[pub random] Ci conosciamo?

Ramona + Mikael

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    Dopo il lavoro le piace prendersi qualche attimo solo per se stessa, dedicarsi ai suoi figli e trascorrere con loro tutto il tempo necessario dopo la cena prima che i gemelli filino a letto, ma le sue serate non finiscono sempre così. Ci sono momenti in cui si rintana a leggere un libro, altri in cui si dedica a pratiche che non avrà voglia di svolgere al mattino seguente – a volte, il lavoro i un magizoologo non è così entusiasmante come ci si aspetta – e altri ancora esce. Le piace mischiarsi alla gente, socializzare, perché lo ha sempre fatto, è sempre stata sotto i riflettori dell'alta società magica e non intende perdere le vecchie abitudini.
    Questa è una di quelle sere in cui Ramona lascia i figli nelle fidate mani dell'elfo domestico Norby ed esce per la nuova cittadina di Hogsmeade, drasticamente cambiata dai tempi in cui frequentava Hogwarts per conseguire i M.A.G.O. e cercava di comprendere quella piccola realtà, ora discreta cittadina. Non è la New York dove è cresciuta, nemmeno Londra, ma Hogsmeade comincia a sembrarle un posto decisamente più attivo di qualche anno fa.
    Non è raro, infatti, trovare anche dei pub nuovi, diversi dai consueti, ora che sono aumentate popolazione ed esigenze. Lei si sta recando in uno che le piace molto, un pub al quale non daremo nome perché non vi meritate di saperlo *che cattiva* e che ospita prevalentemente personaggi di un certo ceto sociale, prettamente purosangue o grandi imprenditori o maghi e streghe che si sono fatti notare per le loro abilità magiche.
    È in un vicolo di High Street, si fa qualche passo e delle lucine sparse per tutta la via indicano la presenza di quattro nuovi pub, tra cui questo dove la strega si infila, procedendo a testa alta, fiera.
    L'ambiente ha colori caldi per il legno delle pareti e dei tavoli, il bancone segue una tonalità rossiccia e sulla parte superiore sono esposte, ordinatissime, le bottiglie di liquori magici parecchio costosi. C'è un angolo dove si può ascoltare la radio con le ultime notizie dal mondo magico, un club di lettura, un grammofono per ascoltare della musica lenta, ma lei si dirige a colpo sicuro su uno degli sgabelli del bancone.
    «Whisky Incendiario» dice al barista senza esitazione, dalla sua bocca esce un accento americano sporcato da note più ruvide.
    Su quello sgabello, la sua figura longilinea viene esaltata ancora di più. Il suo abito nero ha la parte superiore simile a quella di una giacca di pelle nera e sotto si apre in una gonna lunga, svasata e plissettata. La mise si completa con un paio di stivaletti, il fodero vambrace dove tiene la bacchetta e una lunga collana d'argento con un pendaglio a forma di bolline stilizzato.
    Non indossa gioielli e non si trucca, è gnocca di suo con quella chioma mossa e corvina che le ricade fino ai glutei e quel paio di occhi cerulei con cui si volta a scrutare le presenze nel pub. Non si distrae nemmeno quando il barista le serve il Whisky Incendiario, lei prende il bicchiere con la sinistra distrattamente e comincia a sorseggiare, puntando lo sguardo sul grammofono.
    «Potrebbero anche aggiornarsi in fatto di musica» commenta tra un sorso e l'altro.
     
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  2. Mikael Soulbrandt
     
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    Le sue falcate sono ampie quanto lente nel poter condurre il suo sguardo dalle sfumature ghiacciate nei dintorni di quella zona che sta studiando attentamente, ogni singolo dettaglio viene catturato nel frangente stesso in cui entra nel suo raggio visivo. Il suo intento, un luogo dove far scorrere la sera, viene trovato nell'immediato stesso in cui pone la sua attenzione ad una insegna su cui concede un'occhiata ma non più, giungendo con il portare la mancina a farsi strada con una spinta lieve per condursi all'ingresso del locale. Musica in sottofondo proveniente da un grammofono, a cui si può notare, stranamente come vada a ritmo con quelle falcate, movimenti delle braccia che prive di vita ciondolano e un mento portato a sollevarsi di poco, fiero ma non vi è superbia, solo sicurezza nella sua persona e lingua che fuoriesce appena nel suo bagnare il labbro inferiore con un movimento altrettanto pigro, stringendo quelle labbra, avvicinandosi al bancone e schiudendole per proferire immediata parola con chi dietro il bancone per pronunciare. <rum di Ribes Rosso, per favore.> quelle parole e ordine, ne fanno leggere un tono di comando naturale, ogni lettera scandita per essere ascoltata solo da chi lui vuole farsi ascoltare e rendere le parole utilizzate con la giusta importanza, serio nel suo concludersi cortese nei confronti del personaggio che gli servirà da bere. Affiancato Ramona, sconosciuta per quei momenti, lui si potrebbe riconoscere facilmente dai tempi della scuola per il modo in cui cammina e si pronuncia agli altri, quella sicurezza che ha sempre avuto e stretto saldamente in ogni gesto compiuto, ma gli occhi, quelli che ora vagano, se ella li osserverà o se qualcuno che in passato lo avrà notato, sono diversi, quel ghiaccio che cristallino si mostra ma non permette a nessuno di intravedere i suoi pensieri, sono come mossi da una tempesta priva di fine, una rabbia primordiale, si potrebbe dire, ma di cui ha il pieno controllo, mare in tempesta ma di cui lui ne è il padrone. Frangente in cui si scruta intorno e si può avere modo di descriverlo; un uomo dal metro e ottantacinque, centimetro in più o in meno, capigliatura ordinata ma di cui ciuffo pare mosso dal vento e ne dona una nota "sbarazzina" nel complesso, vestiario invece composto da un lungo cappotto nero che arriva di poco sotto le ginocchia, pelle finissima nel suo essere stata lavorata per quel capo d'abbigliamento raffinato, si può intravedere una camicia bianca di cui primo bottone in alto è mancante e dalla fenditura, oltre il fisico allenato, a causa del suo addestramento continuo in famiglia e quelli della sua esperienza lavorativa, si potrà notare una catenina dove all'estremità vi è un anello nuziale a ciondolare ad ogni suo movimento, le gambe invece si possono notare avere un pantalone nero, alla medesima misura elegante quanto semplice nel suo mancare di dettagli, tenuti su da una cintura in cuoio scuro e ai piedi è possibile trovare delle scarpe da scalatore/militare, adatto a potersi muovere in ogni tipo di terreno difficile e a rendere comunque il passo scattante, come altri dettagli sotto la manica della camicia, ben celata, vi è il fodero contenente la sua bacchetta in ebano nero che permane all'interno, visto che non vi è alcun motivo di utilizzarla in quel luogo. Poggia solo il ginocchio destro su uno sgabello, silenzioso, prendendo la sua bevanda con la mancina e cominciando a sorseggiarla, guardandosi intorno, attenzione che viene portata sulla maga al suo fianco, Ramona, uno sguardo serio più che freddo a scrutare ogni dettaglio, per tornare nei dintorni ma conoscendone già a memoria ogni angolo, abituato a scrutare tra gli angoli nel trovare ogni ombra.
     
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    È chiaro che a Ramona piaccia criticare, quindi ogni tanto la sentiremo borbottare dei commenti un po' su tutto, perché per quanto qualcosa le piaccia, come quel pub, sicuramente ha dei difetti su cui si può puntare a migliorare. Se non facesse notare le cose, non sarebbe manco una donna.
    Non fatevi ingannare da questo aspetto, perché Ramona non è una sempliciotta e non è una che si mette a chiacchierare solo di roba futile come la musica suonata in un pub, ma è estremamente difficile domare una donna fatta per l'avventura e questa situazione che ha costretto il mondo magico a ritirarsi in luoghi sicuri non le piace affatto, quindi deve prendersela pure con un grammofono o altrimenti sbrocca.
    Ha fatto il tour completo dell'America del Sud, è stata in Romania tra i draghi e ora è relegata in un buco di cittadina in Scozia, ma era l'unico posto dove poter stare senza troppi pensieri. Ha escluso la Finlandia perché si è immaginata da subito dopo il crollo dello Statuto di Segretezza quale sarebbe stato il clima molto tra le famiglie purosangue nordiche, ma ha escluso anche tornare a New York, perché se il pandemonio negli Stati Uniti scoppia per un Obscuriale a piede libero, ora c'è da immaginarsi il totale caos. Lei se lo figura bene in testa, e infatti è qui, a bere Whisky Incendiario in un pub elitario di Hogsmeade.
    Là al bancone, mentre scruta i presenti e le si avvicina Mikael, Ramona sembra prendersi troppo nei commenti verso la musica, però è quando volge lo sguardo dalla parte opposta ecco che inquadra la figura di un mago che le ricorda qualcuno dei suoi conoscenti, forse qualcuno con cui non si è presa mai troppo tempo per intavolare una vera e propria discussione.
    Lo riconosce solamente perché è stata abituata dai nonni europei a ricordare tutti i volti dei maghi provenienti da famiglie che contano, quasi tutti purosangue e se durante gli anni ad Ilvermorny gli ha rivolto poco la parola, lo ha fatto solamente perché c'era quell'anno di differenza a dividerli, nonché la casata. Ad Hogwarts, invece, per quel periodo in cui si sono incrociati nella sala comune di Serpeverde, Ramona si è sempre mostrata chiusa e taciturna, reduce dalla prima violenza subita.
    E se Mikael non è cambiato affatto se non nello sguardo che mostra al mondo, Ramona è sicuramente una persona diversa e anche il fisico ci sono delle notevoli differenze. Diciamolo, la maternità ti cambia molto e i tratti rigidi del viso si sono un po' ammorbiditi, i fianchi si sono leggermente allargati per darle una forma più a clessidra e ben nascoste dalla parte superiore dell'abito ci sono un intreccio di cicatrici sui suoi avambracci che terminano sulle mani. Si nota, sulla mano destra, una cicatrice a forma di occhio.
    «I miei ossequi signor Soulbrandt» fa verso di lui in maniera cordiale, mostrandogli anche un breve sorriso prima di farlo scomparire dentro al bicchiere pieno di liquido ambrato. «La trovo in forma. Non sapevo vivesse ad Hogsmeade».
    Si vede che è abituata ad usare questo linguaggio, ma lo sguardo che sfugge fa comprendere quanto non sia completamente a suo agio, finché le iridi glaciali si bloccano improvvisamente sul ciondolo formato dalla fede. Sono ben lontani i giorni in cui portava una fede, quindi osserva quel gioiello come se stesse guardando un'anteprima dell'inferno, accigliandosi appena.
     
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  4. Mikael Soulbrandt
     
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    Lui invece in quegli anni scolastici, i primi ad Ilvermorny allegro e pronto per l'avventura così come la sua casa, Tuonoalato mentre ad Hogwarts si è limitato ad essere una figura per chiunque ne avesse bisogno ma facendo della sua forza personale, un monito da seguire per andare avanti in quella vita. Vita che lo ha portato a crescere subito e per questo lo si può riconoscere facilmente in quei movimenti, ma lo sguardo, con quell'aggiunta nuova... potrebbe confondere di primo acchito. La mancina ha già acchiappato un bicchiere, lui ha notato Ramona ed ella pure, ne prende un sorso tranquillo di quel liquido, il giusto per bagnarne le labbra ma solo quando è ella a cominciare in quelle parole, si può notare che il suo sguardo ritorna e il mento viene sollevato come in orgoglio per quel cognome che viene pronunciato, la scruta per pochi istanti e china il capo in un cenno profondo, rispetto e saluto misti insieme, ritornando a portare le iridi ghiacciate a condursi su quelli di lei e osservarne quelle sfumature di cielo neanche fossero un suo ricordo lontano. Lontano a differenza del suo reale osservare, vicino, attento e difatti dopo qualche secondo dalle prime parole, attende le secondo di lei per procedere. < Tu.> schiocca con la lingua sul palato a pronunciare quell'informalità che rompe l'altrui essere formale, attento ad ogni dettaglio che si presenta e andando avanti. < Potete darmi del "tu". Abbiamo diviso la medesima scuola per due volte e la casa dei Serpeverde. Ramona...> un secondo di pausa, il più piccolo, dove le lettere di ogni frase sono nuovamente scandite ma il nome assume un'importanza maggiore di ogni parola, dove come seconda, in importanza vi è la loro casa. < Mabel... Victoria Sullivan.> ricorda quei due nomi aggiuntivi, anche se probabilmente li avrà sentiti in pochissime occasioni o osservate lungo un registro durante il seguire di una partita di Quidditch, dettaglio che non scorda e come nota finale, vi è un chino del capo al suo cognome. Purosangue anch'ella. Alla seconda affermazione dell'altra ne concede un secondo sorso, reale, non più un bagnarsi di labbra e un ritorno con lo sguardo verso la figura della corvina. < Ne sono lieto.> pausa, costituita da un secondo di silenzio. < Siamo i primi a dover dare l'esempio di essere una comunità magica. Se le famiglie antiche... non camminano con quelle nuove, si potrebbe creare divisioni inammissibili, in tempi come questi.> e proprio dopo aver concluso quella frase si può notare a compiere un movimento della mano, lento, ad avvicinarsi verso quella d'ella a mostrare la cicatrice e permane distante qualche centimetro da quest'ultima, con lo sguardo ne chiede il permesso. Se ella avrà concesso ciò, proverebbe, in un movimento delicato quanto lento nell'apporre la mano, con il palmo puntato verso l'alto, sotto quello della donna e sollevarla appena per poter scrutare questa cicatrice. < Il modo in cui osservate un anello nuziale. Questa cicatrice. Il fisico cresciuto. Non siete più una ragazza. Spero non possiate mai smette di crescere.> un augurio, in un tocco leggero dei polpastrelli sull'eventuale palmo della ragazza e un distaccarsi ancora più lento, se il permesso fosse stato concesso, per concludere di quelle parole con un terzo sorso, parole che non sono un complimento ma solo affermazione, non è mai stato personaggio a concedere auguri o altro, non importa il cognome, l'essere diretto è una dote che permane in quello scrutare il mondo, cosa che fa tutt'ora, mentre conduce ghiaccio in direzione di cielo, in un tentativo di un continuato contatto visivo durante quella conversazione.
     
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    Le lunghe onde corvine dei suoi capelli ricadono da un lato quando si volta verso Mikael, queste scendono lungo il suo fianco e si mescolano al nero del suo abito, composto da due materiali molto diversi ma che nel complesso creano quel contrasto piacevole. Il tessuto simile alla pelle è lucido rispetto alla parte opaca della gonna plissettata.
    Si veste quasi sempre di nero per far risaltare quella carnagione pallida che la caratterizza, un tratto preso dalla madre, bianca come il latte. Il suo colorito, c'è da dire, non è di quel candore spento e malaticcio, anzi solo sulle guance diventa più roseo ad indicare quanto, in realtà, la strega sia sana. Mettiamoci pure che quelle gote si accendono un pochetto per via del calore del locale e del liquore che ingerisce a piccoli sorsi.
    «Oh grazie al cielo» sospira. «Sia mai che di questi tempi, ancora, qualcuno si offenda!»
    L'abbiamo detto che è una criticona e da come alza gli occhi al cielo e liberi i polmoni in quel respiro liberatorio si comprende quanto Mikael gli abbia tolto un grosso peso.
    Essere stata sotto i riflettori di due società magiche completamente agli antipodi non le è mai piaciuto, a dirla tutta, infatti è fuggita appena ha potuto per farsi le ossa da sola e starsene in luoghi dove non c'era bisogno di tante formalità e cerimonie, ma solo azione e qualche pericolo mortale.
    «Non mi sorprende che tu ricordi tutti i miei nomi, Mikael» - erano sulla divisa, come dimenticarli - «ma se sai pure il colore degli occhi della mia prima cotta, comincio ad avere paura di te».
    Ecco, io non lo sfiderei un Obliviatore, perché sia mai cosa può tirarti fuori dall'armadio, oltre allo scheletro, i vestiti e un gruzzolo di galeoni di scorta. Anche se Ramona non può conoscere l'effettiva professione del mago tra il Ministero così vasto da potersi ricordare ogni singola persona al suo interno e il fatto che nessuno dei due, al momento, indossi la divisa.
    «Già, ci manca fare la guerra anche tra noi» concorda amaramente prima di buttare giù l'ultimo sorso di Whisky e, probabilmente, per questa sera continuerà con un altro paio di bicchieri prima di tornare a casa. Infatti, scuote il bicchiere in direzione del barista, che lo riempe con un colpo di bacchetta. «Tuttavia c'è da dire che questi Spazzini, così si fanno chiamare da quel che dicono i giornali, sono una bella piaga. Rischiamo di farci fregare pure dall'interno».
    Il gesto di Mikael non se lo aspetta, ma gli concede di afferrarle la mano destra per un attento esame e lo lascia concludere la sua frase. Lei sbatte un paio di volte le palpebre, non sapendo bene che cosa dire in un primo momento, infatti beve.
    Non prendetela per alcolista, sa reggere benissimo. Stateci voi al Polo Nord senza farvi un goccetto.
    «No, non sono più una giovincella» afferma, ritraendo la mano dopo aver percepito il tocco dei polpastrelli. «Ma se mi stai dicendo che sono ingrassata, ti faccio sputare lumache fino a domattina!»
    Gli punta l'indice sinistro contro, con la stessa mano regge il bicchiere. «Hai troppo spirito critico, ma vediamo investigatore se immagini perché ho tutte queste cicatrici. Se non indovini, voglio sapere perché hai quel coso» - l'anello nuziale - «proprio lì».
    Delicatissima.
     
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  6. Mikael Soulbrandt
     
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    Annuisce a quella sua esclamazione portandosi con un.< Beati chi si può permettere di offendersi, ignoranti della situazione che aggrava.> il pronunciare di quelle parole si possono notare non contenere rabbia o sarcasmo, serio affronta quella realtà senza nasconderlo, se non da quel bordo del bicchiere che si oscura e cela le sue labbra con il portarsi del liquido a venir fatto diminuire con un bere lento nel reale sorso già descritto. Accentua una piega delle labbra, la prima forma di un sorriso costituito da un volto serio, non stona però e difatti permane autorevole, neanche fosse pronto a guidare direttamente lui un esercito di maghi.< Tra Purosangue, spesso il nome è la prima cosa che viene ignorata, quando esso fa la differenza dietro il lustro di un cognome.> spiega di quella pratica da lui ignorata, il venire a meno a ricordare una persona se non per ciò che ha fatto la sua famiglia e riguardo quella aggiunta della ragazza, si fa serio, la scruta per bene e conclude.<mi piace guardare il presente di una persona. Da quello si può imparare cosa farà nel futuro.< Ma tranquilla...> sbuffa ora, un mezzo sorriso compare, allegro per quei pochi secondi in cui permane.< Prometto di non indagare così affondo, per il momento.> parole che fuoriescono con una tonalità più allegra, rara per un personaggio come lui, ma di cui quella piega delle labbra si intona con il suo corpo. Quando ella comincia a pronunciare riguardo la guerra, muove ancora il capo, concorda con quelle parole e osservando il barista riempire il bicchiere, lui svuota il proprio in una sorsata controllata ma in grado di terminare quell'alcolico.< Ancora.> richiesta che viene esaudita con un secondo movimento di bacchetta per produrre di quell'alcolico nuovo nel suo bicchiere e concludere.< Gli Spazzini sfruttano il caos. Una società caotica è al pari di un fortino con il ponte levatoio abbassato e privo di guarnigione. Liberi di fare quello che voglio. Ahimé... il prezzo che pagheranno quando ci sarà concesso di riorganizzarci, sarà enorme.> sicuro di quelle parole, ma non vi è cattiveria o goduria nel portare quelle parole riguardo la sofferenza di chi li sta colpendo, solo una cruda realtà che non nasconde in alcun modo, bevendo ancora dal suo bicchiere. Poi avviene quel tocco, quello studio, quelle parole nuove e un suo parlare, una mezza risata che viene lasciata andare dal mago. < Non farmi rimangiare il "non sei più una ragazza".> lo dice, scherzoso, nuovo tono che si aggiunge a quelle sue sfumature che più serie si impongono quando ella pone quel suo quesito e procede con un veloce. < Animali. La tua passione.> lo dice in una memoria che non pare cedere agli anni, al contrario suona più affilata che mai. <un occhio... appare così, ma se si nota, è solo una cicatrice, profonda se è rimasta dopo le cure.> lui ne sa qualcosa. < Ti sei ferita... perché una bestia durante un tuo soccorrerla è ceduta al suo istinto... attaccare. Ma dubito sia stato una delle creature che incontravi a scuola, nessuna di queste sono portate per questi segni, la maggior parte.> fa sapere in modo abbastanza serio, scrutandola come per poter trovare da solo la risposta, nei suoi occhi, con quelle parole pronunciate con un tono più basso, scandite con maggiore cura, a voler confidare quelle deduzioni solo a lei e al massimo, al barista e concludendo con un. < Era di una persona a me cara. La porto per ricordarla in un mondo che vuole dimenticarla.> riferimento al suo amico di lunga data, dove anche matrimonio era andato a farsi benedire dopo la sua cattura e chiunque lo aveva lasciato a sé stesso.
     
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    Chiariamolo subito: non è ubriaca. Davvero, ce ne vuole prima che riesca ad avvertire una sensazione di leggerezza mista a pace dei sensi, mentre sbiascica parole a caso. No, è lucidissima e col colpo in canna, infatti attenti a ciò che dite, perché potrebbe ritorcersi tutto contro di voi. Specialmente voi maschietti, a Ramona non andate più così a genio – non in quel senso, dai, ci siamo capiti.
    Queste ciarle intavolate con il vecchio conoscente Mikael mostrano quanto sia stata abituata a non far cadere mai la conversazione, perché sarebbe scortese, ma d'altra parte lo fa in un modo tutto americano alla maniera dei Sullivan, ricchi imprenditori ora sull'orlo della crisi per colpa della brutta situazione dei nostri giorni.
    Non commenta quella prima frase, non si espone. Ramona ha una visione tutt'altro che moderata della situazione, ma la facciata la mantiene, perché non vuole sollevare polveroni. Quanto al resto, non può che trovarsi d'accordo, quindi lo sguardo si illumina mentre la mente va a ripescare il fatto che da una parte Ramona ha sangue nobile e dall'altra ci sono solo tanti quattrini, ma lei non c'entra proprio niente con questi due ambienti, per quanto sia in grado di sguazzarci dentro alla perfezione.
    «Sono felice tu vada oltre alle apparenze» pronuncia con un rapido ghigno per cosa ha appena detto sul non indagare oltre. «Quindi farò lo stesso con te» suona molto come la promessa di non fermarsi alla nomea dei Soulbrandt, antichi cacciatori di ibridi, perciò si lascerà guidare dalle sensazioni esattamente come fa per approcciarsi con le creature magiche.
    Entrambi i calici dei maghi vengono riempiti e Ramona affonda subito le sue labbra sottili nel bicchiere per pescare del Whisky Incendiario. Il liquore scende giù nella gola, questa arde e lei dà un colpo di tosse sommesso, la bocca chiusa per evitare di far uscire sbuffi.
    «Difficile riuscire a pattugliare le zone fuori da Hogsmeade, ma in quest'area circoscritta, per quanto caotica, dovrebbe avere un minimo di protezione» commenta. «Insomma, la maggior parte della popolazione magica si trova qui, quanto ci vuole a stanare uno Spazzino?»
    Non fare discorsi populisti Rammy, dai. E per fortuna la discussione verte su toni più leggeri, dove Mikael mette in mostra il suo lato da investigatore, perché – porca pupazzola – lo è per davvero!
    Ramona ne è affascinata dal suo modo critico di analizzare le cose, molto intuitivo, tanto che alla fine della supposizione alza il calice nella sua direzione, a mo' di brindisi per congratularsi, beve un goccio e replica.
    «Un drago» conferma. «Un esemplare giovane in Romania. Mi ha messo k.o. per mesi e ho ancora i suoi amorevoli segni fino al gomito».
    Una strega normale, nel parlare di questi eventi, non sarebbe affatto placida, ma Ramona sì, perché non poteva farci niente contro l'istinto del drago e non poteva assolutamente contrastarlo con e senza magia, se non fosse stato per quel collega pronto a difenderla da morte certa.
    Ritornerebbe in Romania alla velocità della luce, se solo potesse.
    «Non so chi stai ricordando e non lo voglio sapere» qui il tono si fa più grave «ma è nobile volersi ricordare costantemente di qualcuno. Sei ammirevole».
    Anche in questo caso, la strega si prodiga in un brindisi tutt'altro che per compassione, anzi sembrerebbe un momento in cui è particolarmente carica di empatia, perché ricorda bene che cosa è successo a Mikael prima che si trasferisse per Hogwarts e la morte di quella mannara, Cindy, è stato un tragico lutto per tutta Ilvermorny.
     
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  8. Mikael Soulbrandt
     
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    Lui portato per quella calma continua, si dice di come raramente si faccia intimorire da qualunque sorta di situazione, dovuto alle diverse cose che nel corso della sua vita, a partire dall'infanzia, lo hanno fatto crescere in un ambiente dove il suo occhio, le sue parole e la sua velocità all'estrarre la bacchetta dalla fondina sono le fondamentali armi su cui è sempre vittorioso. Alle parole riguardanti l'andare oltre le apparenze porta un sorriso in sua direzione, schiocca la lingua contro il palato, conducendo in sua direzione, pronunciando con un. < Attenta a quanto in profondità guardi. Ma sono certo tu sia pronta per una buona parte.> non vi è ironia o canzonatorio fare in quelle parole, una dura realtà in quanto la sua vita è stata segnata da altri tipi di violenza, emozioni diverse, ma di cui si è dovuto sempre trattenere per non lasciarsi sfuggire la situazione di mano, ma concedendo quel "buona parte" con una nota di rispetto nei confronti delle capacità altrui e fiducia in questa. Quel colpo di tosse sommesso ne lascia una nota divertita sul volto, imitandola in quel bere in un colpo solo quel secondo bicchiere, conducendo la sua mano ad allungarsi per procedere con il riempire nuovamente quel bicchiere, resistente per il suo sangue irlandese come per i continui allenamenti che ne hanno temprato il corpo a permettergli una resistenza a quelle dipendenze comuni, procedendo subito dopo. < Attenta. Sottovaluti una cosa. Se la persona a te più cara, tuo figlio, tua moglie o il tuo vicino che è rimasto a piangere la morte del tuo parente più caro, fosse uno Spazzino. Lo denunceresti ?> labbra che permangono schiuse per quel secondo, a far capire l'altra che vuole aggiungere ancora quesiti in quelle domande portate con le giuste pause, scandite e abbassando la voce proprio per voler che sia lei l'unica, eletta, a concedere quei suoi ragionamenti sempre accurati e portati lì per uno studio maggiore. < Chi rimane in silenzio e protegge... è un loro alleato, senza che lo sappiano. Più un gruppo di personaggi... ribelli, sai, quel lato della società che non ha capito come gira il mondo... potrebbe aiutarli. Come fai a colpire con così tanti occhi a guardare ?> accentua un sorriso debole, prendendo un sorso di quella sua terza bevanda, con la dovuta calma che ne proferisce la sua medesima persona e lascia quel bicchiere a poggiarsi sul bancone dopo averlo ridotto già a metà, un buon bevitore anche lui, bevitore che conclude con un. Guardano tutti dal lato sbagliato. Magari potrei volermi muovere per capire meglio la situazione, aspetto solo l'attimo in cui... nel loro essere ombra, non si renderanno conto che sono nato per guardare nell'oscurità.> quel tono serio quanto solenne a far comprendere di come la sua persona sia nata proprio per scovare quei soggetti così ben abbinati al resto del mondo, lui capace di guardare nella massa per cercare il diverso, piuttosto che cercare il diverso... nello stereotipo di diversità. Il discorso poi cambia con il parlare delle ferite della donna, accentua un sorriso, leggero, non è piacevole sentire di quelle parole ma vi è comunque quel sorriso, annuisce. < Puoi solo che imparare. Sei fortunata ad essere abbastanza sveglia per farlo.> conclude di quelle parole e porta un piccolo chino del capo in sua direzione, cenno di rispetto, lieve e a cui concede un piccolo sorso di quella bevanda. Bevanda che poi viene sollevata a rispondere al brindisi e ringraziare con un successivo muoversi del mento, procedendo con un. < A noi vivi spetta questo arduo compito. Ricordare e mandare avanti quei ricordi per darci carico delle responsabilità che altre persone non possono più adempiere. Tu, invece, hai qualcuno da ricordare ?> le chiede, silenzioso, mentre abbassa di poco per lasciare che quelle labbra si poggino sul bordo per bere ancora una volta da quel bicchiere che man mano si va a fare, pian piano, con meno contenuto.
     
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    «Oh, ma io ci vado gentile la prima volta» replica lei, che invece è canzonatoria ma non per questo non sta parlando seriamente. «Non avevo intenzione di profanarti».
    Detto questo, fa scomparire le labbra sottili piegate in un ghigno furbo dietro un sorso di whisky, il liquore che le bagna la bocca ravviva il colore roseo di quella porzione di viso. Si sta gustando il whisky e la conversazione, apparendo completamente rilassata in quel luogo che in ogni suo aspetto – la musica non l'hanno cambiata e note più frizzanti simili al jazz invadono le orecchie dei presenti, innervosendo quelli all'angolo notizie – le piace e la fa sentire a suo agio.
    Anche perché dove metti Ramona sta. Si abitua abbastanza alla svelta ai posti nuovi e a dover interagire con le persone, forse perché le è stato inculcato o forse perché, nei suoi viaggi, le è pure capitato di dormire in un villaggio con le capanne fatte di paglia e fango.
    Tuttavia una persona come lei, che si adatta al cambiamento, rimane anche sulle tradizioni e le è facile rispondere al quesito di Mikael, senza aspettarsi un continuo del suo discorso, forse sovrapponendosi a lui per un breve istante con un sincero «Sì» detto proprio di getto.
    «Appunto» concorda con quello che segue. «Ci sono delle regole che stanno alla base del vivere quotidiano in una società rispettabile. Se mio figlio o mia figlia fosse un criminale, non avrebbe il mio appoggio» - Barty Crouch senior ci fa un baffo - «e credo la dica lunga il fatto che io abbia mandato in carcere mio marito».
    Sì, Ramona ha fatto questo dopo che Dagobert le ha puntato contro la bacchetta per l'ennesima volta. È riuscita a reagire alle sue pressioni psicologiche, alle sue minacce e alle sue torture, fuggendo da quel matrimonio e facendolo pagare. Questo l'ha resa la donna che è ora, una donna tutta d'un pezzo che non teme aggressioni o bullismo, ma diffida dagli esseri umani tanto da confrontarsi con loro in maniera superficiale, esattamente come sta facendo con il suo vecchio conoscente Mikael.
    «Hai paura che gli occhi vedano qual è il peso della giustizia?» domanda a Mikael prima di umettarsi le labbra col liquido ambrato dall'alta gradazione. «Vuoi dirmi che sarai tu il paladino della gente?»
    Non è canzonatoria, ma gli sta praticamente esponendo i suoi dubbi circa quelle che suonano come utopie. Se lo augura Ramona che tutto torni ad essere com'era prima, ma esattamente come dice Mikael, forse non è poi così semplice ed immediato.
    Al complimento del mago, Ramona alza il bicchiere nella sua direzione e poi finisce il whisky, bevendo con garbo. Per il momento si ferma a due e poggia il calice sul bancone, dedicandosi completamente a quella discussione, che sembra piacerle stranamente. Infatti inclina la testa e fissa Mikael direttamente negli occhi con uno sguardo carico di fuoco per sciogliere eventuali maschere.
    «Non nel modo in cui ricordi tu» rivela. «Ci sono persone e situazioni che ti rimangono nella pelle e alla fine, anche se camminano ancora su questa terra, tu le consideri morte e sepolte, perché non possono più farti del male».
    Ovviamente Mikael potrà ricondurre questa frase a ciò che ha detto poc'anzi sul suo matrimonio andato in fumo.
    «Ma non vivo per i ricordi, vivo per il futuro» che sono i suoi figli, senza dubbio.
     
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  10. Mikael Soulbrandt
     
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    Scuote il capo, serio, a volerla richiamare ma si nota di come il sorriso lo tradisca per il divertimento portato a quella battuta, accentandola con un sorriso più ampio. < No, questo incontro casuale non lo reputo un appuntamento e non vedo alcun mazzo di fiori.> replica a quella battuta con una propria. Oramai quei sorsi non vengono neppure contati tale è la velocità con cui avvengono e quella in cui il barista riempie il bicchiere, il mago può ancora reggere prima di effettivamente avere i sensi sabotati, quando a quella risposta diretta, la piega delle labbra assume un sorriso e le narici sbuffano, un miscuglio di felicità e liberazione unito ad uno consapevole del mondo che li circonda. < Tu sei cresciuta realmente. Ma sai quanti di noi sono cresciuti ? Così pochi. Siamo persone rare. Quelle che saprebbero soffrire per ciò che è l'ideale di salvare questo mondo. Altri... scioccamente proverebbero a pensare di mandare avanti il nostro mondo, ma l'unico luogo dove ci mandano e nella bocca del predatore babbano. Predatore... mah.> quel termine utilizzato con un certo senso amaro ma realista di come quella situazione li veda come inferiori di numero e ancora di numero minore per colpa di chi sabota quel loro regno solo perché pensa di poter fare del bene, in quelle parole non vi è una critica a chi guida il ministero, ma anzi il contrario, la colpa viene data a chi non segue quelle direttive. Lui cacciatore fin da quando ha imparato a camminare e tutt'ora è ciò che fa, caccia, caccia i maghi, babbani, bestie e qualunque cosa possa essere un pericolo, ne saggia l'odore di quell'alcolico e di quel pub neanche potesse sentire l'odore di marcio, si volta per un singolo istante, osserva quegli altri commensali in quella calma momentanea, quel silenzio dopo lo scambio di parole. Parole che riprendono con una domanda di quella donna, seguito successivamente da un nuovo quesito che lo porta ad ampliare il suo sorriso per qualche istante e ne fa sussurrare un. < Ho un'unica paura che mi fa andare avanti.>le confessa, il modo in cui quelle parole vengono portate non risultano macchiarsi di superbia, quanto di una determinazione riconoscibile in un serpeverde davanti ai propri ideali. < Di lasciare questo mondo invariato.> una ulteriore pausa dove la bevanda viene sollevata e un sorso viene preso prima di continuare.< Dove un bambino si sveglia di notte con la paura di poter venire rapito perché il giorno precedente è successa la medesima cosa ad un suo amico. Dove un genitore deve solo badare a voler bene al proprio figlio o figlia, educarlo al rispetto, non a nascondersi o ad odiare. Dove un anziano mago si pente delle proprie scelte di essersi ricreduto sui babbani e quel ricredere ne ha portato alla morte della moglie che ne ha voluto soccorrere uno.> racconta di quegli eventi, storie da lui sentite, dopotutto il suo lavoro è quello di stare accanto ai maghi per capire le loro difficoltà, agire sul mondo babbano, proteggere quello magico e difatti rivela di quelle storie ascoltate con un tono normale, serio, chiaramente in quelle iridi ghiacciate si può notare come quella tempesta sia il protagonista reale di quelle iridi, rabbia primordiale, viva, ma ferma nell'essere tenuta sempre al minimo controllo come, in suo potere, scatenarla quando più lo aggrada. Solo dopo qualche istante ne va a rivolgere la sua parola riguardante quell'essere paladino e quella piega delle labbra assume una piega più infantile, seria nel suo volto, ma innocente e solleva quelle sopracciglia in un colpo solo. < No. Sarò solo un mago che punterà sempre la bacchetta contro il traditore e mai verso il tradito. Se qualcuno vorrà vedermi come eroe, mi faccia pure una statua, non avrei da ridire a riguardo.> anche lui portato per quell'umorismo che viene innescato come naturale in quel parlare lento, scandendo ogni singola lettera, dando importanza ad ogni parola, mentre ghiaccio tenterebbe di scontrarsi contro cielo altrui. Sguardo che rivela come la sua figura non abbia alcuna maschera, dove le sue emozioni vengono mostrate, la sua calma è perfetta e quegli occhi rivelano la continua determinazione seguita da quella furia incontrollabile, a prima vista, ma di cui ogni fulmine della tempesta è manovrato in modo naturale da farlo essere istinto misto a raziocinio, il medesimo con cui schiude le labbra e proferisce nell'immediato dopo. < Ci sono diversi tipi di morte, dopotutto.> un sorriso lieve si costruisce subito dopo, solleva il bicchiere ad incitare un nuovo brindisi e prima di sorseggiarlo fino a svuotarlo scandisce un. < Per il futuro.> in direzione della donna corvina con cui sta condividendo quella serata.
     
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    In ogni incontro ci sono sempre dei sorrisi: a volte sono spudoratamente falsi, così tanto che si possono riconoscere a chilometri di distanza quelli con la doppia faccia; altre volte i sorrisi sono più complici e sinceri, come questa sera tra i due conoscenti.
    E poi avete presente quella sensazione di scoprire una persona piacevole - con tutte le riserve del caso - sulla quale non ci avete mai voluto scommettere neanche un galeone o un dragotto, ma che poi, alla fine, si è rivelata una di quelle degne di almeno un attimo della vostra vita? Ecco, perché Ramona la sta provando.
    Lei e Mikael, in passato, sia ad Ilvermorny che ad Hogwarts, non hanno mai intrattenuto chissà quale conversazione. Anche nella squadra di Quidditch si saranno detti sì e no qualche parola riguardo ad una tattica da mettere in atto durante una partita, ma è finita lì. Non c'erano che sorrisi di cortesia, frasi pronunciate a mezza bocca e poi, improvvisamente, questa sera, si sono incontrati in questo pub e a Ramona va a genio questo Mikael, un Mikael che forse non aveva mai voluto scoprire fino in fondo.
    O semplicemente, gli ricorda i tempi belli e spensierati in cui era fin troppo spavalda e apprezzava veramente l'amicizia degli uomini. Adesso le cose sono completamente diverse.
    Non replica alla battuta sull'appuntamento se non con uno di quei sorrisi gentili che si scambiano e non apre bocca finché il discorso del mago non si conclude, ascoltando con attenzione, evitando di lasciarsi sfuggire troppe parole, parole che potrebbero ritorcersi contro di lei, i suoi figli e sia mai chi frequenta il pub. Perché lì non ci sono lei e Mikael, ma una serie di maghi e streghe di un certo lignaggio e discreti – fino ad un certo punto, lo sono finché un gruzzolo di galeoni sotto il naso non gli risolve chissà quale impaccio finanziario – baristi.
    Si fa riempire il bicchiere, il terzo e ultimo giro, e alza il calice per brindare con l'obliviatore.
    «Quindi tu come lo vedi il futuro?» gli domanda alla fine, allontanando il bicchiere dalle labbra fini, un gesto molto lento del braccio e gli occhi cerulei proiettati verso il suo interlocutore. Il tono si abbassa leggermente proprio per favorire un certo tipo di discorsi.«Come pensi che possiamo risolvere questa … situazione che si è venuta a creare?»
    Ovviamente intende: che ne facciamo dei babbani? Li attacchiamo? Stabiliamo il dominio su di loro? Lasciamo che ci dominino e ci facciano guerra, mentre stiamo a guardare? Non è chiaro cosa abbia in mente Ramona, quindi quelle domande possono essere interpretate in tutte le maniere possibili ed immaginabili.
    A fare questi discorsi rischiano di essere scoperti da chissà chi a complottare chissà che cosa, ma potrebbero solamente essere idee impopolari, le loro. Niente di così eccessivo che potrebbe mandarli al gabbio, ecco.
     
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  12. Mikael Soulbrandt
     
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    Quella conversazione potrebbe risultare normale ad occhi e orecchie esterne a Ramona e Mikael, proprio per come quest'ultimo esegue ogni gesto, nulla di strano per chi è la sua interlocutrice, ma chi non lo è, potrà sentire solo poche parole effettivamente accentuate e a cui dona importanza, gesti che sviano da una discussione politica, quanto la faccia sembrare una chiacchierata di pura piacere con quegli accenni a continui brindisi, lui cresciuto in due famiglie dove il non farsi notare è il pane quotidiano ma non come purosangue quanto come mago abile nel catturare la sua preda o il momento quando si presenta. Anche i sorrisi, sinceri, all'esterno sono solamente una copertura, come nel suo parlare portare l'interesse effettivo verso Ramona ma fuori dai due maghi, riuscire a celare in contemporanea ogni tipo di parola, ciò lo ha anche fatto finire tra gli Obliviatori e ne hanno portato alla sua carriera. Carriera ripresa dopo il periodo in cui si è fatto sparare per soccorrere un suo vecchio compagno, in cui ha visto morire quest'ultimo davanti ai suoi occhi e ora lo commemora con un gingillo appeso intorno al collo appartenente a prima di sapere chi fosse realmente. Occhi ghiacciati a correre in direzione di quel locale, solo la pupilla viene mossa, in posti prestabiliti come se in un accenno di secondo avesse potuto realmente calibrare la sua attenzione sui punti focali di quel loco per studiare chiunque potesse sembrare sospetto ai suoi occhi e procedendo con un sussurrare. < Ammetto di avere ancora gli occhi feriti per permettermi di guardare al futuro.> una frase pronunciata a scandire bene quei termini nel rendere più enigmatica quella situazione, ma umile nell'ammettere di come non possa parlare di un futuro lontano, lasciando che la seconda domanda venga elaborata con cura ad analizzarne tutte le opzioni possibili nel loro significare e lì porta un sorriso a diventare più ampio, addolcito, di come quel tono sia stato abbassato ma viene rimosso per uno serio, così come lo sguardo che pone in direzione della donna e lasciare mischiare ghiaccio a cielo per proseguire. < Con la bacchetta per i primi momenti. Non possiamo perdonare tutti, anche se volessimo. Poi cercare di avere forza contrattuale, averla, ma scegliere in quel momento se lasciarli nella loro ignoranza e fargli dimenticare tutto... ma noi non dimenticheremmo e questo lascerebbe ferite enormi a molti maghi e streghe.> analizza ogni possibilità, sul momento, dal modo in cui le labbra lasciano andare istintivamente ogni singola parola che, nel raziocinio, coinvolge ogni singola forma di situazione plausibile alla ricerca della migliore soluzione ma che si divide sempre in grosse scelte. < O sottomettere. In ogni caso. Un lato della barricata soffrirà. Con queste essere le soluzioni più... a lieto fine. Le più leggere. Ma possono cambiare con il minimo errore dei vertici o dei maghi sulla società babbana o il contrario. Il problema di queste guerre... è di come sia più pesante lo sbaglio del sottoposto più del comandante.> ammette nel chiarire come sia una situazione difficile ma non si lascia sfuggire i principali dettagli che molti ignorerebbero e concludere così. < La soluzione migliore è una in cui ci vede vincitori assoluti. Noi non siamo la fazione che li vuole morti, dopotutto. Ma ne esistono di maghi che vogliono ciò, sarebbe un cercare di riportare la calma, distruggendo ogni sentimento violento da entrambe le parti o qualcuno si potrebbe far prendere la mano, nel futuro.> lui propone quella soluzione che nell'effettivo rimedierebbe a tutta questa scena e potrebbe in qualche modo farlo per un futuro più lungo, dove il rancore sparirebbe con la magia o la morte di chiunque dissidente non accettasse la scelta, non dei vincitori, ma di chi non accetterebbe le scelte di Hermione Granger, non lealista cieco nei confronti di quella nata babbana, ma rispettando quel suo operato. Si porta con un bere quell'ultimo sorso di quel bicchiere e si volta a guardare l'altra. < Lo so. Ti aspettavi soluzioni migliori. Ho ricevuto un colpo da un'arma da guerra babbana e in realtà devo informarmi per bene.> sbuffa una risata più che divertita a quelle parole, portando la sua mano libera a volgere in uno spostare quella fenditura della camicia bianca per scoprire il petto nel rivelare quel foro di proiettile che parrebbe aver centrato il cuore, ma non vi è paura o rabbia, neanche avesse fatto il suo dovere nel prenderselo.
     
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    Ramona ha ereditato da suo padre quei modi affabili con cui parlare alla gente e dal genitore ha imparato anche a mascherare una qualsiasi conversazione di affari o politica come una normale chiacchierata tra amici, così da potersi parare da eventuali orecchi indiscreti o da fastidiosi giornalisti. Tony Sullivan è sempre stato un abile commerciante, uno dei più ricchi del Nuovo Continente e come tutti della famiglia ha sempre saputo gestire ogni situazione e averne l'assoluto controllo, lui assieme ai suoi amici affaristi. Ramona è cresciuta tra questi squali ed è rimasta sempre silenziosa ad apprendere quelle lezioni di vita, tanto che oggi, involontariamente, ancora le applica per quanto sia una donna molto più diretta, anche se non onesta fino all'osso.
    «È comprensibile» commenta sugli occhi che guardano il futuro, caricandosi di empatia per qualcosa che forse non conosce pienamente.
    Non fa particolari espressioni o gesti mentre l'altro argomenta le varie ipotesi circa il futuro, infatti continua a bere il suo whisky a piccoli sorsi mentre lo osserva e lo ascolta con attenzione. Non ricordava fosse un tipo così profondo, quel Mikael, forse aveva pure un ricordo sbagliato su di lui per quanto sfocato, ma gli occhi attenti della strega fanno capire quanto lei si stia ricredendo sul mago.
    Badiamo bene: non si sta ricredendo sugli uomini e quell'atteggiamento di diffidenza nei confronti del genere maschile rimane sempre, nonostante stia intrattenendo pacificamente una discussione con uno di loro. Non fa di certo di tutta l'erba un fascio.
    «Ti sorprenderò, ma mi aspettavo esattamente quello che hai detto» confessa, lasciando il bicchiere sul bancone assieme ad una manciata di galeoni che appaiono con uno schiocco delle sue dita, un piccolo trucchetto appreso sempre da papà Tony. «Comunque hai tralasciato il fatto che ci sono babbani che non ci vogliono morti. Ti è mai capitato sul campo dover assistere a delle suppliche da parte loro perché venissero curati?»
    Piega la testa dall'altro lato per studiare come Mikael recepirà la seguente informazione: «A Londra, la sera dell'attentato, ero lì a prestare soccorso. C'era una donna in strada, babbana, il figlio appeso alla finestra mentre la loro casa andava in fiamme. Il bambino ha ceduto e ha rischiato un volo di dieci metri, se non l'avessi salvato con un incantesimo».
    Drizza le spalle, quasi a mostrare che è ancora fiera di ciò che ha fatto, ma in realtà l'orgoglio c'entra poco con il discorso che sta facendo. E infatti...
    «Non l'ho fatto per carità, non l'ho fatto per il bambino o per due babbani» continua. «L'ho fatto per una madre, perché anche io sono come lei e non avrei mai sopportato l'idea che mio figlio, o mia figlia, possa morire davanti ai miei occhi.
    «Ma anche per il nostro governo. Se avessi voluto essere parte del fronte forte, avrei lasciato agire quei draghi, invece di rischiare la pelle per farli allontanare e placare. Quindi pensi davvero che non ci siano babbani con un minimo di intelligenza che ci vedono esattamente come loro pari? Vulnerabili quanto loro in questa guerra?»
     
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  14. Mikael Soulbrandt
     
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    Neanche fossero dei veterani di un mondo sempre in guerra e in quell'attimo di pace che hanno vissuto, questa è ritornata assillante a preoccuparli. Lui che magari da giovane affrontava le cose con spensieratezza consapevole di ciò e ora fin troppo consapevole di essere uno dei pochi a poter affrontare di quella situazione e una di quei pochi se l'è trovata lì accanto, per coincidenza, incontrata nel suo passato e ora possibilmente parte del progetto futuro per mandare avanti quella società magica. Ella comprende di quegli occhi inadatti a poter guardare il futuro dopo la ferita subita nel suo passato e presente dai medesimi babbani, elencandone però le varie aspettative su quella guerra e su i possibili finali, quando pare essere prevedibile dalla donna, solleva quella mancina a reggere del boccale così a condurre quella mano in un brindisi in suo onore per averlo reso prevedibile. Quando ella andrebbe a porre quella domanda va ad assottigliare il proprio sorriso, fermandola immediatamente per aggiungere. < Li ho considerati. Ma gli innocenti, in una guerra, valgono nulla per il momento. Ma sì, ovviamente ho sempre dato una mano a chi potevo.> lo dice come una ovvietà quelle parole, l'aiutare chiunque nel caso potesse essere possibile, segnale di come non identifichi come mostri quella parte di barricata, non tutti almeno. Ma si può notare come all'esempio di Ramona, Mikael perda il sorriso sottile di quella sera, di chi con un calcolo freddo analizza ogni situazione ma quel freddo scompare per un caldo sorriso che porta nella direzione della sua compagna di bevuta e concludere.< Certo. Se gli umani fossero divisi in un cinquanta e cinquanta, tra buoni e cattivi. Ricordando però di come essere ricchi di vizi sia più facile e "premi" lo spirito ingordo dei babbani. Riducendo questa percentuale a... se vogliamo essere buoni, settanta percento di babbani che ci vogliono morti e trenta percento di babbani che non ci vogliono morti. Sarebbero una minoranza.> conclude di quei calcoli compiuti alla veloce e buttati molto a casaccio su una stima approssimativa di tutto quanto.< Le minoranze in guerra non hanno alcuna utilità. A meno che, non uniamo questa minoranza a noi che siamo in minoranza rispetto i babbani per formarne una forte unione di persone, ma a questa percentuale non ho incluso quella che vedendo un mago, non lo vogliono morto, ovvio, ma non lo vogliono nemmeno vicino... Quindi.> una sua pausa dove comincia a prendere più amaramente quella situazione, quelle parole scandite con attenzione a voler portare all'orecchio di Ramona quelle informazioni in modo diretto, senza giri di parole ma paradossalmente facendone uno per sintetizzare la situazione nel mondo umano.<citando una frase di uno scrittore babbano. Il mondo è pieno di codardi che fingono di essere eroi. Quindi... il tutto si riduce drasticamente a pochi individui importanti quanto intelligenti che potrebbero aiutare ad una causa di parità.> e concludendo così a far comprendere come siano in una situazione a specchio dove però nel voler e potere risolvere quella situazione son fin troppo pochi e non ha considerato nemmeno l'eventuale riuscita di quel possibile piano che potrebbe portare rispetto per tutti, aggiungendo.< Ne andrai anche fiera e devi esserlo. Ma quella madre. Se convinta dalla società che tu sei meglio morta per la sua bambina, allora voterà per metterti al rogo. Perché gli altri babbani sono la sicurezza tu... un momentaneo aiuto, ti sarà grata ma non abbastanza per mettersi contro la società che la protegge.> quelle parole vengono dette con più amarezza a voler portare alla realtà dei fatti, non l'accusa, anzi apprezza quel suo aiutare cosa che ha fatto anche lui in un lontano passato, qualche secondo dopo stringe quelle labbra. Muove quella mano destra ad allungarsi in direzione della donna, quel tocco non esiste ancora a raggiungere l'orecchio, sorride e pone un quesito silenzioso se può raggiungere ad un contatto fisico, se ella permetterà, avvicinerà di poco le dita indice e medio dietro l'orecchio per tirare fuori quel paio di monete necessarie per pagare e le sussurra.< Trucchetto babbano.> non ha usato le conoscenze della sua famiglia ma di un suo lontano passato per quell'occasione, guarda quelle monete e accentua un sorriso più addolcito nell'osservarle, ritorna serio quando le posa sul bancone per aver pagato quelle bevute così da sussurrare.< Ti va di condividere un pezzo di strada insieme all'uscita ?> chiede in un tono più pacato, sottile come il suo sorriso, uno sguardo che pare aver elaborato quella domanda a non urtare l'altra con domande che potrebbero essere considerate un disturbo.
     
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    Certe volte è palese, certe volte no, sapere cosa pensa su questa faccenda. Ramona è completaemente estranea al Regno Unito, è una donna che ha vissuto tra due mondi e in Scozia ha trovato un angolo di pace, ben lontana dagli estremismi delle famiglie. Da una parte c'è la Finlandia con i suoi dogmi, le regole rigide e i matrimoni combinati; dall'altra l'America, gli affari e i dragotti, il timore di essere scoperti dai babbani per le giovani ferite di Salem. Ma il Regno Unito è un terreno neutrale per lei, dove ci sono ancora questi antichi sapori di famiglie nobili e purosangue, dove il Ministro della Magia è una nata babbana, dove i mezzosangue sono il cardine della società e i matrimoni con i babbani, fino a pochi mesi prima, erano pure concessi e visti abbastanza di buon occhio. In America e in Finlandia sognatele, 'ste cose.
    Annuisce alla risposta di Mikael, un gesto molto lento, la testa che molleggia e così le si scompigliano di poco quelle onde corvine che le scendono lungo i fianchi. Lo osserva smettere di sorridere e intuisce un incupirsi dell'obliviatore, ma non lo interrompe quando si esprime sul concetto di minoranza. È a Ramona, adesso, che viene da sorridere.
    Uno squarcio sghembo, le labbra che vergano il suo viso pallido dai lineamenti precisi, quasi fatti con il righello.
    «In termini di numeri, la minoranza siamo noi» ci tiene a specificarlo a Mikael.
    I babbani sono liberi di andare per le città di tutto il mondo, i maghi sono confinati in piccoli nuclei. Cosa può la nuova cittadina di Hogsmeade contro tutto il Regno Unito? Insomma, i numeri non ci sono per davvero, se ci mettiamo a contare. Quanto ai mezzi, i maghi, invece, sembra che siano sempre un passo avanti rispetto a tutti.
    Sorride in maniera più gentile quando l'altro gli fa quel trucchetto babbano e Ramona non perde occasione per prenderlo in giro.
    «Insomma, prima o poi me lo dirai da che parte stai, Soulbrandt» lo dice con quegli occhi chiari che si illuminano, accesi da un fuoco amico di sfida, perché in pratica gli sta dicendo che di lei si può fidare, lei che come lui è dalla parte della giustizia.
    Ma lo capisce se l'altro ancora non le darà completa fiducia, lo rispetta. Lei stessa sa quanto ci vuole per costruire la fiducia con qualcuno, anche con un vecchio amico. Sa pazientare, la cara Ramona, sa attendere il giorno in cui si rivedranno per comprendere da quale parte stare.
    «Mikael, non essere sciocco» risponde all'altro. «L'ultima volta che mi hanno visto a braccetto con un uomo me l'hanno fatto sposare. E io non ho nessuna intenzione di sposarmi, quindi perdonami ma a casa ci torno da sola».
    E dicendo questo, prendendo baracca e burattini, cioè niente, incomincerebbe ad avviarsi da sola verso l'uscita del pub, arrestandosi due passi dopo e voltandosi verso di lui.
    «Buona notte» detto in maniera così calda come solo i finlandesi sanno fare, per poi girarsi di scatto e andarsene via nel buoio della sera verso casa, da sola.

    (exit)
     
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15 replies since 7/6/2018, 21:18   210 views
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