriamoci un incanto di alto livello come quello che si sta apprestando a mostrarle. Attende però, facendosi più attenta con gli occhietti vispi sullo spazio circostante quando lo sente pronunciare le parole magiche. In realtà però, dal sorrisetto che ancora perdura sul suo viso, la giovane strega non si aspetta un granché da Aryan probabilmente per via del suo atteggiamento spocchioso. E infatti, quando il suo incantesimo fallisce miseramente in uno sbuffo argentato, la biondina si volta nuovamente verso di lui ad intercettarne lo sguardo. < Davvero notevole, mi hai stupita per davvero. Penso che salterò tra le tue braccia tra circa dieci secondi. > sì, lo sta prendendo in giro, assumendo anche una tonalità di voce fin troppo carezzevole. Sbuffa lievemente riconoscendo - solo mentalmente come ci si può aspettare da una come lei - che il consiglio da lui esposto possa comunque rivelarsi utile. Quindi, dopo aver estratto la sua bacchetta di noce dal fodero posto agganciato alla cintura, prova a concentrarsi chiudendo gli occhioni cerulei. Dapprima è l'immagine di un episodio piacevole che cerca di raffigurarsi mentalmente: quale potrebbe essere il suo ricordo più felice? Il suo primo giorno ad Hogwarts? Troppo banale, davvero troppo. Le ci vuole qualche istante prima che i suoi pensieri la rimandino ad un preciso istante: Vanessa è seduta sul divano di casa, da sola, poiché anche il padre oncologo quest'oggi dovrà rimanere fuori per il turno di notte. E' triste perché sperava di trascorrere del tempo con lui, come le aveva promesso. D'un tratto dall'ingresso dell'abitazione appare il fratello più grande, Jon, portando con sé due grossi coni gelato: gliene porge uno e si siede accanto a lei, rimanendo con la sorella per tutta la sera.
    Aryan le ha detto però di concentrarsi maggiormente sulla sensazione di felicità ed è quella che ricerca, è quella a cui tenta di aggrapparsi mentre la mano destra che regge la bacchetta comincia a compiere il primo movimento necessario a compiere l'incantesimo. La sensazione di felicità che ricorda in quell'istante potrebbe essere definita come la "non solitudine", la convinzione di non essere sola e di avere qualcuno di importante in grado di renderla felice anche quando la rabbia e il dolore sono opprimenti. < Expecto Patronum! > ci prova anche lei, puntando la bacchetta in avanti e riaprendo definitivamente gli occhi.
     
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    Vanessa, il tuo ricordo suscita in te una bella sensazione: è piacevole il calore che ti avvolge nonostante in questi giorni si preferisca un bel bagno in acque tropicali, piuttosto che un cappotto di lana. È come se all'improvviso il tuo cardigan preferito ti avesse raggiunto e si fosse posato su di te, morbido come non lo è mai stato.
    Questa sensazione si concentra su di te e quando prova a dirigersi insieme alla tua magia senti come un blocco al livello del polso: è il ricordo felice che fa a botte con la tua energia, perché non vanno proprio di pari passo.
    Tutto questo forse puoi arrivare ad intuirlo, forse no, ma sta di fatto che puoi vedere il risultato di quella scarsa combinazione e il fallimento ti si palesa di fronte agli occhi, trasformandosi in un velo argentato molto simile allo sbuffo prodotto dal gradasso Aryan – smetterà di darsi tante arie, finalmente?
    Probabilmente lo studente più esperto ha capito quali sono i vari errori commessi da te, Vanessa, perché ce ne sono sicuramente stati, altrimenti non saresti qui, oggi, ad apprendere un incanto tanto complicato.
    Intanto, il calore provato fino a poco fa si dissipa assieme al velo argentato che per un po' ha danzato davanti ai tuoi occhi.

     
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  10. Aryan:
     
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    Due cose sono certe: Aryan e Vanessa si stanno divertendo davvero tanto a provocarsi e probabilmente non smetteranno di farlo fino a che proveranno quel minimo di gusto a stuzzicare l'uno o l'altra; poi non passa in secondo piano come siano due personalità forti e che non si lasciano condizionare da parole o frasi. Non hanno proprio l'atteggiamento di persone remissive o rispettose. Nel primo caso, essere remissivi è segno di debolezza e in secondo luogo, il rispetto è qualcosa che si deve guadagnare e non si deve dare a prescindere. I due sono dei bei fuochi accesi, carichi e scoppiettanti di energie. Giovani che si godono proprio la loro gioventù e si approfittano anche dell'essere giovani, tanto sono spregiudicati negli atteggiamenti.
    Aryan, poi, si comporta esattamente come il cocco di papà viziato che è sempre stato. In India, nella dimora dov'è cresciuto, è sempre stato al centro di tutte le attenzioni. Da primogenito, ha goduto dell'affetto dei suoi genitori e delle loro ricchezze. Da ereditiere di questi tesori, i servi lo hanno sempre trattato con rispetto, forse molto di più di quello che si meritava.
    Insomma, è chiaramente un gradasso viziato.
    «Come potrebbe essere un problema, se ci sono io?» domanda, appigliandosi al discorso che facevano poco prima, cioè alla battutaccia in cui lui si prodigava per essere il suo ricordo felice. «Piccola furia» - di nuovo, ahinoi - «non ci credo, però, che tu non ne abbia nemmeno uno. In fin dei conti, avermi incontrato dovrebbe bastarti».
    Conclude l'ennesima frase sfacciata con un'occhiolino in direzione della bionda e di seguito si accinge a dimostrare quanto è bravo con gli incantesimi senza bacchetta – anche no – e a fare la cosiddetta figura da beota, che tutti si auspicavano prima o poi facesse. E così è stato.
    I movimenti delle mani finiscono, le dita rimangono tese verso un punto della stanza e finita di pronunciare la formula, Aryan rimane per qualche secondo con un nodo in gola, nella speranza di vedere qualcosa che si materializza, anche solo uno zoccolo della sua antilope. E invece no! Neanche uno sbuffo di polverina argentea, neanche uno sbrilluccichio: semplicmene una nuvoletta grigia, appena più lucente, ma niente di più.
    Ci rimane male, alquanto basito e senza parole. Ma si riprende subito appena ode le parole dell'altra circa il suo fallimento e le elargisce un sorrisino scazzato, uno di quelli da 'prendi poco in giro tu'.
    «Che vuoi farci? Non mostro tutti i miei trucchi ai dilettanti» accoglie così una presa in giro con la stessa spavalderia di sempre. Aryan difficilmente si piega e rimane impassibile davanti a queste piccole avversità.
    La cosa certa è che non ha accolto benissimo la presa in giro, tanto è permaloso. Infatti non dice nient'altro oltre la frase appena pronunciata e lascia che la ragazza si prodighi anche lei nel compiere lo stesso incantesimo, ma con la bacchetta. Ed è vero: è un incanto difficile con un catalizzatore, figuriamoci senza.
    Uno sguardo accigliato e tempestoso si fissa sulla ragazza a cogliere tutti gli errori e appena il Patronus si materializza in una specie di velo argentato che scompare poco dopo, il sorrisetto amaro di Aryan si amplia, gli angoli della bocca che si arricciano appena.
    «Perché tieni gli occhi chiusi?» domanda, osservando il fallimento della ragazza, che poi tanto fallimento non è. «Comunque mi pare ovvio: non riesci a trasmettere a tutta te stessa il tuo ricordo felice o, forse, non è abbastanza potente. Ci deve essere qualcosa nella tua vita che ti ha dato soddisfazione e non è detta che debba essere una bella cosa».
    Sì, Aryan si immagina quanto Vanessa sia una stronzetta e se la rende felice essere la reginetta della scuola, non è che magari si deve concentrare su quello? Chissà?!
     
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  11. Vanessa Thompson
     
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    Per un breve e labile istante si convince di esserci riuscita, di aver lanciato in maniera corretta quel complesso incanto. Si sente infatti avvolgere da una sensazione piacevole, di un calore incredibilmente dolce e che per qualche istante la accompagna costringendola a sorridere con più fervore. Il tutto però si scontra con qualcosa che evidentemente non va: la sua mano forse non si è mossa in maniera corretta, o è la bacchetta ad essere stata utilizzata in modo errato, fatto sta che nel giro di pochi secondi quella che le era parsa come una convinzione diviene realtà, ovvero fallimento. Non è un Patronus quello che scaturisce dalla punta della sua arma, ma un soffio argentato che tanto ricorda quello appena provocato dall'incantesimo pronunciato da Aryan pochi secondi prima di lei. Vanessa sbuffa sonoramente, scuotendo anche la testolina piuttosto scocciata dal risultato ottenuto e certamente non aiutata dalla sensazione di benessere che in un batter d'occhio scompare insieme al velo argentato che ha creato e che si è palesato di fronte ai suoi occhi per brevissimo tempo.
    Che altro fare se non tornare a puntare il suo sguardo inviperito su Aryan? Certo, mica può essere colpa della Thompson se l'incantesimo non è riuscito! < Devo dire che mi hai dato proprio degli ottimi consigli, complimenti vivissimi! > esclama sottolineando con voce irritata l'ultimo aggettivo, per prenderlo in giro ovviamente. Il fatto che lui riprenda a parlare con quella verve da provolone non garantisce che l'ex Grifondoro possa ritornare nelle sue stanze tutto intero oggi visto lo sguardo di fuoco che gli regala la giovane Serpeverde. Eppure, un attimo dopo essersi specchiata negli occhi di lui con un'occhiata degna di un serpente a sonagli pronto a mordere la sua preda, si rivolge ad Aryan con voce carezzevole: < La cosa divertente è che sei serio. > inclina anche la testolina e arriccia le labbra assumendo un'espressione quasi gentile - quasi. < Credi davvero in quello che dici, evidentemente hai parecchio successo con le ragazze. > sentenzia annuendo pacatamente, come se per davvero stesse riflettendo su quel punto in particolare, ma allo stesso tempo è anche come se lo stesse...compatendo. < Peccato che con me tu abbia già perso in partenza. > lo sta guardando ancora, prevedibile considerato il suo solito atteggiamento, ma questa volta gli rivolge un nuovo sorriso apparentemente piuttosto malizioso. Ma si zittisce incredibilmente quando lui si prodiga nell'evidenziare i possibili errori che la ragazza ha commesso, annuendo di tanto in tanto alle sue parole. Nonostante tutto sembra averlo ascoltato con attenzione: vuole farcela e, seppur con difficoltà considerato il suo narcisismo e il suo orgoglio, vuole accogliere i suggerimenti di quel ragazzo che oltretutto pare essere in grado di tenerle testa egregiamente.
    < Ricevuto > sibila in sua direzione per poi smettere di guardarlo e puntare di nuovo la bacchetta in avanti, otlre il banco dietro il quale entrambi sono ancora posizionati. < Ci provo ancora una volta dolcezza > sì insomma, quelli sono le tipologie di soprannome che ha deciso di affibiare al ragazzo appena incontrato. Inspira ed espira profondamente, ma questa volta non chiude più gli occhi: si concentra, di nuovo, pensando ad un altro ricordo felice. Deve cercare qualcosa di particolarmente forte, qualcosa che l'abbia fatta sentire bene, magari appartenente agli ultimi tempi. Ci vuole qualche istante prima che una nuova immagine mentale si faccia strada nella memoria di Vanessa: inizialmente più che un reale episodio si tratta di una particolare sensazione, quella che ha provato più e più volte nel "torturare" le persone che a suo parere lo meritavano. Ed ecco il momento a cui ora sta pensando, una partita di Quidditch dell'anno appena trascorso: lei, nel ruolo di Battitore, ha intenzionalmente inviato uno dei Bolidi a colpire il Cercatore della squadra avversaria - Tassorosso, ancora lo ricorda - in una mossa non propriamente corretta da un punto di vista morale ma certamente efficace dato che quella sua scelta ha comportato la vittoria di Serpeverde. E, la cosa inquietante, è che la bionda ha anche gioito nell'osservare il povero Cercatore di Tassorosso precipitare dalla sua scopa e cadere privo di sensi sul campo da gioco. Ovviamente dal suo punto di vista non vi è nulla di sbagliato nel gioire delle disgrazie altrui ed è probabilmente per questo che il suo cuoricino sembra effettuare un guizzo felice nel momento in cui la sua mente rielabora quel ricordo. < Expecto Patronum! > questa volta sua voce è intrinsa di una nota decisa, ferma in un certo qual senso e, ancora, quel sorriso sul suo volto non accenna ad andarsene. Muove dunque il braccio con annesso polso e mano senza questa volta sperare nella buona riuscita dell'incantesimo: è ora più concentrata su quell'episodio estremamente felice, al quale si aggrappa incapace di pensare ad un possibile nuovo fallimento.
     
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