[lago nero] Burning heart

Richard + Alexander

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  1. Alexander N. Byron
     
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    Se vedete un tipo che tira calci ai ciottoli in prossimità del Lago Nero, con una camicia bianca sbottonata e una sigaretta penzoloni dalla bocca, vi conviene allontanarvi: con quel pantalone blu cobalto piuttosto aderente e la mano sinistra infilata in una tasca dalla cucitura chiara, Alexander dà l'idea di essere piuttosto intrattabile. Forse la colpa è di quelle sopracciglia sollevate in una posa arcuata ogni qual volta che ispira un po' di fumo e poi lo lascia espandere nell'aria, schiudendo un po' le labbra senza neppure preoccuparsi di allontanare il filtro. Di tanto in tanto, si china appena in una posizione poco conveniente, ma lo fa per cercare una pietra levigata che soddisfi le sue aspettative, senza grandi risultati. Alza appena lo sguardo al cielo, specchiando quelle iridi smeraldo nei raggi più soffusi del sole, segno che un manto stellato si appresta a sostituirsi a tutta quella luce. Sposta le pupille su una coppia di ragazzini che intrecciano le loro dita un po' più distanti: sono in divisa tassorosso, appoggiati contro ad un tronco, e si stanno scambiando le prime tenerezze dell'età: la tentazione di voler scagliare quei tre ciottoli nella sua mano sinistra verso di loro- gli unici che è riuscito a trovare da mezz'ora- è molta, ma la soffoca lanciando quelle pietre nello specchio d'acqua grigia. Nel compiere quel gesto, per la troppa foga, agita anche la mano che torna indietro come un boomerang verso la sua faccia, lasciando scottare l'anulare vicino alla sigaretta accesa ancora penzoloni.
    < fanculo > un'imprecazione normale, per uno come lui. In realtà, non è il dolore a preoccuparlo né quella bolla rossa che comparirà a breve, infatti non ha afferrato prontamente neppure la bacchetta per curarsi. Ciò che gli dispiace, è di essersi bruciato proprio laddove il resto del mondo non può vedere che sia presente la promessa più importante, soprattutto per uno come lui. Una promessa d'oro giallo, che non è riuscito a mantenere e che ha celato agli estranei con un incantesimo. Una promessa che aveva il sapore di un "ti resterò fedele in eterno", ma l'eterno è un'utopia pesante per uno come lui a cui è stato sottratto tutto nel giro di qualche mese, proprio quando aveva scelto di appigliarsi ad un sentimento che non aveva mai nutrito.
    < FANCULO > Lo ripete con più enfasi, calciando l'ennesimo ciottolo che con quella forza potrebbe perfino raggiungere le caviglie di qualche passante. Se ne frega, si sta ancora guardando il dito, ma con un gesto di stizza ora la sigaretta - quella bastarda e colpevole- è stata spenta sotto al suo mocassino blu. Sulla destra, nessun rumore di treni sulla ferrovia a coprire le sue parole.
     
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  2. Richard Flanagan
     
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    Partiamo col dire che io non ho finito il bg, ma ruolo lo stesso perché mi hanno detto che posso – o più che altro che devo – quindi eccomi qui.
    Tralasciando la parte off, perché già partiamo male, spieghiamo cosa ci fa Richard Flanagan steso su una roccia accanto al Lago Nero, a fumare più o meno beatamente, completamente da solo e senza figlie o fantasmi attorno, ma accompagnato da un velo cupo di tristezza adagiato sopra ai suoi occhi grigi.
    Ora, tutti sanno *ma chi* quanto siano improponibili gli abiti che indossa, ma oggi è vestito decentemente, forse anche un po' troppo da damerino con una camicia bianca con le maniche arrotolate, gilet viola scuro, una cravatta verde bottiglia e un paio di lunghi e strettissimi pantaloni a sigaretta antracite che gli lasciano le caviglie sottili scoperte. Ai piedi, un paio di mocassini neri. È un po' dandy, sì, ma ogni tanto li sfoggia questi outfit. Un dandy con una bacchetta agganciata all'altezza cintura.
    Se ne sta tutto tranquillo a pancia all'aria, con il naso adunco teso verso il cielo, il busto leggermente alzato e i gomiti puntati sulla roccia, le gambe lunghe intrecciate tra loro all'altezza della caviglia. La sigaretta, a tratti, viene incastrata tra le labbra particolarmente sottili, che quasi spariscono in quel viso allungato e pallido.
    Si sente odore di menta quando ci si avvicina a lui proprio per quelle sigarette. Ha cominciato a fumare durante uno dei periodi più stressanti della sua vita e adesso, dopo la morte di Eris, non ha smesso, ma non lo ha mai fatto davanti alle loro tre figlie: Rosie, Lily ed Eve.
    La piccola famiglia Flanagan, in questo momento, come dicevamo prima, non pare essere tutta lì e abbiamo un Richard solitario. Sicuramente le figlie sono state affidate alle cure di una tata scrupolosamente selezionata dal fantasma di Eris, che anche in forma eterea detta legge in casa – sia mai. Richard non è che si è allontanato per chissà quale motivo. Conosciamo il suo essere stacanovista e il suo essere sempre presente per le sue bimbe, ma ultimamente ha bisogno anche di un'oretta tutta per sé dove si concede anche, di grazia, una sigaretta.
    E che non gliela tolga nessuno quest'ora di relax, che poi relax non è.
    Il caschetto corvino di capelli lisci e quasi appiccicati al viso viene smosso da una leggera brezza della sera, mentre sente da lontano il primo 'fanculo' di Alexander. A lui, al collega che conosce a malapena, gli regala un sorrisetto flebile, uno di quelli canzonatori alla Connor. È stato troppo contagiato dall'amico.
    Allontana la sigaretta dalle labbra e fissa Alexander che si avvicina e con un 'fanculo' molto più udibile, molto enfatizzato, scaglia un ciottolo nella direzione di Flanagan. Il naso adunco e grande si sposta per tutta la traiettoria, fino a che questo non lo sorprassa dopo un balzo sopra un sasso vicino al suo ginocchio.
    «Peccato, erano cento punti» commenta, vedendo il ciottolo mancargli la gamba. «E magari anche un male cane».
    Lo dice con un tono leggero e una voce nasale che più nasale non si può.
    Dopodiché lo sguardo si sposta sul tramonto che si riflette nelle cupe acque del lago e, infine, agli amoreggianti poco più in là. Il sorriso si increspa appena, ma ritorna una volta che inquadra nuovamente il suo collega.
    «Usignolo» - per i fanculo, s'intende - «hai tutte le piume arruffate».
    Non perdonerete mai il suo sarcasmo, lo so, ma lui se ne frega di essere un po' troppo birbantello e si riavvicina la sigaretta con la destra. La mancina, invece, è tornata a muoversi al ritmo di un vecchio tic che credeva di aver perso: rigirarsi la fede, stavolta una a forma di ramoscello di oro bianco.
     
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  3. Alexander N. Byron
     
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    Forse lanciare i ciottoli lontani è il suo modo di sfogarsi per una situazione che non riesce più a sopportare: sta provando a sfogarsi con il sesso, sta perseverando con l'alcol e - se potesse- tirerebbe anche col naso qualche droga babbana, senza alcun problema. Eppure, sebbene si renda conto che il dolore non si affievolisca con quei metodi poco ortodossi, non ha alcuna intenzione di smettere, soprattutto se si trova fuori dall'ambiente di lavoro e non sente addosso nessuna responsabilità. Non nota Richard, il suo collega Indicibile seppur appartenente ad una stanza diversa dalle sue, altrimenti probabilmente avrebbe già cambiato strada perché, soprattutto dopo quella scottatura in quel punto prezioso, vorrebbe solo starsene per fatti suoi o- al massimo- portare l'universo intero verso l'estinzione e sedersi su un trono come il re del piccolo principe, triste e infelice su un pianeta tutto suo.Eppure, non appena il ciottolo sferza l'aria rischiando di colpire Richard in pieno e il suono della voce nasale dell'altro raggiunge il suo udito, quasi non gli dispiace. Hanno sempre mantenuto a lavoro un rapporto professionale, seppur Alexander abbia notato spesso quanto fosse affascinante nel suo essere allampanato.
    Per qualche strana ragione - e forse perché non gli è mai sembrato uno di quei tipi con cui provarci per una notte- ha sempre evitato di pronunciarsi in battute libidinose, preferendo soluzioni più sicure e a portata di mano. Diciamo pure che, malgrado ricerchi sempre anche una qualche attrazione mentale, in questo periodo cerca di non affezionarsi a nessuno, cosa che gli viene anche piuttosto semplice. Si è cucito addosso un vestito da stronzo così perfetto che ormai gli calza a pennello.
    Eppure, ora, mentre solleva lo sguardo con una smorfia indecifrabile che gli fa comparire una fossetta sulla guancia destra, sembra più uno di quelli che ha bisogno di prendersela con delle pietre innocenti e statiche per cercare un piccolo sfogo. Sotto a quella coltre di apparente superficialità, uno sguardo vissuto potrebbe intravedere un muro invalicabile difficile da abbattere, uno di quelli eretti in quel modo possente appositamente per nascondere un'anima preziosa e rara.
    Sbuffa con le labbra sottili in un saluto tutto suo, lasciando scivolare le iridi con bagliori aurei lungo la figura dell'altro: a giudicare dal sollevarsi repentino delle sopracciglia e dal fischio che emette, sta apprezzando la figura longilinea che si palesa davanti a lui, che così stesa sembra l'Olympia di Manet. Non gli domanda scusa, ma sorride impercettibilmente alle frasi dell'altro, tastando tra le tasche un pacchetto di sigarette che non riesce a trovare.
    Perché diamine l'ha spenta così in fretta? Ne ha improvvisamente bisogno.
    < Maride > lo saluta, con un ghigno, avvicinandosi alla roccia con un cenno del capo verso l'alto, mostrando di non essersela presa per tutto quel sarcasmo e, anzi, ripagandolo con la stessa moneta
    < Se continui a stare in quella posizione, la colonia di Selkie potrebbe supplicarti di accoppiarti.>
    Lo nota quel rigirarsi della fede alle dita lunghe dell'uomo, ma non vi indugia, sentendo improvvisamente di violare una qualche intimità. Di scatto, però, anche la sua mano destra va a tastare l'anulare scottato, premendo sul bruciore come per farsi ancora più male, quasi per punizione. Allontana le dita solo per cercare ancora le sigarette, ma non trovandole decide di togliersi la camicia, scoprendo i pettorali, e di sedersi al bordo della roccia dov'è Richard, senza che nessuno gli abbia mosso un invito.
    Il sorriso che ha stampato sul volto è da schiaffi, soprattutto mentre tenta di prendersi più spazio per potersi stendere accanto a lui, incrociando le mani dietro alla nuca e le caviglie tra loro. Se ci fosse riuscito, si volterebbe verso l'Indicibile inspirando quell'odore di menta e poi sposterebbe lo sguardo al cielo, soddisfatto.
     
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  4. Richard Flanagan
     
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    Lui con quel tipo lì ci avrà parlato a stento due volte, quindi è ancora una pagina bianca, la prima che si trova su ogni libro e che riporta il piccolo marchio della casa editrice. Alexander è un libro ancora da leggere, riga dopo riga, come ogni persona che ultimamente lo circonda.
    Si è un po' allontanato da tutti quelli che conosce e si è concentrato sulle tre pesti che ha a casa e, ovviamente, sul lavoro, come fa sempre quando non può permettersi di pensare ad altro per non sprofondare. Ma nel suo essere sempre così impegnato, Richard ha capito che stava perdendo il filo, probabilmente se stesso e allora, da uomo di una certa esperienza, soprattutto in fatto di depressione, ha deciso che certe volte, per quanto fa male, deve mettersi lì a pensare.
    È stato lì che si è divertito con Eris, una sera, riemergendo zuppo dall'acqua per l'incantesimo lanciato da lei e che lui non ha saputo schivare. Uno scherzo come i tanti che gli faceva l'abile strega, che persiste nel rendergli impossibile la vita anche da fantasma. Ma non se la vuole ricordare solo in forma immateriale e argentea, per quanto Eris abbia fascino anche da così, quindi va in questi luoghi con cui ha trascorso del tempo con lei quando era ancora a colori e i loro baci erano tangibili.
    Non vive di ricordi, non solo di quelli: è che ha bisogno di calarsi nel dolore per riuscire a superarlo, anche se a certe cose non ti ci abitui mai. Non ti abitui a una donna che è stata tua moglie e la ritrovavi a casa la sera o ci andavi a fare missioni, che adesso ti può stare accanto solo in un modo che non è più quello di prima.
    Il giorno in cui ha iniziato a prendersi queste ore di pausa, Richard se l'è vista comparire dal nulla e le ha chiesto di tornare dalle bambine. Eris, silenziosamente, se n'è andata, ma ci ha dovuto fare i conti al suo rientro e il rimbrotto gliel'ha fatta sembrare vera anche solo per un po'.
    In fin dei conti, però, Eris non è stato l'unico fantasma della sua vita. Per quanto non fosse un vero e proprio fantasma, Richard ha avuto pure il lutto di Evelyn e qui, signori, cominciate a toccarvi le palle – non in quel senso, Alexander – perché mi sa che il mago allampanato porta proprio sfiga.
    Alexander replica con altrettanto sarcasmo e Richard alza le spalle, continuando a fumare silenziosamente. Non ha bisogno di risposta, quel gesto che fa sembra dire proprio: 'e che ci provassero, io sto qui'. Infatti, non si scompone nemmeno, come non si muove quando l'altro decide di privarsi della camicia dopo aver provato a cercare invano le sigarette – o almeno questo gli è sembrato di capire dal fissarlo. Dal canto suo, Richard ha solo la sua, mezza per la precisione.
    L'altro si denuda e si stende accanto a lui, il mago dal naso adunco gli porge un'occhiata priva di espressione prima di tornare a guardare il cielo e di porgergli la propria sigaretta. Un ultimo sbuffo di fumo prima di dire: «Tieni».
    E poi lo imita, un po' per prenderlo in giro, mettendosi steso pure lui con le mani dietro alla nuca, a fissare il cielo. Ciondola con i piedi e fa un movimento tipo quello che farebbe la Cuccarini con le mani, cantando 'Vola'. So che state ridendo su questo punto.
    «Non ricordavo il sole scottante di Ibiza» dice tutto ad un tratto, serissimo. «Ho dimenticato la protezione cinquanta. Mi rovinerò la tintarella di luna».
    Per chi non l'avesse capito, sta continuando l'impresa di prenderlo in giro, utilizzando il suo sarcasmo. Per chi l'ha capito, so che vuole dare un bacio a questo nasone, ma mettetevi in fila. Distribuiamo i ticket domattina alle otto.
     
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  5. Alexander N. Byron
     
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    Entrambi quegli uomini hanno lutti da elaborare, ma ognuno lo fa in modo indifferente: se Richard ha bisogno di ricordare i suoi momenti felici, Alex li scaccia via seppur quelli continuino a riaffiorare pur non volendolo. E' per questo che non è riuscito a trovare ciottoli che lo soddisfacessero: la sua mente gli ha teso un tiro mancino, portando alla luce l'istante in cui ha incontrato Evan, sulla riva del mare. L'acqua - dalla sua morte- gli fa uno strano effetto, ma continua a riavvicinarcisi nella segreta speranza di poterlo rivedere e poterlo baciare. E poco dopo questo pensiero malsano, è pronto a scuotere la testa e a tornare realista e concreto, ricordandosi della vita che non fa sconti. Spesso si è domandato se Evan lo vedesse, in qualche angolo di cielo, e spesso si è arrabbiato con lui e con se stesso, perché non sono stati capaci di stare insieme per sempre.
    Un "per sempre" che aveva imparato ad accettare e di cui non poteva più fare a meno, stretto nell'abbraccio di quel ragazzo biondo che ha infranto ogni sua barriera.
    E non dimentichiamo che, a modo suo, sta vivendo anche il lutto per la scomparsa di sua madre: in fondo, è un lutto che vive da una vita, dato che una madre non l'ha mai avuta e non ha mai sentito una carezza sulla sua guancia quando le ginocchia si sbucciavano per una caduta o quando restava a lungo a fissare il soffitto prima di addormentarsi, perdendosi in pensieri poco felici e stringendosi al lenzuolo per non sentire il vuoto accanto.
    Alexander ha imparato tutto dalla natura: il continuo susseguirsi di vita e di morte, le ombre e le luci, gli hanno sempre lasciato intuire quanto per una vita degnamente vissuta occorresse accettare ogni antitesi e risolverla nel proprio carattere. Non ci è riuscito davvero, non apparentemente almeno: in fondo, però, dentro di sé e negli schemi della sua mente, tutto mantiene un certo equilibrio, tra lotte e riappacificazioni.
    Sorride al gesto istintivo di Richard e quasi si sorprende di come lo lasci stendere accanto a sé, senza scomporsi: non ci sta provando, non ancora almeno, però per qualche strana ragione si è accorto di aver pensato che l'altro gli avrebbe fatto resistenza. Invece no, gli sta anche porgendo la sigaretta. La afferra tra le dita, senza un grazie ma con uno sguardo educato, andando a risucchiare il filtro come se non lo facesse da chissà quanti anni e ne avesse dannatamente bisogno. Il profumo di rosa canina e cannella si espande nell'aria e gli fa chiudere gli occhi per un attimo: ispira, con la mano sinistra poco più in basso dell'ombelico, aperta sul palmo, con la scottatura ben visibile.
    Ha ancora le palpebre abbassate quando l'altro parla, ma viene riscosso da quella voce maschile al punto da voltarsi verso di lui e da scoppiare in una risata, una di quelle fragorose e sincere, che neanche ricordava di avere. L'Indicibile potrà notare il contrarsi del suo petto e due piegoline ai lati degli occhi, oltre ai denti bianchi come avorio particolarmente scintillante.
    Lo sta prendendo in giro, con quel fare da Lorella Cuccarini, e la cosa gli sta bene.
    < Sampei > probabilmente Richard non sa chi sia e nemmeno Alexander lo sapeva, prima che Evan gli mostrasse quel cartone < oltre alla protezione, avremmo bisogno di un cappello di paglia e di un filo d'erba in bocca per essere perfetti>
    Aggrotta appena la fronte, riprendendosi da quelle risate, poi si mette sul gomito sinistro, sollevandosi con il busto in direzione dell'uomo. Con le dita della mano destra afferra la sigaretta da cui ha fatto quell'unico tiro e la porta fino alle labbra sottili dell'altro. Le iridi smeraldo ora cercherebbero il suo sguardo, più cristalline a causa dei sorrisi di prima, come se si fossero purificate da un paio di ombre.
    Quel restituirgli la sigaretta è il suo "grazie" per avergliela offerta prima, ma è anche qualcosa in più: il condividerla, senza troppe superflue parole, mischiando nell'aria gli odori delle cose a cui tengono di più. Forse così il dolore apparirà più lontano ad entrambi o, forse, quella è solo un'illusione.
     
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  6. Richard Flanagan
     
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    Portare nel cuore tanti lutti non è facile per Richard. Due delle sue mogli – scappate, porta sfiga – sono morte in situazioni diverse, ma entrambe hanno dato la vita per qualcosa di più grande. Evelyn, medico in erba, è stata investita durante un soccorso stradale, forse per poca attenzione o forse perché nessuno poteva accorgersi di quell'esile donna dai capelli ricci e biondi mentre correva verso un bambino incastrato nell'auto dei genitori. Il bambino è stato salvato, Evelyn è morta sul colpo. Qualcosa di difficile da reggere e Richard sa che Evelyn non lo avrebbe mai voluto vedere abbattuto per come se ne sia andata, perché lei ne sarebbe stata orgogliosa. Morire mentre si fa ciò che si ama di più al mondo, morire per una causa... Gli ha insegnato molto più nella morte che nella vita, ma questo non gli ha permesso di scamparsi l'ondata di depressione.
    Con Eris le cose sono andate diversamente, eppure il colpo è stato più duro. Non per quanto amore provasse per una o per l'altra, perché le amava in modi differenti e con la stessa quantità d'amore ciascuna. Il problema è che con Eris si è trovato a dover affrontare l'impegno di una gravidanza improvvisa, l'ha sposata mentre lei era al quinto mese e poi hanno continuato la loro vita al cottage, divisi tra casa e lavoro, tra la famiglia e loro due. Tutto questo fino a che non hanno deciso di avere un altro figlio. È stato qualcosa che hanno deciso insieme, che non è capitato per caso e che li ha spinti a fare le cose di tutta fretta. Ma Eris non ha potuto godere molto di sua figlia, dopo che Evanthe è nata.
    Ce l'ha ancora lì, quella scena. Lì negli occhi grigi e nella testa. Chi gliela toglie?
    E anche lui, come Alexander, porta nel cuore anche un lutto molto lontano, quello dei suoi genitori, uccisi in momenti differenti ma quasi per lo stesso motivo.
    Quante croci ha in questo povero cuore...
    Ma la vita, purtroppo, scorre e l'attesa della morte si accorcia come una sigaretta. Viene consumata, fumata forse troppo nervosamente e poi, a volte, viene passata nelle mani altrui come per dire: fumami tu, io non sono capace.
    Forse è per questo che lascia la sigaretta nelle mani di Alexander con un gesto altrettanto delicato, con quelle dita affusolate e lunghe, dove su una di quelle, l'anulare sinistro, c'è quella fede di oro pallido a forma di ramoscello rigirato su se stesso. A quel dito ne avrebbe anche un'altra, se non l'avesse consegnata ad Eris tempo fa, perché a lei ha donato tutto, anche il suo passato oltre al suo futuro.
    La cosa che non si aspetta è la risata di Alexander. Lo guarda con fare accigliato, lanciandogli delle occhiate di tanto in tanto e poi guarda su, verso il cielo, verso le nuvole bianche che si accendono di colori caldi solo in quel momento della giornata. Si acciglia ancora di più su Sampei, perché chi lo conosce? Forse è un suo amico, ma annuisce a ciò che dice dopo, continuando a ciondolare coi piedi non curante del pensiero che si è fatto l'altro su di lui.
    La sigaretta gli viene restituita o meglio, viene appoggiata sulle sue labbra mentre Alexander si immerge nel suo sguardo dello stesso colore di uno specchio. Richard si specchia nelle iridi del collega, andando a sfiorare con le dita quelle di Alexander in un nuovo gesto delicato per afferrare il filtro. Prende un tiro di sigaretta e blocca il respiro, mentre gli occhi continuano a rimanere fissi sullo smeraldo delle iridi del mago, andando a catturare nella memoria tutte le sfumature e venature dorate.
    Muove il viso per allontanarlo dalla direzione in favore di Alexander senza smettere di guardarlo, giusto per lasciare che il fumo al sapore di menta si allontani dalle proprie labbra e non vada a dare fastidio all'altro mago. Dopodiché, con un gesto molto lento, gli ripasserebbe pure la sigaretta.
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